Ricordate questo post ?
«In ufficio, nei luoghi di lavoro: da un certo punto in poi la gente fa quello che può, dove può. Tutto si rimescola e s’incasina, gli amici si passano le fidanzate, la sorella di tua moglie ti fa gli occhi dolci, tu corteggi la fidanzata del tuo migliore amico, il direttore si fa la segretaria, spunta il vicino di scrivania, la vicina di casa, l’animatore turistico, il maestro di yoga, il lattaio e l’idraulico: tutte storie che in genere succedono più facilmente dopo una certa età, dopo le grandi disillusioni. Neanche tanto grandi, in fondo»
E’ questo il troiaio?
«Sì»
preso da "il grande troiaio"
http://www.tradimento.net/49-amore-e-sesso/16374-quot-il-grande-troiaio-quot
Dio che ansia.
Mi ricorda quello che mi ha detto mia moglie in questi giorni.
"A un certo punto mi sono venuti i bollori, vedevo uno e mi piaceva... La mia storia è nata così, perché questa volta è arrivata l'occasione, ma credo capiti a tutti così... anche a te sarà venuta voglia di avere un'altra storia, no?"
Ci ho pensato un po' su.
"No, sì ho trovato carine alcune ragazze, ma l'idea di farmele, no, non l'ho mai avuta, io ho te"
"Ma tu hai sublimato negli hobby questo tuo bisogno. Io di hobby non ne ho, dopo un po' mi stufo, e allora...."
Questo è il disincanto dei quarant'anni. Quando hai raggiunto quello che speravi da 20/30 enne, la tua casa, una moglie, un figlio o più, ti dici "E adesso, cosa faccio?". Se poi muoiono anche i genitori ti trovi a contatto con la morte, con la vecchiaia e gli anni cha passano. Ma non per tutti vede la stessa soluzione.
Io ho cercato altrove la naturale necessità di stimoli che ognuno di noi ha per sentirsi vivo.
Mi sono appassionato a degli hobby che mi hanno coinvolto. Ho mia figlia, mi rifletto in lei, ho mia moglie: non farei nulla per fare male o far soffrire loro.
Mia moglie, no: non si è posta il problema. Dopo la depressione ha trovato il modo per tornare a galla.
Togliere i freni, uscire dal guscio (la prigione dorata, come chiama lei la nostra famiglia) e guardarsi attorno.
Così fan tutte, si è giustificata. Dice che non la basta più la nostra storia.
Vuole vivere, vuole aria, non vuole sentirsi oppressa.
Già. Questo è quello che dice.
Mi suggerisce di farmi anch'io una storia, di andare in palestra, di uscire.
Cose che fino a due mesi fa sarebbero state taboo per lei e che ora mi trovo ad affrontare sotto la spinta delle sue necessità. Facile dirmi "fatti una storia anche tu".
Ma, mia cara, a me basti tu, non voglio un riempitivo di un vuoto che tu stai creando. Non è facile per chi ama, trovare un succedaneo a un certo punto. E del resto lo trovo triste. Non è una mia necessità.
Ma poi quello che sembra facile a parole non lo è nella realtà
"Però - continua - se hai una storia non dirmelo, perché non so come la prenderei, magari mi destabilizzerebbe, e siccome già tu sei stato destabilizzato da me, è meglio che almeno non lo sia anch'io per stare insieme".
E allora tutto torna all'inizio della questione.
La morale e l'etica a qualcosa servono.
Ad evitare di trovarsi in situazioni come queste.
In cui una persona si lascia andare dietro alle pulsioni, ma allo stesso tempo non vuole subirne le conseguenze.
Una coppia è fatta di due individui e dell'equilibrio che c'è tra loro.
Muta un individuo e automaticamente l'equilibrio deve ridefinirsi.
Pretendere che non vari, o simulare che nulla sa cambiato, credo sia un errore.
Mia cara, vuoi farti la/le tua/e storia/e?
Me lo dici e mi convinci pure che sia giusto che io me le faccia? Ma allora non puoi nascondere la testa sotto la sabbia, facendo finta che io sia il marito di prima, che pensa solo a te.
C'è molta incoerenza ed egoismo in questa volontà.
Cosa succederebbe se lei scoprisse che io ho una storia?
Ci starebbe male?
Soffrirebbe?
Ma, allora, ha senso tutto questo "troiaio"?
O non è meglio anteporre il rispetto degli altri e alcuni "valori" che ci permettano di mantenere saldo quello che abbiamo costruito con fatica.
Quanto vale un amante ogni tanto davanti a un matrimonio, una famiglia, la prospettiva di invecchiare insieme con dei ricordi condivisi?
Per me tanto, tantissimo.
Pensavo che per mia moglie fosse la stessa cosa, e lei mi aveva fatto credere fosse così.