tante riflessioni..
Ho riletto tutto quello che avete scritto e vorrei rispondere alle vostre riflessioni.
Un po' perchè, essendo stata via, sono "rimasta un po' indietro", un po' perchè sono tante le cose che vorrei dire, andrò a ruota libera. Scusate a priori se ne verranno fuori pensieri disordinati e confusi (del resto lo sono tanto anch'io!)..
La questione che come immaginerete mi sta più a cuore - ovvero mio figlio - la avete già sviscerata voi molto bene, e io ho tratto spunto da tutte le vostre riflessioni.
Dirlo o non dirlo, che cosa dire, come dirlo, come affrontare uno stravolgimento dello "status quo" che comunque sia porterà confusione e dolore, e cercare il modo per limitare al massimo questa sofferenza nei più piccoli, sono solo alcuni dei tanti e assillanti interrogativi.
Miciolidia mi dice che mi sto "sostituendo" a mio figlio e probabilmente ha ragione, ma come posso non farlo?
E' ancora piccolo e stanno succedendo cose che sono più grandi di noi adulti, quindi figuriamoci di lui, come posso, da madre, non immedesimarmi in lui e in quello che potrà provare, in come potrà prendere la cosa?
Fin da subito, da quando questo "terremoto" ha sconvolto la mia vita, i miei primi pensieri sono stati per lui. Il legame che ha sia con me che con suo padre, l'importanza che ha sempre avuto per lui l'unione della nostra famiglia....
So bene di non stare raccontando cose straordinarie, che per qualsiasi bambino queste sono cose fondamentali e che non ho certo scoperto l'acqua calda, eppure, se mi guardo intorno, mi sembra di vedere tante situazioni in cui una eventuale separazione sarebbe meno gravosa che per lui, per noi..
Cercherò di spiegare questa affermazione che - mi rendo conto - può sembrare pretenziosa e azzardata: non dico certo che per qualsiasi bambino il legame con entrambi i genitori non sia quanto di più profondo e fondamentale possa esistere, eppure attorno a me (compagni di classe, amici di famiglia, ecc..) vedo situazioni "pratiche" in cui una separazione dei genitori, per quanto sicuramente sempre dolorosa, sarebbe se non altro più facilmente "gestibile".
Dico di quando, come spesso accade, è sempre stata la madre a vivere in modo più pregnante la quotidianità del figlio, mentre il ruolo del padre, per quanto fondamentale, è più "trasversale" e circoscritto - per dirne una - alla presenza serale.
Ebbene, immagino che non saremo certo gli unici, ma fatto sta che per noi non è mai stato così, più che altro per questioni "pratiche".
Sia io che mio marito lavoriamo in proprio, quindi io non ho nemmeno preso la pausa maternità e a una settimana dal parto ero già in ufficio. Questo significa che abbiamo sempre gestito le esigenze e la quotidianità di nostro figlio assolutamente "alla pari", entrambi facendo i salti mortali per organizzarci al meglio. Da ormai due anni abbiamo una baby sitter che vive con noi e che ci aiuta molto, ma i nostri ruoli di genitori continuano ad essere paritetici. Ne consegue che il piccolo ha sviluppato un grande attaccamento per entrambi, derivato anche dalle piccole cose della quotidianità, e io temo che lo stravolgimento della stessa possa essere inaffrontabile per lui. Questo è il mio grande terrore.
Come molti di voi hanno argutamente rilevato, forse il vero problema è che non riesco a valutare lucidamente ciò che vorrei per me stessa, e quindi le mie scelte, proprio perchè non riesco a prescindere da tutto ciò che queste comportano e potranno comportare.
Il bene di mio figlio, la sofferenza che potranno causargli determinate scelte piuttosto che altre, e anche la sofferenza di mio marito.
Non mi ricordo chi di voi mi ha detto che la situazione non è chiara, perchè non si capisce se io ami mio marito o quest'uomo..
A tal proposito vorrei fare una riflessione e rispondervi con un interrogativo: siamo davvero convinti che nostra "riserva d'amore" sia così limitata? E che invece non si possano amare tante persone in modo diverso?
Provo a spiegarmi: così come - normalmente - amiamo i nostri figli, i nostri genitori, il nostro partner, e non è certo che uno di questi amori escluda gli altri, non è possibile continuare ad amare colui con cui si è condiviso tanto, pur amando anche un'altra persona con cui si vorrebbe costruire un nuovo futuro?
Perchè è questo che in un certo senso sta accadendo a me, anche se mi rendo conto che possa essere difficile da comprendere, e lo è anche per me spiegarlo..
Dicevo che amo mio marito, che soffro al pensiero di quanto possa e potrà soffrire e non per compassione, ma proprio in virtù di questo amore. Dicevo che la nostra vita insieme che finisce è un pezzo della mia che muore.
Eppure amo anche un altro uomo. E, credetemi, lo amo con tutta me stessa.
In lui ho trovato tutto quello che forse, senza rendermene conto, ho sempre cercato.
Vi sembra così assurdo questo?
Credetemi: la mia non è una domanda provocatoria, ma anzi, mi rendo perfettamente conto di quanto la cosa per certi versi possa essere anomala, quindi se volete rispondetemi pure fuori dai denti!
Eppure, da parte mia, sento che è così.
Che non posso cancellare con un colpo di spugna tutto ciò che ho vissuto con mio marito, che lui è e sarà sempre una parte di me, che soffro al solo pensiero della sua sofferenza. Che talvolta mi è insopportabile immaginare come si sentirà lui, quando finirà tutto ciò in cui ha investito tanto.
E tutto ciò, amando profondamente anche un'altra persona, perchè ormai, giunti a questo punto, sinceramente mi sento di escludere che sia solo un innamoramento, una passione transitoria.
E' qualcosa di molto profondo invece. Sento che siamo predestinati a stare insieme e vorrei condividere tutto con lui. Da qui anche il desiderio di prendere casa insieme, perchè penso che sia il primo passo per un vero progetto di vita comune, che non può essere relegato al vedersi la sera per andare al cinema o a cena fuori, tanto per dire.. Non con lui, non fra di noi. Io desidero tutto da quest'unione.
Così, non so se sono riuscita a farvi capire come posso sentirmi "scissa", divisa, fra due fuochi. E come talvolta io mi senta in un vicolo cieco, senza sapere come uscirne.
Certo, questi due amori sono di tipo molto diverso, ma entrambi molto profondi.
Se provo ad impegnarmi davvero per capire e "sentire" ciò che voglio io per me stessa, sento di non avere dubbi: io vorrei la mia vita con questo mio nuovo compagno. Vorrei il mio futuro con lui, perchè lui mi completa, mi rende felice e sento che sarebbe in grado di farlo per sempre, e io per lui.
Sento con tutta me stessa che è quello che provo per lui il tipo di amore che dovrebbe esserci fra due individui per "trasformarli" in una coppia.
Se davvero fosse solo per me, probabilmente vivrei già con quest'uomo da mesi, ma non vi sembrano "SE" un po' improbabili, visto che c'è di mezzo un figlio, e un altro uomo con cui comunque ho condiviso circa un terzo della mia vita???
Ancora, davvero fatico molto separare una cosa dalle altre, anche se forse sarebbe la cosa più giusta da fare per prendere decisioni sensate..
So anche che l'amore che provo per mio marito è qualcosa di più simile ad un affetto fraterno, dovuto a tutto quello che abbiamo vissuto insieme, eppure rimane molto profondo. Tanto da farmi vacillare nei miei intenti al solo pensiero di causargli sofferenza.
Eppure, esiste forse una possibilità una, che io e lui si possa tornare ad essere una coppia, quando per certi aspetti non lo eravamo più già da molto prima che io incontrassi un nuovo amore?
A Bruja, che con molta lucidità ha prospettato il possibile tentativo di rivolgersi ad un sessuologo, vorrei fare una domanda: secondo te esiste davvero la possibilità che uno specialista - per quanto bravo - possa aiutare a ritrovare qualcosa che forse non solo è andato perduto, ma che probabilmente davvero non esiste più, come il desiderio e la passione?
Se ci fosse anche solo una possibilità, forse sarebbe "giusto" almeno tentare, ma come fare adesso che tutti i miei desideri, tutte le mie emozioni sono indirizzate ad un'altra persona??? Si pensi che non riesco nemmeno ad immaginare anche solo di farmi sfiorare da un altro uomo che non sia lui!
Insomma, non so davvero che fare..
Scusate il "calderone" di pensieri e la mia solita prolissità...
Francesca