giorgiocan
Utente prolisso
Come per tutte le scimmie antropomorfe, la nostra socialità è un condizionamento che travalica piuttosto facilmente la razionalità (è molto più antica la parte animale, e ha assai più esperienza). Durante il '300 vi furono diverse ondate di peste. A distanza di 10-15 anni la cosa ripeteva a presentarsi: andò avanti per circa un secolo, un po' qua e un po' là. E nei casi più gravi, quasi metà della popolazione delle aree colpite era falcidiata. A leggere le cronache, ogni volta si ripresentavano le stesse dinamiche collettive, anche una volta acquisita la nozione che era meglio quarantenare chi proveniva da un luogo di contagio, o le località stesse teatro di epidemie:E' possibile che la situazione abbia fatto sentire il ragazzino fuori contesto. Per questo dico che sarebbe da parlare di quale sia il buonsenso e quale il sensocomune.
- Dalle alte sfere in giù: smentita o minimizzazione del problema; rifiuto di modificare il proprio stile di vita, nessuna sospensione degli eventi collettivi (a volte persino osteggiata); sottostima dell'impatto sulla salute della comunità.
- Progressiva acquisizione della portata reale di ciò che sta accadendo; frammentazione delle informazioni e misure di contenimento adottate ognun per sè, disordine degli scambi e dei mercati.
- Arrivano i cadaveri in strada, è il caos. Chi può cerca sicurezza nell'isolamento, spesso invano; emerge il caleidoscopio delle pulsioni: chi si industria a far qualcosa, chi prega e invoca, chi si dà al malaffare, chi non fa nulla: e poi cialtroni, povertà, meschinità, ansie, paura. Ma anche dissociazione e dispercezione.
- I sopravvissuti scoprono al passare dei giorni che là fuori c'è un mondo nuovo, in cui spesso si può più agevolmente ridistribuire quello che è rimasto; c'è necessità di fare e si intravedono opportunità; si fanno piani, strategie e accordi.
- Si torna fuori, con la scommessa che sia passata, o transitata altrove; spesso il sollievo d'essere ancora al mondo dà una mano sia ad azzardare che ad elaborare, e dopo una prima riorganizzazione ci si dedica presto ad altri affari; si prendono le distanze dall'accaduto, comincia la rimozione.
Sei o settecento anni dopo comunichiamo istantaneamente in tutto il globo, riusciamo a fotografare l'atomo, ma siamo ancora condizionati dalla scimmia accanto al punto di cadere nel fosso se ci sono caduti gli altri. Al punto di abbassare la mascherina perchè gli altri non ce l'hanno. Se il buonsenso è ciò che ad alcuni permette almeno di discernere la credibilità delle informazioni che circolano, l'approccio collettivo di fronte ad eventi come questi è purtroppo sempre molto simile.
Come si diceva anche nei primi post, prima che il topic andasse a farfalle, la risposta è davvero il solito "no, non siamo pronti per la prossima volta". E' pura fantascienza pensare diversamente; e mi spiace, perchè io adoro la fantascienza.
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