Sole
Escluso
Intervengo non per entrare nel dibattito separazione sì - separazione no, che non mi interessa. Piuttosto vorrei portare la mia testimonianza.
La separazione è un fatto doloroso che altera un equilibrio importante. E su questo non ci piove. E’ doloroso per tutti. Per i coniugi, che vivono un senso di perdita, di lutto e si sentono in colpa nei confronti dei figli. Per i figli, che devono adattarsi, loro malgrado, ad un nuovo stato di cose.
Io mi sono separata, ci ho pensato bene. L’ho fatto quando sono stata pronta, quando ho capito che era l’unica cosa da fare. Perché quando arrivi a separarti lo fai perché senti che stare insieme non ti fa più bene e ti rende una persona peggiore.
I miei figli hanno sofferto e io con loro. E probabilmente, in un angolino del loro essere, soffrono anche adesso. Nonostante io abbia un dialogo serrato e attento con loro, ammetto di non essere una macchina a raggi x: penso sia plausibile che dentro di loro sentano la mancanza di una famiglia unita.
Accanto a tutto questo, però, non posso non evidenziare altre cose importanti. E cioè il fatto che, da madre attenta, mi rendo conto che hanno conservato la capacità di essere felici, di entusiasmarsi, di vivere pienamente il loro mondo fatto di giochi, amicizie, relazioni affettive. Qualcuno ha parlato con disprezzo della ‘famiglia allargata’. Ebbene, io posso dire che invece a volte rappresenta un’opportunità di arricchimento e di ampliamento delle figure di riferimento. I miei figli sono molto legati al mio attuale compagno e a sua figlia e la cosa è reciproca. Senza scambiare il mio compagno per il loro padre (e ci mancherebbe: un padre ce l’hanno e, anche se non è sempre fisicamente con loro, è comunque presente) sanno di poter contare su di lui per cose diverse perché diverso è il suo ruolo. E il senso di famiglia, se per famiglia si intende calore, armonia, senso di protezione reciproca, c’è eccome.
Mesi fa, quando ero ancora in crisi nera, parlai con mio cognato, una persona stupenda, che mi disse una frase apparentemente banale, ma molto importante per me: a volte le cose cambiano e non vanno come vorremmo. E questo vale anche per i nostri figli. La cosa importante è che imparino da certe esperienze che si può andare avanti, che si può essere felici lo stesso.
Ecco, io credo che non ci sia una ricetta per la felicità. Ognuno trovi la sua e, se è convinto, basi su quella la propria esistenza. Io oggi sono convinta che la felicità stia dentro di noi, nell’amore che riusciamo a dare e a ricevere. Nella capacità di superare le difficoltà e le frustrazioni della vita per poi guardarsi indietro e dire: ok, ce l’ho fatta, sono in piedi e nonostante tutto riesco a sorridere e ad andare avanti.
Questo io voglio insegnare ai miei figli. Questo sto facendo. E mi sembra che alla fine, tutto sommato, tra le varie difficoltà, stia funzionando.
La separazione è un fatto doloroso che altera un equilibrio importante. E su questo non ci piove. E’ doloroso per tutti. Per i coniugi, che vivono un senso di perdita, di lutto e si sentono in colpa nei confronti dei figli. Per i figli, che devono adattarsi, loro malgrado, ad un nuovo stato di cose.
Io mi sono separata, ci ho pensato bene. L’ho fatto quando sono stata pronta, quando ho capito che era l’unica cosa da fare. Perché quando arrivi a separarti lo fai perché senti che stare insieme non ti fa più bene e ti rende una persona peggiore.
I miei figli hanno sofferto e io con loro. E probabilmente, in un angolino del loro essere, soffrono anche adesso. Nonostante io abbia un dialogo serrato e attento con loro, ammetto di non essere una macchina a raggi x: penso sia plausibile che dentro di loro sentano la mancanza di una famiglia unita.
Accanto a tutto questo, però, non posso non evidenziare altre cose importanti. E cioè il fatto che, da madre attenta, mi rendo conto che hanno conservato la capacità di essere felici, di entusiasmarsi, di vivere pienamente il loro mondo fatto di giochi, amicizie, relazioni affettive. Qualcuno ha parlato con disprezzo della ‘famiglia allargata’. Ebbene, io posso dire che invece a volte rappresenta un’opportunità di arricchimento e di ampliamento delle figure di riferimento. I miei figli sono molto legati al mio attuale compagno e a sua figlia e la cosa è reciproca. Senza scambiare il mio compagno per il loro padre (e ci mancherebbe: un padre ce l’hanno e, anche se non è sempre fisicamente con loro, è comunque presente) sanno di poter contare su di lui per cose diverse perché diverso è il suo ruolo. E il senso di famiglia, se per famiglia si intende calore, armonia, senso di protezione reciproca, c’è eccome.
Mesi fa, quando ero ancora in crisi nera, parlai con mio cognato, una persona stupenda, che mi disse una frase apparentemente banale, ma molto importante per me: a volte le cose cambiano e non vanno come vorremmo. E questo vale anche per i nostri figli. La cosa importante è che imparino da certe esperienze che si può andare avanti, che si può essere felici lo stesso.
Ecco, io credo che non ci sia una ricetta per la felicità. Ognuno trovi la sua e, se è convinto, basi su quella la propria esistenza. Io oggi sono convinta che la felicità stia dentro di noi, nell’amore che riusciamo a dare e a ricevere. Nella capacità di superare le difficoltà e le frustrazioni della vita per poi guardarsi indietro e dire: ok, ce l’ho fatta, sono in piedi e nonostante tutto riesco a sorridere e ad andare avanti.
Questo io voglio insegnare ai miei figli. Questo sto facendo. E mi sembra che alla fine, tutto sommato, tra le varie difficoltà, stia funzionando.