Mattia Feltri su HuffPost:
"Abbiamo considerato eccezionali e dunque tollerabili gli striscioni pro 7 ottobre, le bandiere di Hamas, i cori per Hezbollah, la stella di David trasformata in svastica, il parallelo fra Auschwitz e Gaza, lo sfregio alle pietre di inciampo. E tutte queste eccezioni cominciano a essere tantine.
Quando si scende in piazza per manifestare, non si sa mai chi ci si ritrova di fianco. E quando si scende in piazza in un milione - e se era solo mezzo milione o un quarto di milione nulla cambia - l’eventualità di condividerla coi violenti e i dementi e gli scriteriati si fa piuttosto alta. E anche qui abbiamo cercato, con importante investimento di zelo, di separare il buono dal cattivo. E per esempio ci impegniamo molto a considerare “dal fiume al mare” - la colonna sonora di ieri - uno slogan ripetuto più per abitudine che per convinzione, sebbene le abitudini siano pericolose, e comunque uno slogan controverso: come è stato scritto, c’è chi lo canta per invocare la liberazione della Palestina, chi la cancellazione dello Stato di Israele, sconfinando comunque in un terreno di convivenza fra antisionismo e antisemitismo (argomento che ieri, qui, Gilberto Corbellini ha trattato con sapienza).
Ci siamo sforzati di considerare eccezionale - oltre che di eccezionale idiozia - lo striscione con cui si è datato al 7 ottobre del 2023 l’inizio della resistenza palestinese, e nonostante l’eccezionale striscione abbia avuto diritto di cittadinanza nel corteo per tutto il giorno - domanda seria: qualcuno aveva il diritto o il dovere di ammainarlo? E insisto: eccezionale nonostante il messaggio assomigliasse ai fischi al sindaco di Reggio Emilia, con approvazione di Francesca Albanese, il quale dopo aver speso l’armamentario del genocidio e così via, aveva osato proporre la liberazione degli ostaggi come condizione necessaria alla pace. Ma il 7 ottobre, diceva quella platea, come lo striscione, è l’inizio della resistenza. E quindi mi sono fatto zen per accettare l’armamentario.
Si può dire genocidio, anzi ormai chi non lo dice è automaticamente sionista (tu sei un po’ sionista, mi ha detto uno qualche giorno fa, e davvero ignoro che cosa precisamente intendesse). Si può esibire, come è stato esibito, un cartello con appaiati Bibi Netanyahu e Adolf Hitler, poiché non basta dire di Netanyahu il peggio - un criminale di guerra, abbiamo spesso scritto su Huff -, bisogna paragonarlo a quello che mise in piedi una macchina dello sterminio internazionale e industriale con lo scopo di scovare gli ebrei ovunque si annidassero e cancellarli dalla faccia della Terra. Si può, tanto più, trasformare la stella di David in una svastica. Si può proporre, come è stato proposto, un parallelo fra Auschwitz e Gaza, e io non saprei davvero da dove cominciare, senza sentirmi ridicolo, per spiegare l’assurdità dell’accostamento. Quindi figuriamoci se non si può proclamare, come è stato proclamato, terrorista lo Stato di Israele, morte all’esercito israeliano, morte a Israele e viva la Palestina e così via.
Ci siamo sforzati, appunto di considerarlo l’armamentario di una retorica inevitabile nelle cause più sentite, lo sproposito che in certi momenti si fa accettabile, e sebbene nulla aggiunga alla straziante condizione di Gaza e nulla lenisca, nulla serva se non a predisporre gli animi al peggio, e del resto sono tempi in cui lo sproposito passa sulle nostre teste: ultimo esempio alla Ca’ Foscari di Venezia, dove ai professori israeliani è stata chiesta, per continuare a collaborare, una pubblica presa di distanza dal loro governo, e Lucetta Scaraffia, che s’è dimessa, l’ha giustamente definita un’indagine totalitaria sulle opinioni politiche e personali, e con un tratto di comicità: bisogna essere contrari al cento per cento o basta il novanta o il settanta o il cinquantacinque? (È seguita incomprensibile lettera di precisazione dell’Università, ma vabbè). Lo sproposito ormai è pane quotidiano, e finisce nelle brevi o nell’inciso di un pezzo come questo.
Ancora: ci siamo sforzati di interpretare le bandiere di Hamas e di Hezbollah come un’ulteriore cretinata collaterale ma non cruciale, sempre un’eco dal teatro di Reggio Emilia e dalla dottrina di Albanese; e una cretinata successiva il coro “viva Hamas, Hezbollah, gloria eterna a Nasrallah”; e una cretinata finale (finale?) il coro “con i caccia e con i Mirv bombardiamo Tel Aviv”. E infine - ma solo per non tenerla troppo lunga - ci siamo sforzati di giudicare “residuale”, come l’ha giudicato Arturo Scotto, l’oltraggio alle pietre d’inciampo dei deportati ebrei coperte da adesivi con i nomi di morti di Gaza.
Soltanto che gli oltraggi residuali e le eccezionali idiozie e i repellenti effetti collaterali, tirate le somme, sono stati un po’ troppi. C’è chi per una buona causa è disposto a sopportarli e chi invece, proprio perché troppi e troppo sottovalutati, li trova insopportabili. Io appartengo alla seconda categoria, e da quella piazza me ne sarei andato."