hammer ha detto:
Perdonereste al vostro partner (moglie/marito) un tradimento, durato qualche anno, ma conclusosi trent'anni fa e spontaneamente confessato oggi?
Metto le mani avanti e dichiaro che, personalmente, non perdonerei.
Sì, perdono facilmente se si è tradito a propria volta
Viva la sincerità.


Parafrasando il detto evangelico "
ama il prossimo tuo come te stesso" (Levitico 19, 1-2,17-18), viene da dire che applichi il principio che perdonare il tradimento altrui equivale a volere che il tuo tradimento sia perdonato, in automatico.
Non sei la sola, per carità. Ci sono numerosi sostenitori del principio in questo forum.
Magari, non proprio disinteressati. Ma è umano, anche se non approvo.
Ogni tradimento ha delle motivazioni, prossime e remote, ed è una storia a sé.
Sta ai protagonisti di approfondire, se credono, e formarsi una opinione su se stessi, in primis, e poi sugli altri coinvolti.
E scegliere come risolvere il dilemma su come comportarsi.
Non esistono soluzioni pre-confezionate, mi sento di dirlo, purché si rimanga entro il perimetro di un ragionevole grado di rispetto dell'altro. Una durata di anni di una relazione extra la colloco fuori da quel perimetro, normalmente.
Quello che non sopporto intellettualmente è l'affermazione di avere amato il tradito mentre si consumava il tradimento, sotto forma di dualismo affettivo (amare due persone contemporaneamente) o di separazione tra sessualità e sentimento (come se fossero due piani paralleli nei quali ci si posiziona a seconda dei momenti). Non parliamo di quelli che provano a sostenere di avere pure sofferto mentre tradivano.
Significa, per quanto mi riguarda, non ammettere la verità: che si pensava a se stessi in quei momenti di eccitazione e piacere, fregandosene del tradito, dei giudizi degli altri e così via. Ci si comportava da egoisti, semplicemente.
E spero bene che ne sia valsa la pena.
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Al mio ex marito non ho creduto.
Mi sarei incazzata il doppio. Sono passati trent'anni e mi confessi un tradimento? Che problemi hai?
Credo che si sia diffuso un colossale equivoco sul moderno rapporto di coppia, che è fenomeno molto diverso rispetto al semplice "accoppiarsi". Per me la scelta di formare una coppia stabile è un impegno serio. Invece, semplicemente "accoppiarsi" è poco impegnativo, facile e, in genere, non crea grandi problemi.
L'equivoco sta nel pensare che, violato l'impegno di essere in coppia, il perdono sia in qualche modo dovuto quando emerge un tradimento. Ancora più grave è confessare il tradimento a distanza di tanti anni, pensando che ormai tutto sia prescritto. Solo perché non si riesce a contenere il senso di colpa o comunque disagio e lo si vuole scaricare sulle spalle del traditore.
Escluderei qualsiasi dovere di perdonare (non sono un buon cristiano, lo so da me), che vuol dire cancellare il tradimento, come se non fosse mai accaduto. Ma superare il tradimento subìto non è affatto una scelta consigliata a prescindere.
E nemmeno "perdonare" (superare) sùbito o a breve. Deve essere una scelta ponderata e convinta del tradito, che ha il diritto di prendersi il tempo che ritiene. Sarà antipatico, ma è proprio così.
Invece, si legge sempre più comunemente che il perdono deve essere veloce, il traditore sente come ingiusto essere lasciato nell'incertezza se verrà accettato o non dal tradito di superare il tradimento, pretende certezza e manifesta aggressività (troppe domande, troppi chiarimenti richiesti, ecc.) per il protrarsi della decisione.
Per quanto mi riguarda, quel tipo di insofferenza è proprio il segnale che la coppia è divenuta un contenitore vuoto, del quale non si vede l'utilità nella sostanza. Ma solo per l'apparenza.
Allora, tanto vale dichiarare la fine della coppia ed optare per la scelta della indifferenza nei confronti di chi ha tradito. Ognuno per la sua strada, a costruirsi il proprio destino.