E io ho solo detto che le culture sono nate dagli incontri.
Quindi quelli saranno italiani, come saranno italiani tutti.
A me preoccupa molto di più la colonizzazione americana della nostra cultura.
Certo che lo saranno, mica lo nego.
Io sono cresciuta nell’influenza dello "Zio Sam", come altri della mia generazione. A fronte del contrasti del "male russo" mi sono resa conto di quanto culturalmente sia distante dalla cultura del popolo russo, di cui sappiamo davvero poco, rispetto a quanto avremmo potuto apprendere in anni di vita.
Ma il problema non è che sia successo. Ma attribuirlo come una abitudine a tutte le persone che hanno quella provenienza.
Tutto qui.
Altrimenti dovremmo fare altrettanto per tutte le cose che sono state dette e vengono tuttora dette rispetto a certe provenienze regionali.
Il problema è non poter esprimere nulla, nel rischio di passare per razzisti.
Certamente generalizzare porta sempre margini di errori, però quello che io ho notato, negli anni, è che molte persone che sono entrate dall’Africa hanno una visione della nostra vita "usa e getta", o almeno è quanto ho elaborato provando a comprendere certi comportamenti, di cui sono emerse notizie più volte a distanza di tempo.
Te ne scrivo una "recente" che mi viene in mente, mi pare fosse nel periodo del covid a Roma, in cui erano girate foto di cassonetti pieni di cibo (pasti confezionati) che erano stati loro distribuiti. L’articolo mostrava queste immagini come una sorta di ingratitudine, come qualcosa di assurdo: persone povere che buttano cibo loro donato. Ti lascio immaginare i commenti a un simile articolo.
Porto questo esempio per spiegare meglio cosa intendo con "usa e getta". Loro, credo almeno, non credono che sia un problema, in questa "terra florida", di benessere, fare un gesto simile. Ovvero la visione esterna di come noi viviamo diventa estremizzata, e emulata in estremo.
Per tv si sono viste riprese di interni di abitazioni, di forte degrado, con ad esempio uno scarico di un wc che non funzionava. Ecco, la mia impressione, è che in ipotetici 5 anni, un gruppo di 10 uomini, rimanga con uno scarico di un wc che non funziona, senza neppure provare a sistemarlo.
Posso sbagliare certo, ma mi sono sforzata di comprendere. E lo dico, senza timore di passare per razzista. Perchè non mi pare che esprimere un "loro" sia necessariamente indice di mancata accoglienza. Ai tempi di mia nonna, tu che sei di Milano, se fossi entrata nel suo piccolo paese, sempre nel nord Italia, saresti stata definitiva "foresta". Foresta sta per forestiero, mia nonna, sbagliando a usare il termine, usava foresta/o. Un "errore" rivelatore.
In alcuni borghi montani, lontani dal turismo, questo permane ancora. Se ci vai, anche portando "denari", non ti senti accolto. Se entri in un negozio ti senti squadrato dalla testa ai piedi, ti guardano fisso, e nessuno ti sorride. Sei tu, a doverti guadagnare un posto, a levare il velo di foresto.
Parlando di persona, in situazioni informali, mi è capitato di ricevere confidenze, in cui delle persone mi hanno detto "sto diventando razzista", "forse sto diventando razzista". Quindi persone che arrivano a porsi delle domande, a fronte di qualcosa che sentono modificato dentro di loro. Ma la questione è che sentono di non potersi esprimere, hanno paura, e la questione razzismo (del fatto di non poter esprimere un "comportamento di merda", problema che non si fanno con un italiano) fa loro sentire un senso di isolamento.
Di questo molti anni fa non me ne rendevo conto, e avevo una visione molto vicina alla tua.
Ora non dico giusto o sbagliato, bene o male, ma esprimo qualcosa che è molto presente nelle persone, specialmente in quella aree o luoghi dove il contatto è frequente.
Riguardo al sud. Negli anni 60 mio zio si è sposato una ragazza pugliese. Mia nonna, quando è entrata in casa (perchè sono andati a vivere nella casa di mia nonna, una grande casa di campagna) le ha insegnato ad usare il telefono, perchè non lo conosceva. E’ sempre rimasta quella del sud, quella che è arrivata qui e non sapeva niente.
Ma dal sud ha portato il suo grande sorriso, il senso di accoglienza che era evidente quando entravi in casa. Almeno ai miei occhi da bambina (le altre zie ti degnavano di uno sguardo di striscio, mentre lei ti irradiava con il suo sorriso, ed era una bella sensazione).
Gli altri qui, non è che fossero dei geni, e lei una ignorante totale sia chiaro. Fu mio padre a insistere perchè andasse in ospedale, dove venne salvata da un tumore al seno. Questo per dirti che non è che nego, e non conosco.
Capisco cosa vuoi dire con mischiarsi di culture. Ed è vero che avviene. Basta pensare alla cucina.