Sono un tradito ...

Brunetta

Utente di lunga data
Io non lo so cosa voglia il tradito e non so come si senta il traditore.
Posso sapere come mi sono sentita io e so quello che ho letto qui: incredulità e disorientamento totale, dissonanza cognitiva relativamente a chi è davvero il partner e cosa è e cosa è stata la relazione.
Di conseguenza c’è bisogno che il traditore dia un aiuto per uscire dal disorientamento.
Secondo me se il traditore asseconda ogni richiesta insensata o incongrua non dà certamente un aiuto.
Come si sente il traditore credo che dipenda da moltissime cose e sia molto diversificato.
Generalmente prova un po’ di incredulità per una reazione che trova inaspettatamente tragica.
Io se fossi stata traditrice beccata sarei stata malissimo. Non mi piace dovermi vergognare.
Però non si sa più cosa sia la vergogna.
 

spleen

utente ?
[MENTION=5708]spleen[/MENTION] dammi conferma che questa sarebbe stata la parte per me "scomoda" da quotare e che avrei prudentemente evitato.. Alla quale aggiungo senza alcuna scomodità quanto penso: Qualsiasi "richiesta" materiale di chi ha subito un tradimento è una richiesta balorda, confusa dettata dallo choc. Qualsiasi Per me (ovvio) .. è quanto si legge ogni giorno per me ne è sistematica conferma 1 non andare più in palestra 2 dammi la tua password per Facebook 3 dimmi se trombo meglio io di lui 4 preparami il caffè e portamelo a letto ogni mattina 5 portami al mare e abbracciami al tramonto del sole 6.... Possiamo continuare? Può essere anche un gioco. Fermiamoci :mexican: Le "richieste" materiali esposte qui al momento da chi è stato tradito, confuse, approssimative, balorde anche, e che in fin dei conti non risolvono il dolore, secondo me dimostrano questo. E le leggiamo spesso, assieme al disagio PERSONALE che continua a trascinarsi per ANNI e ANNI.. lo leggo io come te. Sia dentro il rapporto, sia anche a rapporto concluso da ANNI Io ho scritto stamani di "presenza" .. che può racchiudere tutte quante le richieste sopra esposte, e mille altre Ognuno/a dà presenza come può e come sa, una modalità vale l'altra, dipende da chi si è scelto e da come sa dare o non dare presenza. Non siamo tutti uguali.. Non porteremo all'altare chiunque (voglio sperare) C'è chi dà presenza cucinandoti la pietanza preferita. A me questa forma di presenza non andrebbe bene, io ho una moglie che (quando serve) dà presenza in modo diverso. C'è chi dà presenza consolandoti e dicendo che ce l'hai più lungo te di quell'altro, A me questa forma di presenza non andrebbe bene, io ho una moglie che dà presenza in modo diverso. C'è chi dà presenza dicendo che "ho sbagliato ho sbagliato ho sbagliato ho sbagliato.." A me questa forma di presenza non andrebbe bene, io ho una moglie che dà presenza in modo diverso. C'è chi dà presenza accettando varie umiliazioni, A me questa forma di presenza non andrebbe bene, io ho una moglie che dà presenza in modo diverso. Benintesi, la presenza NON risolve nulla, ma è per me una premessa indispensabile, in simili contesti Il punto.. per me, non è chiedere il caffè o la pietanza preferita, o quanto ce l'ha lungo quell'altro (sperando che lei dica magari mentendo che c'è l'ho più lungo io per farmi sentire bravo) Il punto è che qualsiasi richiesta NON sarà sufficiente per me, perché l'altro NULLA può per rasserenarmi. E nel CHIEDERE consolazione c'è una richiesta impossibile che il traditore NON può dare, NON PUÒ proprio. Da ciò ... io non chiederei, Perché già so che benché totalmente soddisfatta la mia richiesta mi lascerà comunque insoddisfatto Ovvio che (e riquoto comodamente l'ultima parte del pezzo di post di [MENTION=4739]Brunetta[/MENTION]) se ti fai la borsa e vai in palestra, non si tratta più di una richiesta ... Ma si tratta di una dimostrazione di NON PRESENZA nel casino in cui siamo. Almeno per me Se tralascio passaggi "scomodi" o se quanto ho scritto fosse incomprensibile, ti prego di segnalarmelo :)
Ho capito, sei molto sportivo e hai molto tempo libero. Purtroppo io no. (tempo per stare dietro ai tuoi sofismi).
 
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Brunetta

Utente di lunga data
Concordo con Skorpio che se vai in palestra te ne freghi.
Ma questo vale per me.
Ci sono persone per le quali l’attività sportiva è indispensabile per mantenere il proprio equilibrio.
E confermo che chiedere di cambiare palestra è una cosa incongrua.
 

Skorpio

Utente di lunga data
Ho capito, sei molto sportivo e hai molto tempo libero. Purtroppo io no. (tempo per stare dietro ai tuoi sofismi).
Va bene....

Ma allora .. se questo deve essere il tuo modo di proporre il confronto (prima) è di mollarlo (poi) tanto vale non star nemmeno dietro alle mie quotazioni "di comodo".. no?

così il tuo tempo libero aumenta.. :D
 

Mariben

Utente di lunga data
Io non lo so cosa voglia il tradito e non so come si senta il traditore.
Posso sapere come mi sono sentita io e so quello che ho letto qui: incredulità e disorientamento totale, dissonanza cognitiva relativamente a chi è davvero il partner e cosa è e cosa è stata la relazione.
Di conseguenza c’è bisogno che il traditore dia un aiuto per uscire dal disorientamento.
Secondo me se il traditore asseconda ogni richiesta insensata o incongrua non dà certamente un aiuto.
Come si sente il traditore credo che dipenda da moltissime cose e sia molto diversificato.

Generalmente prova un po’ di incredulità per una reazione che trova inaspettatamente tragica.

Concordo L'essere stati traditi ( per lo più secoli fa ) non ti da nessun diritto a un risarcimento danni sopratutto se i danni non ci sono stati, richieste, restrizioni, paletti e limitazioni della libertà e privacy del traditorenon ti ridarà certo serenità e leggendo quà e là qui siamo al limite della violenza ...
 

spleen

utente ?
Va bene.... Ma allora .. se questo deve essere il tuo modo di proporre il confronto (prima) è di mollarlo (poi) tanto vale non star nemmeno dietro alle mie quotazioni "di comodo".. no? così il tuo tempo libero aumenta.. :D
Mi sento libero, anche tu. :) Chi ha letto con attenzione credo abbia capito perfettamente, te e me. Non mi interessa avere l'ultima parola, nè tirare alle calende greche una discussione trita e ritrita. Scelgo cosa fare io, se tu vuoi stare altri 12000 anni a disquisire su aria fritta sei padrone di farlo.
 
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Skorpio

Utente di lunga data
Mi sento libero, anche tu. :) Chi ha letto con attenzione credo abbia capito perfettamente, te e me. Non mi interessa avere l'ultima parola, nè tirare alle calende greche una discussione trita e ritrita. Scelgo cosa fare io, se tu vuoi stare altri 12000 anni a disquisire su aria fritta sei padrone di farlo.
Beh.. lo so che sono padrone :)

E per me non è questione di avere l'ultima parola, che presuppone un "braccio di ferro" che da parte mia non c'è

È questione di saper cosa si dice parlando di "se" a livello di esigenze profonde e spesso oscure.

Mi hai fatto notare che avrei evitato parti "scomode" di un post, e ho provveduto a integrare, poiché questo evitamento era non corrispondente al vero

Spero che questo non sia stato vissuto diversamente da quello che era il suo spirito, almeno da parte mia
 
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danny

Utente di lunga data
Concordo L'essere stati traditi ( per lo più secoli fa ) non ti da nessun diritto a un risarcimento danni sopratutto se i danni non ci sono stati, richieste, restrizioni, paletti e limitazioni della libertà e privacy del traditorenon ti ridarà certo serenità e leggendo quà e là qui siamo al limite della violenza ...
Non conta quando si è stati traditi, ma quando lo si è scoperto.
E' lì che la fiducia viene meno e insieme a lei tutto quello che si è fatto negli anni intercorsi tra il tradimento e la scoperta e tutto quanto è accaduto in quel lasso di tempo viene ridiscusso e rivisto.
E' un bel casino, credimi, perché sconvolge anni e anni di relazione, cambiandone completamente i presupposti e le deduzioni.
Qui non si parla di risarcimento danni, ma di ritrovare un equilibrio sconvolto, e di paranoie che succedono al trauma della scoperta.
Mia moglie si stupì dell'atteggiamento che io ebbi quando scoprii il tradimento. "Tutto quel casino per cosa?", in sintesi il suo pensiero. Il peso che lei dava al tradimento non era certo quello che davo io.
Ma ero io che stavo male: non dormivo più, avevo perso peso, avevo attacchi di ansia e di panico, ero arrivato ad avere una forte e dolorosa infiammazione alla prostata somatizzando il tutto.
E se si parla di violenza (psicologica), subire un tradimento lo è, lo diventa nei fatti, negli effetti.
Se non ci si è passati non lo si capisce. E chi non c'è dentro, trova tutto solo irrazionale.

ATTENZIONE: Segue spoiler su film di Virzì:
(Se avete visto il film Ella & John in cui lei scopre dopo 20 anni il tradimento del marito avrete anche visto come reagisce alla notizia. Dire che impazzisce è poco.)
 
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Lara3

Utente di lunga data
Detta così potrebbe sembrare un'affermazione corretta.
E mi verrebbe anche da darti ragione, se non fosse che ipotizzando di mettermi nei panni di un traditore mi rendo conto che non è così automatico arrivare a comprendere chi si è tradito e le sue reazioni, per cui "esprimere" quello che si sente e si vorrebbe è importante per entrambi perché permette un confronto che reggendosi sulle reciproche intuizioni non espresse non porterebbe ad alcun risultato concreto.
La scoperta di un tradimento è un evento determinante nella coppia e se neppure in quella occasione si riesce a "buttare" fuori tutto quello che si ha dentro con il partner, non credo si potranno trovare altre occasioni capaci di stimolare una riflessione sulle proprie modalità di rapporto svincolate dal solito specchiarsi in sé stessi.
Arroccarsi in difesa della propria dignità non permette alcun tipo di autocritica: si assegna al reo traditore la colpa e la responsabilità totale di condurre il gioco e di trovare un equilibrio che, come conseguenza della nostra rigidità di posizione, non arriverà mai.
Ma che ne sa un traditore di quel che sente e vuole un tradito?
A questo punto meglio lasciare subito il partner, perché il nostro atteggiamento tende solo a salvaguardare il noi stessi "come eravamo prima" (o al limite a prepararci un compromesso da futuri traditori).
Se io, alla scoperta di un mio tradimento, mi trovassi di fronte a una sfinge che mi lascia continuare a vivere come prima, non si altera, non comunica quello che vuole da me, comunque dedurrei solo che non prova nulla nei miei confronti.
E riprenderei a tradire come prima, illudendomi di non stare facendo male a nessuno.
Ci sono coppie in cui la comunicazione non verbale è totalmente assente. È questo è già un problema. Un tradito di norma chiede al traditore conferme; conferma che l’amore non è svanito, conferma che è dispiaciuto per l’accaduto, che è pentito... Chiedere a voce o con i gesti, chiedere indirettamente arrraverso il dolore che si prova, chiedere.....
Non serve a nulla chiedere.... La mia esperienza mi ha insegnato che non serve chiedere; se il traditore non arriva da solo a capire come può rimediare, allora non c’e più niente da chiedere. Io ho anche chiesto, ho detto esplicitamente che sto male, l’ha visto ed il risultato è stato una terribile indifferenza. Se il traditore non capisce da solo il dolore che ha causato, allora significa che non ama l’altro. Inutile allungare l’agonia e continuare a chiedere cose che l’altro non vuole e non può dare. Ci si fa una ragione e si va avanti.
 

danny

Utente di lunga data
Ci sono coppie in cui la comunicazione non verbale è totalmente assente. È questo è già un problema. Un tradito di norma chiede al traditore conferme; conferma che l’amore non è svanito, conferma che è dispiaciuto per l’accaduto, che è pentito... Chiedere a voce o con i gesti, chiedere indirettamente arrraverso il dolore che si prova, chiedere.....
Non serve a nulla chiedere.... La mia esperienza mi ha insegnato che non serve chiedere; se il traditore non arriva da solo a capire come può rimediare, allora non c’e più niente da chiedere. Io ho anche chiesto, ho detto esplicitamente che sto male, l’ha visto ed il risultato è stato una terribile indifferenza. Se il traditore non capisce da solo il dolore che ha causato, allora significa che non ama l’altro. Inutile allungare l’agonia e continuare a chiedere cose che l’altro non vuole e non può dare. Ci si fa una ragione e si va avanti.
Tu hai chiesto.
E l'altro ha mostrato.
Per questo è stato utile chiedere.
Per te. Perché tu avessi conferma della natura dei sentimenti di chi avevi davanti a te.
Non ti puoi rimproverare niente, sicuramente non di non averci provato. E anche questo non è poco.
 

Lara3

Utente di lunga data
Tu hai chiesto.
E l'altro ha mostrato.
Per questo è stato utile chiedere.
Per te. Perché tu avessi conferma della natura dei sentimenti di chi avevi davanti a te.
Non ti puoi rimproverare niente, sicuramente non di non averci provato. E anche questo non è poco.
Si...se non chiedevo niente e rimanevo a piangere per mesi fra me e me, mi avrebbe potuto dire dopo che ha creduto che volevo piangere da sola 🤔... e che ha voluto rispettare il mio desiderio di piangere da sola... Quanta delicatezza,no? Niente è escluso quando manca l’empatia e soprattutto quando ormai si e spogli di sentimenti.
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Io penso che il significato di una richiesta sia multistrato.

Per come la vedo io si chiede per offrire uno sguardo sui propri bisogni (sballati o centrati che siano) all'altro.
Solo poi può (come no) arrivare un qualcosa, e spesso quel qualcosa è completamente inaspettato.

Può essere un atto di pace o un atto di guerra, chiedere.

Non saper cogliere la differenza fra le due cose io non penso che derivi dalla dissonanza...penso derivi dal non aver mai dovuto combattere una qualche guerra. (e non mi riferisco alle guerre "fuori", non soltanto almeno).

Va bene il dolore del tradito. Va bene la fiducia in frantumi.
Non voglio assolutamente sminuire nulla.

Ma mi piacerebbe ridimensionare anche però....

La ricetta della nonna (e del nonno) necessitava una competenza che non la rende possibile oggi: ossia il fatto che conoscendo il Dolore, quello della fame, delle bombe, della Morte, il dolore aveva una collocazione. Ogni dolore la sua.

Mio nonno è tornato a casa dalla Russia con le scarpe di cartone.
Il fratello di mia nonna si è amputato da solo il piede durante il viaggio per poterlo proseguire.

La famiglia di mio nonno è stata decimata. E idem quella di mia nonna.
Una mia zia è stata picchiata e torturata per sapere dove fosse suo padre (partigiano)
Alla sorella è stato regalato un mazzo di ortiche da portare per il paese fino a che da qualcuno fosse stato deciso che poteva smettere. E sua madre guardava. Non per indifferenza. Ma perchè se fosse intervenuta sarebbe stato immensamente peggio. Ergo gestione e collocazione del dolore.

Adesso se ci si sbuccia il ginocchio è già bello non si corra al pronto soccorso.
Se soffri un pochettino, il dolore del mondo si riversa su di te e non si riesce a fare un cazzo.
Basta un nonnulla per perdere lucidità. Men che meno si prende in considerazione la lucidità che serve per guardare un dolore e aspettare il momento opportuno.

La cecità di fronte al dolore. Credo sia uno dei fulcri delle reazioni di traditi e traditori.

E credo che si sia davvero molto, molto poco abituati ad avere a che fare con il dolore.

Lo si evita.
In ogni modo possibile. Anche farmacologicamente.

Non si impara ad abbracciarlo. E a sentirlo scorrere, anche lasciandosi portare se necessario.
Non si impara la ricchezza di un dolore.
E nemmeno la sua bellezza.

Lo si rifiuta a priori.

E non si sa più chiedere nel dolore (e AL dolore).
E non si sa ascoltare il dolore.
Che ascoltare quello dell'altro, mica è questione di empatia.

E' questione che per sentire il dolore dell'altro l'unica porta d'accesso è il proprio di dolore.

Ovvio che scatti la rabbia.
La rabbia è un meccanismo di difesa dal dolore.

O meglio...è un meccanismo che scatta ancora prima del dolore. Scatta per la paura del dolore come potrebbe essere.

tipo il bambino che urla "AHIIIIIIIII"....e l'ago è ancora a 2 cm dalla pelle.

Chiedere nel dolore vuol dire esserci seduti in mezzo.
Pazientemente.
Guardare chiedere significa sopportare la visione dell'altro che soffre.
Con le risonanze a sè.

è guardare una bambina che attraversa il paese abbracciando le ortiche senza poter fare nulla. (ma non distogliendo lo sguardo, però).

E allora le richieste non restano quello che sono. Richieste.
Diventano implicitamente ordini.

Qualcosa a cui dire semplicemente sì oppure no.

Non diventano spazio di confronto e condivisione.
Diventano un modo per combattere per un potere.

Credo che di fondo si stia perdendo il senso che chiedere è offrire.
E si gira intorno a questa questione per tutt'altre questioni. Che riguardano l'ego.

Se chiedo mi sto offrendo.
E l'unica cosa che posso fare...è guardare.

A me, la decisione di guardare fermandomi al primo strato di uno sguardo, ossia la risposta.
Oppure scendere sotto la risposta.

E si può offrire tutto chiedendo.
Guerra o pace.

Trovo che la questione non sia chiedere. La questione è offrire.
E senza motivazione valida...non ha senso.

E in alcuni momenti, magari ci sta anche. Il non senso. (ma è un'altra di quelle questioncine a cui non si è più per il niente abituati...il non senso della sofferenza, dell'ingiustizia, della delusione).

Ma è lì che si vede se l'altro è un alleato affidabile e onesto oppure no.

Tacere...è comunque chiedere all'altro di parlare.

Cambia solo la posizione in cui lo si fa.

Anche il tacere, se non posizionato non porta a nulla. Se non alla chiusura della comunicazione. All'arroccamento.

Ovviamente e come sempre, a mio parere. :)
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ci sono coppie in cui la comunicazione non verbale è totalmente assente. È questo è già un problema. Un tradito di norma chiede al traditore conferme; conferma che l’amore non è svanito, conferma che è dispiaciuto per l’accaduto, che è pentito... Chiedere a voce o con i gesti, chiedere indirettamente arrraverso il dolore che si prova, chiedere.....
Non serve a nulla chiedere.... La mia esperienza mi ha insegnato che non serve chiedere; se il traditore non arriva da solo a capire come può rimediare, allora non c’e più niente da chiedere. Io ho anche chiesto, ho detto esplicitamente che sto male, l’ha visto ed il risultato è stato una terribile indifferenza. Se il traditore non capisce da solo il dolore che ha causato, allora significa che non ama l’altro. Inutile allungare l’agonia e continuare a chiedere cose che l’altro non vuole e non può dare. Ci si fa una ragione e si va avanti.
Questo non è chiedere.

Questo è delegare all'altro questioni che sono proprie.

L'amore, io preferisco l'affetto, è una cosa che si sente, è una cosa propria che viene messa in mezzo e scambiata, condivisa.
E per fare questo serve che le porte d'accesso di entrambi siano aperti per il passaggio.

La porta, quella porta, non la si apre a conferme esterne. E' semplicemente impossibile.
Quella porta, ha un'unica chiave. E la chiave ce l'ha soltanto chi HA dentro quella porta.
Non può essere aperta e neppure scassinata da nessuno se non se stessi.

E se tu quella porta la chiudi, l'hai chiusa tu.
Magari in conseguenza di azioni per te intollerabili dell'altro.
Ma è roba tua.
L'altro non può nulla di fronte a quella porta.

Può solo avere la pazienza di attendere, il tempo.
Sapendo che forse il tempo non verrà mai.

Chiedere non ha nulla a che vedere con le conferme. Con le rassicurazioni.

Si può chiedere per sapere (ma serve ascoltare l'altro, e non se stessi e le proprie aspettative), si può chiedere per ottenere (ma serve che la richiesta sia possibile) si può chiedere per condividere ( ma serve la porta aperta e il tempo della pazienza).

Le conferme...è spostare sull'altro l'apertura di una porta senza che l'altro abbia in mano la chiave.
E fra l'altro, quella chiave, neanche può passare di mano.

Decidere se accogliere la mostruosità dell'altro discende solo da sè.

L'altro può offrire pazienza, esposizione, comprensione, sostegno.
E la sua mostruosità.
Niente altro.
 
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danny

Utente di lunga data
I
La ricetta della nonna (e del nonno) necessitava una competenza che non la rende possibile oggi: ossia il fatto che conoscendo il Dolore, quello della fame, delle bombe, della Morte, il dolore aveva una collocazione. Ogni dolore la sua.

Ti fermo: nei tempi remoti i colpevoli di adulterio subivano conseguenze anche peggiori di quelle odierne, soprattutto se di sesso femminile (ma anche gli amanti uomini sorpresi in contumacia non erano certo risparmiati dalla furia del tradito. E come dimenticare i duelli, di antichissima memoria, presenti già nel medioevo e in tante culture dei popoli europei).
Oggi vi è quasi sempre una gestione più intima del dolore, come conseguenza di un influsso culturale che ha (fortunatamente) quasi eradicato nella nostra cultura la catarsi violenta come risoluzione del conflitto interiore.
Come non citare poi il solito Corano "Se le vostre donne avranno commesso azioni infami (fornicazione o adulterio) portate contro di loro quattro testimoni dei vostri. E se essi testimonieranno, confinate quelle donne in una casa finché non sopraggiunga la morte o Allah apra loro una via d'uscita." "Abu Qilaba disse, "Non è permesso uccidere una persona nell'Islam eccetto che in tre casi: che sia sposata e commetta adulterio...".
Nei tempi e nei luoghi in cui la morte e la violenza erano (o sono) la norma, esse erano di conseguenza presenti anche all'interno della coppie.
Mi viene anche in mente lo shellshock dei soldati della prima guerra mondiale, i cui disturbi furono studiati per la prima volta in maniera psichiatrica, a quanto questi continui e reiterati traumi avessero modificato carattere e creato problemi psichici su persone poco più che adolescenti.
Non vi era abitudine al dolore, ma mutamenti delle persone e del loro carattere in conseguenza di esso.
Oggi siamo tutti più sensibili e molto meno cinici e la violenza in linea di massima ci fa orrore.
Per questo il dolore quando si presenta risulta amplificato.
Ricordi Mitridate?
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ti fermo: nei tempi remoti i colpevoli di adulterio subivano conseguenze anche peggiori di quelle odierne, soprattutto se di sesso femminile (ma anche gli amanti uomini sorpresi in contumacia non erano certo risparmiati dalla furia del tradito. E come dimenticare i duelli, di antichissima memoria, presenti già nel medioevo e in tante culture dei popoli europei).
Oggi vi è quasi sempre una gestione più intima del dolore, come conseguenza di un influsso culturale che ha (fortunatamente) quasi eradicato nella nostra cultura la catarsi violenta come risoluzione del conflitto interiore.
Come non citare poi il solito Corano "Se le vostre donne avranno commesso azioni infami (fornicazione o adulterio) portate contro di loro quattro testimoni dei vostri. E se essi testimonieranno, confinate quelle donne in una casa finché non sopraggiunga la morte o Allah apra loro una via d'uscita."
Nei tempi e nei luoghi in cui la morte e la violenza erano la norma, esse erano di conseguenza presenti anche all'interno della coppie.
Mi viene anche in mente lo shellshock dei soldati della prima guerra mondiale, i cui disturbi furono studiati per la prima volta in maniera psichiatrica, a quanto questi continui e reiterati shock avessero modificato carattere e creato problemi psichici su persone poco più che adolescenti sottoposte a stress enormi.
Non vi era abitudine al dolore, ma mutamenti delle persone e del loro carattere in conseguenza di esso.
Oggi siamo tutti più sensibili e molto meno cinici e la violenza in linea di massima ci fa orrore.
Per questo il dolore quando si presenta risulta amplificato.
Ricordi Mitridate?
Su "gestione" ho seri, serissimi dubbi.

Dico davvero.

Il Dolore, questo intendevo, era parte integrante della Vita. Come la Vita era parte integrante della Morte.
Circolarmente.

E questo sapere, che è potere, si sta perdendo....

Il resto è solo evoluzione culturale. Che fa da contorno. E serve per collocare e ricollocare le percezioni.

Non faccio la ode ai bei tempi che furono. Sono contenta che esista l'oki quando ho il mal di testa.

Ma ci tengo anche , per me, ovviamente, e solo per me, a tener vivo dentro di me il dolore e la sua collocazione.
A non cedere all'illusione della felicità e della perfezione.

Ci tengo a conservare quello sguardo sul mondo per cui ogni volta che guardo le montagne, so anche contemporaneamente che sto guardando cumuli di cadaveri che nutrono la Vita con la Morte.

E trovo Sacro tutto questo.

A questo faccio riferimento.

Questa cosa, in mezzo al cemento e alle illusioni si sta perdendo.
E io penso sia perdere umanità.
E perdere l'umanità, significa perdere il Dolore.

Non è poi così casuale che la giustificazione ricorrente per la tortura di animali, anche a fini sperimentali, fosse il fatto che in quanto esseri inferiori non sentono dolore.

E non è causale che, a seguito degli studi che si stanno svolgendo, questa giustificazione perda mano a mano di valore.
E non è casuale che da questo discenda uno spostamento anche del mercato e dell'economia.

Il fulcro dell'umanità è il dolore. Storicamente.

E l'altro fulcro è che siamo rane. In fondo. (pensando al processo di assuefazione a cui fai riferimento).
e a questo non possiamo proprio farci nulla.

Il dolore, anche in questo caso, ha una sua funzione ben specifica.
Insieme alla paura.
 
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danny

Utente di lunga data
Su "gestione" ho seri, serissimi dubbi.

Dico davvero.

Il Dolore, questo intendevo, era parte integrante della Vita. Come la Vita era parte integrante della Morte.
Circolarmente.

E questo sapere, che è potere, si sta perdendo....

.
E meno male, perché questo accade solo quando il dolore si presenta raramente (esattamente come fu per il veleno di Mitridate, al dolore ci si abitua se lo si frequenta regolarmente, e perché questo accada devi avere un livello di violenza abbastanza alto nella società).
 
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Skorpio

Utente di lunga data
Il punto è che qualsiasi richiesta NON sarà sufficiente per me, perché l'altro NULLA può per rasserenarmi.

E nel CHIEDERE consolazione c'è una richiesta impossibile che il traditore NON può dare, NON PUÒ proprio.

Da ciò ... io non chiederei, Perché già so che benché totalmente soddisfatta la mia richiesta .....
Questo non è chiedere.

Questo è delegare all'altro questioni che sono proprie.

La porta, quella porta, non la si apre a conferme esterne. E' semplicemente impossibile.
Quella porta, ha un'unica chiave. E la chiave ce l'ha soltanto chi HA dentro quella porta.

E se tu quella porta la chiudi, l'hai chiusa tu.

Magari in conseguenza di azioni per te intollerabili dell'altro.
Ma è roba tua.
L'altro non può nulla di fronte a quella porta.


Chiedere non ha nulla a che vedere con le conferme. Con le rassicurazioni.

Le conferme...è spostare sull'altro l'apertura di una porta senza che l'altro abbia in mano la chiave.


L'altro può offrire pazienza, esposizione, comprensione, sostegno.
E la sua mostruosità.
Niente altro.
Beh.. come non essere d'accordo...

I miei riferimenti sono palesemente indirizzati al "chiedere" che ha come finalità recondita la "speranza" di conseguire un significativo beneficio dalla soddisfazione della richiesta

Siamo a livello di tessere di palestra, o di pin del cellulare, o copertina sulle ginocchia, tanto per intenderci.

O robetta cosi

Il "chiedere" che dici tu, è ungersi il culo di vasellina e chiudere gli occhi, mettendosi a buo punzone, altro che consolazione..

E quello che arriva devi avere la struttura di prendere, altro che consolazione

Perché sarà doloroso, appunto
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ma meno male, perché questo accade solo quando il dolore si presenta raramente (esattamente come fu per il Veleno per Mitridate).
Non voglio convincerti di nulla :)

Io non sono d'accordo.

Il dolore è solo una faccia della medaglia. Come lo è il piacere.
Servono entrambi per la medaglia intera.

Servono entrambi per oscillare e collocarsi negli eventi che la Natura propone.

Come serve l'oscurità alla luce, il buono al cattivo, il bene al male, etc etc.

E mi spiace il dimenticarsi che sono solo definizioni che noi umani diamo ad un qualcosa di talmente immenso e irraggiungibile per noi, che solo provando a definirne i confini visibili riusciamo a sentirci presenti.

Il dolore è costante...è tutto intorno a noi. Basterebbe guardare e ascoltare.

Ma l'uso è girarsi.

Così finisce che quando non si può girarsi, anche solo una piccola sbucciatura sul ginocchio diventa una disabilità.
 

danny

Utente di lunga data
Non voglio convincerti di nulla :)

Io non sono d'accordo.

Il dolore è solo una faccia della medaglia. Come lo è il piacere.
Servono entrambi per la medaglia intera.

Servono entrambi per oscillare e collocarsi negli eventi che la Natura propone.

Come serve l'oscurità alla luce, il buono al cattivo, il bene al male, etc etc.

E mi spiace il dimenticarsi che sono solo definizioni che noi umani diamo ad un qualcosa di talmente immenso e irraggiungibile per noi, che solo provando a definirne i confini visibili riusciamo a sentirci presenti.

Il dolore è costante...è tutto intorno a noi. Basterebbe guardare e ascoltare.

Ma l'uso è girarsi.

Così finisce che quando non si può girarsi, anche solo una piccola sbucciatura sul ginocchio diventa una disabilità.
Ipa, nessuno di noi ha figli in guerra.
Nessuno di noi vive nella paura di un bombardamento.
Nessuno di noi deve uccidere qualcuno perché è soldato.
Nessuno di noi qui viene torturato.
Siamo su un forum a scrivere molto tranquillamente, sereni e in buona o discreta salute e possiamo anche fare delle scelte in totale libertà, come pare a noi, per domani o stasera.
Il dolore visto in tv o che appartiene agli altri non ci dà l'idea del dolore, à come valutare come ci si sente dopo un tradimento subito guardando una commedia anni 70 con Lino Banfi.
Nella nostra società c'è molto più piacere che dolore e, credimi, è una bella botta di culo.
Solo che non ce ne accorgiamo. Ci siamo abituati, sì, ma è comunque sempre meglio abituarsi al piacere che al dolore, anche se finisce poi che non gli diamo neppure peso.
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Beh.. come non essere d'accordo...

I miei riferimenti sono palesemente indirizzati al "chiedere" che ha come finalità recondita la "speranza" di conseguire un significativo beneficio dalla soddisfazione della richiesta

Siamo a livello di tessere di palestra, o di pin del cellulare, o copertina sulle ginocchia, tanto per intenderci.

O robetta cosi

Il "chiedere" che dici tu, è ungersi il culo di vasellina e chiudere gli occhi, mettendosi a buo punzone, altro che consolazione..

E quello che arriva devi avere la struttura di prendere, altro che consolazione

Perché sarà doloroso, appunto
A mio parere chiedere è un'azione solitaria.

E la si fa per sè e solo per sè.

E sì, la ricerca non riguarda il sollievo. La soluzione che tutto aggiusta.

Il ritorno al passato.

La ricerca riguarda un qualcosa che ha a che vedere con il mettersi nella posizione di accogliere e rifiutare.

Senza pietà. E senza autocommiserazione, o commiserazione dell'altro.
Senza compiacimento. E senza autocompiacimento.

Non necessariamente è prenderlo nel culo.

Anzi.

Ma penso che il dolore sia un passaggio obbligato.
Se si vuol andare oltre.

Se no si resta dove si è.
Che può anche andar bene eh.

Perchè no.
Basta averlo deciso e non distribuire colpe. O cercar colpevoli.

La strada però è quella della Consolazione.
Non del sollievo. Consolazione.
 
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