Però io mi sono approcciato a quel tipo di musica come tanti miei coetanei grazie a qualcuno di più grande che aveva vissuto quegli anni in diretta, un cugino, un fratello maggiore ecc. Io ad esempio ho uno zio di una decina d'anni più grande di me e ricordo ancora da bambino il fascino che esercitavano su di me certe copertine dei suoi vinili.. dal prisma che rifrange la luce di The dark side, all'Eddie del primo album degli Iron che mi sognavo la notte... Poi pian piano iniziai ad ascoltare per curiosità scoprendo che non c'era niente di demoniaco, anzi.. non c'era traccia di cantautori nostrani (se non PFM / De Andrè se non ricordo male) nei suoi dischi, ma nemmeno in quelli degli amici della sua compagnia che conoscevo abbastanza bene...
Ma certo... I Soft Machine per esempio li conosco attraverso il fratello di mia moglie.
Da qui a dire che erano di massa ce ne corre.
Di massa e di successo da noi c'erano gli italiani, poiché all'epoca l'industria in tutti i campi era prettamente nostrana.
Non per niente gran parte delle hit anglosassoni sono divenute famose da noi come cover.
Di massa era Battisti. O Celentano.
I Pink Floyd vennero da noi nel 1968 quando ancora c'era Syd Barret, fecero un concerto al Piper, che non è San Siro e qualche altra apparizione fugace quell'anno, poi nel 1971 all'esposizione industriale di Brescia pagati 13000 lire.
E dopo?Tornarono con grande successo e notorietà nel 1989, a un concerto a cui andai anch'io, senza Roger Waters e Syd Barrett, a Monza.
60.000 persone. All'epoca erano finalmente divenuti un fenomeno noti a tutti, compresi i profani.
In realtà la prima hit a 45 giri da noi fu Another Brick in the Wall, che io ricordo a 12 anni messa anche in discoteca dove la si ballava.
Ma nella seconda metà degli anni 70 già la musica straniera aveva preso piede in Italia e ci si avviava verso la grande crisi della musica con testi in italiano degli anni '80, quando l' esterofilia portò a prediligere i testi in inglese per la musica di genere disco, rock, pop e a far sì che anche gli italiani passassero a usare più spesso la lingua inglese o a cercare altri mercati. Era anche il periodo in cui ad Alfa Romeo si cominciava a preferire BMW. Ma era cambiato già tutto, e gli anni 60 si avviavano a diventare oggetto di ricordo anche attraverso prodotti cinematografici nostalgici.
Diciamo che in tutti campi gli anni 70 sancirono la transizione verso prodotti internazionali a scapito di quelli italiani.
Furono anche gli anni dei Sanremo più bui.
Comunque nel 1978/9 gli LP che comprai furono Kate Bush The Kick Inside, Supertramp Breakfast in America, Pink Floyd The Wall, Amanda Lear, Sparks No1 in Heaven, Saturday Night Fever, I Bee Gees di Too Much Heaven, Donna Summer Bad Girls, Dee Dee Jackson, Rockets etc etc.
Non un titolo in italiano.