Sesso ... e Senso di colpa

Brunetta

Utente di lunga data
No. Se risolve la situazione in commedia, tipo "E' un problema ma volendoci tutti bene e dicendoci la verità tutto finisce bene" è totalmente falsa.
È molto bello.
Spiazzante in ogni episodio. E sì i figli si pongono domande su cosa sono.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non ho statistiche perchè non ce ne sono ma "l'unità della coppia" in questi casi (scoperta che uno dei due, soprattutto il padre, è omosessuale) non esiste. Esiste quando la coppia, dopo la scoperta, si accorda, di solito tacitamente, per nascondere la realtà delle cose. Il problema trapela e si comunica sotto il livello della coscienza, ma diciamo che se il tacito accordo funziona la situazione si stabilizza, come si dice di un malato che "è stabile".
Se la cosa viene rivelata alla famiglia intera, l'unità della coppia genitoriale ha immediatamente termine, agli occhi dei genitori e agli occhi dei figli.
Se poi i due genitori sono persone di grande coraggio, legate da un profondo affetto reciproco, capace di superare l'agnizione sconvolgente, naturalmente la presenza di questo durevole legame tra persone, ripeto tra persone che sono anche genitori, è molto benefica per tutti, perchè l'unica strada da percorrere, a quel punto, è quella di dirsi sempre la verità. Gli esseri umani sopportano dosi variabili di verità, difficilmente la sopportano tutta intera e in una singola overdose, specie se sono in un periodo di trasformazione importante della loro vita.
Sono sciocchezze ideologiche le tesi in conformità alle quali l'omosessualità sarebbe "normale", nel senso forte di "normativa", e l'unico problema riguarderebbe la sua valutazione sociale. Nella realtà psichica le cose non funzionano così, per quanto ci si sforzi di crederlo e farlo credere.
Mi riferivo esattamente al grassetto.

E al profondo affetto reciproco....che lo so, è cosa davvero rarissima.

E che esula la coppia genitoriale, ma va oltre.
Mi riferisco a individui in rapporto fra di loro, rapporto profondo a prescindere dal contratto.

Quanto al sottolineato...io credo che la psiche che si trova davanti ad una immensità in botta, raramente regge la botta. In un modo o nell'altro si rifugia da qualche parte per trovar conforto. Poi serve vedere che combina per venir fuori dall'angolo.

L'omosessualità, come la bisessualità, sono percorsi, per come la vedo io

Purtroppo, mi tocca ammettere che nel senso di "normativo" no, non è lineare la faccenda.
E il percorso è ben complesso. Se si parla di omosessualità o bisessualità.

Altro discorso secondo me sono le pratiche che comprendono rimandi ad entrambi i percorsi, ma restano pratiche. Come dicevi in altro post "teatralizzazioni". Quale poi sia la loro funzione, non la so.

A me sembra un po' una cosa tipo "certe fantasie è bene restino solo fantasie perchè il trasformarle in realtà non è semplicemente reversibile" e allora certe pratiche sono fantasie che agevolano il rimanere in equilibrio. Mediazioni.
E penso funzionino quando l'orientamento trova una sua posizione, magari non chiara e definita ma che comunque non mette in discussione l'identità.

Mi colpisce comunque sempre, e mi intristisce, come il giudizio sia usato per evitare i percorsi. Come un modo per ancorarsi a ciò che si conosce e rassicura.
Spostando il "nemico" da dentro a fuori. Non so se riesco a spiegarmi.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Mi riferivo esattamente al grassetto.

E al profondo affetto reciproco....che lo so, è cosa davvero rarissima.

E che esula la coppia genitoriale, ma va oltre.
Mi riferisco a individui in rapporto fra di loro, rapporto profondo a prescindere dal contratto.

Quanto al sottolineato...io credo che la psiche che si trova davanti ad una immensità in botta, raramente regge la botta. In un modo o nell'altro si rifugia da qualche parte per trovar conforto. Poi serve vedere che combina per venir fuori dall'angolo.

L'omosessualità, come la bisessualità, sono percorsi, per come la vedo io

Purtroppo, mi tocca ammettere che nel senso di "normativo" no, non è lineare la faccenda.
E il percorso è ben complesso. Se si parla di omosessualità o bisessualità.

Altro discorso secondo me sono le pratiche che comprendono rimandi ad entrambi i percorsi, ma restano pratiche. Come dicevi in altro post "teatralizzazioni". Quale poi sia la loro funzione, non la so.

A me sembra un po' una cosa tipo "certe fantasie è bene restino solo fantasie perchè il trasformarle in realtà non è semplicemente reversibile" e allora certe pratiche sono fantasie che agevolano il rimanere in equilibrio. Mediazioni.
E penso funzionino quando l'orientamento trova una sua posizione, magari non chiara e definita ma che comunque non mette in discussione l'identità.

Mi colpisce comunque sempre, e mi intristisce, come il giudizio sia usato per evitare i percorsi. Come un modo per ancorarsi a ciò che si conosce e rassicura.
Spostando il "nemico" da dentro a fuori. Non so se riesco a spiegarmi.
Ma il giudizio verso chi?
Non ti capisco
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Certo che proteggere i miei figli con tutta me stessa e li aiuterei ad affrontare questa cosa sempre che me ne siano rimaste le forze perché la botta sarebbe terrificante anche per me .
Perché mi sentirei in colpa? Per non aver capito, per aver scelto di concepire i miei figli con un uomo che se avessi capito non sarebbe stato il loro padre
Parte della colpa della loro sofferenza sarebbe mia.
Ma se non sapeva nemmeno lui, come potevi sapere tu???

Se io penso a G. che scopre cose così potenti su se stesso...boh...mi farebbe molta paura ma anche molta tenerezza...immaginerei il suo stupore, la sua confusione, la sua paura, il suo disorientamento...insomma...boh...

non lo so...è come l'esplosione di una stella, una roba del genere...

Ed in ogni caso, il suo orientamento non toccherebbe la stima che sento per lui.
Sarebbero altre le cose che intaccherebbero la stima. Non la sua sessualità. (salvo scoprissi che è uno stupratore o un pedofilo o roba di questo genere che contempla l'abuso)

Ma riguardo alla sessualità mi rendo conto che il mio percorso è un po' particolare e non fa testo di riferimento. :eek::)
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Ma se non sapeva nemmeno lui, come potevi sapere tu???

Se io penso a G. che scopre cose così potenti su se stesso...boh...mi farebbe molta paura ma anche molta tenerezza...immaginerei il suo stupore, la sua confusione, la sua paura, il suo disorientamento...insomma...boh...

non lo so...è come l'esplosione di una stella, una roba del genere...

Ed in ogni caso, il suo orientamento non toccherebbe la stima che sento per lui.
Sarebbero altre le cose che intaccherebbero la stima. Non la sua sessualità. (salvo scoprissi che è uno stupratore o un pedofilo o roba di questo genere che contempla l'abuso)

Ma riguardo alla sessualità mi rendo conto che il mio percorso è un po' particolare e non fa testo di riferimento. :eek::)
La stima la toccherebbe nel momento in cui lo scopro e non me ne ha parlato
E in quel momento dovrei pensare ai miei figli e a restare in piedi io per provare tenerezza per lui
Sul non saperlo è probabile ma non avendo la certezza il dubbio che sapesse mi perseguiterebbe
 

Brunetta

Utente di lunga data
Il giudizio verso se stessi...

Di giusti o sbagliati, anche passando per le norme sociali per rinforzare il proprio tribunale
Il giudizio su se stessi quando si hanno figli è costante perché è responsabilità.
Almeno sarebbe opportuno che ci fosse
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Il giudizio su se stessi quando si hanno figli è costante perché è responsabilità.
Almeno sarebbe opportuno che ci fosse
Un discorso è valutare se stessi. Alla luce delle proprie azioni assumendosi chi si è. Conseguenze incluse.

Altro discorso è finire giorno sì e giorno sì di fronte al proprio tribunale interiore e a quello fuori.
Che tradotto e finire a fare quel che non si vorrebbe per rispondere ad aspettative che si pensa diano il riconoscimento che serve per sentirsi giusti (anche se si è degli stronzi)...per poi spesso e volentieri finire a cercar compromessi per rispondere anche e comunque alle aspettative su se stessi.

Io le vedo come due cose differenti.

Fra l'altro penso che essere schiavi del giudizio di valore, a questo mi riferisco, porti a non assumersi le responsabilità ma a trovare il modo di mostrare di assumersele cercando di tenere insieme capra e cavoli.

Non so se mi spiego.
 
Ultima modifica:

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
La stima la toccherebbe nel momento in cui lo scopro e non me ne ha parlato
E in quel momento dovrei pensare ai miei figli e a restare in piedi io per provare tenerezza per lui
Sul non saperlo è probabile ma non avendo la certezza il dubbio che sapesse mi perseguiterebbe
Di fronte al silenzio per una cosa di questa portata, io valuterei la menzogna invece.

E valuterei come si muove una volta svelato l'arcano.

Altro discorso la menzogna in situazione "tipica"...lì avrebbe un peso diverso.

In questo tenterei di inserire la variabile del disorientamento verso se stesso, della vergogna, del non riconoscimento di sè...

Il dubbio credo lo scioglierei valutando il processo di svelamento a sè e a me...

Ovviamente parlo per ipotesi.

Magari poi di fronte alla concretezza tu ti schieri e tiri fuori unghie e denti e io mollo tutto e vaffanculo :D
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Un discorso è valutare se stessi. Alla luce delle proprie azioni assumendosi chi si è.

Altro discorso è finire giorno sì e giorno sì di fronte al proprio tribunale interiore e a quello fuori.
Che tradotto e finire a fare quel che non si vorrebbe per rispondere ad aspettative che si pensa diano il riconoscimento che serve per sentirsi giusti (anche se si è degli stronzi)...per poi spesso e volentieri finire a cercar compromessi per rispondere anche e comunque alle aspettative su se stessi.

Io le vedo come due cose differenti.

Fra l'altro penso che essere schiavi del giudizio di valore, a questo mi riferisco, porti a non assumersi le responsabilità ma a trovare il modo di mostrare di assumersele cercando di tenere insieme capra e cavoli.

Non so se mi spiego.
Non credo che perseguire la realizzazione del proprio (io? Sé? Non mi ricordo) modo di essere sia un valore assoluto, e certamente non lo è quando ci si è assunta la responsabilità di altre vite.

La vita è una e in questa vita si scelgono tra le tante possibili i vari passi da percorrere è da quello che si è scelto non si torna indietro. Mi piacerebbe tanto, ma non si può.
 

twinpeaks

Utente di lunga data
Mi riferivo esattamente al grassetto.

E al profondo affetto reciproco....che lo so, è cosa davvero rarissima.

E che esula la coppia genitoriale, ma va oltre.
Mi riferisco a individui in rapporto fra di loro, rapporto profondo a prescindere dal contratto.

Quanto al sottolineato...io credo che la psiche che si trova davanti ad una immensità in botta, raramente regge la botta. In un modo o nell'altro si rifugia da qualche parte per trovar conforto. Poi serve vedere che combina per venir fuori dall'angolo.

L'omosessualità, come la bisessualità, sono percorsi, per come la vedo io

Purtroppo, mi tocca ammettere che nel senso di "normativo" no, non è lineare la faccenda.
E il percorso è ben complesso. Se si parla di omosessualità o bisessualità.

Altro discorso secondo me sono le pratiche che comprendono rimandi ad entrambi i percorsi, ma restano pratiche. Come dicevi in altro post "teatralizzazioni". Quale poi sia la loro funzione, non la so.

A me sembra un po' una cosa tipo "certe fantasie è bene restino solo fantasie perchè il trasformarle in realtà non è semplicemente reversibile" e allora certe pratiche sono fantasie che agevolano il rimanere in equilibrio. Mediazioni.
E penso funzionino quando l'orientamento trova una sua posizione, magari non chiara e definita ma che comunque non mette in discussione l'identità.

Mi colpisce comunque sempre, e mi intristisce, come il giudizio sia usato per evitare i percorsi. Come un modo per ancorarsi a ciò che si conosce e rassicura.
Spostando il "nemico" da dentro a fuori. Non so se riesco a spiegarmi.
Cerco di essere chiaro. I modi in cui si esprime l'orientamento erotico sono veramente tanti, e alcuni lasciano stupefatti e/o orripilati. Oggi la promiscuità sessuale è la regola statistica, le perversioni anche importanti vengono considerate come scelte individuali che finchè non violano il codice penale va bene così. Questo manifesta una situazione psicologica generale non ottimale delle nostre società, e provoca effetti importanti sulle singole psiche (la diffusione enorme della pornografia anche tra i preadolescenti, per esempio, ha effetti enormi e avrà conseguenze ancor più grandi quando praticamente tutti i padri e le madri saranno cresciuti così).
La sessualità e l'erotismo sono forze immani, credere di controllarle come si controlla l'acqua corrente aprendo e chiudendo il rubinetto di casa è radicalmente sbagliato.
Sul piano dell'identità profonda, che è sempre sessuata, la domanda che l'omosessualità di un genitore propone ai figli è di difficilissima soluzione e potenzialmente destrutturante, specie nel caso del padre omosessuale per il figlio maschio, per i motivi che ho esposto brevemente.
L'erotismo perverso o promiscuo di uno o entrambi i genitori ha invece effetti molto importanti sullo sviluppo della personalità dei figli, sostanzialmente perchè convalida ai loro occhi la promiscuità e la perversione. Tranne che nei casi di perversione davvero grave, quale la pedofilia, il sadismo, etc., questo non introduce nella psiche dei figli l'antilogica destrutturante. Può destrutturare la società, questo sì, perchè dissolve i legami principali. Nella civiltà romana imperiale e post imperiale, la consuetudine con gli schiavi, che venivano sempre usati come oggetto erotico, e la promiscuità diffusissima, hanno provocato importanti effetti sociali, e certo contribuito alla dissoluzione sia dei legami tradizionali, sia dell'integrità psicologica delle persone (le due cose sono legate, non si può essere psicologicamente integri senza legami profondi con la propria tradizione).
Ma non erano destrutturanti per la psiche: si contagiavano, tutto lì (che non è poco).
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non credo che perseguire la realizzazione del proprio (io? Sé? Non mi ricordo) modo di essere sia un valore assoluto, e certamente non lo è quando ci si è assunta la responsabilità di altre vite.

La vita è una e in questa vita si scelgono tra le tante possibili i vari passi da percorrere è da quello che si è scelto non si torna indietro. Mi piacerebbe tanto, ma non si può.
Io penso che sarebbe bene quantomeno sapere chi si è, prima di assumersi la responsabilità di altre vite.

Ma so che è utopico.

Credo che però il requisito fondamentale sia essere fedeli a chi si è deciso di essere.
E penso che sia una responsabilità pure questa.

E essere fedeli a chi si, è secondo me significa anche assumersi la responsabilità degli eventuali cambiamenti che possono rotolare addosso, a volte anche per "distrazione" e non sfuggirgli tentando di tenere il piede in due, tre, quattro o quel che sono scarpe.

E questa è una responsabilità anche nei confronti dei figli. Per come la vedo io.Che significa insegnargli ad affrontare la Vita. E quel che porta con sè.

Detto questo sono pienamente d'accordo sul grassetto. Serve prendere posizione. Rispetto a se stessi e rispetto al mondo. (i figli)
Certe scelte, implicano la rinuncia di altre scelte.

E no. Non si torna indietro. :)
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io penso che sarebbe bene quantomeno sapere chi si è, prima di assumersi la responsabilità di altre vite.

Ma so che è utopico.

Credo che però il requisito fondamentale sia essere fedeli a chi si è deciso di essere.
E penso che sia una responsabilità pure questa.

E essere fedeli a chi si, è secondo me significa anche assumersi la responsabilità degli eventuali cambiamenti che possono rotolare addosso, a volte anche per "distrazione" e non sfuggirgli tentando di tenere il piede in due, tre, quattro o quel che sono scarpe.

E questa è una responsabilità anche nei confronti dei figli. Per come la vedo io.Che significa insegnargli ad affrontare la Vita. E quel che porta con sè.

Detto questo sono pienamente d'accordo sul grassetto. Serve prendere posizione. Rispetto a se stessi e rispetto al mondo. (i figli)
Certe scelte, implicano la rinuncia di altre scelte.

E no. Non si torna indietro. :)
Ormai i figli si fanno sul filo di lana e qualcuno pure dopo, ci si augura che dopo i trent'anni una persona abbia capito chi è.
Intendevo che seguire l'impulso "mollo tutto e vado in India..." tipo Beatles (non tipo chi cerca di salvarsi la vita) è un patetico tentativo di fingere di essere giovani, quando si hanno figli, e se ci sono impulsi di cambiamento vanno smazzati da adulti e sì io credo che vadano anche repressi. Perché il tempo delle sperimentazioni è finito.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Cerco di essere chiaro. I modi in cui si esprime l'orientamento erotico sono veramente tanti, e alcuni lasciano stupefatti e/o orripilati. Oggi la promiscuità sessuale è la regola statistica, le perversioni anche importanti vengono considerate come scelte individuali che finchè non violano il codice penale va bene così. Questo manifesta una situazione psicologica generale non ottimale delle nostre società, e provoca effetti importanti sulle singole psiche (la diffusione enorme della pornografia anche tra i preadolescenti, per esempio, ha effetti enormi e avrà conseguenze ancor più grandi quando praticamente tutti i padri e le madri saranno cresciuti così).
La sessualità e l'erotismo sono forze immani, credere di controllarle come si controlla l'acqua corrente aprendo e chiudendo il rubinetto di casa è radicalmente sbagliato.
Sul piano dell'identità profonda, che è sempre sessuata, la domanda che l'omosessualità di un genitore propone ai figli è di difficilissima soluzione e potenzialmente destrutturante, specie nel caso del padre omosessuale per il figlio maschio, per i motivi che ho esposto brevemente.
L'erotismo perverso o promiscuo di uno o entrambi i genitori ha invece effetti molto importanti sullo sviluppo della personalità dei figli, sostanzialmente perchè convalida ai loro occhi la promiscuità e la perversione. Tranne che nei casi di perversione davvero grave, quale la pedofilia, il sadismo, etc., questo non introduce nella psiche dei figli l'antilogica destrutturante. Può destrutturare la società, questo sì, perchè dissolve i legami principali. Nella civiltà romana imperiale e post imperiale, la consuetudine con gli schiavi, che venivano sempre usati come oggetto erotico, e la promiscuità diffusissima, hanno provocato importanti effetti sociali, e certo contribuito alla dissoluzione sia dei legami tradizionali, sia dell'integrità psicologica delle persone (le due cose sono legate, non si può essere psicologicamente integri senza legami profondi con la propria tradizione).
Ma non erano destrutturanti per la psiche: si contagiavano, tutto lì (che non è poco).
Primo grassetto: sono d'accordo. In particolare se la promiscuità non è assunta come tale, ma come "così fan tutti". Quindi, secondo me, senza essere veramente assunta per quella che è. Promiscuità. Che significa nei fatti "assenza di legami". Anche quando il legame è formalmente presente.

Quanto alle perversioni io penso siano scelte individuali, ma penso anche che pensare che una scelta individuale non abbia riverberi su chi sta intorno non sia realistico.
Decidere di assumersi perversioni, significa assumersi anche cosa porta con sè. E prendere anche posizioni di conseguenza. Penso alla questione dei figli, per esempio. O al coinvolgimento casuale di persone.

Paradossalmente, ma forse non tanto paradossalmente, a me sembra che l'assunzione autentica di una perversione porti con sè una minore promiscuità. E un restringimento anche delle opzioni di socialità, se è per questo.


Il secondo grassetto pienamente d'accordo. Sono forze che sanno fare male. E fanno perdere la bussola in tutti i piani del vivere, se le si prende..come dire...alla pari.
Un po' come quando si va in montagna convinti che la montagna è amica. E invece la montagna non è amica nè nemica. E' la montagna. E non perdona. Non so se mi spiego.

Quanto al resto...io penso e continuo a pensare che appunto dopo la storia che ci anticipa, che non si sia ancora iniziato a pensare a davvero considerare l'identità sessuale come parte fondante dell'identità tutta è veramente miope.

Non penso sia casuale che le forze della sessualità le si sia messe costantemente in "tentativo" di controllo...ma questo ha portato e porta a prendere cose profonde e pesanti come cose superficiali e leggere.

E per mancanza di conoscenza.

Mi lascia veramente basita come il sesso sia considerato un qualcosa di legato ai buoni sentimenti e non invece, come secondo me è, un mezzo di espressione di pulsioni e bisogni profondi...capisco anche la funzione del mulino bianco a riguardo. Ma non funziona.

Mi sa.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Cerco di essere chiaro. I modi in cui si esprime l'orientamento erotico sono veramente tanti, e alcuni lasciano stupefatti e/o orripilati. Oggi la promiscuità sessuale è la regola statistica, le perversioni anche importanti vengono considerate come scelte individuali che finchè non violano il codice penale va bene così. Questo manifesta una situazione psicologica generale non ottimale delle nostre società, e provoca effetti importanti sulle singole psiche (la diffusione enorme della pornografia anche tra i preadolescenti, per esempio, ha effetti enormi e avrà conseguenze ancor più grandi quando praticamente tutti i padri e le madri saranno cresciuti così).
La sessualità e l'erotismo sono forze immani, credere di controllarle come si controlla l'acqua corrente aprendo e chiudendo il rubinetto di casa è radicalmente sbagliato.
Sul piano dell'identità profonda, che è sempre sessuata, la domanda che l'omosessualità di un genitore propone ai figli è di difficilissima soluzione e potenzialmente destrutturante, specie nel caso del padre omosessuale per il figlio maschio, per i motivi che ho esposto brevemente.
L'erotismo perverso o promiscuo di uno o entrambi i genitori ha invece effetti molto importanti sullo sviluppo della personalità dei figli, sostanzialmente perchè convalida ai loro occhi la promiscuità e la perversione. Tranne che nei casi di perversione davvero grave, quale la pedofilia, il sadismo, etc., questo non introduce nella psiche dei figli l'antilogica destrutturante. Può destrutturare la società, questo sì, perchè dissolve i legami principali. Nella civiltà romana imperiale e post imperiale, la consuetudine con gli schiavi, che venivano sempre usati come oggetto erotico, e la promiscuità diffusissima, hanno provocato importanti effetti sociali, e certo contribuito alla dissoluzione sia dei legami tradizionali, sia dell'integrità psicologica delle persone (le due cose sono legate, non si può essere psicologicamente integri senza legami profondi con la propria tradizione).
Ma non erano destrutturanti per la psiche: si contagiavano, tutto lì (che non è poco).
Credo che la cultura diffusa che vede con leggerezza la sessualità sia una cultura consumista devastante.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ormai i figli si fanno sul filo di lana e qualcuno pure dopo, ci si augura che dopo i trent'anni una persona abbia capito chi è.
Intendevo che seguire l'impulso "mollo tutto e vado in India..." tipo Beatles (non tipo chi cerca di salvarsi la vita) è un patetico tentativo di fingere di essere giovani, quando si hanno figli, e se ci sono impulsi di cambiamento vanno smazzati da adulti e sì io credo che vadano anche repressi. Perché il tempo delle sperimentazioni è finito.
Dubito che certi impulsi possano essere repressi come rinunciare al "mollo tutto e vado in India..." sinceramente.

O meglio, si può...ma le conseguenze sono raramente piacevoli.

Poi di mio, credo che a 30 anni più che sapere chi si è, io credo si possa sapere che strada si è deciso di seguire a riguardo.

E da quella decisione secondo me discende anche il fare o non fare figli.

C'è comunque che fa figli senza neanche sapere che caspita sta facendo. (non mi riferisco a nessuno in particolare, sia chiaro). Senza più che altro rendersi conto che fare figli è comunque rinunciare a opzioni. Di vario tipo e genere.

E fa figli perchè è convinto/a che così debba essere.

Non so...buh...io ho sempre avuto chiaro, anche a 20 anni che di figli non ne volevo. Non sapevo il perchè. Ora lo so molto meglio. E sono contenta di non averne fatti semplicemente seguendo l'impulso del momento e dell'ammore.

Intorno a me vedo invece gente che li ha fatti esattamente così...e poi si scazza che ci sono e vuole fare tutto.

Ma tutto non si può fare.

Credo che la questione sia molto complessa...che anche l'impulso a fare figli, a volte sarebbe un impulso da non seguire essendo appunto un impulso a "mollo tutto e vado in India...".
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Credo che la cultura diffusa che vede con leggerezza la sessualità sia una cultura consumista devastante.
Io penso che invece il consumismo sia un prodotto e non una causa

E che la perdita di spiritualità (non mi riferisco ad un dio particolare, ma proprio alla spiritualità come tensione all'infinito sconosciuto) porti a sminuire tutto a portata umana in una visione antropocentrica che dimentica che l'uomo non è un creatore ma un creato.

Come se il fulcro dell'universo fosse l'uomo.

Ma l'uomo non è un fulcro.
 

Orbis Tertius

Utente di lunga data
La sessualità e l'erotismo sono forze immani, credere di controllarle come si controlla l'acqua corrente aprendo e chiudendo il rubinetto di casa è radicalmente sbagliato.
......
Può destrutturare la società, questo sì, perchè dissolve i legami principali.
Quoto... mi fa piacere che nella psicoterapia ci sia consapevolezza della distruttivitá della "liberazione" sessuale...
 

Blaise53

Utente di lunga data
Ma se non sapeva nemmeno lui, come potevi sapere tu???

Se io penso a G. che scopre cose così potenti su se stesso...boh...mi farebbe molta paura ma anche molta tenerezza...immaginerei il suo stupore, la sua confusione, la sua paura, il suo disorientamento...insomma...boh...

non lo so...è come l'esplosione di una stella, una roba del genere...

Ed in ogni caso, il suo orientamento non toccherebbe la stima che sento per lui.
Sarebbero altre le cose che intaccherebbero la stima. Non la sua sessualità. (salvo scoprissi che è uno stupratore o un pedofilo o roba di questo genere che contempla l'abuso)

Ma riguardo alla sessualità mi rendo conto che il mio percorso è un po' particolare e non fa testo di riferimento. :eek::)
Di sicuro sei unica, posso dire che il tuo progetto è alquanto egoistico. Tu e Guglielmo da soli alla ricerca di?
Mio nonno diceva: "morto io venitemi appresso". Della serie dopo di me la fine del mondo. Vedo che anche tu con il tuo progetto segui, alla fine, il nonno.

Un'ultima cosa ma sei sicura di non aver sotto schiaffo Guglielmo? 😇
 
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