ipazia
Utente disorientante (ma anche disorientata)
Si appena ho tempo e pc ti scrivo cosa mi hai fatto venire in mente con la faccenda che si è diversi se si è uguali![]()
La diversità che si fa con chi è uguale, mi ha fatto venire in mente la paraculaggine per cui comprendo quella diversità che non è diversità ma solo una diversa declinazione di me.Ipa, la diversità la fai con chi è uguale a te e ha le tue aspettative.
Se giochi lo fai con chi è interessato solo a quello e va benissimo. Ci sono nicchie di sessualità per ogni aspettativa.
L'altro giorno su Insta mi ha scritto una, abbastanza gnocca tra l'altro.
Ho capito da dove scriveva, ho visto i folliwer - pochi - del profilo, ho capito dove andava a parare, ho lasciato perdere.
Ma non è che mi ha detto "Ciao, sono interessata a giocare, ti va?". Ci sono arrivato perché non sono così ingenuo. Magari per un altro non va così.
Che è fondamentalmente l'inno attuale dell'integrazione - intesa come adeguarsi al sistema rendendosi il più simili possibili al sistema per esserne riconosciuti -.
Nulla in contrario eh. Lo faccio anche io perchè mi è funzionale.
E mi diverte anche per certi versi.
Da questo a parlare di inclusione della diversità, accettazione anche senza comprensione ce ne passa però.
Dipende però dove si vuole andare.
Incontrare la diversità significa incontrare lo sconosciuto.
Incontrare lo sconosciuto significa che nessuno ti dice "heilà, ciao, giochiamo a questo gioco? queste sono le regole, queste le procedure".
D'altro canto, raramente la vita si presenta a te e ti dice "salve tesorino, piacere mio. Sono la Vita, giochi con me? queste sono le mie regole etc etc"
La vita arriva, ti prende, ti stramazza e alla fine muori.
Questa è la diversità.
Si può rifiutarla. E io non ci vedo niente di male.
Penso però che in questa epoca tanto politically correct si possa anche iniziare ad essere un scorrect e dire "sai che c'è? fotte un cazzo della diversità. Voglio starmene al calduccio e non avere rompimenti di coglioni di sorta. Si può eh.
Quando si conosce lo sconosciuto, c'è solo una cosa sicura. Non è indolore.
In caso contrario, nessuno costringe nessuno.
Basta starsene a casa e guardare la tv...o i social.
Io lo ritengo vivere per interposta persona.
Ma il mio parere non fa misura. E' mio e vale per me.
Tana libera tutti.
Io ho avuto il piacere e ho il piacere di giocare diversi giochi, su diversi campi, con diverse persone,
Ho preso le mie bastonate, esperienza e apprendimento.
E ho preso le mie carezze.
Non sempre le carezze sono state più piacevoli delle bastonate, fuori dal campo della conferma delle mie aspettative e della storia che mi racconto su di me...anzi.
Credo siano ingredienti fondamentali a quella prospettiva.Ecco, per come lo conosco il mio amico appartiene a questa categoria che tu descrivi, con un pizzico di amarezza e di disperazione.
Credo che senza non si possa considerare quella prospettiva.
Ma credo anche siano amarezza e disperazione che abbracciano. Anche se pungono.
In fondo, inizio a pensare che la mia vita non sarebbe tanto bella se dentro non ci fosse amarezza, delusione, disperazione talvolta.
Sono parti imprescindibili del vivere e andar in quei territori dove cadono gli schemi di riferimento e ci si ritrova a far i conti col la storia che ci si racconta.
A dirtela tutta....trovo piuttosto sensuali, sia l'amarezza sia la disperazione.
Ma immagino che il tuo amico, per come lo descrivi, domini in sè tanto l'amarezza quanto lo sguardo bambino, tanto la speranza quanto la disperazione. E che abbiano la stessa dignità. Che non siano dipinte nello schema giusto/sbagliato. E più che altro premio/punizione.
Uscire dal sistema dei meriti...porta disincanto. Ma anche tanto sollievo.
Secondo me.
Si, capisco la prospettiva.Buttati perché se chatto con uno e lo scopo della chat è conoscersi meglio e passare al reale, nel momento in cui ti inventi palle per non passarci ho buttato via del tempo con qualcuno che pensavo diverso
Però se ho chattato per il piacere di chattare, a prescindere dall'obiettivo allora nelle chat ho trovato piacere e di per sè ne valevano la pena.
Se ho chattato per l'obiettivo di uscire dalla chat...beh, io lo vedo qui il buttare tempo.
Ma ad opera propria.
Però parto dalla prospettiva che quel che faccio lo faccio per il valore che ha nel momento in cui lo faccio.
Poi prenderà posto nel quadro generale.
Partendo dal presupposto che il quadro generale che io mi figuro nella mente è un mio immaginario, una mia storia che mi racconto su me e sul mondo.
Al confronto col mondo sarà inevitabilmente diverso.
In meglio o in peggio poco conta.
Diventa interessante a quel punto andare a prendere i punti cardine della storia che mi sono raccontata e aprirli per esplorarli con me.
Leggendoti pensavo che ho percepito di buttare il mio tempo solo quando quel che facevo lo facevo per qualcosa che non riguardava il presente e che faceva parte di una storia che raccontavo a me stessa ma che poco aveva a che fare col mondo.
Sono proprio modi diversi di percepire il proprio fare, mi sa.