Un tradito può diventare amante?

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passante

Utente di lunga data
Credo che intenda nei rapporti interpersonali non in assoluto.
Naturalmente non sono d'accordo.
Anche perché quando si fa del male agli altri si tende a minimizzare ma si sa benissimo che si sta facendo del male.
eh non lo so. speravo che lo spiegasse.
 

disincantata

Utente di lunga data
Credo che intenda nei rapporti interpersonali non in assoluto.
Naturalmente non sono d'accordo.
Anche perché quando si fa del male agli altri si tende a minimizzare ma si sa benissimo che si sta facendo del male.

Chiunque tradisca sa che sta facendo del male.
 

spleen

utente ?
Quali tremende sofferenze la hanno riidotta a pensare che nei rapporti con gli altri tutto sia opinabile?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Quello che vive il tradito e' una caduta libera e non e'assoluttamente paragonabile ai sensi di colpa del traditore(sperando che almeno quelli ce li abbia)...Non a caso il traditore spesso non arriva a capire la sofferenza del tradito e risponde "non m'aspettavo che potessi stare cosi' male"
Questa è una frase tipica però non so quanto sia stata costruita durante il tradimento per negare il male che si stava facendo.
Lo dicevano anche le spie durante la guerra fredda.
 

Buscopann

Utente non raggiungibile
Quali tremende sofferenze la hanno riidotta a pensare che nei rapporti con gli altri tutto sia opinabile?
Non è la tremenda sofferenza che ti porta a pensarlo. Ma un meccanismo perverso di auto-assoluzione. Chi conosce la vera sofferenza e il vero dolore che derivano da un tradimento subito non cerca molti alibi nel momento in cui diventa traditore. Lo diventa e basta. Perché la sofferenza ti rende più egoista e ti porta a volte a chiedere indietro alla vita quello che ti è stato tolto con gli interessi.

Buscopann
 
Ultima modifica:

disincantata

Utente di lunga data
Non è la tremenda sofferenza che ti porta a pensarlo. Ma un meccanismo perverso di auto-assoluzione. Chi conosce la vera sofferenza e il vero dolore che derivano da un tradimento subito non cerca molti alibi nel momento in cui diventa traditore. Lo diventa e basta. Perché la sofferenza ti rende più egoista e ti porta a volte a chiedere indietro alla vita quello che ti è stato tolto con gli interessi.

Buscopann
:up::up::up:
 

Lucrezia

Utente di lunga data
Ah no? Quindi anche ammazzare una donna perché ti ha lasciato è un atto che non si può semplicemente giudicare giusto o sbagliato? Tanto per fare un esempio..uno a caso.
Anche il femminicidio quindi rientra nella tua visione metafisica del mondo come il tradimento? Che c'entra poi la tua visione metafisica del mondo con lo spiegare la sofferenza del traditore non lo capisco proprio tra l'altro.

Buscopann
è ovvio che per me, e presumo per ognuno, la tentazione di classificare come 'sbagliato' quello che qualcuno mi fa causandomi sofferenza, o quello che io faccio causando sofferenza, sia forte...e viceversa. Ma questo non significa che sia così in assoluto. Per me tutto ciò che ci accade nella vita, e anche e soprattutto le cose che ci causano sofferenza, sono un dono che facciamo a noi stessi per comprendere qualcosa ed evolverci. Non ha senso stare a lamentarsi, vittimizzarsi e scatenare la propria rabbia sugli altri, l'unica cosa che si può fare è prendersi responsabilità della propria vita, invece di dare la colpa agli altri.

Quello che vive il tradito e' una caduta libera e non e'assoluttamente paragonabile ai sensi di colpa del traditore(sperando che almeno quelli ce li abbia)...Non a caso il traditore spesso non arriva a capire la sofferenza del tradito e risponde "non m'aspettavo che potessi stare cosi' male"
Sì, non parlavo necessariamente dei sensi di colpa, ma di tutta l'impalcatura che ci sta dietro. Recentemente mi è capitato di incontrare un paio di traditori seriali che non si davano pena per le loro avventure, non si sentivano in colpa e ritenevano di essere nel giusto. Con una moglie/compagna e tante amanti, un baratro di solitudine li segue ovunque vadano, e non esiste alcun posto che sia loro. In questo senso intendo: non il tradimento in sè, ma ciò che vi sta dietro può causare un tormento non indifferente. Non essere in grado di amare mi sembra peggiore che amare e soffrirne. Punto. Non voglio negare la sofferenza del tradito. Sono stata tradita anch'io. Ma non si può andar avanti a soffrire per sempre e a volte pensare che anche le persone che hanno ferito sono umane e hanno delle motivazioni, può aiutare ad uscire dall'egoismo di prolungare il proprio dolore ben oltre la sua naturale necessità.

Il tuo senso del relativismo è sconcertante, non dimenticare che ci sono dei valori comuni, il senso innato di "giustizia" che accomuna tutti e che ci consente di discriminare e giudicare le azioni, nostre e degli altri, sotto ogni sole.
Giudicare e condannare le persone è arduo ma giudicare le loro azioni alla luce di quello che pensiamo è legittimo. Sempre.
Certo, è legittimo avere un'opinione, che ovviamente è relativa, come dimostrano tutti i thread del sito, e i valori comuni non son poi tanto comuni; il senso di giustizia può anche essere innato, ma allo stesso tempo, se lo fosse, non si spiega come mai epoche diverse e luoghi geografici diversi sviluppino un senso del giusto e sbagliato opposti, in cui ognuno è certo in maniera sacrosanta di avere ragione sulla propria morale. Quindi non mi sembra così bizzarro nemmeno riflettere attentamente sulla propria e domandarsi se non altro se è stata ereditata o consegue da una propria ricerca, sia empirica sia spirituale.

Quali tremende sofferenze la hanno riidotta a pensare che nei rapporti con gli altri tutto sia opinabile?
Ahahah, nessuna tremenda sofferenza. Semplicemente ognuno ha un suo punto di vista e se nel piccolo è più facile avere un'opinione di giusto e sbagliato, quando si allarga il punto di vista non all'atto singolo ma ad una vita intera, o alla storia in senso ancora più allargato, risulta evidente che ciò che può sembrare sbagliato per la singola persona a volte ne beneficia molte altre; al che risulta arduo giudicare. Giusto o sbagliato per chi?
 

Buscopann

Utente non raggiungibile
è ovvio che per me, e presumo per ognuno, la tentazione di classificare come 'sbagliato' quello che qualcuno mi fa causandomi sofferenza, o quello che io faccio causando sofferenza, sia forte...e viceversa. Ma questo non significa che sia così in assoluto. Per me tutto ciò che ci accade nella vita, e anche e soprattutto le cose che ci causano sofferenza, sono un dono che facciamo a noi stessi per comprendere qualcosa ed evolverci. Non ha senso stare a lamentarsi, vittimizzarsi e scatenare la propria rabbia sugli altri, l'unica cosa che si può fare è prendersi responsabilità della propria vita, invece di dare la colpa agli altri.



Sì, non parlavo necessariamente dei sensi di colpa, ma di tutta l'impalcatura che ci sta dietro. Recentemente mi è capitato di incontrare un paio di traditori seriali che non si davano pena per le loro avventure, non si sentivano in colpa e ritenevano di essere nel giusto. Con una moglie/compagna e tante amanti, un baratro di solitudine li segue ovunque vadano, e non esiste alcun posto che sia loro. In questo senso intendo: non il tradimento in sè, ma ciò che vi sta dietro può causare un tormento non indifferente. Non essere in grado di amare mi sembra peggiore che amare e soffrirne. Punto. Non voglio negare la sofferenza del tradito. Sono stata tradita anch'io. Ma non si può andar avanti a soffrire per sempre e a volte pensare che anche le persone che hanno ferito sono umane e hanno delle motivazioni, può aiutare ad uscire dall'egoismo di prolungare il proprio dolore ben oltre la sua naturale necessità.



Certo, è legittimo avere un'opinione, che ovviamente è relativa, come dimostrano tutti i thread del sito, e i valori comuni non son poi tanto comuni; il senso di giustizia può anche essere innato, ma allo stesso tempo, se lo fosse, non si spiega come mai epoche diverse e luoghi geografici diversi sviluppino un senso del giusto e sbagliato opposti, in cui ognuno è certo in maniera sacrosanta di avere ragione sulla propria morale. Quindi non mi sembra così bizzarro nemmeno riflettere attentamente sulla propria e domandarsi se non altro se è stata ereditata o consegue da una propria ricerca, sia empirica sia spirituale.



Ahahah, nessuna tremenda sofferenza. Semplicemente ognuno ha un suo punto di vista e se nel piccolo è più facile avere un'opinione di giusto e sbagliato, quando si allarga il punto di vista non all'atto singolo ma ad una vita intera, o alla storia in senso ancora più allargato, risulta evidente che ciò che può sembrare sbagliato per la singola persona a volte ne beneficia molte altre; al che risulta arduo giudicare. Giusto o sbagliato per chi?
Ti rispondo solo per quello che riguarda la discussione che ci riguardava, altrimenti scriverei troppo e risulterei abbastanza noioso.
La sofferenza non è assolutamente relativa e soprattutto non è assolutamente detto che sia un "dono" per aiutarci a crescere. Se mi diagnosticano una SLA posso anche affrontare la vita con coraggio e tutto ciò non esclude che io possa continuare a vivere dei momenti di felicità, ma ti posso assicurare che questa diagnosi ha poco a che fare col "dono". Sei semplicemente una persona colta da immensa sfiga. E alla quale la malattia eroderà col tempo anche la dignità.
Se una donna viene ammazzata da un marito geloso, mi spieghi quale cazzo di insegnamento si può trarne?! Almeno per quello che riguarda la diretta interessata.
Non puoi relativizzare tutto in modo così sconcertante, come giustamente ti scrive Spleen. Questi sono esempi estremi per farti capire il concetto.
Ci sono quindi delle sofferenze che non sono assolutamente relativizzabili. Tra di queste ci puoi tranquillamente infilare pure il tradimento. Può cambiare il modo di reagire a un tradimento. Alcuni lo superano e diventano delle persone migliori. Ma altri possono tranquillamente diventare peggiori rispetto a prima.
Relativizzare tutte le azioni è il più grande errore che una persona potrebbe commettere. Perché si potrebbe giustificare in questo modo qualsiasi nefandezza. Non è una questione di piangersi addosso. E' ovvio che quando ti capita qualcosa di brutto non ti puoi mica fermare, perché la vita non è che si ferma ad aspettarti. Ma questo non c'entra proprio nulla col condannare determinati comportamenti. E farlo anche in modo piuttosto duro se serve. Abbiamo un cervello. Siamo in grado di giudicare perché abbiamo una coscienza. Ed è giusto farlo. Altrimenti saremmo solo bestie senza capacità di analisi e giudizio.

Buscopann
 

Eratò

Utente di lunga data
Sì, non parlavo necessariamente dei sensi di colpa, ma di tutta l'impalcatura che ci sta dietro. Recentemente mi è capitato di incontrare un paio di traditori seriali che non si davano pena per le loro avventure, non si sentivano in colpa e ritenevano di essere nel giusto. Con una moglie/compagna e tante amanti, un baratro di solitudine li segue ovunque vadano, e non esiste alcun posto che sia loro. In questo senso intendo: non il tradimento in sè, ma ciò che vi sta dietro può causare un tormento non indifferente. Non essere in grado di amare mi sembra peggiore che amare e soffrirne. Punto. Non voglio negare la sofferenza del tradito. Sono stata tradita anch'io. Ma non si può andar avanti a soffrire per sempre e a volte pensare che anche le persone che hanno ferito sono umane e hanno delle motivazioni, può aiutare ad uscire dall'egoismo di prolungare il proprio dolore ben oltre la sua naturale necessità.
Un baratro di solitudine e sofferenza secondo te...ma la mancanza del senso di colpa e la giustificazione nel trovare "naturale" il tradimento ti fa capire che nel caso in cui venissero sgamati non capirebbero proprio lo stato del tradito per cui anche il tradito non avrebbe tutti i torti a mandarli a fanculo senza appello...
 

Sbriciolata

Escluso
Sull'inevitabilità...

SE la interpretiamo in questo modo... "ove la persona non dia in realtà grande importanza alla fedeltà fisica, considerando, dentro di sè, il tradimento come qualcosa da poco, che nulla fa di male all'altro (finchè non viene beccato...), se tale persona, dicevamo, non vede chissà che conflitti di coscienza nel tradimento, è inevitabile che deciderà di tradire"
ma allora non soffre. Di che soffrirebbe? Ha fatto una cosa inevitabile che manco cozza con la sua coscienza, non ha fatto male a nessuno...
Forse ha mangiato pesante(cit.)
 

Sbriciolata

Escluso
è ovvio che per me, e presumo per ognuno, la tentazione di classificare come 'sbagliato' quello che qualcuno mi fa causandomi sofferenza, o quello che io faccio causando sofferenza, sia forte...e viceversa. Ma questo non significa che sia così in assoluto. Per me tutto ciò che ci accade nella vita, e anche e soprattutto le cose che ci causano sofferenza, sono un dono che facciamo a noi stessi per comprendere qualcosa ed evolverci. Non ha senso stare a lamentarsi, vittimizzarsi e scatenare la propria rabbia sugli altri, l'unica cosa che si può fare è prendersi responsabilità della propria vita, invece di dare la colpa agli altri.



Sì, non parlavo necessariamente dei sensi di colpa, ma di tutta l'impalcatura che ci sta dietro. Recentemente mi è capitato di incontrare un paio di traditori seriali che non si davano pena per le loro avventure, non si sentivano in colpa e ritenevano di essere nel giusto. Con una moglie/compagna e tante amanti, un baratro di solitudine li segue ovunque vadano, e non esiste alcun posto che sia loro. In questo senso intendo: non il tradimento in sè, ma ciò che vi sta dietro può causare un tormento non indifferente. Non essere in grado di amare mi sembra peggiore che amare e soffrirne. Punto. Non voglio negare la sofferenza del tradito. Sono stata tradita anch'io. Ma non si può andar avanti a soffrire per sempre e a volte pensare che anche le persone che hanno ferito sono umane e hanno delle motivazioni, può aiutare ad uscire dall'egoismo di prolungare il proprio dolore ben oltre la sua naturale necessità.



Certo, è legittimo avere un'opinione, che ovviamente è relativa, come dimostrano tutti i thread del sito, e i valori comuni non son poi tanto comuni; il senso di giustizia può anche essere innato, ma allo stesso tempo, se lo fosse, non si spiega come mai epoche diverse e luoghi geografici diversi sviluppino un senso del giusto e sbagliato opposti, in cui ognuno è certo in maniera sacrosanta di avere ragione sulla propria morale. Quindi non mi sembra così bizzarro nemmeno riflettere attentamente sulla propria e domandarsi se non altro se è stata ereditata o consegue da una propria ricerca, sia empirica sia spirituale.



Ahahah, nessuna tremenda sofferenza. Semplicemente ognuno ha un suo punto di vista e se nel piccolo è più facile avere un'opinione di giusto e sbagliato, quando si allarga il punto di vista non all'atto singolo ma ad una vita intera, o alla storia in senso ancora più allargato, risulta evidente che ciò che può sembrare sbagliato per la singola persona a volte ne beneficia molte altre; al che risulta arduo giudicare. Giusto o sbagliato per chi?
1) sulla base di questo vive tutt'ora la pratica dell'autoflagellazione. E qui si apre un mondo.
2) Credo che il termine tecnico per le persone che hai descritto sia narcisista depresso.
3) il verde è una supercazzola: ci sono stati luoghi e tempi in cui cosucce come cannibalismo pedofilia e infanticidio erano non solo pratiche consentite, ma che avevano connotazioni di sacralità e spiritualità: mo che facciamo, buttiamo via mezza legislatura perchè l'abbiamo ereditata da i precedenti cazzoni o la riconosciamo in quanto frutto di esperienze e riflessioni pregresse?
Non è che ogni volta che nasce un uomo sulla terra si rivede tutta la filosofia... non ne abbiamo oggettivamente il tempo.
4) concetto relativistico storiografico: purtroppo però la storiografia si scrive molto dopo gli avvenimenti, quando le loro conseguenze sono tutte documentate e si possono trarre conclusioni su base ampia; della nostra vita noi possiamo fare solo cronaca, la storiografia la faranno i posteri.
E questo secondo me è il vero giudizio universale, perchè vale per tutti: di noi rimane solo il ricordo delle nostre azioni, non delle parapiotte che ci siamo raccontati per giustificarci ad averle compiute.
 

Brunetta

Utente di lunga data
I sofisti li ho sempre trovati noiosi.

Però che il tradito è egoista è un po' troppo, penso per chiunque.
 

Sbriciolata

Escluso
I sofisti li ho sempre trovati noiosi.

Però che il tradito è egoista è un po' troppo, penso per chiunque.
Eh ma è vero: tutto concentrato sulla sua sofferenza, si chiude all'idea che quella possa essere venuta per un bene più grande.
Chissà poi perchè le relazioni extra le hanno chiamate tradimenti.
Potevano chiamarle polenta con i funghi.
 

Nausicaa

sfdcef
ma allora non soffre. Di che soffrirebbe? Ha fatto una cosa inevitabile che manco cozza con la sua coscienza, non ha fatto male a nessuno...
Forse ha mangiato pesante(cit.)
Non ho detto che soffre.
Al massimo si dispiace un pò se pensa che l'altro ha fiducia cieca in lui. Forse.
 

Sbriciolata

Escluso
Non ho detto che soffre.
Al massimo si dispiace un pò se pensa che l'altro ha fiducia cieca in lui. Forse.
Mi riferivo a quello che diceva Lucrezia, ovvero che il traditore, travolto da un insolito destino al quale non riesce a ribellarsi, soffre vieppiù.
Una figura quasi eroica.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Eh ma è vero: tutto concentrato sulla sua sofferenza, si chiude all'idea che quella possa essere venuta per un bene più grande.
Chissà poi perchè le relazioni extra le hanno chiamate tradimenti.
Potevano chiamarle polenta con i funghi.
:D
 

Buscopann

Utente non raggiungibile
Mi riferivo a quello che diceva Lucrezia, ovvero che il traditore, travolto da un insolito destino al quale non riesce a ribellarsi, soffre vieppiù.
Una figura quasi eroica.
Altro che Batman o Capitan America :carneval:

Buscopann
 

Eratò

Utente di lunga data
Eh ma è vero: tutto concentrato sulla sua sofferenza, si chiude all'idea che quella possa essere venuta per un bene più grande.
Chissà poi perchè le relazioni extra le hanno chiamate tradimenti.
Potevano chiamarle polenta con i funghi.
Classica frase che in genere dicono i genitori ma potrebbe andare bene per i traditori"l'ho fatto per il tuo bene,un giorno mi ringrazierai!":rotfl::rotfl::rotfl:
 

Buscopann

Utente non raggiungibile
Classica frase che in genere dicono i genitori ma potrebbe andare bene per i traditori"l'ho fatto per il tuo bene,un giorno mi ringrazierai!":rotfl::rotfl::rotfl:
No dai..non confondiamo la merda col cioccolato. Che anche se tipo di cioccolato fa cagare, non sarà mai una merda :rotfl:

Buscopann
 

zanna

Utente di lunga data
è ovvio che per me, e presumo per ognuno, la tentazione di classificare come 'sbagliato' quello che qualcuno mi fa causandomi sofferenza, o quello che io faccio causando sofferenza, sia forte...e viceversa. Ma questo non significa che sia così in assoluto. Per me tutto ciò che ci accade nella vita, e anche e soprattutto le cose che ci causano sofferenza, sono un dono che facciamo a noi stessi per comprendere qualcosa ed evolverci. Non ha senso stare a lamentarsi, vittimizzarsi e scatenare la propria rabbia sugli altri, l'unica cosa che si può fare è prendersi responsabilità della propria vita, invece di dare la colpa agli altri.

Sì, non parlavo necessariamente dei sensi di colpa, ma di tutta l'impalcatura che ci sta dietro. Recentemente mi è capitato di incontrare un paio di traditori seriali che non si davano pena per le loro avventure, non si sentivano in colpa e ritenevano di essere nel giusto. Con una moglie/compagna e tante amanti, un baratro di solitudine li segue ovunque vadano, e non esiste alcun posto che sia loro. In questo senso intendo: non il tradimento in sè, ma ciò che vi sta dietro può causare un tormento non indifferente. Non essere in grado di amare mi sembra peggiore che amare e soffrirne. Punto. Non voglio negare la sofferenza del tradito. Sono stata tradita anch'io. Ma non si può andar avanti a soffrire per sempre e a volte pensare che anche le persone che hanno ferito sono umane e hanno delle motivazioni, può aiutare ad uscire dall'egoismo di prolungare il proprio dolore ben oltre la sua naturale necessità.

Certo, è legittimo avere un'opinione, che ovviamente è relativa, come dimostrano tutti i thread del sito, e i valori comuni non son poi tanto comuni; il senso di giustizia può anche essere innato, ma allo stesso tempo, se lo fosse, non si spiega come mai epoche diverse e luoghi geografici diversi sviluppino un senso del giusto e sbagliato opposti, in cui ognuno è certo in maniera sacrosanta di avere ragione sulla propria morale. Quindi non mi sembra così bizzarro nemmeno riflettere attentamente sulla propria e domandarsi se non altro se è stata ereditata o consegue da una propria ricerca, sia empirica sia spirituale.

Ahahah, nessuna tremenda sofferenza. Semplicemente ognuno ha un suo punto di vista e se nel piccolo è più facile avere un'opinione di giusto e sbagliato, quando si allarga il punto di vista non all'atto singolo ma ad una vita intera, o alla storia in senso ancora più allargato, risulta evidente che ciò che può sembrare sbagliato per la singola persona a volte ne beneficia molte altre; al che risulta arduo giudicare. Giusto o sbagliato per chi?
:thinking::thinking::thinking: alla fine di spunti di riflessione c'è ne sono a iosa ... con qualche distinguo per carità ma ci sono ... IMHO
 
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