Ecco, forse qua Minerva ha capito finalmente cosa voglio dire. Se la situazione, come sembra probabile, presupporrà che la guardia resti ben alta, tanto da modificare sul lungo termine - se non definitivamente - alcune abitudini (come si va al mare, come al ristorante, come si interagisce in privato, a scuola e sul lavoro), qualsiasi pulsione di ritorno verso la restaurazione di una sfera preCovid personale e collettiva diventa non solo illusoria, ma pericolosa.
Io lo vedo sul lavoro. Si sta cominciando ad abbassare la guardia, passata la prima paura. In azienda i punti bar e le aree fumatori sono più frequentate di prima, e in pausa pranzo la gente comincia a riavvicinarsi tralasciando alcune norme di sicurezza. E lo so che è umana la propensione a cercare nuovamente la socialità. Ma così si vanifica il lavoro di chi sta operando davvero nella direzione corretta, investendo milioni di euro. E di fatti dall'amministrazione sono puntualmente arrivate misure disciplinari che includono multe e sospensioni ai dipendenti.
Forse sarò davvero fuori standard, ma indossare la mascherina tutto il giorno e tutti i giorni non mi sembra questa gran fatica, a fronte di quanto sta facendo in concreto chi sta investendo davvero per cercare di salvare non soltanto vite, ma anche posti di lavoro, economie locali e coesione sociale. Magari la mia percezione è diversa perchè qui i morti li abbiamo visti.
Dal punto di vista imprenditoriale, tenendo conto del giochetto allo scaricabarile (dalle nuove categorie riguardanti le malattie professionali e gli infortuni sul lavoro) fino ad arrivare alle misure che ogni imprenditore dovrà mettere in atto singolarmente e con aiuti concreti ridicoli (su cui c'è poco da discutere, nel senso che si sta raschiando il fondo del barile a livello statale e gli imbecilli giocano pure a rimbalzarsi la caduta del già traballante governo) le mancate rigidità saranno costi.
Soldi sonanti.
L'inail si sta arrampicando sugli specchi, ma la tendenza sarà quella di scaricare sui datori di lavoro la maggior parte delle responsabilità di gestione sanitaria.
E scaricarla sui datori di lavoro significherà scaricarla sui lavoratori, creando i presupposti per una nuova guerra fra poveri.
Hai l'ipertensione? Eh, mio caro, sei categoria a rischio per il covid, vediamo un po' come gestirti in azienda...(e vedremo le assunzioni, tenendo conto che ai colloqui ancora chiedono ad una donna in età riproduttiva se ha intenzione di riprodursi oppure no).
Per andare nel concreto.
Qui da me hanno già iniziato a scaricare sul cittadino la gestione dei test sierologici con annesso percorso tampone per concludere l'iter e validare il test (che da solo non indica nulla di concreto, e tenendo conto del problema dei falsi negativi e positivi dei tamponi) il tutto per il modico prezzo di circa 150 euro. A individuo.
E dico cittadino riferendomi sia al singolo che si vuol togliere una curiosità, per così dire, ma mi riferisco anche alle aziende che hanno la necessità, per questioni di settore, di testare i lavoratori.
Scaricare significa che è già passato agli istituti privati la gestione dell'iter. Sono già attivi e stanno già operando.
Poi si vedrà come i dati raccolti verranno passati per una gestione territoriale, tenendo conto che si perdono giornalmente non so quanti risultati di tamponi (e anche questi sono soldi buttati nel cesso).
Le implicazioni di questa tendenza, e mi limito solo a quello di cui so parlare con un minimo di cognizione, nella parte puramente economica non mi ci addentro perchè direi stronzate o stereotipi populisti non sostenuti da altro se non dalla mia opinione personale, sono dirompenti.
E' interessante l'andamento che le questione sta avendo riguardo la scuola. (e quando dico scuola ovviamente mi riferisco non solo all'istituzione in sè, ma ai correlati, a partire dalle famiglie - che vedremo come conteranno sui nonni - per arrivare alla questione femminile nel mondo del lavoro).
E settembre sarà da brivido blu.
Con una dispersione degli ultimi due mesi spaventosa.
La dispersione scolastica, la perdita lungo la strada di parte degli studenti, riporta la scuola ad una questione di elitè, bruciando gli ultimi anni di tentativi di equità e sorvolo sull'inclusione.
E anche qui sono soldi.
Non solo presenti e passati (essendo un investimento, la scuola, in questo momento è in perdita netta).
Ma soprattutto futuri.
LA scuola è l'investimento di uno stato.
E se volessimo prendere la nostra come misura degli investimenti degli ultimi 50 anni...beh.
Fortunatamente non tutti gli imprenditori sono alla canna del gas.
Qui da me stanno costruendo, come accaduto nel 2008, reti di sostegno.
Il fatto che questo accada per iniziativa personale e/o territoriale è un campanello di allarme che suona forte.
I lavoratori e i cittadini più deboli pagheranno.
E pagheranno anche quelle imprese che, ho imparato un nuovo termine leggendo in questo periodo, erano già bollite (e qui si aprirebbe tutto il discorso sui discorsi dei prestiti delle banche e delle garanzie che intuisco ma di cui non so parlare).
Se oltre al prezzo "necessario" (nel senso di inevitabile) si aggiungerà anche il prezzo di abbassamenti di guardia dati da desideri individuali, i costi li si pagherà a livello sociale. (e per sociale intendo ovviamente anche i costi economici che ricadranno sul sociale, che già prima era alla canna del gas...)
Con un forbice che si allargherà sulle nuove povertà già emergenti prima della pandemia e nuove emergenti dalla pandemia.