Se fossi interna alla comunità scientifica ti risponderei che i criteri sono per l'appunto criteri.
Ossia etichette temporanee che hanno la funzione di basi per permettere avanzamento e che quindi non sono da considerare nè giusti nè sbagliati e nemmeno assoluti.
Ma che sono giusti o sbagliati declinando le evidenze metodologiche e collocandole in una statistica numerica e nella ripetibilità della loro validità. E che in questi termini sono pure assoluti.
Fino a quando nuove evidenze scientifiche non li disconfermano.
Se appartenessi alla comunità scientifica ti potrei anche dire che mi piacerebbe tanto che il tempo della ricerca e delle prove e delle validazioni corrispondesse al tempo di soluzione desiderato. Ma non è così. Il tempo comanda. E serve tempo perchè ci si possa muovere con cognizione di causa. E ti potrei dire che come scienziata coltivo il dubbio. Se non coltivassi il dubbio non potrei avanzare nella ricerca. E coltivo pure le visioni, che sono fondamentali per uscire dal conosciuto e addentrarsi in ipotesi innovative. Ma, come scienziata, ti direi anche che quei dubbi me li terrei per me o per chi condivide con me le mie conoscenze, perchè se è vero che il dubbio permette avanzamento è anche vero che il dubbio sconnesso e collocato nell'emotività e nella paura non può che creare confusione.
Ma siccome non appartengo alla comunità scientifica ti posso dire che se la comunità, che ne sa più di me, fissa un criterio io quel criterio lo rispetto perchè ritengo che non faccia buon gioco a nessuno fissare criteri inutili dal punto di vista della qualità della vita.
E lo rispetto anche perchè non ho nessuna competenza che mi permetta, responsabilmente verso me stessa, di discuterlo con cognizione di causa e non per impulso emotivo.
E come non appartenente alla comunità scientifica ma non stupida, mi fido del fatto che ci si è mossi da quando un ascesso in bocca ti portava alla morte senza neanche antidolorifici.
Come ignorante penso che servono i soldi per fare ricerca. Per farla bene.
E che non vorrei essere al posto di chi si barcamena fra il recuperare fondi e il tenere la barra dritta della ricerca trovando compromessi costantemente, senza perderci nè in dignità personale nè in onore e fedeltà.
In tutto questo ribadisco che il complottismo, il sentirsi esclusi è una scusa per non ammettere di non avere il controllo su di sè e sulla propria salute e individuare un nemico con cui prendersela cercando la via più semplice per aggirare l'ostacolo. Ossia il nemico esterno.
A riguardo, se ti può interessare, in termini sociologici ci sono studi interessanti a partire da Luhmann sulla funzione dello straniero (inteso come nemico esterno) nel costruire appartenenza (e quindi sicurezza).
Il secondo neretto era un modo per dire che raramente ho conosciute persone che si rapportano al loro lavoro uscendo dall'ottica della vittima in rivolta verso il capo cattivo. Un sacco di lamentela, ma pochissime prese di posizione concrete e costanti nella quotidianità.
Solo che l'operaio negli anni 70 aveva ragion d'essere. Oggi no.
Non mi è mai interessata la destra o la sinistra.
Ho sempre ritenuto gli schieramenti solo soddisfacimento di bisogni di appartenenza del singolo. E ho sempre pensato che la massa che appartiene allo schieramento tendenzialmente ripete un pensiero prodotto e non autoprodotto.
E già questo mi fa scadere qualunque tipo di schieramento. Politico, religioso o quel che si vuole.
Fra l'altro sono decenni che si studia il conflitto, la sua gestione e la funzione che svolgono i gruppi.
Io storicamente non appartengo a nessun gruppo. Neppure da adolescente ho sperimentato il piacere di appartenere ad un gruppo sentendo sempre e comunque più il laccio al collo che un arricchimento. Sono un cane sciolto. E sono una solitaria. Quindi ogni mio riferimento non è politico e neppure religioso. sono sempre stata una osservatrice esterna.
L'ultimo neretto era riferito al medico che dichiara in privato una cosa e poi pubblicamente un'altra.
Mi fa pensare all'infantilismo di chi fuma di nascosto.
Ed è infantile, irresponsabile s stupido.
Se un medico mi facesse il discorso che ti ha fatto quel medico da me non riceverebbe in cambio rose rosse, fidati.
Gli farei il mazzo. Seriamente.
Ma forse sono più trasparente di quel che credo, a me discorsi di quel genere non me li ha mai fatti nessuno.
E chi nel mio ambito ha provato ad iniziarne si è stoppato nel giro di 30 secondi.
Non reagisco per niente morbidamente alla vigliaccheria di chi si nasconde a fumare dalla mamma.
Fra l'altro, io ho iniziato a fumare a 15 anni e a 16 l'ho dichiarato. Mi ero già rotta il cazzo di tutte le menate che comporta il fumare di nascosto.
Ero un'adolescente difficile.