Se è la lingua del cuore perfetto :up:
ps mi incuriosisce molto questo discorso della confusione totale, quando vorrai e se vorrai raccontarlo...
Te la racconto proprio per sommi capi perché ancora oggi mi vergogno di quanto fossi scemo e non avrei neanche il coraggio di entrare troppo nei dettagli.
Perciò sinteticamente all'età di 21 anni a seguito di una breve relazione, iniziata per gioco e che non avrebbe mai dovuto iniziare, dopo averla troncata di comune accordo mi resi conto che vivevo in uno stato di malessere indescrivibile. Non capivo cosa fosse, sesso, amore, emozioni.
Pensavo solo a lei, ogni cosa mi ricordava lei, e mi sentivo un senso di angoscia continuo nonostante avessi deciso di non vederla. Ero arrivato al punto che perfino un profumo che potesse ricordare lei o una situazione vissuta con lei, mi accendeva come un rogo.
Eppure, per quanto strano, ero conscio che lei non aveva assolutamente niente che potesse interessarmi. Eravamo troppo distanti e non c'era quasi dialogo, quasi nessun interesse comune. D'altro canto non potevo certo dire che fosse solo sesso, perché il solo sesso non mi aveva mai lasciato niente di simile.
Dopo un anno che continuavo a peggiorare decisi di farmi aiutare da uno psicoterapeuta.
Le cose che sono uscite mi hanno aiutato a capire che quel turbinio di sentimenti indescrivibili nascevano da un miscuglio di fattori e di coincidenze che non avevano niente a che fare con la persona, ma solo con me.
Da un lato un modello di sessualità sgangherato di vecchio retaggio culturale che mi trascinavo dietro e che più o meno inconsciamente mi facevano vedere il sesso come qualcosa di sporco da consumarsi con prostitute o con donne facili. Per contro divieto assoluto di sesso con persone con le quali si provava un qualunque sentimento affettivo di qualunque genere, anche solo di amicizia.
Per me era la prima volta che sesso e sentimenti di tenerezza in qualche modo si fondevano, ma si vede che la miscela non era fatta bene perché ebbe l'effetto di una detonazione. Quindi sostanzialmente una bella crisi adolescenziale che mi esplodeva in faccia da adulto.
Dall'altro mi trovavo in momento di profonda solitudine, da poco era morta una persona cara e mi ero trasferito in uno stato estero dove non capivo neanche bene la lingua. Lei era nella stesse condizioni, italiana da poco all'estero e completamente spaesata, in qualche modo ci sentivamo vicini l'un l'altro.
Ma la cosa peggiore fu che, anche se non eravamo impegnati, per diverse ragioni il nostro rapporto doveva rimanere clandestino. Quindi ci incontravamo al massimo 2 volte alla settimana, rigorosamente di nascosto per poche ore. Questa è stata la bastonata finale, perché ha condito ogni nostro incontro con tanta di quell'adrenalina da rendere il tutto peggio di una droga.
Ci sarebbe anche dell'altro ma mi fermo qui.
La parola che mi viene in mente oggi che potrebbe esprimere meglio tutto quel turbinio di emozioni è: OSSESSIONE.