Veramente non intendevo qualcosa di "rotto" dentro di noi in relazione ai sentimenti per il traditore, o meglio, non esattamente e non solo. Intendevo qualcosa di profondo che si è sgretolato e che ha perso di senso nel momento in cui siamo state messe di fronte ad un paradigma conclamato nel tempo, nel nostro immaginario, rivelatosi fallace.
Io mi sto chiedendo insistentemente perchè ho avuto bisogno di affidare totalmente il mio benessere psicofisico ad un'altra persona, perchè ho investito tutto su di lui, perchè non mi sono lasciata degli spazi, in questo senso, di autonomia, perchè l'ho reso
io in una posizione predominante, perchè gli ho dato tutto il potere, perchè ho fondato la mia esistenza sulla relazione con lui. Ora, è chiaro che l'essere "in amore" presuppone delle scelte a monte, ma abdicare a se stessi per qualcosa di totalizzante e di cui è impossibile avere il pieno controllo è una postura foriera di rischi. Come quello delle conseguenze di un tradimento che non si riescono a gestire pienamente e che si fanno beffe di ogni buon proposito ragionato.
Riacciuffare la "me stessa" finora affogata nella relazione e ridarle senso come individualità è il passaggio che sto cercando di affrontare. Non è facile perchè si è costretti ad un confronto interno al quale mi sono sottratta con l'abnegazione verso la coppia, ma si può fare. Credo. E spero