Io mi sono chiesta se oltre la paura della morte, ci sia la paura di vivere intorno alla "morte".
Ci viviamo già ovviamente, intorno alla "morte", ma in questi giorni le notizie lo ricordano, e tocca pure scomodarsi a pensar come evitarla. E se mi levi il Carnevale, mi levi proprio quel momento che mi serve a non pensarci, insomma rituali di esorcismo.
Ho sorriso anch'io davanti ad una foto del Berlu con uno slip femminile al posto della mascherina. Vecchio immortale! Un'immagine che trasmette quasi tenerezza davanti l'idea della morte.
Ti chiedi perchè le brioche confezionate e non la farina? Ma perchè potrebbe essere l'ultima brioche, quale rappresentante di una realtà. Ed è quella che si teme di perdere mi sa, più che la vita. Per qualcuno almeno. Non ne sono certa però il dubbio mi viene.
Ho letto una condivisione di una commessa di un supermercato, che si è resa conto che in questi giorni, stava vendendo palliativi alla paura, e si è sentita un poco medico anche lei, nel suo lavoro, che se non ci andasse chi potrebbe vendere le brioche al popolo spaventato? Commento: vai a lavorare in fabbrica se non ti sta bene.
Da una parte il panico, dall'altra un negazionismo sbeffeggiante.
"Ufffff chiuso in casa in quarantena" scritto da persone adulte, non da tredicenni a cui la mamma ha negato il pomeriggio in discoteca.
Io faccio molta fatica a capire la gente, ci provo, ma ho la sensazione che qualcosa mi sfugga sempre. E ne faccio parte anch'io poi, della gente.
Fantastico il saluto di G.!