Responsabilità

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
[video=youtube;cqQrWWpcT0I]https://www.youtube.com/watch?v=cqQrWWpcT0I[/video]

io in roba di questo genere...ci vedo la poesia dell'essere umano.
La sua nullità e la sua grandezza.
La sua genialità e la sua profonda ignoranza.
 
Ultima modifica:

Marjanna

Utente di lunga data
Sì facevano più figli quando tanti ne morivano in guerra e la morte per tutti era dietro l'angolo.
Lo stesso accade in tante altre parti del mondo, oggi.
Chi conosce la morte desidera la vita.
Prima di arrivare alla guerra (20 anni, anche meno a volte, nella storia) c'era da superare la grande mortalità infantile. I bambini erano lasciati a se. La prima scrematura avveniva lì.
Non c'era una cultura tale da pensare a desiderio di vita in funzione della morte. Non c'erano contraccettivi.
 

Brunetta

Utente di lunga data
[video=youtube;cqQrWWpcT0I]https://www.youtube.com/watch?v=cqQrWWpcT0I[/video]

io in roba di questo genere...ci vedo la poesia dell'essere umano.
La sua nullità e la sua grandezza.
La sua genialità e la sua profonda ignoranza.
Io ci vedo la pubblicità di una telecamera, il tamarro che fa l’impennata con il motorino convinto di conquistare le ragazze e i poveretti che sfidano la morte per sentire di avere un senso.
Mi dispiace che sentano questo bisogno.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Prima di arrivare alla guerra (20 anni, anche meno a volte, nella storia) c'era da superare la grande mortalità infantile. I bambini erano lasciati a se. La prima scrematura avveniva lì.
Non c'era una cultura tale da pensare a desiderio di vita in funzione della morte. Non c'erano contraccettivi.
Mmm forse si sfidava la morte creando vita.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Io ci vedo la pubblicità di una telecamera, il tamarro che fa l’impennata con il motorino convinto di conquistare le ragazze e i poveretti che sfidano la morte per sentire di avere un senso.
Mi dispiace che sentano questo bisogno.

e qui cosa ci vedi?

[video]https://www.adnkronos.com/2018/08/31/apnea-mamma-italiana-record_zCCOtTb63xQf9W6agJIloL.html[/video]

il rischio, se va bene, è questo...ma il pensiero che c'è dietro...

[video=youtube;h2X4Xcirqaw]https://www.youtube.com/watch?v=h2X4Xcirqaw[/video]


Non capisco quale è il bisogno di cui ti dispiace.
 
Ultima modifica:

Marjanna

Utente di lunga data
[video=youtube;cqQrWWpcT0I]https://www.youtube.com/watch?v=cqQrWWpcT0I[/video]

io in roba di questo genere...ci vedo la poesia dell'essere umano.
La sua nullità e la sua grandezza.
La sua genialità e la sua profonda ignoranza.
La poesia dell'essere umano.
Mi hanno colpito queste parole.

La ripresa è di grande impatto, io ci vedo la poesia della natura. La musica grandiosa (qualcuno ne sa qualcosa di più?).
Diciamo che da uomo mi verrebbe da inchinarmi alla grande Madre.
Non credo che in tutte queste persone ci sia una sfida, ma un voler quasi fondersi con essa.
Solo che il rischio è di fondersi prima del tempo, se ci si crede semi-dei. Non siamo strutturati per volare. L'anatomia del corpo di uccello è una macchina perfetta strutturata per il volo. Quando ho letto di droni copia di uccelli mi è venuta molta tristezza, non ho pensato al genio dell'uomo. Punti di vista :)
 

Brunetta

Utente di lunga data
e qui cosa ci vedi?

[video]https://www.adnkronos.com/2018/08/31/apnea-mamma-italiana-record_zCCOtTb63xQf9W6agJIloL.html[/video]

il rischio, se va bene, è questo...ma il pensiero che c'è dietro...

[video=youtube;h2X4Xcirqaw]https://www.youtube.com/watch?v=h2X4Xcirqaw[/video]


Non capisco quale è il bisogno di cui ti dispiace.
Un errore di preparazione e calcolo.
Un tempo mi affascinavano questi record, ora no.
 

Brunetta

Utente di lunga data
e qui cosa ci vedi?

[video]https://www.adnkronos.com/2018/08/31/apnea-mamma-italiana-record_zCCOtTb63xQf9W6agJIloL.html[/video]

il rischio, se va bene, è questo...ma il pensiero che c'è dietro...




Non capisco quale è il bisogno di cui ti dispiace.
Il bisogno di essere visti.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Sono abbastanza vecchio per ricordare i racconti di quel mio nonno che fece quattro anni di trincea nella prima guerra mondiale, sopravvivere a quattro anni di brutture e rimanere vivo, già, ancora vivo, come nel titolo di quel film.
[MENTION=5708]spleen[/MENTION] [MENTION=5159]ipazia[/MENTION]
Ma secondo voi la storia è sentita oggi?
Andare a vedere un grande cimitero di guerra fa riflettere? Si vede?
Io mi sono ritrovata con le lacrime molti anni fa visitando un piccolo cimitero di guerra, tappa casuale tornando da una vacanza, leggendo le lapidi, le grandi imprese di ragazzini, tutti eroi naturalmente, tutti morti in nome della patria. Non perchè io abbia una particolare sensibilità, ero predisposta quel giorno ad accogliere, c'era silenzio in me e spazio.
Quando vado a camminare vedo molte case coloniche, e vorrei tanto sapere la storia di chi viveva in quelle case, vorrei veramente sapere chi ci viveva, com'era la loro vita, cosa pensavano, vorrei poter rivedere anche per poco tempo quei luoghi dove cammino nei tempi in cui quelle case erano popolate di vita umana e cosa c'era intorno (ovviamente quello che si poteva leggere me lo sono andato a vedere). La storia nei libri delle grandi imprese, delle guerre, delle carestie è come un romanzo da cui trarre un film al giorno d'oggi ma è possibile sentirsela addosso non avendola vissuta?
Forse io sono limitata ma ho bisogno di vedere per sentire. O sentire per vedere. Anche dove è la mia di storia. La scorsa estate ad esempio, ascoltando i suoni di un prato di montagna nel primo pomeriggio, ho sentito i suoni che sentivo nella mia prima infanzia. Li ho riconosciuti.
Scusare l'OT :p
 

danny

Utente di lunga data
Sono situazioni talmente diverse da non poter essere paragonabili.
La situazione esistenziale anche qui era precaria fino a pochi decenni fa ed era proprio la ragione della riproduzione per garantirsi una discendenza.
Fare l’operaio o il muratore è più rischioso che fare il carabiniere o il soldato, ma è difficile evitare di lavorare.
Il discorso riguardava altri rischi che c’è chi considera evitabili.
Io so che, l’ho già scritto, che la nascita dei figli mi ha fatto sentire subito la mia responsabilità nei loro confronti.
Mi stupisce che ci sia chi non la sente.
Ti stupisce perché sei mamma e donna.
Sei Andromaca, non Ettore.
 

danny

Utente di lunga data
Prima di arrivare alla guerra (20 anni, anche meno a volte, nella storia) c'era da superare la grande mortalità infantile. I bambini erano lasciati a se. La prima scrematura avveniva lì.
Non c'era una cultura tale da pensare a desiderio di vita in funzione della morte. Non c'erano contraccettivi.
Mio padre nacque sotto i bombardamenti del '43.
Ovvero fu concepito in quel periodo storico, venendo alla luce sempre durante la guerra.
La gente anche all'epoca viveva, amava, faceva figli, con l'unica differenze data dalla consapevolezza di avere la morte più vicina.
 

spleen

utente ?
[MENTION=5708]spleen[/MENTION] [MENTION=5159]ipazia[/MENTION] Ma secondo voi la storia è sentita oggi? Andare a vedere un grande cimitero di guerra fa riflettere? Si vede? Io mi sono ritrovata con le lacrime molti anni fa visitando un piccolo cimitero di guerra, tappa casuale tornando da una vacanza, leggendo le lapidi, le grandi imprese di ragazzini, tutti eroi naturalmente, tutti morti in nome della patria. Non perchè io abbia una particolare sensibilità, ero predisposta quel giorno ad accogliere, c'era silenzio in me e spazio. Quando vado a camminare vedo molte case coloniche, e vorrei tanto sapere la storia di chi viveva in quelle case, vorrei veramente sapere chi ci viveva, com'era la loro vita, cosa pensavano, vorrei poter rivedere anche per poco tempo quei luoghi dove cammino nei tempi in cui quelle case erano popolate di vita umana e cosa c'era intorno (ovviamente quello che si poteva leggere me lo sono andato a vedere). La storia nei libri delle grandi imprese, delle guerre, delle carestie è come un romanzo da cui trarre un film al giorno d'oggi ma è possibile sentirsela addosso non avendola vissuta? Forse io sono limitata ma ho bisogno di vedere per sentire. O sentire per vedere. Anche dove è la mia di storia. La scorsa estate ad esempio, ascoltando i suoni di un prato di montagna nel primo pomeriggio, ho sentito i suoni che sentivo nella mia prima infanzia. Li ho riconosciuti. Scusare l'OT :p
Si anch'io "sento" e immagino a volte quello che descrivi. Leggi -Fantasmi di pietra- di Mauro Corona.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Si anch'io "sento" e immagino a volte quello che descrivi. Leggi -Fantasmi di pietra- di Mauro Corona.
Grazie. Lo leggerò. :)
Di Corona ho molto apprezzato: Le voci del bosco, Finchè il cuculo canta, Cani, camosci, cuculi (e un corvo), mentre mi ha deluso Storia di Neve.
 

spleen

utente ?
Grazie. Lo leggerò. :) Di Corona ho molto apprezzato: Le voci del bosco, Finchè il cuculo canta, Cani, camosci, cuculi (e un corvo), mentre mi ha deluso Storia di Neve.
Corona è un tipo un pochino particolare, alcune cose gli riescono bene, altre no. Se non lo hai già letto leggi anche "La cote d'oro", è un racconto breve, un piccolo capolavoro. Se invece vuoi divertirti leggi - La fine del mondo storto - Senza mai dimenticare che è una fiaba.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Mio padre nacque sotto i bombardamenti del '43.
Ovvero fu concepito in quel periodo storico, venendo alla luce sempre durante la guerra.
La gente anche all'epoca viveva, amava, faceva figli, con l'unica differenze data dalla consapevolezza di avere la morte più vicina.
Io ho gli annali della mia zona (in formato "bignami" diciamo) e la mortalità infantile è descritta da inizio '900 fino al dopoguerra. Non ho alcun dubbio riguardo al fatto che la persone vivevano, amavano e facevano figli (noi vediamo le vecchie foto in bianco e nero ma quel mondo era a colori), e che potessero avere consapevolezza della morte più vicina, specie nei periodi di guerra, c'era anche la mortalità infantile come detto e una vita più breve, ma penso questo facesse parte della normalità (come se un domani la gente arriverà a vivere fino a 170 anni, noi oggi non lo immaginiamo, ci regoliamo sulla vita media attuale). Vivere nella guerra, e in tempi di guerra mi chiedo pure se potesse in qualche modo essere sentito con una certa normalità. Mi spiego. Se venisse una guerra domani io credo durerei ben poco, proprio in termini di ansia. Non ho un'elasticità tale per immaginare una vita col cecchino fuori dalla porta. Ci fossi nata sarei impostata in modo diverso, sarei anche stata addestrata a rispondere a quel tipo di vita.
 

danny

Utente di lunga data
Io ho gli annali della mia zona (in formato "bignami" diciamo) e la mortalità infantile è descritta da inizio '900 fino al dopoguerra. Non ho alcun dubbio riguardo al fatto che la persone vivevano, amavano e facevano figli (noi vediamo le vecchie foto in bianco e nero ma quel mondo era a colori), e che potessero avere consapevolezza della morte più vicina, specie nei periodi di guerra, c'era anche la mortalità infantile come detto e una vita più breve, ma penso questo facesse parte della normalità (come se un domani la gente arriverà a vivere fino a 170 anni, noi oggi non lo immaginiamo, ci regoliamo sulla vita media attuale). Vivere nella guerra, e in tempi di guerra mi chiedo pure se potesse in qualche modo essere sentito con una certa normalità. Mi spiego. Se venisse una guerra domani io credo durerei ben poco, proprio in termini di ansia. Non ho un'elasticità tale per immaginare una vita col cecchino fuori dalla porta. Ci fossi nata sarei impostata in modo diverso, sarei anche stata addestrata a rispondere a quel tipo di vita.
A quanto ho letto e raccolto come testimonianza direi di sì.
Lo spirito di adattamento dell'uomo è superiore a quanto tu possa stimare.
Anche tu ti potresti sorprendere del tuo modo di reagire.
Pensa alla Milano del '43, devastata dai bombardamenti angloamericani e al desiderio di normalità che l'ha presto portata a risorgere.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Corona è un tipo un pochino particolare, alcune cose gli riescono bene, altre no. Se non lo hai già letto leggi anche "La cote d'oro", è un racconto breve, un piccolo capolavoro. Se invece vuoi divertirti leggi - La fine del mondo storto - Senza mai dimenticare che è una fiaba.
"La cote d'oro" mai sentito. Ho controllato e non lo trovo come titolo. Forse è un racconto all'interno di una raccolta?
"La fine del mondo storto" non l'ho letto ma ne ho sentito parlare.
Corona mi piace quando descrive la realtà, anche legata ai segni del bosco, di animali, alberi, al rapporto con la natura. E' già una fiaba, anche se spesso ci sono più orchi che fate, o orchi che da qualche parte tengon in se anche fate.
 

Marjanna

Utente di lunga data
A quanto ho letto e raccolto come testimonianza direi di sì.
Lo spirito di adattamento dell'uomo è superiore a quanto tu possa stimare.
Anche tu ti potresti sorprendere del tuo modo di reagire.
Pensa alla Milano del '43, devastata dai bombardamenti angloamericani e al desiderio di normalità che l'ha presto portata a risorgere.
Guarda io mi chiederò sempre come cavolo ha fatto mia nonna dalle lune, a segni vari delle stagioni, alla latrina, ad arrivare concepire telecomando, frullatore, idromassaggio, persino segreteria telefonica, e altre diavolerie che si metteva ad imparare con grande pazienza. Portando sempre avanti la sua cultura ma godendosi anche le sue letture gossip sulla vita di Albano. Io già sono satura. Solo l'idea di comprare un elettrodomestico e dover scegliere tra 300 modelli mi passa la voglia. Sapere che alcuni hanno il "timer di scadenza" per distruggersi tra tre anni non ti dico...
So che ci si adatta all'estremo, però potendo evitare direi che prima di alzare un'arma ci penserei diecimila volte.
 

Brunetta

Utente di lunga data
A quanto ho letto e raccolto come testimonianza direi di sì.
Lo spirito di adattamento dell'uomo è superiore a quanto tu possa stimare.
Anche tu ti potresti sorprendere del tuo modo di reagire.
Pensa alla Milano del '43, devastata dai bombardamenti angloamericani e al desiderio di normalità che l'ha presto portata a risorgere.
Mia madre, poi divenuta ansiosa, andava per strada durante i bombardamenti.
Del resto tutti noi siamo abituati al nostro ambiente e cambiando città ci stupiamo del traffico, poco o tanto, del tempo ecc.
Ma possiamo anche vedere come riusciamo facilmente a ridurre la nostra empatia per situazioni o gruppi o eventi storici.
Sì durante la guerra si viveva, altrimenti non avrebbero potuto bloccare Milano con lo sciopero in previsione della insurrezione e del 25 aprile.

Questo non credo che cambi il senso di responsabilità, solo lo adatta alle circostanze.
Chi scappa dalla guerra sottopone la famiglia a disagi inimmaginabile e per noi insopportabili (raccontiamo in modo epico attese di qualche ora in aeroporto o inefficienze di un villaggio vacanze) eppure è una scelta fatta responsabilmente perché vista come possibilità di sopravvivenza.
 
Top