Sono nebbia...

spleen

utente ?
Alphonse02 ha detto:
Il senso di vuoto non è detto che sia collegabile alle tue infelici esperienze giovanili. Su questo devi lavorarci sopra con l'aiuto di persone qualificate. Almeno è quello che penso, guardando alla tua storia che hai voluto condividere.

Anzi, mi sembra che tu abbia lasciato dietro di te la negatività delle violenze subite, avevi reagito da uomo maturo (senza vergognarti dei tuoi desideri sessuali), e il tradimento subito riguarda il tuo ultimo rapporto di coppia e solo su quello ti devi confrontare con la tua ex compagna, per liberarti di lei al minore costo possibile, emotivo e materiale.
E ricostruirti una vita tua, coltivando i tuoi interessi e cercando persone che possano condividere il tuo approccio alla vita.

Da ultimo, la cosa più importante è che tu hai un figlio da crescere, assistere e preparare a superare le asperità della vita. E' un compito importantissimo, prioritario rispetto alla tentazione di affogare nell'autocommiserazione.
Per lui e grazie a lui ritroverai la forza di uscire dal tunnel nel quale ti trovi.
C'è sempre speranza di farcela, affrontando i problemi.
Buona fortuna, di cuore.
In quella che credo essere la mia parte lucida, riesco a capire che il trauma infantile è superato.
Per capire bene, sei mai stato in analisi per questo tuo passato?
 
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Alphonse02

Utente di lunga data
... mi sentirei un coglione se stessi male solo per questo. Ma il mio malessere in questo momento è come il sistema solare...al centro c'è il tradimento e intorno girano tutte le esperienze negative che ho vissuto e si riducono tutte in quel perchè tutto a me... So che la mia reazione dovrebbe essere diversa, ma in questo momento gira così. Non è questione di aver superato o meno certi traumi ma è la quantità di avvenimenti accaduti, ma soprattutto quest'ultimo avvenimento verificatosi nel momento di maggior tranquillità della mia vita. Ed è questo che mi ha disorientato, non ero preparato, e pur ritenendomi una persona calma e riflessiva ora mi ritrovo in stato di agitazione. E questa versione di me, che non ha controllo sui pensieri, mi disarma, come ho detto in altre risposte è come essere sulle montagne russe. Si sale e si scende a forte velocità e io non riesco a rallentare. In questo momento l'unico punto di riferimento è mio figlio ma questo non toglie la nebbia che mi circonda
Ci sta, direi che è normale quello che senti.
Sei stato preso alla sprovvista, non te l' aspettavi .

Mi è capitata la stessa situazione, ti arrivano botte nella vita da dove meno te l'immaginavi. Di quelle pesanti, che ti fanno calare l' autostima, provocano sbalzi d' umore e ti fanno sentire privo di orientamento (la nebbia che ti circonda).
Su due piedi non ci sono soluzioni. Ti senti destinato a soccombere.

Poi, la disperazione lascia lentamente posto al desiderio di sopravvivere. Ti aiuta anche il solo pensare concretamente ai figli, perché non li puoi lasciare soli. Contano su di te.

Si comincia ad affrontare la crisi, scomponendola in tanti problemi, che affronti uno ad uno. Ed avvii la reazione, riprendi la fiducia in te stesso ed imposti strategia e rotta da seguire.

Non viene facilmente, ci vuole tempo, ma si riparte daccapo.
Devi avere la pazienza di affrontare il dolore. Non piace, ma non c' è scelta. La vita è fatta anche di questo.
Ogni dolore che si supera in qualche modo ti fortifica, ti fornisce motivazioni e confidenza per affrontare quelli successivi.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
In quella che credo essere la mia parte lucida, riesco a capire che il trauma infantile è superato. Il punto è che adesso non rivivo il mio passato ma il dolore di oggi è amplificato dalla mia prima reazione a quando ho scoperto del tradimento. Il mio errore che mi ha gettato nella disperazione è stato rispondere al dolore con " perchè tutto a me ? ". E' stato istintivo, di primo pelo, un pugno nello stomaco...adesso non soffro per la mia infanzia, soffro esclusivamente in relazione a questo tradimento. Ho letto che qualcuno pensa che siccome ho elencato i traumi partendo dall'infanzia allora vuol dire che sia quello il vero motivo non superato. Per aver un quadro chiaro bisogna iniziare dalle origini, altrimenti se avessi scritto di essere devastato per un tradimento, avrei avuto risposte tipo " rifatti una nuova vita ", " cose che succedono a tutti " e via dicendo. E mi sentirei un coglione se stessi male solo per questo. Ma il mio malessere in questo momento è come il sistema solare...al centro c'è il tradimento e intorno girano tutte le esperienze negative che ho vissuto e si riducono tutte in quel perchè tutto a me... So che la mia reazione dovrebbe essere diversa, ma in questo momento gira così. Non è questione di aver superato o meno certi traumi ma è la quantità di avvenimenti accaduti, ma soprattutto quest'ultimo avvenimento verificatosi nel momento di maggior tranquillità della mia vita. Ed è questo che mi ha disorientato, non ero preparato, e pur ritenendomi una persona calma e riflessiva ora mi ritrovo in stato di agitazione. E questa versione di me, che non ha controllo sui pensieri, mi disarma, come ho detto in altre risposte è come essere sulle montagne russe. Si sale e si scende a forte velocità e io non riesco a rallentare. In questo momento l'unico punto di riferimento è mio figlio ma questo non toglie la nebbia che mi circonda.
Il dolore è un archivio misterioso.

Sono una puntigliosa con le parole e lo sono sempre più invecchiando :)
Negli ultimi anni si sono utilizzate spesso parole come "risolvere", "superare", io penso siano parole inesatte che non descrivono l'esperienza ma che rappresentano più una "speranza" di guarigione.
Sono parole difensive che servono più al contesto sociale che le utilizza per mantenersi in equilibrio di fronte ad esperienze spaventose.
Le ho sempre chiamate le "parole della normalizzazione".

Personalmente trovo più sensate le descrizioni odierne, che utilizzano termini come "integrare".

Se la nostra vita è una tela tessuta, i fili che si sono usati per tesserla sono nella tela, la compongono.
Credo sia una questione di "qualità" della tessitura, ossia quanto quei fili che si sono dovuti necessariamente utilizzare poichè erano gli unici a disposizione siano stati utilizzati. E non c'è scampo a questo: se si tolgono fili, si scioglie la tela. (e sciogliere questa tela ha fra le conseguenza la perdita di identità, la frammentazione nella migliore delle ipotesi).

Quando si impara il dolore lo si impara sulla scorta delle dolore di cui si è fatta esperienza, in particolare le esperienze dei primi anni di vita che sono, come dire, una sorta di vocabolario di base.

Se penso a me, uno dei danni più grandi che ho subito, riguarda proprio la dispercezione del dolore. Emotivo in particolare, ma anche fisico.
Intendo che la mia soglia di tolleranza al dolore era altissima.
Ma quando lo sentivo era violentissimo. Si agganciava a ciò che io conoscevo come dolore e secondo quel linguaggio si declinava.
Controllarlo era la mia forma di potenza.

La mente mi serviva per dare confini a quella grandezza.
Quando ho "perso" il controllo della mia intellettualizzazione è stato disarmante e terrorizzante. La velocità costante della percezione è stata folle.

Ricordo la prima seduta dal mio psico: mi ero seduta e a avevo descritto analiticamente la mia situazione. Lui mi aveva lasciata parlare, e io avevo parlato parecchio :D, alla fine di tutta la mia descrizione ricordo che mi aveva chiesto: "valuteremo insieme la precisione della sua diagnosi, per ora mi limito a chiederle come si sente".

Se mi avesse presa e ribaltata in terra non mi sarei sentita tanto disorientata. Mi ero accorta che non ero capace di raccontare come mi sentivo senza ricorrere ad una descrizione, come dire, razionale. Ma soprattutto non riuscivo ad arrivare a dove sentivo per davvero.
Dopo essermene stata zitta avevo iniziato a provare a descrivere e lui ogni volta mi faceva notare "intellettualizzazione, riprovi".

Tutto questo per dire che quella tua prima risposta "perchè tutto a me" è sensata e onestamente penso che sia l'unica che ti potresti dare ora come ora. Non è reattiva, è la tua Storia.

Ti sei guadagnato di poter abbassare la guardia e, nel momento in cui pensavi di poterla per davvero tenere giù, sei stato colpito.
A tradimento per l'appunto. E proprio dalla persona che sapeva del tuo percorso per arrivare lì.
 
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Essere Nebbia

Utente di lunga data
Cosa te lo fa pensare che sia il primo?
Etta, non credo abbia più importanza prima o decimo...ora devo affrontare questa tempesta, che riguarda soprattutto me stesso...paura, rabbia, preoccupazioni, speranze....tutte girano veloci e faccio fatica ad inquadrare le cose giuste da fare....come detto...essere nebbia

Ci sta, direi che è normale quello che senti.
Sei stato preso alla sprovvista, non te l' aspettavi .

Mi è capitata la stessa situazione, ti arrivano botte nella vita da dove meno te l'immaginavi. Di quelle pesanti, che ti fanno calare l' autostima, provocano sbalzi d' umore e ti fanno sentire privo di orientamento (la nebbia che ti circonda).
Su due piedi non ci sono soluzioni. Ti senti destinato a soccombere.

Poi, la disperazione lascia lentamente posto al desiderio di sopravvivere. Ti aiuta anche il solo pensare concretamente ai figli, perché non li puoi lasciare soli. Contano su di te.

Si comincia ad affrontare la crisi, scomponendola in tanti problemi, che affronti uno ad uno. Ed avvii la reazione, riprendi la fiducia in te stesso ed imposti strategia e rotta da seguire.

Non viene facilmente, ci vuole tempo, ma si riparte daccapo.
Devi avere la pazienza di affrontare il dolore. Non piace, ma non c' è scelta. La vita è fatta anche di questo.
Ogni dolore che si supera in qualche modo ti fortifica, ti fornisce motivazioni e confidenza per affrontare quelli successivi.
Prendo appunti su un quaderno...la prima cosa che ho scritto è accettare il dolore segnando cosa accende il mio dolore; poi ho scritto descrivi come mi sento annotando il mio stato d'animo, per terzo ho messo riempi la mente di pensieri positivi...
Ecco cerco strade da seguire che mi portino ad uscire dalla nebbia, ma sono consapevole che senza comprendere a fondo il dolore attuale non potrò trovare le soluzioni adeguate.

Parlare qui, con voi, leggere le vostre risposte, le domande, mi aiuta a comprendere meglio cosa sto attraversando. Ho letto attentamente ogni post, alcuni con più attenzione di altri perchè più profondi e meritevoli di riflessione. Forse questo non è il posto giusto o forse lo è, di sicuro mi sta aiutando a far lavorare la mente, già sovraccarica di pensieri, in modo più sereno. Ringrazio tutti, quando scrivo qui sento il mio senso di solitudine meno pesante.

Il dolore è un archivio misterioso.

Già il dolore...esiste una definizione che possa contemplare ogni forma di dolore? Io credo di no. Come ognuno di noi vive un trauma non può e non potrà mai essere catalogato, nemmeno da un esperto. Questo perchè siamo tutti diversi, e proprio nella nostra diversità non potrà mai esserci un dolore uguale all'altro. L'esperto studia, studia casi generali, casi in linea di massima, ma non potrà mai avere l'esatta percezione del nostro dolore. Che sia una perdita, un tradimento, una violenza, ognuno di noi la vive in modo assolutamente autonomo, privo di schemi. Quando ho fatto terapia per le violenze, se da un lato il sollievo è stato poterne parlare con qualcuno, dall'altro però non ho ricevuto la cura. Raccontarmi e dire come mi sento non aiuta se poi dall'altra parte c'è solo un ruolo(l'esperto) che sta li a fare il suo lavoro...appunto un lavoro. Sono convinto che certi traumi vadano affrontati in modo diverso. Faccio un esempio stupido ma che forse può rendere l'idea. In questo forum, dopo aver scritto la mia storia in tanti vi siete precipitati a commentare...eppure nessuno vi ha chiesto nulla e nessuno l'ha fatto per lavoro. Può darsi che qui non ci siano state risposte come dire serie, ma sicuramente c'è stata partecipazione. Qualcuno di voi ha raccontato delle proprie esperienze, altri mi esortano a voltare pagina, ecco forse per certi traumi occorre anche la socializzazione. Forse si sottovaluta che il peso dei traumi che ci colpiscono possano essere sostenuti dalla singola persona. E quando leggo di persone che non ce l'hanno fatta mi chiedo spesso quanto sole si siano sentite. Cerco di sentire le sensazioni intorno a me. Le valuto cercando di capire di cosa ho bisogno per continuare. Se da un lato prendo forza pensando a mio figlio dall'altro mi sento devastato per la solitudine che sento. E mi rendo conto di questo anche quando sono andato a iscrivermi in palestra. Al personale della palestra ho chiesto la cortesia di seguirmi durante le sedute, non voglio essere lasciato su un macchinario a pensare alla mia sofferenza. Questo per dire che in adesso sento il bisogno di avere una figura vicina, che mi dica anche solo come fare un esercizio per restare in tema. Cosi tornando a questo forum, entro qui per sentirmi parte di qualcosa, che allievi anche il mio senso di solitudine. Ecco, il dolore è anche questo...
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Prendo appunti su un quaderno...la prima cosa che ho scritto è accettare il dolore segnando cosa accende il mio dolore; poi ho scritto descrivi come mi sento annotando il mio stato d'animo, per terzo ho messo riempi la mente di pensieri positivi...
Ecco cerco strade da seguire che mi portino ad uscire dalla nebbia, ma sono consapevole che senza comprendere a fondo il dolore attuale non potrò trovare le soluzioni adeguate.
Secondo me non è tanto il dolore attuale da comprendere a fondo, ma quello di prima. Se non ricordo male hai scritto che in pratica hai scommesso tutto su sta persona venendo da un'esperienza drammatica, per un po' ha funzionato da anestetico o meglio da psicofarmaco (ansiolitico o antidepressivo vedi tu..) ma come in tutti gli azzardi alla fine il banco vince sempre, ma proprio sempre e infatti ha vinto anche stavolta. E attenzione che non sto dicendo che gli psicofarmaci siano inutili o peggio, anche perché penso qualunque psichiatra prima di poter intervenire con una terapia mirata li prescriva per ridurre i sintomi acuti, ma non sono LA soluzione, aiutano a guadagnare tempo e ad aprire la strada per un corretto intervento, ma solo se usati nel modo corretto.
 

Essere Nebbia

Utente di lunga data
Non è co
Secondo me non è tanto il dolore attuale da comprendere a fondo, ma quello di prima. Se non ricordo male hai scritto che in pratica hai scommesso tutto su sta persona venendo da un'esperienza drammatica, per un po' ha funzionato da anestetico o meglio da psicofarmaco (ansiolitico o antidepressivo vedi tu..) ma come in tutti gli azzardi alla fine il banco vince sempre, ma proprio sempre e infatti ha vinto anche stavolta. E attenzione che non sto dicendo che gli psicofarmaci siano inutili o peggio, anche perché penso qualunque psichiatra prima di poter intervenire con una terapia mirata li prescriva per ridurre i sintomi acuti, ma non sono LA soluzione, aiutano a guadagnare tempo e ad aprire la strada per un corretto intervento, ma solo se usati nel modo corretto.
Non è cosi...il trauma che vivo ora è solo per questo evento....però l'aumento del dolore è provocato dalle esperienze passate che ne fanno aumentare il peso, tutto qui. Il mio dolore è generato solo ed esclusivamente dal tradimento, il resto è contorno.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Non è co

Non è cosi...il trauma che vivo ora è solo per questo evento....però l'aumento del dolore è provocato dalle esperienze passate che ne fanno aumentare il peso, tutto qui. Il mio dolore è generato solo ed esclusivamente dal tradimento, il resto è contorno.
Ma hai scritto tu che avevi puntato tutto su di lei, perché?
 

Essere Nebbia

Utente di lunga data
Ah ok, quindi l'idea che potesse rappresentare una sorta di "riscatto" non ti ha mai nemmeno lontanamente sfiorato
perchè cosa avrei dovuto riscattare? io non mi sono mai sentito nella condizione di dovermi riscattare o redimermi o altro....ho semplicemente ascoltato il cuore. Quando ho superato i miei traumi infantili mi sono considerato una persona normale, con difetti e pregi, come tutti. E anche la mia sfera sessuale l'ho sempre considerata normale per me. Quindi cosa non c'era niente da riscattare e niente da dimostare.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Il dolore è un archivio misterioso.

Sono una puntigliosa con le parole e lo sono sempre più invecchiando :)
Negli ultimi anni si sono utilizzate spesso parole come "risolvere", "superare", io penso siano parole inesatte che non descrivono l'esperienza ma che rappresentano più una "speranza" di guarigione.
Sono parole difensive che servono più al contesto sociale che le utilizza per mantenersi in equilibrio di fronte ad esperienze spaventose.
Le ho sempre chiamate le "parole della normalizzazione".

Personalmente trovo più sensate le descrizioni odierne, che utilizzano termini come "integrare".

Se la nostra vita è una tela tessuta, i fili che si sono usati per tesserla sono nella tela, la compongono.
Credo sia una questione di "qualità" della tessitura, ossia quanto quei fili che si sono dovuti necessariamente utilizzare poichè erano gli unici a disposizione siano stati utilizzati. E non c'è scampo a questo: se si tolgono fili, si scioglie la tela. (e sciogliere questa tela ha fra le conseguenza la perdita di identità, la frammentazione nella migliore delle ipotesi).

Quando si impara il dolore lo si impara sulla scorta delle dolore di cui si è fatta esperienza, in particolare le esperienze dei primi anni di vita che sono, come dire, una sorta di vocabolario di base.

Se penso a me, uno dei danni più grandi che ho subito, riguarda proprio la dispercezione del dolore. Emotivo in particolare, ma anche fisico.
Intendo che la mia soglia di tolleranza al dolore era altissima.
Ma quando lo sentivo era violentissimo. Si agganciava a ciò che io conoscevo come dolore e secondo quel linguaggio si declinava.
Controllarlo era la mia forma di potenza.

La mente mi serviva per dare confini a quella grandezza.
Quando ho "perso" il controllo della mia intellettualizzazione è stato disarmante e terrorizzante. La velocità costante della percezione è stata folle.

Ricordo la prima seduta dal mio psico: mi ero seduta e a avevo descritto analiticamente la mia situazione. Lui mi aveva lasciata parlare, e io avevo parlato parecchio :D, alla fine di tutta la mia descrizione ricordo che mi aveva chiesto: "valuteremo insieme la precisione della sua diagnosi, per ora mi limito a chiederle come si sente".

Se mi avesse presa e ribaltata in terra non mi sarei sentita tanto disorientata. Mi ero accorta che non ero capace di raccontare come mi sentivo senza ricorrere ad una descrizione, come dire, razionale. Ma soprattutto non riuscivo ad arrivare a dove sentivo per davvero.
Dopo essermene stata zitta avevo iniziato a provare a descrivere e lui ogni volta mi faceva notare "intellettualizzazione, riprovi".

Tutto questo per dire che quella tua prima risposta "perchè tutto a me" è sensata e onestamente penso che sia l'unica che ti potresti dare ora come ora. Non è reattiva, è la tua Storia.

Ti sei guadagnato di poter abbassare la guardia e, nel momento in cui pensavi di poterla per davvero tenere giù, sei stato colpito.
A tradimento per l'appunto. E proprio dalla persona che sapeva del tuo percorso per arrivare lì.
Ma, linearmente parlando, una storia del genere che tipo di strascichi può lasciare ad esempio nelle modalità di creazione e costruzione di nuovi legami?
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
perchè cosa avrei dovuto riscattare? io non mi sono mai sentito nella condizione di dovermi riscattare o redimermi o altro....ho semplicemente ascoltato il cuore. Quando ho superato i miei traumi infantili mi sono considerato una persona normale, con difetti e pregi, come tutti. E anche la mia sfera sessuale l'ho sempre considerata normale per me. Quindi cosa non c'era niente da riscattare e niente da dimostare.
Infatti ho messo "riscatto" fra virgolette perché non ero sicuro di rendere l'idea. Intendevo più o meno una considerazione del tipo "dopo averne viste di tutti i colori da tutti finora, ecco finalmente una persona che non è come tutte le altre!" (cit. Elio)
 

Essere Nebbia

Utente di lunga data
Ma, linearmente parlando, una storia del genere che tipo di strascichi può lasciare ad esempio nelle modalità di creazione e costruzione di nuovi legami?
Parma credo che il problema principale non siano i nuovi legami...il punto è superare la nebbia! in questo momento l'ultima cosa a cui penso, anzi, non ci penso proprio, è la costruzione di un legale. Ora serve che ricostruisca me stesso dalle fondamenta poi si potrà pensare a tutto il resto. Il recupero di se stessi prima di ogni cosa.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Parma credo che il problema principale non siano i nuovi legami...il punto è superare la nebbia! in questo momento l'ultima cosa a cui penso, anzi, non ci penso proprio, è la costruzione di un legale. Ora serve che ricostruisca me stesso dalle fondamenta poi si potrà pensare a tutto il resto. Il recupero di se stessi prima di ogni cosa.
Io sentirei il parere di Ipazia..
 

Brunetta

Utente di lunga data
Perchè ai tempi, parliamo degli anni 80 certe cose passavano nel silenzio generale anche se vicini e parenti sapevano....


Mia madre subiva in modo diverso ma subiva...denti rotti, occhi neri...


Hai centrato uno dei punti più dolorosi...Vedere l'auto spostarsi da casa e andare in albergo è come vedere il crollo di un grattacielo...ogni frame dell'auto è un piano della mia solidità affettiva, emotiva e mentale che si sgretola. E mentre il palazzo viene giù pensi che magari non tutto verrà giù, vedi le rotatorie sulle mappe e speri che l'auto faccia inversione...continui a sperare che quell'auto si fermi, che inverta la marcia e torni a casa... Il primo giorno che ho visto il gps il tragitto è stato da casa( 22.30 ) all'albergo( 23.00 ). Poi il giorno dopo dall'albergo( 13.00) al ristorante( 15.00) e poi di nuovo in albergo. In tutto questo speravo sempre che quella dannata auto tornasse a casa. Poi in nottata( 23.00 ) in effetti è rientrata a casa dall'albergo. Mi sono detto strano lasciare l'albergo di notte, normalmente i check out avvengono la mattina. Mi sono illuso che fosse successo qualcosa, perchè tornare di notte a casa? E invece alle 7 del mattino è tornata in albergo e non capisco perchè. Non può averlo portato a casa, ci sono i figli e allora ho pensato che l'abbia fatto per non far notare l'assenza ai propri figli.
Per tornare alle tue parole...si è stato il crollo della mia solidità, o di quella che pensavo di aver costruito
Perché hai messo il gps?
 

spleen

utente ?
Parma credo che il problema principale non siano i nuovi legami...il punto è superare la nebbia! in questo momento l'ultima cosa a cui penso, anzi, non ci penso proprio, è la costruzione di un legale. Ora serve che ricostruisca me stesso dalle fondamenta poi si potrà pensare a tutto il resto. Il recupero di se stessi prima di ogni cosa.
Il punto è farlo a prescindere da lei. (o da qualsiasi altra).
 

Brunetta

Utente di lunga data
Prendo appunti su un quaderno...la prima cosa che ho scritto è accettare il dolore segnando cosa accende il mio dolore; poi ho scritto descrivi come mi sento annotando il mio stato d'animo, per terzo ho messo riempi la mente di pensieri positivi...
Ecco cerco strade da seguire che mi portino ad uscire dalla nebbia, ma sono consapevole che senza comprendere a fondo il dolore attuale non potrò trovare le soluzioni adeguate.
Non si fa mica terapia così.
Infatti hai fatto “alcune” sedute.
 
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