condivido lo sgradevole e volgare disapprovo fortemente il resto per la stessa identica ragione
No decontestualizzare...
Ho risposto a stermy nell'esatto modo dovuto no?
COmodo fare come fai sempre tu...
Ma intanto noi....appunto...anzichè predicare...facciamo!
Cento, in mezzo agli “angeli” berici
I SOCCORSI. I volontari di Vicenza, Schio, Marano, Dueville e Caldogno hanno montato una tendopoli per alcune centinaia di persone
Nel Ferrarese una babele di lavoratori stranieri per il primo “terremoto multietnico”. Gli alpini fanno turni spasmodici
01/06/2012
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Gli alpini vicentini volontari hanno allestito un centro di accoglienza a Cento. FOTO ANTONIO GREGOLIN
Antonio Gregolin CENTO (FERRARA) Pioveva ieri mattina a Cento in Emilia. È quando a cadere sono gocce d'acqua pesanti come sassi sulle tende che da tre giorni ospitano bambini, adulti e anziani terremotati, i volti si fanno ancora più tesi. Un temporale nel bel mezzo di una emergenza, fa alzare d'istinto gli occhi al cielo pensando ad una maledizione. Qui lo fanno un po' tutti, compresi i volontari vicentini che stanno allestendo la tendopoli appena fuori il centro di Cento, lesionato dalla prima scossa. Il lavoro si ferma, mentre da sotto le tende blu si alzano voci cosmopolite. Quello in cui siamo è un campo di calcio trasformato per necessità in un centro per sfollati, dove in pochi parlano italiano. Da martedì a chiedere aiuto agli alpini volontari dell'Alto Vicentino arrivati in centoventi per soccorrere i terremotati, per lo più pachistani, magrebini, egiziani, indiani, pachistani, famiglie slave, costretti a vivere sotto lo stesso tetto. «È forse il primo terremoto multietnico della nostra storia», esclama l'alpino volontario di Marano, Alessandro Angerer, 34 anni, uno dei responsabili del campo gestito dai vicentini. Sono partiti per Cento martedì dopo la seconda forte scossa. Qui nessuno sembra ricordare che questa cittadina del Basso Ferrarese è la patria di uno dei più celebri carnevali d'Italia. «Gli unici colori sono quelli dei vestiti delle oltre dieci etnie che ospitiamo sotto le tende», precisa l'alpino. «I centini hanno scelto di stare nelle tende o macchine, vicino alle loro case. Chi è venuto in questo campo, sono quasi tutti stranieri che lavorano nelle industrie e campagne circostanti». Una tavolozza di colori e lingue, in cui si mimetizzano anche le sgargianti divise dei volontari: «È un fenomeno nuovo anche per noi - precisa Angerer -, neppure all'Aquila ci eravamo trovati di fronte a una tale Babele di razze, costretti ad una convivenza non sempre naturale». Sono quaranta le tende alzate dai vicentini, ognuna da dieci posti. Montate con la rapidità di chi ha perfezionato con l'esperienza il lavoro di emergenza. Dalle casacche dei volontari si capisce la provenienza: Marano, Dueville, Schio, Vicenza, Caldogno. Località che gli ospiti delle tende non hanno mai sentito nominare, con il dialetto veneto che si mescola ai tanti idiomi. «Ci arrangiamo anche in questo - aggiunge il volontario Antonio -, così il campo dopo due giorni dal nostro arrivo è oggi autonomo, con cucine e personale in grado di soddisfare 400 persone. La macchina organizzativa è a pieno regime, nonostante la nuova realtà etnica che richiede particolare attenzione alle culture, gusti alimentari e religioni». Anche in questo il terremoto dell'Emilia si distingue. «Noi continuiamo a chiamarla esperienza, ma è anche un segno della società che muta. Se poi ci chiedono come aiutare questa gente - aggiunge l'alpino -, è bene dire che non servono generi di prima necessità e neppure vestiario. Servono strutture che potrebbero venire da aziende che offrono il loro materiale specializzato. Un aiuto altrettanto efficace è sostenere le nostre associazioni di volontariato che operano con risorse sempre più risicate». «In tre giorni di lavoro - conclude Angerer -, abbiamo dormito tre ore in tutto e come noterà, ci sono volontari anche di una certa età». Intanto, il temporale sta passando. La terra continua a tremare. Sabato l'avvicendamento dei volontari, con forze fresche che giungeranno dal Vicentino per soccorrere l'Emilia ferita.