Vi rispondo insieme perché davvero a volte mi pare di sovrapporvi.
Il problema non è essere il centro del mondo l'uno dell'altra e viceversa.
Ci siete ed ognuno con la propria individualità.
Temo che quello che vi viene detto non sia compreso e vi immaginata gli altri che considerano la coppia e il partner alla stregua di un accessorio, una borsa o una cravatta. Non è così.
Forse parlare di sguardo può essere una nuovo modo di considerare la cosa.
Ognuno di noi ha una identità che è costituita dall'insieme delle esperienze e dell'integrazione delle esperienze secondo un punto di vista. Questo punto di vista è costruito dall'insieme degli sguardi (che significa parole e gesti affettivi significativi) che abbiamo ricevuto, prima dai genitori, poi dalla società, amici, scuola, colleghi e poi il partner.
Quando si vive in coppia noi dipendiamo fortemente dallo sguardo del partner e poi, quando arrivano, da quello dei figli, ma gli sguardi precedenti restano dentro di noi.
Certamente una persona che ci sceglie e decide di passare la vita con noi e di fare figli con noi ci trasmette uno sguardo molto gratificante.
Ma questo sguardo non è e non può essere l'unico sguardo che ci definisce.
Il nostro sguardo, costruito nel tempo, è più importante.
Se io mi guardo e mi considero una persona che ha un valore, non potrà l'enorme delusione di un tradimento distruggere la mia immagine.
Perché lo specchio sarà appannato, crepato, offuscato dal diverso sguardo rimandato dal partner che ci ha tradito, ma non potrà distruggerlo.
In questo senso il nostro ruolo di compagno o compagna non definisce il nostro essere.