Perdono inteso che alla fine uno guarda avanti e lascia che sia,con la consapevolezza che tutti gli esseri umani sono imperfetti.
Ecco..allora è quello che avevo capito.
Ed è questo che secondo me è il perdono come rovescio della medaglia della colpa. E del senso di colpa.
E non mi piace. A me.
Credo diventi un modo per giustificare e giustificarsi. Dalle cose più piccole a quelle più grandi.
L'imperfezione è imperfezione. Non la vedo come un qualcosa che spiega comportamenti.
E non mi è mai sembrata un valido motivo per lasciare indietro cose. Mie o di altri.
La consapevolezza io penso riguardi il conoscere le proprie imperfezioni e accettarle conoscendole, ma per assumersene responsabilità e tendere al miglioramento. Non per assolverle. Nell'imperfezione.
Mi sembra come dire, ho gli occhi azzurri, che ci posso fare. O mi sento in colpa o passo oltre.
Mi sa di rassegnazione. E buonismo anche. Quel "lasciare che sia".
Certe cose, non si può lasciare che siano. E non perchè non si può per assunto.
Semplicemente perchè il loro semplice essere accadute non lo permette, che hanno cambiato baricentri e creato conseguenze.
Assumersene la responsabilità è farsene carico senza aggiustamenti o abbellimenti. Prenderle per come sono, libere da ogni valutazione che possa ammortizzare o amplificare. E farle proprie. Renderle risorsa. E opportunità.
Quel lasciare che sia, mi sembra più vicino al non guardare che all'imparare.
Tipo una mano di dio...ego te absolvo. E mi parla di potere. Che per assolvere qualcuno, è necessario mettercisi sopra. E per essere assolti, serve mettersi sotto.
Io penso che nessuno possa assolvere nessuno.
Andare oltre, secondo me, significa proprio aver fatto proprio. Il bene e il male.
La colpa e il perdono non hanno significato in questo processo.