Sarebbe bello spogliarsi di un ruolo, per vestirne un altro con serenità" e eguale credibilità, senza perdere la credibilità nel ruolo precedente.
In coppia, come nella vita...
Ma le cose funzionano diversamente.....
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Partendo dal presupposto che questa non è in grado di fare una lettura delle sue azioni e delle possibili conseguenze.
E che non si rende conto che essendo una insegnante non parla mai solo per se stessa ma coinvolge anche tutti/e quelli che come lei ricoprono quel ruolo. La famosa corresponsabilità.
Partendo poi dal presupposto che pure lei succhia dalla stessa tetta da cui succhiano quelli a cui ha augurato di morire, e che tutti insieme rappresentano lo stato e lavorano per lo stato.
A tutto questo unendo il fatto che serve davvero essere annebbiata, o squilibrata, per mettersi in una situazione come quella in cui si è messa, al netto di qualunque cosa possa avere in mente. (e a me fa tanto venire in mente lo stesso meccanismo dei martiri che si lanciano con l'aereo contro dei palazzi).
E il fatto che non ha minimamente considerato che piantarsi da sola davanti alle telecamere, in questo periodo, storico, non soltanto elettorale, avrebbe significato perdere ogni tipo di controllo sulle proprie parole e sulle proprie azioni che, come sta avvenendo sono utilizzate per i comodi di campagne elettorali e schieramenti che tutto rappresentano fuorchè il benessere di stato.
E più che altro anche esattamente quelli che lei vorrebbe colpire.
Dal mio punto di vista non è intellettualmente adeguata a ricoprire una professione che si occupa di formazione. E di futuro.
Ma mica perchè ha urlato "morite".
C'è chi lo pensa in silenzio, e c'è anche chi lo fa. In ruoli che non dovrebbero contenere pensieri di morte per l'apparato statale. E men che meno pensieri e agiti violenti.
Ma.
Parlando di ruoli. E parlando di scuola.
Mi stupisco come tutti questi bei discorsi che leggo ovunque, non li leggo paro paro invece riguardo ai genitori, che sempre più spesso aggrediscono, verbalmente e fisicamente gli insegnanti.
E me ne stupisco per un duplice motivo.
Perchè anche il genitore è un ruolo rappresentativo dello stato (e riconosciuto pure fiscalmente e giuridicamente).
E perchè anche da quel ruolo vengono attuate aggressioni, verbali e anche fisiche, verso l'istituzione, al pari di questa situazione. Anzi, per amor di verità in questo caso si tratta di aggressione verbale. La fisica manco la si è sfiorata.
Ma, non si parla del ruolo di genitore e nemmeno di punizione esemplare, di fronte ad una stessa situazione di aggressione a rappresentanti dello stato.
Seguendo i ragionamenti riguardo la signora, i genitori che recentemente hanno aggredito dovrebbero essere messi in discussione come genitori. E ci si dovrebbe domandare che futuro stanno producendo anche per lo stato di cui godono i frutti.
Ma questo ragionamento non mi pare si faccia.
Semplicemente si ragiona, in questo caso, come di un accadimento avvenuto fra cittadini.
Senza che lo stato e la rappresentatività si minimamente considerata.
Se non in alcune riflessioni specifiche ma interne al mondo scolastico.
Io lo capisco che dal punto di vista mediatico sia meglio sparare sull'insegnante cogliona.
E sull'adulto (non il genitore) che perde la brocca più o meno a ragione per difendere "suo fiiiglio!!!".
E che non faccia comodo una riflessione di ruoli anche riguardo a quello genitoriale.
E mi è venuta in mente questa riflessione per tutti gli interventi riguardanti "mio figgglio!!".
Che comprendo. I genitori vogliono la priorità riguardo i contenuti educativi impartiti.
Questa sarebbe la motivazione di fondo al patto di collaborazione (ormai solo formale e di facciata) fra scuola e famiglia.
Ma. C'è il rovescio della medaglia.
Se come genitore ti permetti di aggredire, anche soltanto verbalmente un rappresentante dello stato, la riflessione allora dovrebbe seguire la direzione per cui come società io inizio a chiedermi se tu nel portare il tuo ruolo di genitore sei in grado di crescere il futuro dello stato che ti tutela.
E non ti metto in discussione come adulto che aggredisce un altro adulto.
Ma ti discuto come genitore che non svolge adeguatamente il suo ruolo di crescita di cittadini responsabili e consapevoli di essere parte di uno stato e per questo motivo rispetti i suoi rappresentanti. Sia che abbiano una divisa sia che on la abbiano.
E ti valuto anche a riguardo.
Tutto questo per dire che trovo veramente sbilanciato e manipolato tutto il casino che sta emergendo da questa storia.
No mi lego ai discorsi sulla diaz, per il semplice motivo che la questione non riguarda la contrapposizione fra forze dell'ordine e gli altri.
Ma secondo me dovrebbe riguardare i ruoli che ognuno di noi ricopre.
Detto questo, io solleverei dal loro ruolo un sacco di genitori.
E li sanzionerei disciplinarmente. Quando non svolgono adeguatamente il loro ruolo (ribadisco, riconosciuto fiscalmente e giuridicamente dallo stato).
Che sì, capisco i genitori che pensano al lasciare l'educazione per qualche ora in mano a gente non adeguata.
Ma come cittadina io vedo anche come l'educazione dei figli sia lasciata in mano a cittadini inadeguati e per ben più che le ore che passano a scuola.
Tenendo poi conto del fatto che visto il clima famiglia scuola, la scuola, dal punto di vista educativo e formativo può ben poco quando la famiglia non è corresponsabile del patto sociale.
Vedo veramente lo squilibrio e la contraddizione nel considerare questa qui una rappresentante di una istituzione e cercarne la punizione esemplare (giustamente, ma non perchè ha urlato morite) e la considerazione che la scuola e gli insegnanti hanno socialmente.
Talmente alta che ci sono genitori che insegnano ai loro figli che si può urlare e aggredire verbalmente un* professionista, che ci si può permettere di discutere metodologie di cui non si sa nulla, che si può non accettare una sanzione o un rimprovero e che si può non ascoltare e non ubbidire alle indicazioni e che si può decidere di malmenare e passare all'agito aggressivo.
Senza che questo alzi la minima idea di punizione esemplare verso cittadini che ricoprono un ruolo altrettanto educativo nei confronti delle giovani generazioni. Ben più pregnante di quello della scuola, fra l'altro.
E mi fa ridere. Amaro.