Segnali di pericolo

Jacaranda

Utente di lunga data
In effetti sto perdendo tempo....
Mi sbaglio di sicuro ....
“considera normale la violazione delle norme senza senso di colpa o rimpianto ...”giustifica” atteggiamenti aggressivi tra cui l’incesto o la pedofilia (aggiungo io: magari collocandoli in contesti storici e sociali diversi) ....relativizza qualunque comportamento nel tentativo di motivare le proprie azioni ...”

Inutile impostare un dialogo alla pari...anche invocando l’assurdo troverà il modo di fingere di avere ragione
Sounds familiar?
Sta a vedere che aveva ragione la sua ragazza
 

Mariben

Utente di lunga data
Sai cosa ci vedo io nella vicenda ? Un’aggravante...non un’attenuante .
Lui, non sapendo gestire delle dinamiche di coppia diciamo “moderne” (tradimento etc) .. ha trovato come soluzione l’’ eliminazione del problema. La possibilità di uscire dalla dinamica distorta lui ce l’aveva... ma ha percorso la soluzione che ha decretato un suo possesso assoluto sull’altro: ti voglio affliggere la pena più grande, la massima sofferenza..e se sopravvivi sarai sfigurata a vita.
Che lei si sia sentita corresponsabile è gravissimo! Non la di deve ammirare ma compatire . È come sentire una donna che passeggiava in minigonna dire “me lo sono meritata la violenza...perché avevo la gonna corta”.
Nessuna ammirazione per la ragazza ma molta pena ... probabilmente non si è sentita di valere così tanto da evitare di giustificare il suo carnefice ...
Quella di lasciare e tradire ripetutamente un fidanzato e’ una violenza che chi subisce può evitare ..(me ne vado e ti mando affankulo). Se non te ne vai e non sei povero in canna. Con 3 figli e senza dimora ..tesoro...qualche problemino ce l’hai pure tu...
Se ti si dà fuoco...pensare di riuscire ad evitarlo invece è un filo dura...
lei si è sentita corresponsabile ? Molto grave
Quoto

Ognuno ammira quel che può.
Non ha mai risposto a domanda diretta del perché, secondo lui, è attratto da dinamiche violente e donne problematiche.
 

Irrisoluto

Utente di lunga data
Stavolta non mi va di rispondere singolarmente ad ognuno, come faccio sempre per rispetto nei confronti di chi ha comunque speso del tempo a scrivermi.
Sicuramente sono io che non so dialogare ed è vero che mi capita anche nella vita reale di suscitare queste reazioni.

Ci tengo solo a precisare alcune cose, più per me stesso che per voi, che in ogni caso vi siete fatti una vostra idea e figuriamoci se potreste mai cambiarla...e soprattutto avete le vostre idee, i vostri tabù inamovibili, i vostri sacri campanelli di allarme (olocausto, incesto, pedofilia, consenso...i pilastri della religione laica contemporanea).

Non ho mai difeso né l'incesto né la pedofilia. Non ricordo neanche più da cosa era nato questo discorso, ma io volevo sottolineare una cosa molto precisa, e cioè che è la cultura che attribuisce un senso alle azioni, che le rende buone, accettabili o inaccettabili. Anche la questione del consenso: dov'è che il problema del consenso si pone? Solo dove c'è cultura e la cultura cambia di continuo.
Intendo la cultura che stabilisce cio' che è accettabile e cio' che non lo è.
Per voi è accettabile piegare la schiena 8 ore al giorno per arricchire la classe dei capitalisti?
Per me no.
Per voi c'è REALE consenso da parte del lavoratore?
Per me no.
Davvero pensate che sia immaginabile una passione erotica dove non ci siano squilibri, consensi solo parziali, violenze psicologiche (e anche fisiche, in fondo la penetrazione è sempre un po' violenta)?
Se ipazia mi dice che tutto sta nella consapevolezza condivisa posso anche essere d'accordo, fermo restando che per me una parte di inconsapevolezza bruta è comunque necessaria.

Ma se mi rispondete che sto fuori di testa e che ha ragione la mia compagna, beh, significa semplicemente che avete bisogno di mettere a distanza
Di stigmatizzare fuori di voi qualcosa che vi perturba.
Perché l'essere umano è contraddittorio e solo nel mondo delle seghe mentali tutto procede secondo divina armonia.
Detto cio', buona continuazione a tutti :)
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Stavolta non mi va di rispondere singolarmente ad ognuno, come faccio sempre per rispetto nei confronti di chi ha comunque speso del tempo a scrivermi.
Sicuramente sono io che non so dialogare ed è vero che mi capita anche nella vita reale di suscitare queste reazioni.

Ci tengo solo a precisare alcune cose, più per me stesso che per voi, che in ogni caso vi siete fatti una vostra idea e figuriamoci se potreste mai cambiarla...e soprattutto avete le vostre idee, i vostri tabù inamovibili, i vostri sacri campanelli di allarme (olocausto, incesto, pedofilia, consenso...i pilastri della religione laica contemporanea).

Non ho mai difeso né l'incesto né la pedofilia. Non ricordo neanche più da cosa era nato questo discorso, ma io volevo sottolineare una cosa molto precisa, e cioè che è la cultura che attribuisce un senso alle azioni, che le rende buone, accettabili o inaccettabili. Anche la questione del consenso: dov'è che il problema del consenso si pone? Solo dove c'è cultura e la cultura cambia di continuo.
Intendo la cultura che stabilisce cio' che è accettabile e cio' che non lo è.
Per voi è accettabile piegare la schiena 8 ore al giorno per arricchire la classe dei capitalisti?
Per me no.
Per voi c'è REALE consenso da parte del lavoratore?
Per me no.
Davvero pensate che sia immaginabile una passione erotica dove non ci siano squilibri, consensi solo parziali, violenze psicologiche (e anche fisiche, in fondo la penetrazione è sempre un po' violenta)?
Se ipazia mi dice che tutto sta nella consapevolezza condivisa posso anche essere d'accordo, fermo restando che per me una parte di inconsapevolezza bruta è comunque necessaria.

Ma se mi rispondete che sto fuori di testa e che ha ragione la mia compagna, beh, significa semplicemente che avete bisogno di mettere a distanza
Di stigmatizzare fuori di voi qualcosa che vi perturba.
Perché l'essere umano è contraddittorio e solo nel mondo delle seghe mentali tutto procede secondo divina armonia.
Detto cio', buona continuazione a tutti :)
@Irrisoluto, io credo di aver capito cosa stai tentando di far passare.

Il modo però è provocatorio, e usa esempi forti.

Che vanno a toccare nervi sensibili, per tutti noi che apparteniamo comunque a questa cultura.
E che siamo condizionati dall'esserci cresciuti immersi.

Se provochi sui nervi scoperti, mi pare inevitabile che le reazioni siano di pari portata :)

Io ho capito il tuo discorso. (mi pare)
Potremmo spostarlo sulla concezione della prostituta: le pornai (=vendere) che erano nella gradino più basso della scala della prostituzione, e si vendevano sotto protezione e controllo di un padrone a cui davano una parte dei loro guadagni. Di solito erano schiave.
Poi c'erano le prostitute di strada, leggermente superiori nella scala. Si facevano pubblicità e avevano sandali con suole segnalatrici che lasciavano impresso "seguimi" (bellissimo!! :D). Avevano diverse origini, meteci che non riuscivano a trovare altro lavoro, vedove che non riuscivano a mantenersi dopo la perdita del marito, o anziane che avevano acquistato la loro libertà (a pagamento). Erano registrate e pagavano le tasse ad Atene, per dire.
E poi c'erano le etere (le mie preferite:)) erano in cima alla scala gerarchica, non esercitavano a cottimo e non si limitavano ai servizi sessuali. La parola significa compagna. E sempre seguendo la parola aveva denotava la nobiltà in una società essenzialmente militare, come all'epoca di Alessandro Magno. Le si ritrova nella cultura giapponese. Erano donne che potevano prendere parte alle conversazioni con gli uomini (roba piuttosto atipica in quelle società).
Aspasia, un'etera è stata compagna di Pericle e si vocifera fosse sua consigliera.

Insomma...allora la prostituzione era un mondo classificato e catalogato e descritto e vissuto in modo completamente diverso da oggi.
Se oggi io mi definissi un'etera verrei compresa solo da pochissime persone.

Se per provocare mi definissi prostituta, non verrei compresa. Per il semplice motivo che la storia della prostituzione non è storia studiata comunemente e tutta una serie di sfumature semplicemente non appartengono alla cultura corrente.

tutto questo per dire che andare via a salti fra le culture e addirittura confrontarle significa dare per scontate un sacco di cose. In primis un paradigma descrittivo in comune.

Quindi se dici che la pedofilia nel'antica grecia era accettata, rischi di passare per quello che fa la ode alla pedofilia e rimpiange i bei tempi andati.
Quando in realtà stai semplicemente dicendo che ogni cultura accettava e classificava comportamenti che erano sua stessa espressione.
E che anche la cultura subisce evoluzione lasciando tracce più o meno profonde.

E che i significati che noi attribuiamo sono significati presenti. Validi in questo qui e ora. E che potrebbe benissimo essere che fra 100 anni (uno sputo di tempo rispetto ai tempi evolutivi) tutto potrebbe essere sovvertito.

E che tutto questo tuo discorso è scientifico (storico scientifico). Nel senso di descrittivo di un andamento.
Nessuna morale.

Non hai tutti i torti. (ma solo se si esce dalla cutlura dicotomica del collocare nel giusto e nello sbagliato e si guardano i fatti senza connotazione)

60 anni fa l'omossesualità era una parafilia.
Oggi, finalmente, è considerata per quel che è. Un indirizzo.

Espressioni di evoluzione culturale. Nè giusto nè sbagliato in assoluto. Storia.

Mia nonna diceva al mio primo moroso che se facevo la cattiva faceva bene a picchiarmi.
Io mi scandalizzavo.
MA per lei era assolutamente logico e normale non solo dirlo ma incoraggiare un uomo a farlo.
Perchè quella per lei non era violenza nè tanto meno vessazione.

Lei era figlia del suo tempo.
E del suo tempo rappresentante.
Nè giusto nè sbagliato in assoluto. Storia.

Come ognuno di noi lo è del nostro.

Una cosa mi sento di dirtela, se anche con la tua compagna usavi il modo della provocazione, utilizzavi una modalità passivo aggressiva.
Che, andando all'etimologia della parola aggredire, ad gredior, significa avvicnarsi, farsi vicino.
Ma in questa cultura è un comportamento che non è accettato.
Io per esempio se mi sento provocata, ignoro di solito. O svelo la provocazione.
MA non la accetto.

La tua ragazza (o ex) invece cadeva nel tranello e finiva in aggressività diretta (modalità dell'avvicinarsi che la caratterizzava).

Il risultato è il casino che hai più volte descritto.

Dinamica relazionale prodotta dalle vostre caratteristiche individuali.
E da una capacità comunicativa governata più da quella forza bruta a cui ti rifai che alla condivisione di caratteristiche per poterle fare incontrare e mediare.

Forza bruta che io riconosco. E come te ritengo necessaria.
Ma non come sfogo di frustrazione o modo alternativo all'impegno di una comunicazione funzionale e mirata alla comprensione reciproca.

Forza presa consapevolmente e nella consapevolezza che si sta maneggiando roba delicatissima perchè riguarda pulsioni fondamentali che richiedo ancora maggior cura delle esternazioni di default e socialmente accettate e quindi conosciute e riconosciute. E nella consapevolezza che si sta andando per territori poco se non per niente esplorati a livello mainstream. E che sono oltretutto ricoperte dalla polvere dei secoli di storia che ci ha preceduto.
Pulsioni che richiedono, per essere collocate nella relazione, un buon filtro identitario. Da parte di entrambi. Oggi.
E che proprio per questo motivo se non ci si comunica sopra nel modo più chiaro possibile e in costante tensione alla chiarezza, di solito finisce in un gran botto. (domani chissà..)

Che sia poi violenza fisica, è solo una delle tante variabili dei fuochi d'artificio che si vedono qui e là.

In ogni caso, pensa, la stigmatizzazione è una di quelle caratteristiche che caratterizza l'umano dall'origine :)
 
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Jacaranda

Utente di lunga data
Stavolta non mi va di rispondere singolarmente ad ognuno, come faccio sempre per rispetto nei confronti di chi ha comunque speso del tempo a scrivermi.
Sicuramente sono io che non so dialogare ed è vero che mi capita anche nella vita reale di suscitare queste reazioni.

Ci tengo solo a precisare alcune cose, più per me stesso che per voi, che in ogni caso vi siete fatti una vostra idea e figuriamoci se potreste mai cambiarla...e soprattutto avete le vostre idee, i vostri tabù inamovibili, i vostri sacri campanelli di allarme (olocausto, incesto, pedofilia, consenso...i pilastri della religione laica contemporanea).

Non ho mai difeso né l'incesto né la pedofilia. Non ricordo neanche più da cosa era nato questo discorso, ma io volevo sottolineare una cosa molto precisa, e cioè che è la cultura che attribuisce un senso alle azioni, che le rende buone, accettabili o inaccettabili. Anche la questione del consenso: dov'è che il problema del consenso si pone? Solo dove c'è cultura e la cultura cambia di continuo.
Intendo la cultura che stabilisce cio' che è accettabile e cio' che non lo è.
Per voi è accettabile piegare la schiena 8 ore al giorno per arricchire la classe dei capitalisti?
Per me no.
Per voi c'è REALE consenso da parte del lavoratore?
Per me no.
Davvero pensate che sia immaginabile una passione erotica dove non ci siano squilibri, consensi solo parziali, violenze psicologiche (e anche fisiche, in fondo la penetrazione è sempre un po' violenta)?
Se ipazia mi dice che tutto sta nella consapevolezza condivisa posso anche essere d'accordo, fermo restando che per me una parte di inconsapevolezza bruta è comunque necessaria.

Ma se mi rispondete che sto fuori di testa e che ha ragione la mia compagna, beh, significa semplicemente che avete bisogno di mettere a distanza
Di stigmatizzare fuori di voi qualcosa che vi perturba.
Perché l'essere umano è contraddittorio e solo nel mondo delle seghe mentali tutto procede secondo divina armonia.
Detto cio', buona continuazione a tutti :)
Noi abbiamo bisogno di mettere a distanza...
Noi siamo poco illuminati ...mentre tu sei superiore e per questo destinato a opere mirabolanti e grandiose ... già ...
Anche questa, chissà dove l’ho già sentita ...
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non è che se una cosa in altro tempo o in altra cultura è stata considerata accettabile o normale non facesse ugualmente male.
Soprattutto è incongruo tirare fuori osservazioni relativistiche Quando si sta discutendo di avvertire lo squilibrio pericoloso in certe relazioni.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non è che se una cosa in altro tempo o in altra cultura è stata considerata accettabile o normale non facesse ugualmente male.
Soprattutto è incongruo tirare fuori osservazioni relativistiche Quando si sta discutendo di avvertire lo squilibrio pericoloso in certe relazioni.
Io non ho letto questa prospettiva.
Men che meno ho letto una relativizzazione.

ho letto provocazioni, anche forti. che personalmente non utilizzerei.

Se si vuol parlare di violenza, ed in particolare di violenza psicologica, uscire dalla storia non solo relativizza all'oggi ma nega la possibilità di una comprensione delle origini, e non sociali, ma nella persona.

Mai avuto per davvero a che fare con persone invischiate in dinamiche di violenza?
Invischiate per davvero.
E dal vivo.

Io sì. Le ho viste, e portate, a fare denuncia, per vedergliela ritirare il giorno dopo.
Le ho viste giustificare la violenza. giorno dopo giorno. E ho fatto compagnia nel mentre.
Le ho viste lasciarne uno, e scegliersene un altro uguale. Volta dopo volta.
Campanelli riconosciuti dopo campanelli riconosciuti.

Fuori dalla storia, a partire da quella personale, non si esiste.

E' come chiedere ad un bambino che in casa ha il delirio di essere concentrato a scuola.
C'è chi ci riesce.
Ma c'è chi semplicemente non può. Perchè non ha spazio.

E chiedere ad una donna che è invischiata nella violenza di riconoscerla, non significa descriverle la violenza.
Significa insegnare alla bambina a nominarla.

Che non è robetta.

Quando sei dentro, post come quello che hai messo qui, non servono a niente.
Servono a chi è fuori.

Quando si è dentro non si vede. non si coglie.
E non per imbecillità.
Ma per impossibilità.

Chiunque lavori con la violenza lo sa.

Le donne accettano e insegnano la violenza.
Tanto quanto gli uomini.
E' parte della storia dei generi.
Fare finta che il prima non sia esistito non serve a niente.
Come il male e il bene servono a poco. In termini assolutistici.

Usare il prima come provocazione lo ritengo comunque altrettanto inutile con le vittime.

Per parlare fra chi invece non è dentro, è utile. Perchè significa fare cultura.

Anche se la provocazione non è il metodo che sceglierei. Io.

C'è chi però ha fatto i soldi con la provocazione ben calibrata.
Quindi...

Le orecchie che ascoltano sono tante. E ognuno ascolta a modo suo.

Anche non riconoscere questo afferisce alla vessazione, che è l'anticamera della violenza.
 
Ultima modifica:

Skorpio

Utente di lunga data
Io non ho letto questa prospettiva.
Men che meno ho letto una relativizzazione.

ho letto provocazioni, anche forti. che personalmente non utilizzerei.

Se si vuol parlare di violenza, ed in particolare di violenza psicologica, uscire dalla storia non solo relativizza all'oggi ma nega la possibilità di una comprensione delle origini, e non sociali, ma nella persona.

Mai avuto per davvero a che fare con persone invischiate in dinamiche di violenza?
Invischiate per davvero.
E dal vivo.

Io sì. Le ho viste, e portate, a fare denuncia, per vedergliela ritirare il giorno dopo.
Le ho viste giustificare la violenza. giorno dopo giorno. E ho fatto compagnia nel mentre.
Le ho viste lasciarne uno, e scegliersene un altro uguale. Volta dopo volta.
Campanelli riconosciuti dopo campanelli riconosciuti.

Fuori dalla storia, a partire da quella personale, non si esiste.

E' come chiedere ad un bambino che in casa ha il delirio di essere concentrato a scuola.
C'è chi ci riesce.
Ma c'è chi semplicemente non può. Perchè non ha spazio.

E chiedere ad una donna che è invischiata nella violenza di riconoscerla, non significa descriverle la violenza.
Significa insegnare alla bambina a nominarla.

Che non è robetta.

Quando sei dentro, post come quello che hai messo qui, non servono a niente.
Servono a chi è fuori.

Quando si è dentro non si vede. non si coglie.
E non per imbecillità.
Ma per impossibilità.

Chiunque lavori con la violenza lo sa.

Le donne accettano e insegnano la violenza.
Tanto quanto gli uomini.
E' parte della storia dei generi.
Fare finta che il prima non sia esistito non serve a niente.
Come il male e il bene servono a poco. In termini assolutistici.

Usare il prima come provocazione lo ritengo comunque altrettanto inutile con le vittime.

Per parlare fra chi invece non è dentro, è utile. Perchè significa fare cultura.

Anche se la provocazione non è il metodo che sceglierei. Io.

C'è chi però ha fatto i soldi con la provocazione ben calibrata.
Quindi...

Le orecchie che ascoltano sono tante. E ognuno ascolta a modo suo.

Anche non riconoscere questo afferisce alla vessazione, che è l'anticamera della violenza.
Quoto

Tutto
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Noi abbiamo bisogno di mettere a distanza...
Noi siamo poco illuminati ...mentre tu sei superiore e per questo destinato a opere mirabolanti e grandiose ... già ...
Anche questa, chissà dove l’ho già sentita ...

Io questo non l'ho letto.

Mi piacerebbe lo quotassi. :)

Che poi [MENTION=6080]Irrisoluto[/MENTION] sia un testone e che abbia bisogno di guardarsi da fuori e riconoscere cose, che a mio parere metta la società in una posizione tale per cui il rischio che la società divenga l'assoluzione alla mancanza di proattività dell'individuo ci sta. E' una sua parte.

Ma non soltanto. Comunque.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io non ho letto questa prospettiva.
Men che meno ho letto una relativizzazione.

ho letto provocazioni, anche forti. che personalmente non utilizzerei.

Se si vuol parlare di violenza, ed in particolare di violenza psicologica, uscire dalla storia non solo relativizza all'oggi ma nega la possibilità di una comprensione delle origini, e non sociali, ma nella persona.

Mai avuto per davvero a che fare con persone invischiate in dinamiche di violenza?
Invischiate per davvero.
E dal vivo.

Io sì. Le ho viste, e portate, a fare denuncia, per vedergliela ritirare il giorno dopo.
Le ho viste giustificare la violenza. giorno dopo giorno. E ho fatto compagnia nel mentre.
Le ho viste lasciarne uno, e scegliersene un altro uguale. Volta dopo volta.
Campanelli riconosciuti dopo campanelli riconosciuti.

Fuori dalla storia, a partire da quella personale, non si esiste.

E' come chiedere ad un bambino che in casa ha il delirio di essere concentrato a scuola.
C'è chi ci riesce.
Ma c'è chi semplicemente non può. Perchè non ha spazio.

E chiedere ad una donna che è invischiata nella violenza di riconoscerla, non significa descriverle la violenza.
Significa insegnare alla bambina a nominarla.

Che non è robetta.

Quando sei dentro, post come quello che hai messo qui, non servono a niente.
Servono a chi è fuori.

Quando si è dentro non si vede. non si coglie.
E non per imbecillità.
Ma per impossibilità.

Chiunque lavori con la violenza lo sa.

Le donne accettano e insegnano la violenza.
Tanto quanto gli uomini.
E' parte della storia dei generi.
Fare finta che il prima non sia esistito non serve a niente.
Come il male e il bene servono a poco. In termini assolutistici.

Usare il prima come provocazione lo ritengo comunque altrettanto inutile con le vittime.

Per parlare fra chi invece non è dentro, è utile. Perchè significa fare cultura.

Anche se la provocazione non è il metodo che sceglierei. Io.

C'è chi però ha fatto i soldi con la provocazione ben calibrata.
Quindi...

Le orecchie che ascoltano sono tante. E ognuno ascolta a modo suo.

Anche non riconoscere questo afferisce alla vessazione, che è l'anticamera della violenza.
E provocare serve?
Mi pare proprio di no.
Comunque ognuno segue quello che crede serva.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
E provocare serve?
Mi pare proprio di no.
Comunque ognuno segue quello che crede serva.
Non lo so. Non sempre. Non mai.

A volte serve a volte no. Il provocare intendo.
Se ben utilizzato è una tecnica che viene utilizzata in modo funzionale all'emersione. Serve saperlo fare però. E guidare l'emersione dopo averla provocata.

In questo contesto, come ho scritto, no. La trovo sviante. E io non la userei.

E come ho scritto a @Irrisoluto, sfugge facilmente di mano e sposta l'attenzione, invece che convogliarla.

La questione sollevata però non era la provocazione.
Quanto il considerare la storia da cui si proviene come relativizzazione e non come spazio di conoscenza di percorsi che portano all'oggi.

Su questo invece concordo con @Irrisoluto.

La storia del rapporto fra generi, per esempio, è interessante, e contiene molte radici di comportamenti ancora attuali.
E penso che uno dei motivi per cui siano ancora attuali è che la storia non è conosciuta, anzi, ri-conosciuta ognuno in se stesso ANCHE come storia personale, e non solo sociale.

Quanto al grassetto. Vero.
Non sempre il credere serve, però.

Un sacco di donne morte ammazzate hanno seguito il credere.
E un sacco di uomini muoiono ammazzati credendo.
 
Ultima modifica:

spleen

utente ?
Non lo so. Non sempre. Non mai. A volte serve a volte no. Il provocare intendo. Se ben utilizzato è una tecnica che viene utilizzata in modo funzionale all'emersione. Serve saperlo fare però. E guidare l'emersione dopo averla provocata. In questo contesto, come ho scritto, no. La trovo sviante. E io non la userei. E come ho scritto a @Irrisoluto, sfugge facilmente di mano e sposta l'attenzione, invece che convogliarla. La questione sollevata però non era la provocazione. Quanto il considerare la storia da cui si proviene come relativizzazione e non come spazio di conoscenza di percorsi che portano all'oggi. Su questo invece concordo con @Irrisoluto. La storia del rapporto fra generi, per esempio, è interessante, e contiene molte radici di comportamenti ancora attuali. E penso che uno dei motivi per cui siano ancora attuali è che la storia non è conosciuta, anzi, ri-conosciuta ognuno in se stesso ANCHE come storia personale, e non solo sociale. Quanto al grassetto. Vero. Non sempre il credere serve, però. Un sacco di donne morte ammazzate hanno seguito il credere. E un sacco di uomini muoiono ammazzati credendo.
L'inutile confronto storico gli serve come - alibi- per starsene nel suo angolino di confort a stare male e ad accettare situazioni come ineluttabili. L'analisi deve essere "hic et nunc". E onestamente trovo ozioso parlare di consenso senza partire dai bisogni e dai valori, come trovo ozioso, inutile e pretestuoso criticare il capitalismo e i suoi presunti servi scrivendo da uno smartphone o da un computer prodotti dal medesimo. Per quanto l'impressione fondamentale è che non si -voglia- uscire dal proprio empasse. Quando avrò più tempo motiverò meglio....
 

Skorpio

Utente di lunga data
L'inutile confronto storico gli serve come - alibi- per starsene nel suo angolino di confort a stare male e ad accettare situazioni come ineluttabili. L'analisi deve essere "hic et nunc". E onestamente trovo ozioso parlare di consenso senza partire dai bisogni e dai valori, come trovo ozioso, inutile e pretestuoso criticare il capitalismo e i suoi presunti servi scrivendo da uno smartphone o da un computer prodotti dal medesimo. Per quanto l'impressione fondamentale è che non si -voglia- uscire dal proprio empasse. Quando avrò più tempo motiverò meglio....
Quoto

L'esposizione di [MENTION=6080]Irrisoluto[/MENTION] è stata sicuramente sgangherata e fuorviante

Io penso si sia sentito in qualche modo aggredito da più parti, e su questo deve anche riflettere (se così fosse)

Però uscendo dalla "forma" ha detto cose anche vere, dette male e collocate anche peggio, ripeto
 

Jacaranda

Utente di lunga data
Io questo non l'ho letto.

Mi piacerebbe lo quotassi. :)

Che poi [MENTION=6080]Irrisoluto[/MENTION] sia un testone e che abbia bisogno di guardarsi da fuori e riconoscere cose, che a mio parere metta la società in una posizione tale per cui il rischio che la società divenga l'assoluzione alla mancanza di proattività dell'individuo ci sta. E' una sua parte.

Ma non soltanto. Comunque.
Non ci sono post singoli e specifici, è una deduzione (mia) derivata da evidenze nei suoi scritti.
Si pone in modo (volutamente) garbato, ma è evidente (per me) il suo sentirsi al di sopra di tutte le banalità della gente “comune” (in un caso recente lo ha pure esplicitato) . Con la fidanzata sembrava più ricercare qui le argomentazioni per avere ragione piuttosto che per il desiderio di capirne le dinamiche ...smontando volta per volta ogni tassello.
All’inizio l’ho visto come una persona debole con necessità di gratificazione ...poi la sensazione che fosse il contrario è diventata sempre più forte.
Nulla di male...ma ho una naturale diffidenza per chi relativizza ogni cosa per sostenere le proprie posizioni, raccontarla e raccontarsela....L’ho spesso visto come un alibi.....a volte solo un espediente dialettico per mostrarsi superiore al volgo che “nulla sa “..(il “sono diverso perché superiore” suona meglio di “sono diverso perché ho qualcosa che secondo me non va “).
Se aspiri al divino (sto volutamente estremizzando), va da se che ti aspetti che il fato abbia riservato per te un destino luminoso .
Se poi il volgo ti mette un filino in difficoltà su argomenti che non riguardano la donna con cui ti accompagni e che descrivi come instabile ...ma guai a chi la tocca (la donna o se stesso ?) , ma evidenze che sono risultate inaccettabili....scompari con un’argomentazione teatrale generica prima dell’uscita di scena che mostra un filino di ego ipervigile è vulnerabile.

Condivido senza filtri una sensazione
 
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Ginevra65

Moderatrice del cazzo
Staff Forum
Non ci sono post singoli e specifici, è una deduzione (mia) derivata da evidenze nei suoi scritti.
Si pone in modo (volutamente) garbato, ma è evidente (per me) il suo sentirsi al di sopra di tutte le banalità della gente “comune” (in un caso recente lo ha pure esplicitato) . Con la fidanzata sembrava più ricercare qui le argomentazioni per avere ragione piuttosto che per il desiderio di capirne le dinamiche ...smontando volta per volta ogni tassello.
All’inizio l’ho visto come una persona debole con necessità di gratificazione ...poi la sensazione che fosse il contrario è diventata sempre più forte.
Nulla di male...ma ho una naturale diffidenza per chi relativizza ogni cosa per sostenere le proprie posizioni, raccontarla e raccontarsela....L’ho spesso visto come un alibi.....a volte solo un espediente dialettico per mostrarsi superiore al volgo che “nulla sa “..(il “sono diverso perché superiore” suona meglio di “sono diverso perché ho qualcosa che secondo me non va “).
Se aspiri al divino (sto volutamente estremizzando), va da se che ti aspetti che il fato abbia riservato per te un destino luminoso .
Se poi il volgo ti mette un filino in difficoltà su argomenti che non riguardano la donna con cui ti accompagni e che descrivi come instabile ...ma guai a chi la tocca (la donna o se stesso ?) , ma evidenze che sono risultate inaccettabili....scompari con un’argomentazione teatrale generica prima dell’uscita di scena che mostra un filino di ego ipervigile è vulnerabile.

Condivido senza filtri una sensazione
quello che hai detto mi ricorda molto una persona di mia conoscenza. E' lui a rendere instabile lei.
Lui la critica spesso, le fa osservazioni, a volte la tratta come una demente. Lei sclera ma tanto eh......lui dimostra a se stesso e agli altri che lei è la strana.
Diabolico.
Intanto stanno insieme da anni. A lui piace questo condizionarla.
Lei fa pena.Già di suo non era molto sicura con uno così è tutto amplificato.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Certo che è roba tua.

E, anche se tu volessi, nessuno potrebbe prenderla. :)

Il per-dono per tuo figlio a me sembra la cosa importante.

Il resto, prenderà forma.

Sulla preghiera non ti so dir niente.

Rispetto i riti e i culti.

Ma il dialogo di solito io ce l'ho con me.
Non mi è mai venuto spontaneo rivolgermi ad altre forze che non fosse la mia.

Quindi comprendo la preghiera, ma come dinamica ;):)

Una volta riprenderò il discorso (meglio magari in qualche sezione privata), partendo dai risultati della mia CTU.
 
Io non ho letto questa prospettiva.
Men che meno ho letto una relativizzazione.

ho letto provocazioni, anche forti. che personalmente non utilizzerei.

Se si vuol parlare di violenza, ed in particolare di violenza psicologica, uscire dalla storia non solo relativizza all'oggi ma nega la possibilità di una comprensione delle origini, e non sociali, ma nella persona.

Mai avuto per davvero a che fare con persone invischiate in dinamiche di violenza?
Invischiate per davvero.
E dal vivo.

Io sì. Le ho viste, e portate, a fare denuncia, per vedergliela ritirare il giorno dopo.
Le ho viste giustificare la violenza. giorno dopo giorno. E ho fatto compagnia nel mentre.
Le ho viste lasciarne uno, e scegliersene un altro uguale. Volta dopo volta.
Campanelli riconosciuti dopo campanelli riconosciuti.

Fuori dalla storia, a partire da quella personale, non si esiste.

E' come chiedere ad un bambino che in casa ha il delirio di essere concentrato a scuola.
C'è chi ci riesce.
Ma c'è chi semplicemente non può. Perchè non ha spazio.

E chiedere ad una donna che è invischiata nella violenza di riconoscerla, non significa descriverle la violenza.
Significa insegnare alla bambina a nominarla.

Che non è robetta.

Quando sei dentro, post come quello che hai messo qui, non servono a niente.
Servono a chi è fuori.

Quando si è dentro non si vede. non si coglie.
E non per imbecillità.
Ma per impossibilità.

Chiunque lavori con la violenza lo sa.

Le donne accettano e insegnano la violenza.
Tanto quanto gli uomini.

E' parte della storia dei generi.
Fare finta che il prima non sia esistito non serve a niente.
Come il male e il bene servono a poco. In termini assolutistici.

Usare il prima come provocazione lo ritengo comunque altrettanto inutile con le vittime.

Per parlare fra chi invece non è dentro, è utile. Perchè significa fare cultura.

Anche se la provocazione non è il metodo che sceglierei. Io.

C'è chi però ha fatto i soldi con la provocazione ben calibrata.
Quindi...

Le orecchie che ascoltano sono tante. E ognuno ascolta a modo suo.

Anche non riconoscere questo afferisce alla vessazione, che è l'anticamera della violenza.
in realtà ,se partiamo dal post che apre questo thread ,sarebbe importante l'oggi stimolando qualche antenna.
non è poi un arrogante assolutismo l'affermazione che questo messaggio sarebbe inutile?
se anche servisse a mettere mezza pulce nell'orecchio di un quarto di donna che sta subendo uno dei trattamenti descritti sarebbe già più costruttivo di tutte le belle lezioncine di storia.
non è una questione di battaglia di generi, solo (come già detto più volte) una realtà
 

Brunetta

Utente di lunga data
L
Non lo so. Non sempre. Non mai.

A volte serve a volte no. Il provocare intendo.
Se ben utilizzato è una tecnica che viene utilizzata in modo funzionale all'emersione. Serve saperlo fare però. E guidare l'emersione dopo averla provocata.

In questo contesto, come ho scritto, no. La trovo sviante. E io non la userei.

E come ho scritto a @Irrisoluto, sfugge facilmente di mano e sposta l'attenzione, invece che convogliarla.

La questione sollevata però non era la provocazione.
Quanto il considerare la storia da cui si proviene come relativizzazione e non come spazio di conoscenza di percorsi che portano all'oggi.

Su questo invece concordo con @Irrisoluto.

La storia del rapporto fra generi, per esempio, è interessante, e contiene molte radici di comportamenti ancora attuali.
E penso che uno dei motivi per cui siano ancora attuali è che la storia non è conosciuta, anzi, ri-conosciuta ognuno in se stesso ANCHE come storia personale, e non solo sociale.

Quanto al grassetto. Vero.
Non sempre il credere serve, però.

Un sacco di donne morte ammazzate hanno seguito il credere.
E un sacco di uomini muoiono ammazzati credendo.
Quando ci si è dentro non si comprende mai una situazione.
Però c’è chi ci si sta mettendo o chi ha un’amica che ci sta entrando.
Magari interpretare come allarmante certi comportamenti è meglio.
Gira in rete una immagine con un decalogo del vero innamorato che dice:

Un VERO fidanzato
ti chiama per niente
ti scrive tutto il tempo
vuole vederti
diventa geloso
è iperprotettivo
si preoccupa per te


forse dire che questo NON è un comportamento equilibrato non fa certamente male, anche perché tante ragazzine ci credono.

Poi nessuno di noi è ben consapevole delle situazioni in cui si trova, ma se comunque si rivolge a qualcuno (amico, centro antiviolenza, consultorio, psicologo, servizi sociali o ...un forum) sente che qualcosa non funziona e avere conferma che è così può portare a rivolgersi a qualcuno di più competente.
Ogni tanto qualcuno mi domanda se sono al soldo dell’associazione degli psicologi e/o psicoterapeuti, ma semplicemente, quando vedo che una situazione è intricata, suggerisco un incontro con chi può davvero aiutare.
La capacità delle persone con qualche problema psicologico di razionalizzarlo e mistificarlo a se stessi è molto alta e, spesso, ricercano chi possa rispecchiarli per restare all’interno di un quadro esplicativo tranquillizzante.
Non essendo terapeuta e, anche se lo fossi, non potendo fare alcuna terapia via web, mi guardo bene da alimentare certe costruzioni intellettuali che potrebbero allontanare da un percorso più efficace.
 
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Foglia

utente viva e vegeta
L
Quando ci si è dentro non si comprende mai una situazione.
Però c’è chi ci si sta mettendo o chi ha un’amica che ci sta entrando.
Magari interpretare come allarmante certi comportamenti è meglio.
Gira in rete una immagine con un decalogo del vero innamorato che dice:

Un VERO fidanzato
ti chiama per niente
ti scrive tutto il tempo
vuole vederti
diventa geloso
è iperprotettivo
si preoccupa per te


forse dire che questo NON è un comportamento equilibrato non fa certamente male, anche perché tante ragazzine ci credono.

Poi nessuno di noi è ben consapevole delle situazioni in cui si trova, ma se comunque si rivolge a qualcuno (amico, centro antiviolenza, consultorio, psicologo, servizi sociali o ...un forum) sente che qualcosa non funziona e avere conferma che è così può portare a rivolgersi a qualcuno di più competente.
Ogni tanto qualcuno mi domanda se sono al soldo dell’associazione degli psicologi e/o psicoterapeuti, ma semplicemente, quando vedo che una situazione è intricata, suggerisco un incontro con chi può davvero aiutare.
La capacità delle persone con qualche problema psicologico di razionalizzarlo e mistificarlo a se stessi è molto alta e, spesso, ricercano chi possa rispecchiarli per restare all’interno di un quadro esplicativo tranquillizzante.
Non essendo terapeuta e, anche se lo fossi, non potendo fare alcuna terapia via web, mi guardo bene da alimentare certe costruzioni intellettuali che potrebbero allontanare da un percorso più efficace.

Non posso ancora darti verde, ma ti quoto.
 
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