ipazia
Utente disorientante (ma anche disorientata)
La prendo un po' larga.L'inutile confronto storico gli serve come - alibi- per starsene nel suo angolino di confort a stare male e ad accettare situazioni come ineluttabili. L'analisi deve essere "hic et nunc". E onestamente trovo ozioso parlare di consenso senza partire dai bisogni e dai valori, come trovo ozioso, inutile e pretestuoso criticare il capitalismo e i suoi presunti servi scrivendo da uno smartphone o da un computer prodotti dal medesimo. Per quanto l'impressione fondamentale è che non si -voglia- uscire dal proprio empasse. Quando avrò più tempo motiverò meglio....
Quando si ha una struttura mentale di lettura del mondo, si tende ad usare principalmente quella. Un po' per abitudine e comodità, un po' per maneggevolezza, un po' anche perchè i riferimenti e i parametri di lettura sono consolidati.
Per struttura mentale intendo quel modo di avere visione che non scaturisce direttamente dagli occhi, ma da come gli occhi sono stati addestrati a guardare.
Un tecnico tende a "visionare" il mondo secondo una prospettiva, e competenze, tecniche.
Un analista tende a "visionare" il mondo secondo una prospettiva e competenze analitiche.
E via dicendo.
Mi riferisco quindi al nucleo identitario che scaturisce dall'identità personale (il contesto di provenienza, fisico, psicologico e culturale e territoriale oltre che linguistico, i modelli di attaccamento, gli stili di apprendimento, la narrazione della propria storia personale, la rielaborazione della storia personale, etc ) integrata dall'identità professionale (gli apprendimenti, le specializzazioni, ruolo e annesse funzioni, etc )
Io penso che compito di ogni individuo, dovere direi, sia non perdere lungo la strada di costituzione e composizione gli "sguardi" che si sono stratificati nel tempo. Da quello del bambino (e qui dentro ci metto la curiosità, la meraviglia, la tensione alla scoperta) quello dell'adolescente (e qui dentro ci metto l'arroganza del sapere, il costante apprendimento dello sbaglio, il coraggio del rischio) quello dell'adulto (e qui ci metto la composizione e ricomposizione costante dei vari sguardi, la loro mediazione e loro collocazione in quell'hic e nunc a cui tu fai giustamente riferimento).
(io, solo leggendo qui dentro, sarei in grado di individuare lo sguardo di praticamente tutti quelli che scrivono. E da quello sguardo le competenze principali e a grandi linee l'ambito lavorativo.)
L'ho fatta semplice e sintetica, per quel che si può e sono in grado di fare.
Perchè?
Perchè pur essendo d'accordo con te sul fatto che la conoscenza (in generale non solo storica) possa divenire un alibi - un po' per tutti, a diversi livelli e con diversa intensità - penso anche che non conoscere la storia in particolare ma anche la geografia, per dire, piuttosto che i meccanismi relazionali, piuttosto che la scientificità che permette di non vedere il mondo naturale come una produzione disney fatta a misura umana sia una delle disabilità moderne.
Non riconosciute.
E anzi....nel mondo che citavi (pc e smarphone), dove tutto sembra essere a disposizione tramite l'internet, pure confermata.
Non serve conoscere.
Basta dire. Poche parole. Facili facili.
Basta affermare qualcosa che raccolga gradimento. O disapprovazione. Non cambia molto.
Che sia in linea e allineato. Questo è importante.
Ed è fra l'altro funzionale anche alla costituzione delle echo chambers. Che a loro volta sono funzionali alla massificazione dell'internet.
E allora l'internet, da luogo che io mi rappresento come la biblioteca di Babilonia in termini di potenza, diviene il luogo delle facili risposte e delle citazioni. (sconnesse dal contesto spaziale e temporale in cui sono state affermate).
Il luogo in cui basta dire.
E in cui si pensa che 10 righe possano riassumere questioni ben più complesse di dieci righe.
Che però, se sono scritte in più di dieci righe...caspiterina....troppo lungo!
L'importante è che qualcosa venga detto, o no?? E possibilmente in modo che non sia di troppa fatica leggerselo e tradurselo.
E insomma!
Quindi, un po' come per il discorso in cui si riconosce che un'arma non è nè buona nè cattiva, ma è l'uso che se ne fa a rendere LA CONSEGUENZA buona o cattiva (come non mi piace questo buono e cattivo...ma tant'è) anche per le conoscenze io la vedo allo stesso modo.
Un buon politico è un buon politico.
Che poi nel suo essere buon politico venda l'eugenetica oppure la comprensione reciproca non riguarda l'essere politico.
Quello è la rappresentazione, non solo sua, ma del mondo in cui è inserito e vende le sue idee sotto forma di propaganda.
Quindi, io posso dire che hitler è stato un buon politico. Come posso dirlo di Berlusconi.
Ma le idee e il sistema valoriale che hanno venduto ai popoli l'hanno rappresentato ANCHE i popoli, che non sono vittime del cattivone di turno.
come diceva @twinpeaks in un vecchio post, hitler ha sollevato ombre che non erano SOLO in lui.
Ha sollevato ombre che erano ANCHE nei suoi contemporanei e tutti insieme hanno deciso ( più o meno consapevolmente) di renderle fatti e toglierle dalle ombre.
Mi spiego?
Non avere consapevolezza di questo, significa tirare righe un po' come è stato fatto in Africa per separare stati che esistono solo politicamente e sulla carta, ma non esistono nel reale vissuto degli individui e dei territori.
Ecco, tutto questo per dire che per quanto io non condivida @Irrisoluto a due livelli: il suo modo della provocazione (che trovo inutile e disfunzionale. Ma immagino che per lui sia funzionale a confermare suoi bisogni e sue visioni di se stesso. D'altro canto, anche qui, ne è uscita una sua immagine di chi non è adeguato, non è comprensibile e ha più che altro confermato come le sue strategie relazionali non lo portino ad una connessione e, e questa è la cosa interessante, che il suo essere disallineato - cosa buona e giusta- lo porti all'isolamento) e il suo "pretendere" che tutti abbiano le competenze che ha lui e che gli permettono di scivolare sui discorsi di analisi storica e sociologica come le signore il sabato mattina al bar scivolano su colore unghie e accoppiamento borsa scarpe.
Comprendo invece quel che lui sta tentando, male, di comunicare.
Ossia che l'hic e nunc sezionato e relegato nel moralismo di ultima generazione, senza la comprensione del percorso che quell'hic et nunc ha svolto non è funzionale se non per la superficie.
E in questo concordo con lui.
Come non posso comprendere la specificità di un territorio senza osservarlo nella sua complessità e senza sapere come si è evoluto, così non posso comprendere fenomeni complessi senza osservarli nella loro complessità e senza sapere la loro evoluzione nel tempo e nello spazio.
Un po' come capire come mai non edificare - o comprare casa - in certe zone.
E invece farlo perchè fa bello (economicamente parlando) per poi piangere i morti.
Che certo, piangiamo pure i morti. Per carità.
Personalmente, perdona la volgarità, mi girano i coglioni. Perchè se vai ad edificare su un terreno che è il prodotto dell'accumulo di detriti poi se il pavimento ti scappa via da sotto il culo non è che sei sfigato eh.
Allo stesso modo, per tornare IT, non comprendere le dinamiche individuali e relazionali che conducono, passo dopo passo nella violenza, per limitarsi al moralistico "è male!!!!" o alla guerra fra generi "le donne morte sono di più!!!!", vabbè. Fa bello.
Ma bello come quando spieghi le divisioni ad un bambino che non capisce la divisione.
Ci si può limitare a dire "la divisione si fa così" e spiegarglielo 70 volte nello stesso identico modo per concludere che è imbecille o poverino ha bisogno di aiuto.
Oppure fare un passo indietro, insieme, e andare a cercare dove è la falla nell'apprendimento (e quindi nella dinamica relazionale discente-docente) e ripartire da lì. Che forse la divisione per davvero non sarà mai in grado di farla.
Ma percorrere quella strada permette di collocare il non apprendimento e non ridurre il discente a contenitore di insegnamenti e giudizi morali
Tornando in IT quella roba che oscilla, parlando di violenza, "uomini cattivi" "donna vittima di uomo cattivo" oppure -tendenzialmente quando non si sa cosa dire e ci si rompe i coglioni nel provare a penetrare un sistema che per sua costituzione è a prova di penetrazione "eh..non che ti piace in fondo?" oppure "poverina...dieci regolette e via". Scappa. Fuggi. Da lui. (pensando che davvero il nemico vero, e nel concreto è la carnificazione mica che no,, sia l'altro...)
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