La questione per cui questi giovani del mercato discografico piacciano poco agli adulti è puramente legata alla povertà della proposta attuale italiana, congiunta a un linguaggio rivolto a un preciso target adolescenziale.
Se ci si pensa, anche la mia generazione ha vissuto con un Jovanotti in erba che non sapeva (e neppure sa ora) cantare.
E "Gimme five" era davvero qualcosa di atroce, per non parlare di "Vasco" o "La mia moto", di Jova, al livello del peggior Achille Lauro (che usa comunque sonorità intergenerazionali).
Il fatto è che non c'era solo lui, non c'era solo il suo genere a tenere banco, ma un tripudio di generi italiani e stranieri diversi, più o meno rivolti ai giovani, più o meno complessi.
Ma per uno della mia generazione anche i Pink Floyd (ormai di dieci e più anni prima) erano ancora un punto di riferimento.
Io all'epoca li vidi a Monza, eravamo credo in 60.000.
Ma i ragazzi ascoltavano e cantavano anche e ancora Venditti, Battisti, Bennato etc. oltre naturalmente a Depeche Mode, Cure, Iron Maiden, etc.
E io conoscevo anche le canzoni che ascoltava mio padre, per dire, Jannacci e Celentano, e i miei nonni, Mina, Nilla Pizzi, Gino Latilla.
E' un po' una favoletta da era punk quella del divario generazionale. Il Gap era principalmente culturale ("Chiedi chi erano i Beatles"), facilmente colmabile attraverso articoli di giornali, condivisione di dischi, programmi TV, video, radio, etc.
O un canzoniere per le suonate con la chitarra in spiaggia, altro che cassa Bluetooth.
Se ti trovavi un disco in casa prima o poi lo ascoltavi. Io conobbi David Bowie attraverso i dischi di un'amica di mia madre.
Oggi ti arriva la proposta targettizzata attraverso i social, YouTube sponsorizza i contenuti mirati e ti becchi quello che ti vogliono vendere.
Così certe cose non arrivi a vederle, e se anche le cerchi il tempo medio di ascolto si è ridotto notevolmente.
Magari capiti per caso su Shine On You Crazy Diamond e al decimo secondo ti rompi perché "non succede niente".
Le canzoni si sono infatti ridotte ai 3 minuti e mezzo, ormai.