Non proprio. Io faccio un mio percorso di terapia che è di tipo comportamentale lei fa il suo percorso di terapia gestaltica e di gruppo.
Come avevo premesso, il tuo chiarimento fa sì che la mia considerazione venga meno.
E la contraddizione apparente pure.
Hai ragione, può sembrare contraddittorio. Ma non sto facendo confusione, sto cercando di fare chiarezza, prima di tutto dentro di me.
Io non riesco più, materialmente e interiormente, a tornare al matrimonio che c’era prima. Quel rapporto è stato distrutto. Ho bisogno di chiuderlo anche legalmente, non per vendetta o per punizione, ma per sentirmi libero. Libero anche di poter scegliere di nuovo, se davvero ne varrà la pena, proprio lei.
Lei stessa ha parlato di voler fare di tutto per meritarsi un “secondo primo appuntamento”. E allora io voglio sentirmi davvero in una posizione nuova, pulita, senza vincoli giuridici, senza ambiguità.
Se un giorno, quando sarà finito il suo percorso terapeutico, ci risceglieremo a vicenda, sarà per amore e per volontà vera. Non per abitudine, paura o dovere. Altrimenti, avremo già fatto metà del lavoro, perché la separazione sarà già attiva.
Anche per me il legame matrimoniale è venuto meno con il tradimento.
Condivido la decisione di separarsi, è il segnale pubblico che il legame si è rotto.
Gli antichi rompevano gli anelli e comunque i simboli fisici che gli sposi si scambiavano nella cerimonia nunziale.
Quello che accadrà dopo sarà un onesto tentativo, finché entrambi i coniugi ci credono, di cominciare un ALTRO rapporto di coppia, con nuove condizioni.
Secondo me è il solo modo di lasciare alle spalle il passato e la cattiva esperienza.
Il mio tentativo è iniziato dopo circa otto mesi dalla separazione e non per mia iniziativa. Io avevo iniziato una nuova relazione, pensa tu.
Per la voglia di evitare a nostra figlia, che aveva reagito male alla separazione fisica, di entrare in crisi profonda ho accettato la proposta di fare il tentativo chiarendo due concetti:
- il tentativo avrebbe comportato impegno di entrambi a costruire il nuovo rapporto, ma essendo un tentativo non c' era garanzia di risultato;
- se l' impegno di uno dei due fosse venuto meno, il tentativo poteva essere interrotto ed ognuno andare per la sua strada, senza recriminazioni di un partner verso l' altro.
Ti sintetizzo come è andata (male).
Otto o nove mesi di entusiasmo e sesso fantastico che è andato scemando. Un anno e mezzo di separazione in casa per raddrizzare la situazione della figlia e prepararla per la separazione in modo meno traumatizzante ed organizzare il piccolo appartamento che avevo nel frattempo acquistato.
Le nostre figlie non sanno nulla della separazione perché non voglio coinvolgerle finché non avrò certezze. Sarebbe inutile e dannoso confonderle con decisioni ancora in fase di elaborazione.
Potrà sembrare una questione di lana caprina, ma io ci vedo un passaggio di rispetto – verso di me, verso di lei e verso la possibilità, anche remota, di un nuovo inizio autentico.
La vostra intenzione mi sembra ragionevole e degna della migliore considerazione. Non sottovalutare che le tue figlie possano avere intuito più di quanto è trapelato: sanno che la madre aveva una debolezza per il collega di lavoro. Non pensare che siano rimaste indifferenti, anche se non fanno trasparire nulla o quasi.
Mi permetto di concludere che molti ti hanno consigliato di approfondire con tua moglie quali siano state le motivazioni remote della insoddisfazione. Quella della "leggerezza", della sua inadeguatezza di fronte al trascorrere del tempo e l' immancabile trascuratezza del marito sono la causa prossima della infedeltà.
Se non si risolve la prima motivazione profonda la seconda (più recente) è facile che si ripresenti.
Di cuore, buona fortuna.