Penso che in questo caso sia importante non confondere la causa con l'effetto.
Certo, direi che sia una mozione d'ordine che avevo già proposto, e che vale come regola generale. Il tradimento è il punto di arrivo della crisi precedente, credo che siamo tutti d'accordo, almeno nella gran parte dei casi (può sempre verificarsi il colpo di fulmine, per dire, ma è un'eccezione).
La "causa" è quasi sempre una insoddisfazione, che può essere anche esistenziale, con radici che possono risalire persino all'adolescenza e comunque ad epoca anteriore alla nascita del rapporto di coppia. E dunque personale e preesistente, ignorata dal partner (specie se innamorato) finché non emergono segnali significativi. Che spesso chi è insoddisfatto tende a celare, abbastanza naturalmente. E chi è innamorato non riesce a vederli, se non quando è troppo tardi.
Poi, viste le complicazioni della vita, a quella insoddisfazione remota si possono aggiungere insoddisfazioni prossime, più recenti, di varia natura (ad es. una dipendenza, la mancata realizzazione lavorativa, ecc.).
Il miscuglio ingenera spesso effetti dirompenti che rendono la vita in coppia difficile da sopportare per entrambi i partners..
Non voglio entrare in particolari, per doverosa discrezione, ma nel caso in questione dell' amico ed in quello mio personale ritengo che sia andata così.
Ripeti da anni questa versione della fine del matrimonio per responsabilità completa di tua moglie.
Rispetto la tua allegazione nei miei confronti, ma dissento.
Sono il primo a ritenere che in una storia di infedeltà c'è quasi sempre una compartecipazione dei partners nella nascita ed evoluzione della crisi (causa). Accetto la mia quota di responsabilità (che, varia da caso a caso, non è per definizione al 50%, come semplicisticamente si legge talvolta nel forum come criterio generale).
Poi, nel concreto tradimento la responsabilità della decisione di essere infedele è, mi permetto di dire, solo del partner traditore.
È un fatto l' infedeltà consumata. Non credo sia configurabile una induzione a diventare infedeli.
Altra questione sono le motivazioni (reali o auto-giustificative) che vanno, invece, riferite alla crisi (soprattutto le
cause remote e/o prossime) che inducono alla disponibilità al tradimento. La decisione di infrangere il tabù è tutta del traditore, però. E tende a far pendere un astratto giudizio di responsabilità in favore del tradito.
L'analisi della mia vicenda l'ho fatta parecchi anni fa e poi l'ho riveduta da ultimo, dopo il famoso incontro chiarificatore di un anno fa, a distanza di oltre 20 anni dai fatti. Ho avuto proprio la sensazione che tutti i pezzi del puzzle fossero andati al loro posto.
E questo mi ha dato molta serenità, nel senso che la strada che ho percorso mi abbia tirato fuori da un vortice pericoloso e che sia riuscito (anche per merito di mia moglie e della fortuna) a tirarne fuori anche nostra figlia, con la quale ho un bel rapporto di confidenza, fermo il suo affetto per la madre, con la quale ha contatti quotidiani.
Non ho salvato mia moglie, vero. Ci ho provato, all'inizio, ma poi,
mea culpa, ho pensato a me stesso ed alla figlia.
A mio discarico c'è che non potevo imporle decisioni che non ha voluto prendere, come era nel suo diritto naturale.
Imputet sibi.