Non contesto le tue premesse, ne' la responsabilità di lei, ne' il dolore di lui, ne' il fatto che rispetto di quel dolore e', anzitutto, non sminuirlo. Non fa una piega. Però non spiega l'utilità di dare un'altra ammaccatura alla macchina. E' questo il punto. Perché è vero che il dolore di random e' oggi, ma è altrettanto vero che OGGI random ha costruito una famiglia con questa persona. Non è un alibi. E' una assunzione di responsabilità. E' vero.... Lei al tempo lo disse a un esercito. Prova a immaginare se i figli sapessero che il padre e' andato con un'altra dicendolo prima a loro madre. Facendole fare quello che tu chiami un doveroso bagno di umiltà. E per me non va bene no, e non risolve lo squilibrio tra i due di cui parli.
Come lo considerava prima lei?
Uno da accompagnare a un concorso?
E come lo considera ora?
Uno a cui preparare il letto in soffitta e da non lasciare andare in giro a "disfare" oltre?
Vedi bene quanto, anche solo a voler parlare di utilità, e' stato proficuo.
Lo sappiamo bene che le cose iniziano dentro e poi, solo poi, si riflettono fuori.

Per opera individuale e azione concreta, ma che parte da una determinazione e da una intenzione interna.
Fra le due situazioni quella che si è trasformata è la posizione di random. E di conseguenza necessaria la sua prospettiva.
Per una sua azione e per una sua determinazione.
Ossia il dentro necessario al fuori.
Dove porterà?
E' incognita. Ed è solo frutto di costruzione. Imponderabile.
Credi davvero che quel che conta sia come si è considerati dagli altri(compagni compresi) nella valutazione della proficuità delle proprie decisioni per sè?
E' su questo che stai valutando la tua situazione?
Io non penso (non penso riferito a me, intendo).
Anzi, penso che se l'obiettivo sia far cambiare l'altro (in termini di visione di noi o in termini di comportamenti e struttura sua) sia solo una perdita di tempo. Oltre che uno dei modi migliori per disperdere energia quando l'energia serve.
Se l'obiettivo sono gli altri, la loro accettazione o il loro riconoscimento, o anche la loro comprensione, è una perdita di tempo.
Inutile poichè semplicemente impossibile, pena il giocare se stessi seguendo l'onda.
A me non piace seguire l'onda. E chi sono io discende da me.
Altrimenti non potrei essere responsabile di me e delle mie azioni, avrei già un sacco di belle scuse da mettermi sul vassoio per rendermela facile e accettabile, ed è un bel tranello questo. Per come la vedo io.
Di sicuro in una storia in cui devo mettere fatica perche l'obiettivo è farmi riconoscere e far cambiare l'altro, anche nell'idea di me, io non ci starei.
Poi, ognuno sceglie dove stare bene.