Ma questa roba

perplesso

Administrator
Staff Forum
puo anche non sottostare. Omicron scrive che ci vuole una normativa. Per quale motivo? Non capisco. C’è una legge che ti obbliga a toglierti un melanoma? Non mi pare.
in realtà la norma non impone di toglierti il melanoma, ma come toglierlo, nel caso. seguendo il tuo parallelo
 
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Reginatriste72

Utente di lunga data
Il diritto all’interruzione di gravidanza è una di quelle conquiste per cui trovo assurdo tornare indietro.
Non è giusto togliere questa libertà alle donne.
Io sono favorevole da sempre all’aborto, non lo farei mai agli ultimi mesi di gravidanza, se non per motivi gravi, perché dopo mesi che senti il tuo piccolo/a crescere dentro di te, credo sia una sofferenza troppo grande, perché comunque è si un feto, ma si muove, scalcia, ecc… una sofferenza che può capire solo chi lo ha provata e non per scelta, ma ritengo comunque che ogni donna debba poter decidere per se’ come meglio crede.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Il diritto all’interruzione di gravidanza è una di quelle conquiste per cui trovo assurdo tornare indietro.
Non è giusto togliere questa libertà alle donne.
Io sono favorevole da sempre all’aborto, non lo farei mai agli ultimi mesi di gravidanza, se non per motivi gravi, perché dopo mesi che senti il tuo piccolo/a crescere dentro di te, credo sia una sofferenza troppo grande, perché comunque è si un feto, ma si muove, scalcia, ecc… una sofferenza che può capire solo chi lo ha provata e non per scelta, ma ritengo comunque che ogni donna debba poter decidere per se’ come meglio crede.
Non ho capito.
Tu lasceresti alla sensibilità individuale la scelta, senza alcun limite?
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
Perfetto, quindi posso tenerlo o toglierlo, esattamente come un feto. piena libertà.
compiti per l'estate: recitare come se fosse il mantra del cuore che la sentenza parla di chi è titolato a legiferare sull'aborto, non sulla facoltà in sè.

ricordarsi sempre che l'aborto terapeutico è una cosa e l'IVG un'altra. nel primo caso, viene sempre praticato. nel secondo caso, se ne discute

non c'è altro
 

Koala

Utente di lunga data
Io devo poter essere libera di scegliere se tenere o meno un bambino… entro i 3 mesi, come dice la legge italiana… non puoi decidere all’ottavo mese di non volerlo più dai… se proprio non vuoi, puoi decidere di darlo in adozione… all’epoca a me lo proposero…
 

Foglia

utente viva e vegeta
La legge italiana è il risultato di un compromesso politico e questo spiega l’iter che è del tutto formale. La possibilità della obiezione di coscienza è sacrosanta, come quella al servizio militare che era ancora obbligo quando è stata approvata la legge. Il punto è che per ragioni di convenienza, determinati dalla direzione sanitaria, che è amministrativa/politica e non medica, gli obiettori sono troppi.
Basterebbe mettere l’obbligo di avere una percentuale congrua di non obiettori.
Al momento della approvazione della legge venne contestato il percorso per la donna da una manifestazione.
La precedente aveva visto un corteo infinito. Quella vide più poliziotti che manifestanti e di queste poche file le prime due erano delle autonome che con la mano simulavano la pistola urlando “mai più senza fucile“ e “lo Stato si abbatte”.
Fu evidente che alle masse la legge andava benissimo.
Un conto è la legge, ed altro è la sua corretta applicazione.

Se fossi ginecologa, io sarei antiabortista, lungi da me pensar male di chi sceglie questa via, ma personalmente scelgo di non accoppare nessuno ;)
Ciò non toglie che le strutture ospedaliere devono essere in grado di far fronte alle richieste, così come previsto dalla legge, e che non esiste al mondo che (come ricordato da alcuni qui dentro) se decido di abortire praticamente non appena mi accorgo, rischio di trovarmi ben più in là a causa di lungaggini burocratiche e/o indisponibilità dei medici. Comprendo comunque la posizione di chi, abituato a salvare vite, o a far nascere, o comunque ad aumentare il benessere delle persone, si trovi a dire di non volere sulla coscienza futuri bambini mai nati, ovviamente però questo è un discorso che sta alla sensibilità individuale. Io stessa nel corso della vita l'ho cambiata ;)
Ma questo non toglie che, se esiste un diritto, deve anche esistere la relativa possibilità di esercitarlo.

Tempo fa (non sono sicura, ma mi pare che fosse un utente medico che si chiamava twinpeaks) discutemmo sulla correttezza formale della legge. Lui, se non ricordo male, sosteneva l'attuazione indiscriminata della pratica abortiva, per come disciplinata dalla legge. Io gli mostrai come, dal testo legislativo, così non fosse. Ecco: il deprecabile, secondo me (in senso buono, che capisco bene che se ci si trova convintissimi delle proprie ragioni poi si finisca pure per non essere più obiettivi) è ciò che succede DOPO. Che si creino "schieramenti", del tutto non obiettivi. La legge da noi c'è. Trova agevole applicazione nel concreto? da ciò che sento in giro, no. Attuare la scelta dell'aborto diventa spesso una giostra infinita di rimbalzi, con un tempo a scadenza, che non fa altro (spesso) che aumentare il dolore e l'angoscia di chi si trova a farne uso. Il problema della carenza di medici che lo praticano, idem, pur nel rispetto del loro (sacrosanto) diritto di astenersi. E questo è abbastanza sotto gli occhi di tutti. Andare invece a criticare la chiarezza, o la coerenza, di una legge che (una tamtum!) spiega assai bene iter, tempistiche e modalità di intervento, no, non mi pare una scelta condivisibile. Perché una legge c'è, e disciplina in modo assai chiaro tutti gli step, e tutte le casistiche. Andare ad attaccarsi alla inadeguatezza della legge (piuttosto che alle carenze del sistema che la dovrebbe attuare) significa alimentare odi e fazioni. A creare il solito casino, in virtù del quale si giunge persino a dire "la legge sono io" (twinpeaks non si era spinto a tanto, mi pare si fosse fermato a dire che la legge non prevedesse un iter fatto anche di colloqui preliminari all'aborto: cosa non veritiera, perché la legge li disciplina eccome, e i problemi, ove ce ne siano, risiedono nel rispetto delle tempistiche previste dalla stessa legge, che li contempla eccome). Ecco: l'inadeguatezza non è della legge (per una volta), ma del sistema che la dovrebbe mettere in concreta applicazione. E non è un distinguo da poco, secondo me. Guardare alla legge significa o non volere vedere il problema, distrarre il potenziale fruitore di quella legge dai problemi reali, oppure (ipotesi nemmeno troppo diversa) creare fazioni. Che pure quelle fanno discreto casino e allontanano dal cuore del problema.

La legge non ha (non deve avere) connotazioni interpretative di tipo "morale" (per il che, come si è ben visto, ognuno dice la sua). La legge deve contemperare interessi, e nel far questo deve tenere conto del progresso e dello "stato" di una società, del suo sentire: solo in questa misura la morale concorre alla sua formazione. Non nella sua successiva applicazione, però. C'è una legge, e quella si applica. Quando quella legge non sarà (più) rispondente alla società che la ha creata, la legge dovrà essere adeguata. Ma fino ad allora quella c'è (con tutti i rischi connessi alla percepita iniquità della medesima, eh: che però van tenuti ben distinti dalla inadeguatezza del sistema ad applicarla).

Secondo me, nel caso in questione, dato atto della mancata attuale possibilità di vederla applicare senza mille odissee, il lavoro da compiersi è proprio sulla copertura della domanda, vale a dire sul disporre di medici non obiettori che la attuino. E quindi destinare un "tot" di personale medico non obiettore nei reparti ospedalieri, operando un contemperamento tra le esigenze di quelli obiettori a non vedersi "preferiti" colleghi non obiettori con l'esigenza che chi fruisce di questa legge possa farlo fattivamente e non solo sulla carta. Non sono certo un'esperta, ma direi che in questi termini un qualche sistema di contemperamento che si basi, che so, sulla diversità degli interventi che un medico ostetrico/ginecologo possa trovarsi normalmente a svolgere in un ospedale, e quindi sulla relativa attribuzione delle mansioni (azzardo un'ipotesi), la si possa anche trovare ;)
 

Brunetta

Utente di lunga data
Un conto è la legge, ed altro è la sua corretta applicazione.

Se fossi ginecologa, io sarei antiabortista, lungi da me pensar male di chi sceglie questa via, ma personalmente scelgo di non accoppare nessuno ;)
Ciò non toglie che le strutture ospedaliere devono essere in grado di far fronte alle richieste, così come previsto dalla legge, e che non esiste al mondo che (come ricordato da alcuni qui dentro) se decido di abortire praticamente non appena mi accorgo, rischio di trovarmi ben più in là a causa di lungaggini burocratiche e/o indisponibilità dei medici. Comprendo comunque la posizione di chi, abituato a salvare vite, o a far nascere, o comunque ad aumentare il benessere delle persone, si trovi a dire di non volere sulla coscienza futuri bambini mai nati, ovviamente però questo è un discorso che sta alla sensibilità individuale. Io stessa nel corso della vita l'ho cambiata ;)
Ma questo non toglie che, se esiste un diritto, deve anche esistere la relativa possibilità di esercitarlo.

Tempo fa (non sono sicura, ma mi pare che fosse un utente medico che si chiamava twinpeaks) discutemmo sulla correttezza formale della legge. Lui, se non ricordo male, sosteneva l'attuazione indiscriminata della pratica abortiva, per come disciplinata dalla legge. Io gli mostrai come, dal testo legislativo, così non fosse. Ecco: il deprecabile, secondo me (in senso buono, che capisco bene che se ci si trova convintissimi delle proprie ragioni poi si finisca pure per non essere più obiettivi) è ciò che succede DOPO. Che si creino "schieramenti", del tutto non obiettivi. La legge da noi c'è. Trova agevole applicazione nel concreto? da ciò che sento in giro, no. Attuare la scelta dell'aborto diventa spesso una giostra infinita di rimbalzi, con un tempo a scadenza, che non fa altro (spesso) che aumentare il dolore e l'angoscia di chi si trova a farne uso. Il problema della carenza di medici che lo praticano, idem, pur nel rispetto del loro (sacrosanto) diritto di astenersi. E questo è abbastanza sotto gli occhi di tutti. Andare invece a criticare la chiarezza, o la coerenza, di una legge che (una tamtum!) spiega assai bene iter, tempistiche e modalità di intervento, no, non mi pare una scelta condivisibile. Perché una legge c'è, e disciplina in modo assai chiaro tutti gli step, e tutte le casistiche. Andare ad attaccarsi alla inadeguatezza della legge (piuttosto che alle carenze del sistema che la dovrebbe attuare) significa alimentare odi e fazioni. A creare il solito casino, in virtù del quale si giunge persino a dire "la legge sono io" (twinpeaks non si era spinto a tanto, mi pare si fosse fermato a dire che la legge non prevedesse un iter fatto anche di colloqui preliminari all'aborto: cosa non veritiera, perché la legge li disciplina eccome, e i problemi, ove ce ne siano, risiedono nel rispetto delle tempistiche previste dalla stessa legge, che li contempla eccome). Ecco: l'inadeguatezza non è della legge (per una volta), ma del sistema che la dovrebbe mettere in concreta applicazione. E non è un distinguo da poco, secondo me. Guardare alla legge significa o non volere vedere il problema, distrarre il potenziale fruitore di quella legge dai problemi reali, oppure (ipotesi nemmeno troppo diversa) creare fazioni. Che pure quelle fanno discreto casino e allontanano dal cuore del problema.

La legge non ha (non deve avere) connotazioni interpretative di tipo "morale" (per il che, come si è ben visto, ognuno dice la sua). La legge deve contemperare interessi, e nel far questo deve tenere conto del progresso e dello "stato" di una società, del suo sentire: solo in questa misura la morale concorre alla sua formazione. Non nella sua successiva applicazione, però. C'è una legge, e quella si applica. Quando quella legge non sarà (più) rispondente alla società che la ha creata, la legge dovrà essere adeguata. Ma fino ad allora quella c'è (con tutti i rischi connessi alla percepita iniquità della medesima, eh: che però van tenuti ben distinti dalla inadeguatezza del sistema ad applicarla).

Secondo me, nel caso in questione, dato atto della mancata attuale possibilità di vederla applicare senza mille odissee, il lavoro da compiersi è proprio sulla copertura della domanda, vale a dire sul disporre di medici non obiettori che la attuino. E quindi destinare un "tot" di personale medico non obiettore nei reparti ospedalieri, operando un contemperamento tra le esigenze di quelli obiettori a non vedersi "preferiti" colleghi non obiettori con l'esigenza che chi fruisce di questa legge possa farlo fattivamente e non solo sulla carta. Non sono certo un'esperta, ma direi che in questi termini un qualche sistema di contemperamento che si basi, che so, sulla diversità degli interventi che un medico ostetrico/ginecologo possa trovarsi normalmente a svolgere in un ospedale, e quindi sulla relativa attribuzione delle mansioni (azzardo un'ipotesi), la si possa anche trovare ;)
Il problema della applicazione della legge deriva anche dal fatto che gradualmente (adesso poi sono in pensione) non obiettori si ritrovavano a fare solo aborti e, di conseguenza, sceglievano anche loro l'obiezione di coscienza.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Il problema della applicazione della legge deriva anche dal fatto che gradualmente (adesso poi sono in pensione) non obiettori si ritrovavano a fare solo aborti e, di conseguenza, sceglievano anche loro l'obiezione di coscienza.
Eh, ma in un modo o nell'altro una quadra bisognerà pur trovarla :rolleyes:
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Eh, ma in un modo o nell'altro una quadra bisognerà pur trovarla :rolleyes:
Per come stanno scientemente smantellando la sanità pubblica, direi che si andrà a finire a fare tutto privatamente
 

Brunetta

Utente di lunga data
Per come stanno scientemente smantellando la sanità pubblica, direi che si andrà a finire a fare tutto privatamente
Ma la mobilitazione dovrebbe esserci per questo e solo secondariamente per l’aborto, vista la presenza di farmaci che lo provocano precocemente.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Ma la mobilitazione dovrebbe esserci per questo e solo secondariamente per l’aborto, vista la presenza di farmaci che lo provocano precocemente.
Ma infatti ho parlato di “tutto” non solo di quello, qui in toscana spesso privatamente si spende anche meno che con la mutua
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ma infatti ho parlato di “tutto” non solo di quello, qui in toscana spesso privatamente si spende anche meno che con la mutua
È il principio del servizio pubblico che va difeso.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ecco, questo intervento lo trovo molto interessante.
Faccio copia-incolla solo di una piccola parte. Ma credo vada letto tutto.

La mia sensazione è che l’ostilità culturale all’aborto potrebbe aumentare ovunque, per motivi assolutamente indipendenti dalle tradizioni religiose e reazionarie di questo o quel contesto, le quali magari potranno tornare diciamo come vestito di appoggio, come pezza di tranquillizzante decodifica identitaria, a giustificare una posizione che lede così tanto e in modo che sappiamo così pericoloso, il diritto delle persone a scegliere della propria vita. Questi motivi per me vanno rintracciati nella crisi della natalità nel mondo occidentale, nel grave abbassamento delle nascite per ogni donna in occidente, il che mi sembra produrre – in termini di psicologia sociale, due conseguenze. La prima riguarda una percezione di estinzione di se, come soggetto culturale, come entità, come identità collettiva. Se c’è una cosa su cui le sinistre di ogni ordine e grado tengono ragioni razionali, ma falliscono interpretazioni psicologiche, è nel sottovalutare regolarmente l’importanza psicologica che ha per la propria percezione di se, per la propria sicurezza, la logica dell’appartenenza a un gruppo culturale. Per questo, l’argomentazione che altre popolazioni nel mondo continuano a fare fin troppi figli, per quanto attraente sul piano logico, non sarà mai molto interessante per molte persone occidentali, perché la maggioranza degli appartenenti a un gruppo culturale, mette sull’atto di procreare, la funzione simbolica, di riprodurre se stesso, il proprio mondo valoriale. Ne consegue, che il calo delle nascite produce uno stato di disagio, a cui il divieto dell’aborto fornisce la sensazione di un provvedimento riparativo, per nevrotico che sia.”
https://beizauberei.wordpress.com/
 

CIRCE74

Utente di lunga data
Spesso mi soffermo a pensare al problema che ha il mondo occidentale con le nascite..e tutto torna nuovamente al ruolo della donna nella nostra società.
Se parlo con mia figlia adolescente di come si vede nella sua vita futura la prima cosa che risponde è che se dovrà trovarsi di fronte al dilemma o mamma o donna in carriera la sua scelta cadrà di sicuro sulla seconda figura...ho la percezione che nella sua testa il concetto mamma e anche donna in carriera non è contemplato...e questa visione è una grande sconfitta per la nostra società...a tutt'ora la donna deve scegliere, o l'una o l'altra ed io non me la sento di contestare la sua visione della donna nel nostro mondo visto che tutti i giorni continuo a trovarmi davanti agli occhi donne che in qualche modo devono scegliere.
Quello che mi intristisce di tutto questo è che chi è al comando di nazioni che sono notoriamente conosciute come "evolute" considera come unico atto fattibile per fare crescere la natalità togliere in un modo o in un altro il diritto di aborto...mia figlia di 15 anni quindi ha già capito tutto...si può essere ora come anche nel futuro o madri o donne indipendenti e in carriera...altre soluzioni magari più difficili ma che porterebbero effettivamente la donna ad una vita appagante ad oggi non ce ne sono....
 

Brunetta

Utente di lunga data
Spesso mi soffermo a pensare al problema che ha il mondo occidentale con le nascite..e tutto torna nuovamente al ruolo della donna nella nostra società.
Se parlo con mia figlia adolescente di come si vede nella sua vita futura la prima cosa che risponde è che se dovrà trovarsi di fronte al dilemma o mamma o donna in carriera la sua scelta cadrà di sicuro sulla seconda figura...ho la percezione che nella sua testa il concetto mamma e anche donna in carriera non è contemplato...e questa visione è una grande sconfitta per la nostra società...a tutt'ora la donna deve scegliere, o l'una o l'altra ed io non me la sento di contestare la sua visione della donna nel nostro mondo visto che tutti i giorni continuo a trovarmi davanti agli occhi donne che in qualche modo devono scegliere.
Quello che mi intristisce di tutto questo è che chi è al comando di nazioni che sono notoriamente conosciute come "evolute" considera come unico atto fattibile per fare crescere la natalità togliere in un modo o in un altro il diritto di aborto...mia figlia di 15 anni quindi ha già capito tutto...si può essere ora come anche nel futuro o madri o donne indipendenti e in carriera...altre soluzioni magari più difficili ma che porterebbero effettivamente la donna ad una vita appagante ad oggi non ce ne sono....
Non credo proprio che limitare l’aborto faccia crescere le nascite, semmai può fare aumentare l’aborto clandestino o l’abbandono.
Penso invece che, come viene detto nell’articolo che ho postato, i fattori in gioco sono molteplici.
Per la mia esperienza sono predominanti i timori di non essere genitori/madri adeguati.
Questo proprio perché l’investimento narcisistico sui figli è enorme e quindi potenzialmente è enorme il fallimento.
Meglio evitare di investire e rischiare il fallimento, meglio cercare soddisfazione nel lavoro, pure se anch’esso può essere un fallimento.
 
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