Tornando all'argomento, opererei una personale sintesi.
A mio parere i tempi cambiano in virtù del contesto, il che comprende tutti i mutamenti in seno alla società.
Ma fondamentalmente l'essere umano resta uguale, con le stesse aspirazioni, gli stessi problemi e le stesse voluttà negli anni.
Il problema demografico esiste da decenni, è trattato anche esaurientemente in un libro di Piero Angela, in cui viene spiegata anche la questione della piramide demografica, ovvero viene palesata l'inevitabile e ovvia estinzione a cui stiamo andando incontro.
Ma di per sé ciò non può essere imputato a chi non fa figli per scelta, perché la legittimità di ciò non può essere messa in discussione e anche perché questo comportamento è sempre esistito (la famosa tassa sul celibato aveva proprio lo scopo di perseguire una scelta LEGITTIMA anche all'epoca presente).
Il problema invece è dovuto al fatto che chi ha la volontà di fare figli si trova ad aver soddisfatte tutte le necessità per gestire la situazione troppo tardi, pertanto si limita a uno, massimo due figli per coppia, ciò che l'anagrafe consente.
Non è una novità, perché anche la mia generazione soffriva di un ritardo nel raggiungimento dell'indipendenza che veniva stigmatizzato dai coetanei europei, molto più precoci nel raggiungere una situazione ottimale organizzativa ed economica per poter operare scelte.
Già qualche decennio fa notavo la gioventù delle famiglia francesi e la loro propensione a fare più figli in conseguenza di ciò, ma è anche vero che i giovani acquisivano l'indipendenza molto prima che da noi.
Sull'edonismo e altre romanticherie simili... Anni fa, chi era andato a risiedere in Svizzera tra i miei amici ingegneri parlava di quell'usanza locale di godere di anni sabbatici per girare il mondo o per altre ragioni personali. A noi sembrava fantascienza, ma probabilmente la disponibilità di lavoro e soldi rendeva realizzabile ciò che per noi era impossibile.