Non tutti i sinistri sono "zecche". :)

Brunetta

Utente di lunga data

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“(…) Le Origini della Casalinga di Voghera
Nel 1966 il Servizio Opinioni della RAI avviò un’inchiesta per accertare quante e quali parole fossero perfettamente comprensibili “dall’italiano medio”, analizzando in molte regioni della nostra penisola il livello di comprensione di diverse parole legate per lo più al linguaggio politico.
Gli intervistati dovevano quindi fornire la definizione di termini quali scrutinio o leader tra i tanti e i risultati indicarono che il gruppo campione che dimostrò il tasso di comprensione meno elevato fu proprio in provincia di Pavia e più in dettaglio le casalinghe di Voghera.

Alberto Arbasino
Chi si appropriò per primo della paternità del termine fu però lo scrittore e giornalista vogherese Alberto Arbasino. In un articolo sul Corriere della Sera negli anni ottanta infatti afferma che già vent’anni prima, quando scriveva articoli di critica letteraria sull’Espresso, si riferiva alle sue zie di Voghera come rappresentanti di buon senso lombardo ed esempi di praticità popolare, virtù sconosciuta alla maggior parte degli italiani, secondo il suo parere.

Beniamino Placido
La paternità dell’espressione è contesa da Beniamino Placido (come asserito da Massimo Castoldi e Ugo Salvi in “Parole da Ricordare. Dizionario della Memoria Collettiva”).
Il giornalista infatti avrebbe coniato il termine a metà degli anni ottanta in una lettera al direttore, pubblicata all’interno della rubrica A Parer Mio che teneva sulla Repubblica, intitolata “Casalinga ama Vespa, non corrisposta”. La scrivente si definiva una casalinga di Voghera, anzi, “La Casalinga di Voghera”. Questa lettera esiste realmente ed è stata rinvenuta effettivamente negli archivi del quotidiano, ma c’è il sospetto che si sia trattato di un espediente di Placido stesso che l’avrebbe creata per poi spedirsela, creando una star portatrice del gusto nazional-popolare e spettatrice dei primi talk show.

La Casalinga venne ancora tirata in mezzo nel 1986 dallo stesso Placido in riferimento ad un servizio andato in onda sul TG1 sulla mafia, dove disse che si parlava in un insopportabile “politichese” assolutamente non comprensibile.
(…)”
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non secondo la definizione di Arbasino, non mi permetterei mai, solo dal Nick.
Su ispirazione di quella ricerca, molti insegnanti, anche per pagine dei libri di testo, più o meno centrati, hanno proposto periodicamente test per individuare se i bambini comprendevano il significato di parole diffusissime sui sussidiari.
Io scoprii che:
1) monarca era considerato una tipo si sedia, confondendo la parola con trono
2) sovrano con un tipo di divano (in fondo si sta sopra al divano)
3) repubblica con sistema con a capo un re. 🙄
Sono andata a memoria.
 

gvl

Utente di lunga data
Su ispirazione di quella ricerca, molti insegnanti, anche per pagine dei libri di testo, più o meno centrati, hanno proposto periodicamente test per individuare se i bambini comprendevano il significato di parole diffusissime sui sussidiari.
Io scoprii che:
1) monarca era considerato una tipo si sedia, confondendo la parola con trono
2) sovrano con un tipo di divano (in fondo si sta sopra al divano)
3) repubblica con sistema con a capo un re. 🙄
Sono andata a memoria.
Potevi farci un libro tipo "Io speriamo che me la cavo". 😁
 

Brunetta

Utente di lunga data
Potevi farci un libro tipo "Io speriamo che me la cavo". 😁
Ce ne sono parecchi.
Il problema è che non evidenziano l’ignoranza dei bambini, ma l’incapacità degli insegnanti.
Preciso che erano bambini che “avevo preso” in quinta.
Ho fatto tesoro della esperienza e mi sono impegnata perché non avessero queste lacune.
Dicevo l’altro giorno che i bambini piccoli pensano che l’architetto sia un muratore che si occupa di completare le case con il tetto.
 
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