

ciao!
tu ti sei spiegato, vediamo se io ho capito

Per come la vivo io, è una questione di attenzione in correlazione con l'intenzione.
Vedi, nel momento in cui si accetta che hitler non è stato un monolite assoluto che ha fatto tutto da solo, diventa parecchio difficile raccontarsi la favola degli arcobaleni, degli unicorni e dell'esser buoni.
Diventa parecchio complicato continuare a giocare a nascondino con le proprie ombre.
(presente peter pan che litiga con la sua ombra nella stanza di wendy, quando ancora non riusciva a distaccarsi dall'isola che non c'è?..ecco).
Ecco, quando finalmente l'ombra si attacca ai piedi e diventa parte del complesso individuale (pensa, peter pan riacquista la sua umanità e può prender decisioni riguardo l'isola che non c'è solo dopo essersi ricongiunto con la sua ombra), diventa letteralmente visibile l'osservare che quanto più qualcuno ci cammina accanto tanto più cammina anche nella nostra ombra.
E quando ci dorme vicino, e noi si sta sognando nell'abbraccio del drago, diventa difficile pensare che qualche squama non lo raggiunga.
Reciprocamente.
Nella favola del mulino bianco, quella con le nastrine che si cucinano da sole e sempre da sole si fan trovare sul tavolo per colazione con tutti sorridenti che si sbracciano d'ammore, uno dei prodotti più venduti è la felicità dell'altro.
Il grande assente è il dolore che si provoca inevitabilmente all'altro. La delusione.
Attenzione e intenzione.
Se sono attenta, e io lo sono, alle mie intenzioni e non mi racconto cazzate, lo faccio ma ormai 9 su 10 mi becco anche, so che la maggior parte delle mie spinte sono dettate dalla ricerca di benessere personale.
Poi me la posso raccontare in mille modi. Posso fare volontariato raccontandomi che che voglio aiutare. Certo...vero. Ma in quell'aiutare la soddisfazione che cerco è mia, è il mio ego che sto nutrendo. Che va benissimo. E' una di quelle volte in cui l'egoismo è salutare e utile.
Se lo so.
Se invece mi racconto la storiella (e ce n'è parecchi che se la raccontano) allora partono i correlati. E l'altro (quello che amo taanto ma proprio taaanto) si trasforma magicamente nel contenitore delle mie speranze, delle mie idee, dei miei progetti. E glieli vomito dentro senza attenzione e pure senza intenzione.
Tendenzialmente facendo dei gran casini.
In questi termini io dico che mi impegno a fare bene il male.
Con attenzione e intenzione.
E se vomito, perlomeno ringrazio. E pulisco.
Tanto do.
Tanto pretendo per me.
Spero che se dalla mia bocca, e prima ancora dalla mia mente, dovesse un giorno uscire un "l'ho fatto per..." qualcuno fosse lì e volendomi bene entrasse nella mia ombra e me la rispecchiasse senza sconto alcuno. Giusto per rimettermi in prospettiva.
Offrirei la mia gratitudine a quel qualcuno.
E di qualcuno che ritengo capace di farlo tendo a circondarmi.