Partiamo da questo.
Non posso pretendere che tu conosca me o mia moglie.
Alcuni conoscono me, nessuno mia moglie.
Io a casa non ho portato tesi, ma problemi.
Se fossi stato quello che dici, non sarei qui a raccontarla.
Non voglio farti l'elenco di tutto quanto, non vuoi pipponi, ma lei ha alle spalle una famiglia normale, benestante, di un bel quartiere di Milano. Lei ha studiato, si è laureata.
Io no, per tutto. E questo ha avuto il suo peso. E non è una tesi.
Sono sfigato. Posso dire che è colpa anche mia, ma non ho scelto di far divorziare i miei genitori e di finire in un quartiere popolare della periferia, né ho scelto di vedere mio nonno uccidersi davanti a me.
Io non vorrei un mondo utopico, ma almeno il mondo che ha la maggior parte delle persone che incontro e che ho invidiato e invidio perché hanno avuto una famiglia, un'infanzia serena e magari pure la casa o la macchina comprata dai genitori.
Anzi, sostanzialmente non me ne frega nulla. Mi adatto pure. Io amavo il posto dove vivevo.
Mi infastidiva solo che mi venisse appiccicata l'etichetta addosso perché io venivo da lì. Come mi incazzavo quando sentivo quelli che mi dicevano che quel quartiere andava bruciato col napalm.
Ma cosa cazzo ne sanno loro di chi ci vive... OK, era il mio quartiere, faceva schifo ma era il mio quartiere.
L'empatia che provo per gli stranieri è proprio questa. Per chi la vuole afferrare.
Ci stai a fianco. Sotto tutti.