*Quasi tutti/e
Non ci sto riuscendo. Sicuramente starò anche sbagliando tutto da quel punto di vista, ma non ci sto riuscendo. E' come sbattere su un muro elastico: qualunque tentativo di colpire mi torna indietro con una forza molto superiore a quella che ho impresso.
Grazie (non mi piace essere messa nel calderone)
Mi ricordo le prime volte che combattevo, in maniera tecnica e pensata.
Mi allenavo col mio Su to. Mi allenava.
E mi ricordo che gli giravo intorno, non lucida e focalizzata soltanto sul colpire.
Io colpivo, mi muovevo, (inciampavo anche nei miei piedi

..una volta sono finita col culo per terra semplicemente portata dalla forza che avevo messo nel calcio:rotfl

ogni tanto riuscivo anche a prenderlo di striscio.
Insomma, nel giro di mezzo minuto avevo il fiatone, il sudore mi colava sugli occhi e non vedevo più niente attraverso la griglia, barcollavo e la lucidità era andata in vacanza.
E lui, fresco come una rosa si muoveva fluido semplicemente schivando.
Poi di solito mi arrivava, senza neanche averlo visto arrivare, un calcio circolare in faccia che mi faceva suonare il cervello e mi piegava le ginocchia.
Ed era il momento in cui lui iniziava da incitarmi.
Allora riprovavo, ma niente.
Il ritmo lo dettava lui.
Mi ha lentamente insegnato, a calci in faccia, che la questione non è il colpo.
Non è la forza con cui si sferra il colpo. Non è neanche la tecnica per certi versi.
LA questione è il ritmo.
Che è gestione di sè in relazione all'altro. Conoscenza di sè, dei propri percorsi.
Osservare l'altro, entrare nel suo ritmo e poi prenderglielo e portarlo dove vuoi e dove ti muovi bene tu.
Prendere la sua aggressività, a volte semplicemente parando, e poi ridarla indietro.
Usare l'energia dell'altro per trovare il varco e metterlo a terra. E per risparmiare la propria energia. Facendo lavorare l'altro al posto tuo.
Vedi, io sono una piccoletta, minuta e leggera.
Mi spiegava che devo tenerne conto.
Non mi posso confrontare con uno che è il doppio di me o il triplo, usando la potenza.
(e in palestra era la norma, visto che ero l'unica donna e anche solo una proiezione mal fatta mi lanciava come una pallina da una parte all'altra).
Mi posso confrontare a partire da me. Dai miei limiti e dalle mie risorse. Trasformando i limiti in risorse.
Conoscendomi.
Senza questo elemento di partenza non si fa nulla.
Capiamoci, non ti sto dicendo di combattere con tua moglie.
Da qui, però, quello che vedo è un combattimento in cui il ritmo non è il tuo.
E, e questo è importante, non è nemmeno un ritmo win win.
Vi state muovendo ad un ritmo win lose.
E vedo lei che non è padrona del ritmo. Sbatte qui e là come una gallina impazzita, fuori controllo e facendo appello solo a meccanismi conosciuti ma che non sono adeguati in questo momento.
Quindi finisce lei stessa frustrata, ma da se stessa. E proietta su di te per difendersi da sè.
Prima di tutto non sa piegare la testa. E non sa ammettere i suoi limiti.
Non si rende conto che, avendo perso il controllo di sè stessa, non è attraverso la vessazione di te che lo riprenderà.
Anzi.
Come sta succedendo si ritrova a vomitarti addosso le sue frustrazioni, per poi finire a uscire con la sorella e tornare a mezzanotte e smettere la palestra.
Rientrando nel circolo vizioso per cui poi ti deve vomitare addosso la frustrazione di essere in una situazione di perdita di padronanza.
A me fa venire in mente la matrigna che quando lo specchio le risponde "no sei tu la più bella del reame" ordina al cacciatore di far fuori biancaneve e portarle il cuore.
E il cacciatore è dentro di lei.
MA lei non ci parla. Da come la descrivi.
Anzi, da come la descrivi credo manco sappia del suo cacciatore interiore.
Mi sto spiegando?
In tutto questo tu...ti limiti a contenere.
E non le ridai indietro nulla. Non la specchi. Assorbi. E non ridai indietro.
Ho la sensazione che tu non stia valutando quanto questo ti stia costando.
E quanto costerà ad entrambi.
Al netto di lei. Che conta veramente poco.
Tu?
A me sembri un uomo che ha una regina, ma che si fa trattare come UN privilegiato della corte.
Mi sembra che tu per primo sia insicuro riguardo il tuo essere IL privilegiato.
E non perchè lei te lo riconosce o meno.
Ma perchè TU te lo riconosci come pretesa per te.
Io penso che prima di tutto tu debba ricollocare te.
Quali sono i bisogni che stai inseguendo in tutta questa situazione?
I tuoi intendo.
Cosa vuoi da lei?
Come lei sta avendo cura del tuo dolore?
E non c'è una tecnica. C'è solo il modo che compenetra il tuo bisogno di cura del tuo dolore.
Lei ti compenetra?
Prima serve che tu risponda a te stesso, senza rincorrere le conclusioni.
Prima serve che tu collochi i tuoi bisogni.
Il tuo dolore e il tuo piacere.
Poi potrete, forse, mettere il potere al centro.
Di sicuro, perdonami se sono molto diretta, la tua donna in questo momento non è affidabile.
Non è una regina, nè luminosa nè nera. E' una egocentrica dittatrice che urla "decapitatelo" senza neanche rendersi conto di chi ha intorno.
E mi sembra che tu questo non glielo stia restituendo.
Sei lì che speri di ritrovare la tua regina luminosa.
Ma non penso che tu non possa in questo momento non tenere conto di chi hai davanti.
Tenendo anche conto del fatto che chi hai davanti ora, non cancella chi hai conosciuto prima.
Non eternalizzare il presente.
Tu, di fronte all'egocentrica dittatrice che hai davanti, cosa vuoi fare?
Come ti vuoi porre?
Le lasci il regno, o inizi a farle arrivare forte e netto il fatto che il suo regno esiste SOLO ED ESCLUSIVAMENTE perchè TU glielo concedi? (e più che altro, TU questo, ce l'hai ben chiaro?)
La escort mi era sembrato un buon punto di partenza. Ma ti sei fermato soltanto all'umiliazione.
L'umiliazione fine a se stessa di una aggressiva non è una genialata. Lasciatelo dire da una aggressiva.
Ti fa a pezzi. Se poi è pure rancorosa, non ne esci più.
Hai iniziato il gioco dell'umiliazione?
Bene. Cosa fatta.
Adesso portalo avanti però.
Adesso la sua aggressività non la puoi semplicemente contenere.
La devi saper masticare e ridarla indietro.
Rifiutandola. E' roba sua.
Il nucleo fra voi è che non separate cosa è tuo da cosa è suo, vicendevolmente e vi specchiate cadendo uno nello specchio dell'altro.
Mi spiego?
Tu vuoi colpire. Ma non è la direzione.
Il colpire è vessazione. Ed è quello che lei sta facendo a te.
Tu in questo momento puoi separare e ridare indietro, e osservarla per vedere se avrà l'umiltà di mettere in discussione se stessa.
Cosa che non ha neanche iniziato a fare. E che tu le stai permettendo di non fare.
E questo deriva dalle vostre vecchie dinamiche di potere.
EDIT: questa è una occasione per ridiscutere quelle dinamiche. E, anche nel caso arriviate alla separazione, avere quelle dinamiche sott'occhio vi potrà dare l'opportunità di separarvi senza farvi troppa guerra e questo per il bene dei bambini, ma prima di tutto per il vostro bene.
Il suo tradimento deve essere aperto e spiegato. E pure il movimento con la escort.
Non sono cose che possono rimanere nei non detti e nel "ma ci siamo taaaanto ammmati". E' un suicidio relazionale. LAscire nel non detto.
Se da soli non ce la fate, trovatevi un mediatore. Che il vaso di pandora adesso è aperto. E non lo potete richiudere.
Indietro non si torna.