Un'altra ragazza scomparsa

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Ho anche analizzato il perché. Ho ipotizzato che fosse il timore di fare male, anche a parole.
Poi ho capito che invece è una questione ormonale.
Io più invecchio più piango, per rabbia, commozione. Piango per qualunque cosa
 

Brunetta

Utente di lunga data

Brunetta

Utente di lunga data
No ma a volte avrei l’istinto di farlo


No è una questione di carattere
Quello che è caratteristico di un genere ovviamente non si presenta uguale in tutti, anche per questioni di carattere ed educazione, ma anche perché non abbiamo tutte/i lo stesso equilibrio ormonale.
 

danny

Utente di lunga data
In realtà la manifestazione della comunicazione più che essere proprio di genere è una modalità comunicativa.
Se piango alla scoperta di un tradimento comunico dolore.
Se stempero la rabbia col dolore sto comunicando qualcosa di diverso dal semplice manifestare rabbia.
A spanne, direi che chi si arrabbia condanna l'azione efferata e chi la commette, chi piange manifesta il suo dolore di fronte a un torto subito.
Chi si piange e si arrabbia condanna il tradimento e insieme comunica il dolore.
A spianne, per essere sintetico.
Arrivano proprio informazioni diverse, in bilico tra il trovarsi in una situazione come vittima o come giudice.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Tuo marito ti tradisce, lo scopri a letto con una ventenne russa con la quinta di poppe e tu piangi?
Pensavo li menassi entrambi o urlassi almeno.
Ma figurati se li meno
E chi ce la fa
Sai che non lo so proprio come reagirei?

In realtà la manifestazione della comunicazione più che essere proprio di genere è una modalità comunicativa.
Se piango alla scoperta di un tradimento comunico dolore.
Se stempero la rabbia col dolore sto comunicando qualcosa di diverso dal semplice manifestare rabbia.
A spanne, direi che chi si arrabbia condanna l'azione efferata e chi la commette, chi piange manifesta il suo dolore di fronte a un torto subito.
Chi si piange e si arrabbia condanna il tradimento e insieme comunica il dolore.
A spianne, per essere sintetico.
Arrivano proprio informazioni diverse, in bilico tra il trovarsi in una situazione come vittima o come giudice.
Ma no, è proprio un pianto di rabbia
Il pianto di dolore è un’altra cosa
 

Marjanna

Utente di lunga data
Io certamente non ho la pretesa di capire cosa passa per la testa di un delinquente, a maggior ragione in un caso di delitto "passionale" se si può dire, visto che la poveretta non è stata accoppata per un guadagno del tizio. Ho solo fatto una valutazione a naso su un'affermazione che hai riportato tu che per altro è purtroppo frequente in casi come questo, ovvero il: "eh ma io non so stare senza di lei".
Tu hai posto un tuo pensiero, ovvero che dentro la testa di questo ragazzo, ci potesse essere qualcosa vicino a "se non vuoi più essere di mia proprietà, allora farò in modo che tu non possa essere proprietà di nessun altro".
Io non dico che il tuo pensiero sia sbagliato, tanto più che come già scritto non sei il solo a dirlo. Non riesco neppure a vagliarlo, non riuscendo a comprenderlo non posso negarlo, e dal momento che appunto in più persone portano una affermazione simile, mi è venuta curiosità di capirlo (che poi sia o meno il vero motivo specifico che ha spinto questo ragazzo ad uccidere Giulia).

Una donna che si fidanza con un uomo, lo fa perchè si innamora, perchè sta bene con lui, perchè gli piace, non è che accetta di essere sua proprietà, e di questi tempi pensavo fosse ovvio ad ogni uomo. Ovviamente conoscendosi e frequentandosi può capitare che questa persona poi si scopre di non volerla come compagno (ma vale lo stesso come compagna), e quindi non si è più portati a volerci passare il proprio tempo libero. Una persona che lascia, potrebbe esporre delle note negative sulla persona, ma non sono necessariamente assolute.
Nello specifico mi pare Giulia abbia lasciato il ragazzo perchè lui si è comportato in modo asfissiante con lei. Aveva capito che lui aveva problemi, aveva visto la sua "sofferenza" e quindi ha accettato di rimanere amica con lui. Ma anche rimanendo amica, lui ha continuato ad asfissiarla, e quindi ad una certa gli avrà detto che i suoi comportamenti erano intolleranti.
Lui si è arrabbiato, al punto tale da pianificare di ucciderla. E lo ha fatto.

In tutto questo fatico a inserire il concetto in cui vi è una volontà della donna (vedi sottolineato) a diventare proprietà.
Neppure un cane che ti vai a prendere al canile, vuole diventare tua proprietà.
 

Brunetta

Utente di lunga data
In realtà la manifestazione della comunicazione più che essere proprio di genere è una modalità comunicativa.
Se piango alla scoperta di un tradimento comunico dolore.
Se stempero la rabbia col dolore sto comunicando qualcosa di diverso dal semplice manifestare rabbia.
A spanne, direi che chi si arrabbia condanna l'azione efferata e chi la commette, chi piange manifesta il suo dolore di fronte a un torto subito.
Chi si piange e si arrabbia condanna il tradimento e insieme comunica il dolore.
A spianne, per essere sintetico.
Arrivano proprio informazioni diverse, in bilico tra il trovarsi in una situazione come vittima o come giudice.
Vero.
Ma l’influenza ormonale c’è.
Pure se mio padre si commuoveva spesso.
Ma li contava il bambino in lui che non era stato consolato, infatti si commuoveva per i bambini.
 

danny

Utente di lunga data
Ma figurati se li meno
E chi ce la fa
Sai che non lo so proprio come reagirei?


Ma no, è proprio un pianto di rabbia
Il pianto di dolore è un’altra cosa
Non riuscirei mai a leggere il pianto come una manifestazione aperta di rabbia.
Quando ho scoperto il tradimento mia moglie non ha pianto mai, ma si capiva che era arrabbiata.
Farsi scoprire aveva interrotto qualcosa di piacevole e determinava anche il peggioramento del rapporto con me.
Ho trovato naturale che fosse arrabbiata, anche con sé stessa, col mondo, con la sfiga.

Avesse pianto, avrei pensato che faceva la vittima, e mi avrebbe dato molto fastidio.
 
Ultima modifica:

Ginevra65

Moderatrice del cazzo
Staff Forum
Tu hai posto un tuo pensiero, ovvero che dentro la testa di questo ragazzo, ci potesse essere qualcosa vicino a "se non vuoi più essere di mia proprietà, allora farò in modo che tu non possa essere proprietà di nessun altro".
Io non dico che il tuo pensiero sia sbagliato, tanto più che come già scritto non sei il solo a dirlo. Non riesco neppure a vagliarlo, non riuscendo a comprenderlo non posso negarlo, e dal momento che appunto in più persone portano una affermazione simile, mi è venuta curiosità di capirlo (che poi sia o meno il vero motivo specifico che ha spinto questo ragazzo ad uccidere Giulia).

Una donna che si fidanza con un uomo, lo fa perchè si innamora, perchè sta bene con lui, perchè gli piace, non è che accetta di essere sua proprietà, e di questi tempi pensavo fosse ovvio ad ogni uomo. Ovviamente conoscendosi e frequentandosi può capitare che questa persona poi si scopre di non volerla come compagno (ma vale lo stesso come compagna), e quindi non si è più portati a volerci passare il proprio tempo libero. Una persona che lascia, potrebbe esporre delle note negative sulla persona, ma non sono necessariamente assolute.
Nello specifico mi pare Giulia abbia lasciato il ragazzo perchè lui si è comportanto in modo asfissiante con lei. Aveva capito che lui aveva problemi, aveva visto la sua "sofferenza" e quindi ha accettato di rimanere amica con lui. Ma anche rimanendo amica, lui ha continuato ad asfissiarla, e quindi ad una certa gli avrà detto che i suoi comportamenti erano intolleranti.
Lui si è arrabbiato, al punto tale da pianificare di ucciderla. E lo ha fatto.

In tutto questo fatico a inserire il concetto in cui vi è una volontà della donna (vedi sottolineato) a diventare proprietà.
Neppure un cane che ti vai a prendere al canile, vuole diventare tua proprietà.
sul grassetto io ho dubbi, secondo me è odio.Dopo l'amore ,il rifiuto, la disperazione, infine l'odio per aver causato la sofferenza.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Tu hai posto un tuo pensiero, ovvero che dentro la testa di questo ragazzo, ci potesse essere qualcosa vicino a "se non vuoi più essere di mia proprietà, allora farò in modo che tu non possa essere proprietà di nessun altro".
Io non dico che il tuo pensiero sia sbagliato, tanto più che come già scritto non sei il solo a dirlo. Non riesco neppure a vagliarlo, non riuscendo a comprenderlo non posso negarlo, e dal momento che appunto in più persone portano una affermazione simile, mi è venuta curiosità di capirlo (che poi sia o meno il vero motivo specifico che ha spinto questo ragazzo ad uccidere Giulia).

Una donna che si fidanza con un uomo, lo fa perchè si innamora, perchè sta bene con lui, perchè gli piace, non è che accetta di essere sua proprietà, e di questi tempi pensavo fosse ovvio ad ogni uomo. Ovviamente conoscendosi e frequentandosi può capitare che questa persona poi si scopre di non volerla come compagno (ma vale lo stesso come compagna), e quindi non si è più portati a volerci passare il proprio tempo libero. Una persona che lascia, potrebbe esporre delle note negative sulla persona, ma non sono necessariamente assolute.
Nello specifico mi pare Giulia abbia lasciato il ragazzo perchè lui si è comportanto in modo asfissiante con lei. Aveva capito che lui aveva problemi, aveva visto la sua "sofferenza" e quindi ha accettato di rimanere amica con lui. Ma anche rimanendo amica, lui ha continuato ad asfissiarla, e quindi ad una certa gli avrà detto che i suoi comportamenti erano intolleranti.
Lui si è arrabbiato, al punto tale da pianificare di ucciderla. E lo ha fatto.

In tutto questo fatico a inserire il concetto in cui vi è una volontà della donna (vedi sottolineato) a diventare proprietà.
Neppure un cane che ti vai a prendere al canile, vuole diventare tua proprietà.
Ho capito! Ma io non intendevo che lei avesse mai accettato una condizione di oggetto posseduto o a disposizione.. Il mio era il pensiero che ho immaginato nella testa del tizio, dal suo esclusivo punto di vista. Avendo una considerazione materialistica / utilitaristica per lui stare insieme equivale ad essere di proprietà o comunque a disposizione, ovviamente concetto malsano anche se fosse reciproco del tipo tu sei mia, io sono tuo
 

Brunetta

Utente di lunga data
Tu hai posto un tuo pensiero, ovvero che dentro la testa di questo ragazzo, ci potesse essere qualcosa vicino a "se non vuoi più essere di mia proprietà, allora farò in modo che tu non possa essere proprietà di nessun altro".
Io non dico che il tuo pensiero sia sbagliato, tanto più che come già scritto non sei il solo a dirlo. Non riesco neppure a vagliarlo, non riuscendo a comprenderlo non posso negarlo, e dal momento che appunto in più persone portano una affermazione simile, mi è venuta curiosità di capirlo (che poi sia o meno il vero motivo specifico che ha spinto questo ragazzo ad uccidere Giulia).

Una donna che si fidanza con un uomo, lo fa perchè si innamora, perchè sta bene con lui, perchè gli piace, non è che accetta di essere sua proprietà, e di questi tempi pensavo fosse ovvio ad ogni uomo. Ovviamente conoscendosi e frequentandosi può capitare che questa persona poi si scopre di non volerla come compagno (ma vale lo stesso come compagna), e quindi non si è più portati a volerci passare il proprio tempo libero. Una persona che lascia, potrebbe esporre delle note negative sulla persona, ma non sono necessariamente assolute.
Nello specifico mi pare Giulia abbia lasciato il ragazzo perchè lui si è comportanto in modo asfissiante con lei. Aveva capito che lui aveva problemi, aveva visto la sua "sofferenza" e quindi ha accettato di rimanere amica con lui. Ma anche rimanendo amica, lui ha continuato ad asfissiarla, e quindi ad una certa gli avrà detto che i suoi comportamenti erano intolleranti.
Lui si è arrabbiato, al punto tale da pianificare di ucciderla. E lo ha fatto.

In tutto questo fatico a inserire il concetto in cui vi è una volontà della donna (vedi sottolineato) a diventare proprietà.
Neppure un cane che ti vai a prendere al canile, vuole diventare tua proprietà.
Io sarei portata a pensare, come te, che nessuno e nessuna vuole essere proprietà. Io poi sono particolarmente insofferente alle costrizioni.
Pensa che una amica, credendo di usare una formula di cortesia, mi chiede cosa faccio un pomeriggio o una sera, con l’intenzione di propormi qualcosa, la mia reazione istintiva sarebbe “quello che mi pare!” Poi subentra l’educazione e cerco di rispondere “tu cosa proponi?” Ma lo faccio con una fatica che si percepisce la mia irritazione.
Ma non siamo tutti uguali. L’essere proprietà è una sensazione che hanno i bambini con i genitori e dà sicurezza. E sai quante donne cercano protezione in un uomo?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non riuscirei mai a leggere il pianto come una manifestazione aperta di rabbia.
Quando ho scoperto il tradimento mia moglie non ha pianto mai, ma si capiva che era arrabbiata.
Farsi scoprire aveva interrotto qualcosa di piacevole e determinava anche il peggioramento del rapporto con me.
Ho trovato naturale che fosse arrabbiata, anche con sé stessa, col mondo, con la sfiga.

Avesse pianto, avrei pensato che faceva la vittima, e mi avrebbe dato molto fastidio.
Questa è una interpretazione frequente del pianto. Ma questo credo che dipenda da una interpretazione culturale.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Ho capito! Ma io non intendevo che lei avesse mai accettato una condizione di oggetto posseduto o a disposizione.. Il mio era il pensiero che ho immaginato nella testa del tizio, dal suo esclusivo punto di vista. Avendo una considerazione materialistica / utilitaristica per lui stare insieme equivale ad essere di proprietà o comunque a disposizione, ovviamente concetto malsano anche se fosse reciproco del tipo tu sei mia, io sono tuo
Rispondo a te @ParmaLetale ma vale anche per @Brunetta.
Che Giulia non avesse accettato mi pare palese, io non ho alcun dubbio su questo.
Mi è venuto in mente un episodio da me vissuto. Un ex mi chiama (ancora i tempi dei vecchi cellulari). Io non rispondo perchè non sento il cellulare (ho lo stereo con la musica alta).
Non vedo la chiamata, non controllo il cellulare. Segue altra chiamata che sento. Rispondo.
Lui mi dice che mi aveva chiamato. Dico che non ho sentito la chiamata, ascoltavo la musica (ho fatto subito la connessione, dal momento che il volume della musica era alto). Non era una giustificazione la mia, solo un pensiero a voce alta.
Lui allora dice una frase simile "non devi ascoltare la musica alta, se io devo chiamarti" o qualcosa di simile (adesso non ricordo più le parole esatte) . Lo dice in modo scherzoso. Io rimango ugualmente... :oops:
Non feci filippiche, sbattendomene di quanto mi era stato detto. Però in effetti non fu piacevole.

Quindi non è che non abbia percezione di una qualche possibilità riguardo quanto espresso. Però... è assurda. Non riesco a trovarci spiegazione logica.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Rispondo a te @ParmaLetale ma vale anche per @Brunetta.
Che Giulia non avesse accettato mi pare palese, io non ho alcun dubbio su questo.
Mi è venuto in mente un episodio da me vissuto. Un ex mi chiama (ancora i tempi dei vecchi cellulari). Io non rispondo perchè non sento il cellulare (ho lo stereo con la musica alta).
Non vedo la chiamata, non controllo il cellulare. Segue altra chiamata che sento. Rispondo.
Lui mi dice che mi aveva chiamato. Dico che non ho sentito la chiamata, ascoltavo la musica (ho fatto subito la connessione, dal momento che il volume della musica era alto). Non era una giustificazione la mia, solo un pensiero a voce alta.
Lui allora dice una frase simile "non devi ascoltare la musica alta, se io devo chiamarti" o qualcosa di simile (adesso non ricordo più le parole esatte) . Lo dice in modo scherzoso. Io rimango ugualmente... :oops:
Non feci filippiche, sbattendomene di quanto mi era stato detto. Però in effetti non fu piacevole.

Quindi non è che non abbia percezione di una qualche possibilità riguardo quanto espresso. Però... è assurda. Non riesco a trovarci spiegazione logica.
Non c’è logica, c’è emotività e insicurezza.
Proprio come il bimbo che piange e chiama la mamma e non vede arrivare nessuno.
Può reagire sviluppando freddezza e sfiducia o può riporre in chi si dimostra interessato tutti i suoi bisogni frustrati.
 

Andromeda4

Utente di lunga data
Io più invecchio più piango, per rabbia, commozione. Piango per qualunque cosa
Io non piango facilmente, perché il dolore con me si comporta più come una morsa, o come qualcosa che macera e cresce man mano. E poi basta un niente, una situazione, una frase o una parola "grilletto" ed esplodo.
 
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