Sono nebbia...

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Ti sbagli, in quel frangente c'era il concreto pericolo di ritrovarsi i promessi sposati per "dichiarazione" ed i bravi di conseguenza dietro l'angolo.
Quattro meno meno. 😁
Quindi era paura non coraggio
 

Lostris

Utente Ludica
Sì, però sembra sempre che tu debba fare atto di contrizione.
Tradire è anche altre cose, sicuramente egoistiche, ma anche molto piacevoli.
Se anche chi ha tradito nega la realtà del godimento personale che mette in secondo piano tutto quello che hai scritto, ogni tradito viene legittimato a sentirsi una spanna al di sopra del traditore.
Ma non è assolutamente vero.
Non credo che tuo marito non meritasse le corna, e hai fatto solo bene a tradirlo.
Potevi lasciarlo prima e non lo hai fatto per viltà? Mah, ogni cosa ha un suo tempo, e non pretendo che sia uguale per tutti.
Ma non è un atto di contrizione né un’autofustigazione.
È una presa di responsabilità. Una cosa molto diversa.

Quello che finora ho imparato, anche agendo in modo sbagliato è che ci sono valori — come la lealtà, la chiarezza e il rispetto — che, in certe situazioni, dovrebbero venire prima del godimento personale.

Il piacere, per quanto umano e comprensibile, non può essere la giustificazione ultima per qualsiasi azione. Soprattutto quando quella stessa azione ferisce qualcun altro a cui, almeno in teoria, si è legati da un patto di fiducia.

Il punto non è negare il piacere nel tradimento, ma riconoscere che quel piacere ha un prezzo, e che scegliere di pagarlo con la pelle dell’altro è, appunto, un atto di slealtà.
Non sto nemmeno dicendo che chi tradisce è una cattiva persona a prescindere; sto dicendo che in quel momento ha scelto la scorciatoia più comoda invece della via più autentica, più coraggiosa e, in definitiva, più giusta.

E no, non credo affatto che qualcuno “meriti” di essere tradito, men che meno che se lo meritasse mio marito.
c’è sempre un’altra strada. Magari più dolorosa, più scomoda, ma più vera: quella della parola, del confronto e, in caso, della separazione onesta.

È lì che, per me, si misura il valore di un individuo, non nella gestione egoistica dei propri impulsi.

Non me ne frega di fare la morale. Guardo le cose per quello che sono. E se questo implica riconoscere una vigliaccheria passata, lo faccio.
Non perché mi senta “peccatrice”, ma perché non voglio più raccontarmi che c’era qualcosa di nobile o giustificato in quella scelta. Non c’era. E da lì si riparte, se si vuole crescere.

Almeno io.
Te, fai quel che vuoi 🤣
 

danny

Utente di lunga data
Ma non è un atto di contrizione né un’autofustigazione.
È una presa di responsabilità. Una cosa molto diversa.

Quello che finora ho imparato, anche agendo in modo sbagliato è che ci sono valori — come la lealtà, la chiarezza e il rispetto — che, in certe situazioni, dovrebbero venire prima del godimento personale.

Il piacere, per quanto umano e comprensibile, non può essere la giustificazione ultima per qualsiasi azione. Soprattutto quando quella stessa azione ferisce qualcun altro a cui, almeno in teoria, si è legati da un patto di fiducia.

Il punto non è negare il piacere nel tradimento, ma riconoscere che quel piacere ha un prezzo, e che scegliere di pagarlo con la pelle dell’altro è, appunto, un atto di slealtà.
Non sto nemmeno dicendo che chi tradisce è una cattiva persona a prescindere; sto dicendo che in quel momento ha scelto la scorciatoia più comoda invece della via più autentica, più coraggiosa e, in definitiva, più giusta.

E no, non credo affatto che qualcuno “meriti” di essere tradito, men che meno che se lo meritasse mio marito.
c’è sempre un’altra strada. Magari più dolorosa, più scomoda, ma più vera: quella della parola, del confronto e, in caso, della separazione onesta.

È lì che, per me, si misura il valore di un individuo, non nella gestione egoistica dei propri impulsi.

Non me ne frega di fare la morale. Guardo le cose per quello che sono. E se questo implica riconoscere una vigliaccheria passata, lo faccio.
Non perché mi senta “peccatrice”, ma perché non voglio più raccontarmi che c’era qualcosa di nobile o giustificato in quella scelta. Non c’era. E da lì si riparte, se si vuole crescere.

Almeno io.
Te, fai quel che vuoi 🤣
Lo puoi dire adesso.
Le esperienze servono proprio a questo.
A essere comprese.
Dopo.
 

Nicky

Utente di lunga data
Quello che finora ho imparato, anche agendo in modo sbagliato è che ci sono valori — come la lealtà, la chiarezza e il rispetto — che, in certe situazioni, dovrebbero venire prima del godimento personale.
Le persone sono consapevoli che ci sono valori che sovrastano il godimento personale, anche senza passare attraverso queste esperienze. Le vivono per vari motivi. Ma è una questione che riguarda il traditore con sé stesso.
La persona tradita ha altro con cui deve fare i conti, una volta presa consapevolezza che chi ha di fianco lo ha ferito e ha agito in modo scorretto.
 

danny

Utente di lunga data
Le persone sono consapevoli che ci sono valori che sovrastano il godimento personale, anche senza passare attraverso queste esperienze. Le vivono per vari motivi. Ma è una questione che riguarda il traditore con sé stesso.
La persona tradita ha altro con cui deve fare i conti, una volta presa consapevolezza che chi ha di fianco lo ha ferito e ha agito in modo scorretto.
Ho vissuto da giovane anni in cui la fedeltà era marginale.
È stato un pilastro da sposato, poiché sentivo di aver assunto un ruolo che prevedeva la responsabilità verso altri, con conseguenze importanti per ognuno di loro.
Dopo il tradimento mi sono reso conto che avrei dovuto stabilire nuove priorità, per tutelare ciò a cui tenevo di più e per salvare me stesso.
Confesso che la fedeltà resta ora per me un valore relativo, dipendente dal contesto.
È più il valore dato alla persona a contare.
 

Lostris

Utente Ludica
Le persone sono consapevoli che ci sono valori che sovrastano il godimento personale, anche senza passare attraverso queste esperienze. Le vivono per vari motivi. Ma è una questione che riguarda il traditore con sé stesso.
La persona tradita ha altro con cui deve fare i conti, una volta presa consapevolezza che chi ha di fianco lo ha ferito e ha agito in modo scorretto.
Ma io infatti stavo parlando in generale del tradimento dal lato di chi lo compie, in risposta a tutta una serie di assunti che non condivido.
Concordo che se guardiamo il lato della persona tradita le considerazioni da fare sono ben altre.
 

Gaia

Utente di lunga data
Ma non è un atto di contrizione né un’autofustigazione.
È una presa di responsabilità. Una cosa molto diversa.

Quello che finora ho imparato, anche agendo in modo sbagliato è che ci sono valori — come la lealtà, la chiarezza e il rispetto — che, in certe situazioni, dovrebbero venire prima del godimento personale.

Il piacere, per quanto umano e comprensibile, non può essere la giustificazione ultima per qualsiasi azione. Soprattutto quando quella stessa azione ferisce qualcun altro a cui, almeno in teoria, si è legati da un patto di fiducia.

Il punto non è negare il piacere nel tradimento, ma riconoscere che quel piacere ha un prezzo, e che scegliere di pagarlo con la pelle dell’altro è, appunto, un atto di slealtà.
Non sto nemmeno dicendo che chi tradisce è una cattiva persona a prescindere; sto dicendo che in quel momento ha scelto la scorciatoia più comoda invece della via più autentica, più coraggiosa e, in definitiva, più giusta.

E no, non credo affatto che qualcuno “meriti” di essere tradito, men che meno che se lo meritasse mio marito.
c’è sempre un’altra strada. Magari più dolorosa, più scomoda, ma più vera: quella della parola, del confronto e, in caso, della separazione onesta.

È lì che, per me, si misura il valore di un individuo, non nella gestione egoistica dei propri impulsi.

Non me ne frega di fare la morale. Guardo le cose per quello che sono. E se questo implica riconoscere una vigliaccheria passata, lo faccio.
Non perché mi senta “peccatrice”, ma perché non voglio più raccontarmi che c’era qualcosa di nobile o giustificato in quella scelta. Non c’era. E da lì si riparte, se si vuole crescere.

Almeno io.
Te, fai quel che vuoi 🤣
Ma non c’è mai nulla di nobile nelle cose umane.
Se uno lo riconosce già sta a buon punto
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ma non è un atto di contrizione né un’autofustigazione.
È una presa di responsabilità. Una cosa molto diversa.

Quello che finora ho imparato, anche agendo in modo sbagliato è che ci sono valori — come la lealtà, la chiarezza e il rispetto — che, in certe situazioni, dovrebbero venire prima del godimento personale.

Il piacere, per quanto umano e comprensibile, non può essere la giustificazione ultima per qualsiasi azione. Soprattutto quando quella stessa azione ferisce qualcun altro a cui, almeno in teoria, si è legati da un patto di fiducia.

Il punto non è negare il piacere nel tradimento, ma riconoscere che quel piacere ha un prezzo, e che scegliere di pagarlo con la pelle dell’altro è, appunto, un atto di slealtà.
Non sto nemmeno dicendo che chi tradisce è una cattiva persona a prescindere; sto dicendo che in quel momento ha scelto la scorciatoia più comoda invece della via più autentica, più coraggiosa e, in definitiva, più giusta.

E no, non credo affatto che qualcuno “meriti” di essere tradito, men che meno che se lo meritasse mio marito.
c’è sempre un’altra strada. Magari più dolorosa, più scomoda, ma più vera: quella della parola, del confronto e, in caso, della separazione onesta.

È lì che, per me, si misura il valore di un individuo, non nella gestione egoistica dei propri impulsi.

Non me ne frega di fare la morale. Guardo le cose per quello che sono. E se questo implica riconoscere una vigliaccheria passata, lo faccio.
Non perché mi senta “peccatrice”, ma perché non voglio più raccontarmi che c’era qualcosa di nobile o giustificato in quella scelta. Non c’era. E da lì si riparte, se si vuole crescere.

Almeno io.
Te, fai quel che vuoi 🤣
Sembri Kant.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Ho vissuto da giovane anni in cui la fedeltà era marginale.
È stato un pilastro da sposato, poiché sentivo di aver assunto un ruolo che prevedeva la responsabilità verso altri, con conseguenze importanti per ognuno di loro.
Dopo il tradimento mi sono reso conto che avrei dovuto stabilire nuove priorità, per tutelare ciò a cui tenevo di più e per salvare me stesso.
Confesso che la fedeltà resta ora per me un valore relativo, dipendente dal contesto.
È più il valore dato alla persona a contare.
"Come si cambia per non morire
Come si cambia per amore
Come si cambia per non soffrire
Come si cambia per ricominciare"
 

Brunetta

Utente di lunga data
Le persone sono consapevoli che ci sono valori che sovrastano il godimento personale, anche senza passare attraverso queste esperienze. Le vivono per vari motivi. Ma è una questione che riguarda il traditore con sé stesso.
La persona tradita ha altro con cui deve fare i conti, una volta presa consapevolezza che chi ha di fianco lo ha ferito e ha agito in modo scorretto.
IMG_0357.jpeg
 

Nicky

Utente di lunga data
Ma io infatti stavo parlando in generale del tradimento dal lato di chi lo compie, in risposta a tutta una serie di assunti che non condivido.
Concordo che se guardiamo il lato della persona tradita le considerazioni da fare sono ben altre.
Certo, mi sono persa un po' e non so quali siano gli assunti non condivisi!
In ogni caso, per me queste situazioni in cui c'è un "inganno" in una coppia segnano una rottura, talvolta anche se non vengono scoperte.
Non si è più una coppia, ma due persone e, chiaramente, con esigenze opposte, valori o fragilità non compatibili.
Tutto sta a vedere fino a che punto si ha voglia o possibilità di riconvergere, ma senza che questo voglia dire cancellare la divergenza esistita.
Per essere più chiara, io so che faccio delle cose che non sono un bene per mio marito. Non sono diventata scema di colpo, al punto da non saperlo o ignorare il bene e il male o accorgermene tra tre anni. Ma io mio bene e il suo non coincidono più integralmente. Non sono neppure così divisi, però, da portare me a una rottura e non solo per viltà (che ho, ma in misura normale).
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data

Brunetta

Utente di lunga data

Lostris

Utente Ludica
Certo, mi sono persa un po' e non so quali siano gli assunti non condivisi!
In ogni caso, per me queste situazioni in cui c'è un "inganno" in una coppia segnano una rottura, talvolta anche se non vengono scoperte.
Non si è più una coppia, ma due persone e, chiaramente, con esigenze opposte, valori o fragilità non compatibili.
Tutto sta a vedere fino a che punto si ha voglia o possibilità di riconvergere, ma senza che questo voglia dire cancellare la divergenza esistita.
Per essere più chiara, io so che faccio delle cose che non sono un bene per mio marito. Non sono diventata scema di colpo, al punto da non saperlo o ignorare il bene e il male o accorgermene tra tre anni. Ma io mio bene e il suo non coincidono più integralmente. Non sono neppure così divisi, però, da portare me a una rottura e non solo per viltà (che ho, ma in misura normale).
Anche io lo avevo ben chiaro in mente, tanto è vero che ero approdata qui.
E un inganno (al di là delle menzogne più “funzionali”) è anche quello di diventare un’altra persona, sconosciuta al partner proprio perché gli si cela consapevolmente quella parte di sé.
 
Top