Tempi che cambiano.

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Non è questione di apericena, per chi li ritiene “giusto svago”, ma di immagine di sé.
Ogni persona vuole realizzare se stessa. Solo che mette la realizzazione in cose diverse dal genitore.
Anche chi è genitore spesso vede i figli come specchi che devono rimandare una immagine lusinghiera. Qual è l’immagine che viene considerata lusinghiera cambia. Per la commessa di H&M, con cui avevo parlato, era non solo un figlio laureato, ma anche con master estero. Per altre è una figlia bella che è ricercata, in un giro di ricchi, come velina o come escort cambia poco.
Lo stesso vale per i padri che spingono per lo sport.
Se non ci sono le condizioni per ottenere questo rispecchiamento, i figli non vengono nemmeno pensati.
Secondo te nascere e crescere in un contesto di totale precarietà dovunque di giri, influenza o no la percezione di sè?
 

danny

Utente di lunga data
Non è questione di apericena, per chi li ritiene “giusto svago”, ma di immagine di sé.
Ogni persona vuole realizzare se stessa. Solo che mette la realizzazione in cose diverse dal genitore.
Anche chi è genitore spesso vede i figli come specchi che devono rimandare una immagine lusinghiera. Qual è l’immagine che viene considerata lusinghiera cambia. Per la commessa di H&M, con cui avevo parlato, era non solo un figlio laureato, ma anche con master estero. Per altre è una figlia bella che è ricercata, in un giro di ricchi, come velina o come escort cambia poco.
Lo stesso vale per i padri che spingono per lo sport.
Se non ci sono le condizioni per ottenere questo rispecchiamento, i figli non vengono nemmeno pensati.
E' ovvio che ognuno voglia il meglio per sè stesso e per i figli.
Non è questione di immagine, ma di tendenza naturale.

Ma nessuno non fa figli o costruisce una famiglia per questo.

Le condizioni necessarie sono molto più pratiche:
un lavoro stabile dove se rimani incinta non ti massacrano
qualcuno che ti aiuti se lavori a gestire il figlio perché le mamme lavoratrici sono ormai la norma e fare la commessa vuol dire non avere tempo fino a tarda sera, nemmeno quello di preparare la cena
La presenza eventuale dei nonni, che nel caso di persone migrate dal sud o dall'estero non è affatto scontata
E gli asili nido oltre a costare non accolgono bimbi malati
Un buon stipendio perché un figlio oggi lo devi manterene fino a 30 anni
Una buona relazione di coppia, cosa affatto scontata
L'età, perché passati i 35/40 diventa sempre più difficile avere più di un figlio e forse nemmeno uno

Non avere paura: di perdere il lavoro, di non riuscire a gestire quello che per una famiglia di lavoratori senza aiuto e con gli stipendi di merda attuali diventa un incubo.

Tutte cose di cui la politica fino a 30 anni fa si occupava, mentre oggi al limite vi fa rottamare le auto che pochi riescono più a comprare nuove.
 

danny

Utente di lunga data
Secondo te nascere e crescere in un contesto di totale precarietà dovunque di giri, influenza o no la percezione di sè?
L'ansia sicuramente.
Difatti il discorso di mia figlie e dei giovani che ne hanno consapevolezza è proprio questo
"Io so che sarà precaria a vita, che dovrò studiare per anni, ma io voglio una famiglia.
Quindi se capita ben venga, prima di diventare troppo vecchia io e troppo vecchi voi."
Ma i giovani hanno capito più delle generazioni precedenti come stanno realmente andando le cose.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
E' ovvio che ognuno voglia il meglio per sè stesso e per i figli.
Non è questione di immagine, ma di tendenza naturale.

Ma nessuno non fa figli o costruisce una famiglia per questo.

Le condizioni necessarie sono molto più pratiche:
un lavoro stabile dove se rimani incinta non ti massacrano
qualcuno che ti aiuti se lavori a gestire il figlio perché le mamme lavoratrici sono ormai la norma e fare la commessa vuol dire non avere tempo fino a tarda sera, nemmeno quello di preparare la cena
La presenza eventuale dei nonni, che nel caso di persone migrate dal sud o dall'estero non è affatto scontata
E gli asili nido oltre a costare non accolgono bimbi malati
Un buon stipendio perché un figlio oggi lo devi manterene fino a 30 anni
Una buona relazione di coppia, cosa affatto scontata
L'età, perché passati i 35/40 diventa sempre più difficile avere più di un figlio e forse nemmeno uno

Non avere paura: di perdere il lavoro, di non riuscire a gestire quello che per una famiglia di lavoratori senza aiuto e con gli stipendi di merda attuali diventa un incubo.

Tutte cose di cui la politica fino a 30 anni fa si occupava, mentre oggi al limite vi fa rottamare le auto che pochi riescono più a comprare nuove.
OT: Dio santo ho visto la faccenda delle euro 5.. che se poi vai a vedere hanno certi parametri ancora più restrittivi delle euro 6, ma che vadano in malora
 

danny

Utente di lunga data
OT: Dio santo ho visto la faccenda delle euro 5.. che se poi vai a vedere hanno certi parametri ancora più restrittivi delle euro 6, ma che vadano in malora
Siamo governati da una massa di stronzi.
In passato io cambiai due auto per questo, ma potevo ancora permettermi il cambio. Era scandaloso, ma tutto sommato fui tra i pochi a incazzarmi, perché si stava ancora decentemente.
Oggi con la crisi in atto e col fatto che gli euro 5 non inquinano per un cazzo e cisuramente meno delle foreste che stanno bruciando in Canada , anche i più ingenui capiscono che sono manovre utili per rafforzare l'industria e l'economia traballante dei crucchi.
Inoltre le auto di oggi sono improponibili a livello di costi di manutenzione e di acquisto.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
L'ansia sicuramente.
Difatti il discorso di mia figlie e dei giovani che ne hanno consapevolezza è proprio questo
"Io so che sarà precaria a vita, che dovrò studiare per anni, ma io voglio una famiglia.
Quindi se capita ben venga, prima di diventare troppo vecchia io e troppo vecchi voi."
Ma i giovani hanno capito più delle generazioni precedenti come stanno realmente andando le cose.
Io penso che se tutto è precario, ovvero nulla è stabile, allora pure la percezione di sè sarà destabilizzata, e la prima cosa che mi viene in mente come conseguenza è un senso di inadeguatezza complessivo. Per esempio sul lavoro, è ovvio che chi è precario sarà stritolato dal dover dare sempre di più, ma con la sensazione che non è mai abbastanza, non si è mai abbastanza competitivi, ovvero si è sempre inadeguati. E se uno si sente inadeguato che progetti sarà spinto a portare avanti?
 

danny

Utente di lunga data
Io penso che se tutto è precario, ovvero nulla è stabile, allora pure la percezione di sè sarà destabilizzata, e la prima cosa che mi viene in mente come conseguenza è un senso di inadeguatezza complessivo. Per esempio sul lavoro, è ovvio che chi è precario sarà stritolato dal dover dare sempre di più, ma con la sensazione che non è mai abbastanza, non si è mai abbastanza competitivi, ovvero si è sempre inadeguati. E se uno si sente inadeguato che progetti sarà spinto a portare avanti?
Io prevedo che la soluzione negli anni futuri sarà un sempre più frequente conflitto civile.
Qualcosa tipo Los Angeles, a partire ovviamente dalle comunità più compatte (stranieri marginalizzati, in genere) utilmente strumentalizzate.
A meno che non parta anche per noi un conflitto esterno che aprirà scenari inimmaginabili ora..
 
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Nicky

Utente di lunga data
E' ovvio che ognuno voglia il meglio per sè stesso e per i figli.
Non è questione di immagine, ma di tendenza naturale.

Ma nessuno non fa figli o costruisce una famiglia per questo.

Le condizioni necessarie sono molto più pratiche:
un lavoro stabile dove se rimani incinta non ti massacrano
qualcuno che ti aiuti se lavori a gestire il figlio perché le mamme lavoratrici sono ormai la norma e fare la commessa vuol dire non avere tempo fino a tarda sera, nemmeno quello di preparare la cena
La presenza eventuale dei nonni, che nel caso di persone migrate dal sud o dall'estero non è affatto scontata
E gli asili nido oltre a costare non accolgono bimbi malati
Un buon stipendio perché un figlio oggi lo devi manterene fino a 30 anni
Una buona relazione di coppia, cosa affatto scontata
L'età, perché passati i 35/40 diventa sempre più difficile avere più di un figlio e forse nemmeno uno

Non avere paura: di perdere il lavoro, di non riuscire a gestire quello che per una famiglia di lavoratori senza aiuto e con gli stipendi di merda attuali diventa un incubo.

Tutte cose di cui la politica fino a 30 anni fa si occupava, mentre oggi al limite vi fa rottamare le auto che pochi riescono più a comprare nuove.
Io non so se sono solo le condizioni economiche o di precarietà a incidere.
Certo, io sono andata a votare ai referendum, ad esempio, proprio per comunicare che la stabilità nel lavoro è importante.
In ogni caso, sono le cose su cui si può incidere, per permettere a chi vuole figli o più di un figlio di averne.
Ma a chi li vuole.
Se, nonostante le condizioni favorevoli, ci sono persone che non li vogliono, è legittimo e non è ragionevole classificarli in massa come gente che preferisce l'apericena.
Le uniche persone criticabili sono quelle che non misurano le proprie forze e risorse e mettono al mondo figli che maltrattano.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Io prevedo che la soluzione negli anni futuri sarà un frequente conflitto civile.
Qualcosa tipo Los Angeles, a partire ovviamente dalle comunità più compatte utilmente strumentalizzate.
A meno che non parta anche per noi un conflitto esterno.
Intanto è importante capire che tutto ciò non è arrivato per caso, perchè la precarietà giova a chi trae vantaggio dalla flessibilità altrui, dalla paura, dall’atomizzazione sociale, o dalla trasformazione del cittadino in consumatore silenzioso e isolato. Invece chi ne perde è la persona comune, che si ritrova senza punti fermi, senza potere contrattuale e spinta a vivere alla giornata, che è all'opposto di mettersi in testa di mettere al mondo altri "sfortunati". A questo punto bisognerebbe ricordare come diceva qualcuno “pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”: ovvero vedere chiaramente il problema, ma non arrendersi a esso. In considerazione di ciò un frequente conflitto civile secondo me farebbe solo il gioco di chi già trae vantaggio dal divide et impera. Casso parlo come un no global al G8 di Genova, misero me
 

Brunetta

Utente di lunga data
Secondo te nascere e crescere in un contesto di totale precarietà dovunque di giri, influenza o no la percezione di sè?
Io sinceramente non credo che la precarietà influenzi la scelta di fare figli. Lo prova il fatto che la natalità decresce più cresce il benessere, durante (se c’erano gli uomini) la guerra e subito dopo si facevano figli, il decantato boom garantiva condizioni economiche e dì sicurezza minime (lo Statuto dei lavoratori è del 70, con il discusso articolo 18) e le situazioni abitative sognate non si avvicinavano nemmeno lontanamente a quelle oggi considerate essenziali. La Palestina ha un tasso di riproduzione inimmaginabile e non credo che qualcuno possa pensare che ci siano condizioni stabili.
Le prospettive più sono alte, più scoraggiano ad avere figli, per le ragioni che disordinatamente sono state qui esposte.
 
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danny

Utente di lunga data
Io non so se sono solo le condizioni economiche o di precarietà a incidere.
Certo, io sono andata a votare ai referendum, ad esempio, proprio per comunicare che la stabilità nel lavoro è importante.
In ogni caso, sono le cose su cui si può incidere, per permettere a chi vuole figli o più di un figlio di averne.
Ma a chi li vuole.
Se, nonostante le condizioni favorevoli, ci sono persone che non li vogliono, è legittimo e non è ragionevole classificarli in massa come gente che preferisce l'apericena.
Le uniche persone criticabili sono quelle che non misurano le proprie forze e risorse e mettono al mondo figli che maltrattano.
Verissimo.
Ma il gioco della contrapposizione è utile proprio per rendere accettabili condizioni sfavorevoli per tuti.
La scelta di avere figli è assolutamente legittima, e non dovrebbe nemmeno essere collegabile a chi pur volendo creare una famiglia non vi riesce,
La questione dell'apericena o di una presento futilità della società è stupida.
Abbiamo un terzo delle discoteche che c'erano 30 anni fa, il numero dei giorni di vacanze è diminuito per tutti, e i locali hanno chiuso in massa dopo il lockdown.
Forse la generazione che più si è divertita è stata quella di mio padre, quella cresciuta nel dopoguerra, che però figli comunque ne ha fatti.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io prevedo che la soluzione negli anni futuri sarà un sempre più frequente conflitto civile.
Qualcosa tipo Los Angeles, a partire ovviamente dalle comunità più compatte (stranieri marginalizzati, in genere) utilmente strumentalizzate.
A meno che non parta anche per noi un conflitto esterno che aprirà scenari inimmaginabili ora..
Ma esiste nei tuoi pensieri qualcosa di rasserenante?
 

danny

Utente di lunga data
Intanto è importante capire che tutto ciò non è arrivato per caso, perchè la precarietà giova a chi trae vantaggio dalla flessibilità altrui, dalla paura, dall’atomizzazione sociale, o dalla trasformazione del cittadino in consumatore silenzioso e isolato. Invece chi ne perde è la persona comune, che si ritrova senza punti fermi, senza potere contrattuale e spinta a vivere alla giornata, che è all'opposto di mettersi in testa di mettere al mondo altri "sfortunati". A questo punto bisognerebbe ricordare come diceva qualcuno “pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”: ovvero vedere chiaramente il problema, ma non arrendersi a esso. In considerazione di ciò un frequente conflitto civile secondo me farebbe solo il gioco di chi già trae vantaggio dal divide et impera. Casso parlo come un no global al G8 di Genova, misero me
Verissimo anche questo.
I no-global per una certa parte alcuni problemi li avevano previsti, ti dirò.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Io sinceramente non credo che la precarietà influenzi la scelta di fare figli. Lo prova il fatto che la natalità decresce più cresce il benessere, durante (se c’erano gli uomini) la guerra e subito dopo si facevano figli, il decantato boom garantiva condì economiche e dì sicurezza minime (lo Statuto dei lavoratori è del 70, con il discusso articolo 18) e le situazioni abitative sognate non si avvicinavano nemmeno lontanamente a quelle oggi considerate essenziali. La Palestina ha un tasso di riproduzione inimmaginabile e non credo che qualcuno possa pensare che ci siano condizioni stabili.
Le prospettive più sono alte, più scoraggiano ad avere figli, per le ragioni che disordinatamente sono state qui esposte.
Non credo che sia la povertà in sé a far crollare le nascite, ma il senso di vuoto, isolamento e perdita di orizzonte comune. La Palestina (come altri contesti analoghi) dimostra che si può fare figli anche nella precarietà e povertà assolute se il mondo ha ancora un significato collettivo. L’Occidente ha perso questo senso del futuro condiviso, e il figlio è diventato un progetto fragile in un mondo che appare senza garanzie né valori forti, come altrui piacque
 

danny

Utente di lunga data
Io sinceramente non credo che la precarietà influenzi la scelta di fare figli. Lo prova il fatto che la natalità decresce più cresce il benessere, durante (se c’erano gli uomini) la guerra e subito dopo si facevano figli, il decantato boom garantiva condì economiche e dì sicurezza minime (lo Statuto dei lavoratori è del 70, con il discusso articolo 18) e le situazioni abitative sognate non si avvicinavano nemmeno lontanamente a quelle oggi considerate essenziali. La Palestina ha un tasso di riproduzione inimmaginabile e non credo che qualcuno possa pensare che ci siano condizioni stabili.
Le prospettive più sono alte, più scoraggiano ad avere figli, per le ragioni che disordinatamente sono state qui esposte.
Dimenticbi some sempre quello che sono le aspettative diverse.
Nei paesi poveri si fanno più figli perché minori sono le aspettative per loro.
Magari iniziano a lavorare a sei anni, la gente crepa a 50, gli slum costituiscono una realtà.
DA noi i figli richiedono maggiori investimenti necessari, fosse anche solo per garantire un adeguato livello di studio oggi richiesto.
Che è la norma per un paese industriale che voglia crescere.
Quello che manca è la politica che aiuti questa crescita.
Confrontarci con una popolazione in conflitto da anni mi dà l'aria di una tendenza masochistica nella valutazione della realtà.
Ma ho l'impressione che tu invidi una realtà che non esiste, ovvero quella di un paese che pur povero garantisca una buona qualità di vita ai propri cittadini.
 

danny

Utente di lunga data
Non credo che sia la povertà in sé a far crollare le nascite, ma il senso di vuoto, isolamento e perdita di orizzonte comune. La Palestina (come altri contesti analoghi) dimostra che si può fare figli anche nella precarietà e povertà assolute se il mondo ha ancora un significato collettivo. L’Occidente ha perso questo senso del futuro condiviso, e il figlio è diventato un progetto fragile in un mondo che appare senza garanzie né valori forti, come altrui piacque
Eh beh, anni di lavaggio del cervello sono stati funzionali anche a questo.
 
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