Un'altra ragazza scomparsa

danny

Utente di lunga data
E se mi parli di giovani.. Le sensazioni che ho colto.
Noi vivevamo in un ambiente degradato ma avevamo dentro di noi la capacità di immaginarci comunque protagonisti di un mondo migliore, c'era questa sensazione di poter fare, di avere un posto, di sognare un cambiamento. Una rivoluzione, addirittura.
Oggi i ragazzi hanno questo peso dentro che il meglio sia alle spalle, che dovranno accettare compromessi.
I vecchi non sono più quelli accoglienti.
Adesso trovano over 55 nelle ditte, nei posti di lavoro, in politica, ovunque, con cui entrano in competizione, e dei vecchi imparano il lato oscuro, non sono più l'anima accogliente e tranquilla della comunità, i nonni, e d'altronde anche gli over 60 hanno sempre meno posto nel mondo.
Sì, è vero, da bambini c'era sempre il vecchio che ti bucava il pallone.
Ma non era in competizione: ci imponeva le regole.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Però questo interessante confronto sui tempi andati mi pare O.T.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Anche io sono nato come i tuoi genitori,di cose ne potrei raccontare molte perché mio padre si fece otto anni tra militare e guerra ,mia madre fu malmenata con un calcio da un tedesco che forse gli causò l'atrofizzazione di un rene, i miei nonni uno troppo anziano per la prima guerra mondiale l'altro invece si era del 94.
Sia i miei genitori come i miei suoceri hanno mai detto di cose gravi successe o viste in quel periodo ,come anche mio nonno, ci hanno amato tutti e preservato dalle nefandezze della guerra .
Quindi tuo nonno era del 1894, fatto prima guerra mondiale, tuo babbo la seconda.
Anche le mie nonne parlavano poco della guerra (i nonni uno mai conosciuto, era morto prima, quello paterno è mancato che io ero molto piccola), però dalla paterna arrivavano i canti, tutti i canti dei tempi della guerra che a volte si metteva a cantare con un aria solenne, la nonna materna invece a volte raccontava dei soldati, che li nascondevano in mezzo al fieno, mi trasmetteva un senso di grande paura, di pericolo, e il suono dei tuoni la turbava, perchè gli ricordavano altri suoni.
Spesso ho sentito i miei genitori confrontarsi sulla sofferenza delle loro madri, anche se a volte cadevano quasi in una competizione della sofferenza, che io trovavo inutile. Il percorso di vita delle due nonne era stato diverso.

La maggior parte dei racconti erano di rimpianto per un mondo meno degradato, ma io sono cresciuto nell'epoca in cui era normale dire a un bambino di non accettare niente all'uscita delle elementari perché poteva essere droga e d'altronde i giardinetti erano out per le siringhe e i tossici. Il rimpianto era per un mondo più onesto, dove le porte erano aperte e ci si conosceva tutti.
In qualche modo ognuno di noi conservava i ricordi positivi del passato, quindi guerra e altre cose dolorose non entravano mai nei discorsi. Non c'era nessuno dei vecchi attorno a me allora che ne parlasse. Solo mia nonna materna diceva che i tedeschi 'iin cativ'. Sono cresciuto diffidando dei tedeschi. Era sempre tutto bello nei racconti. Poi io mi guardavo attorno e tutto faceva schifo.
Spacciatori sotto casa, la gente di qui che veniva picchiata dai mafiosi, case occupate, ragazzi che morivano o rubavano, strade piene di auto, fiumi inquinati, porte blindate, compagni aggressivi che ti sputavano addosso o tiravano fuori il coltello, case e auto incendiate.
Questo è quello che hai assorbito tu.
Anche a me veniva detto di non accettare niente all'uscita delle elementari perché poteva essere droga, però non giocavo ai giardinetti, avevo tanto spazio. Però a volte arrivavano gli zingari e ci dicevano di stare attenti altrimenti ti portavano via. Ma non avevo la sensazione di un mondo schifoso attorno. Avevo la fortuna di poter giocare tanto a contatto con la natura. Non era necessario adulti vigilassero. Mi ricordo che quando era ora di cena in estate, cominciavi a sentire fischi e nomi di bambini che venivano urlati dalle case.
La cosa che sentivo vicino più pericolosa (per mio papà che era fuori a lavorare, o per mia mamma), erano le macchine nei fossi, e i ladri. A mia mamma, che aveva la Fiat 500, gliel’hanno aperta e rubata penso 3 volte, ma mio padre o i carabinieri la trovavano sempre.

E se mi parli di giovani.. Le sensazioni che ho colto.
Noi vivevamo in un ambiente degradato ma avevamo dentro di noi la capacità di immaginarci comunque protagonisti di un mondo migliore, c'era questa sensazione di poter fare, di avere un posto, di sognare un cambiamento. Una rivoluzione, addirittura.
Oggi i ragazzi hanno questo peso dentro che il meglio sia alle spalle, che dovranno accettare compromessi.
I vecchi non sono più quelli accoglienti.
Adesso trovano over 55 nelle ditte, nei posti di lavoro, in politica, ovunque, con cui entrano in competizione, e dei vecchi imparano il lato oscuro, non sono più l'anima accogliente e tranquilla della comunità, i nonni, e d'altronde anche gli over 60 hanno sempre meno posto nel mondo.
Sì, è vero, da bambini c'era sempre il vecchio che ti bucava il pallone.
Ma non era in competizione: ci imponeva le regole.
Non volevo chiedere la tua sensazione. Ma farti arrivare a quello che tu hai scritto sopra. Trovare il collegamento.
Per dirti leggendo delle cose che tu hai scritto qui (ovviamente ciò che hai scritto qui non è detto sia ciò che hai maggiormente comunicato a tua figlia) a me era venuto da pensare che tu potevi avere trasmesso il periodo delle discoteche, di grandi feste, quindi qualcosa di superwow dove si era tutti amiconi, tutti vicini...
 
Ultima modifica:

Angie17

Utente di lunga data
Ritornando in tema, i carabinieri scoprono le tracce di sangue nel parcheggio la domenica pomeriggio, quindi immaginano presto cosa possa essere successo.. è chiaro che a questo punto i giornalisti vengono a sapere in maniera informale,(o vengono avvisati per ritrovare presto il ragazzo?), la notizia e il tutto lascia fin da subito pensare il peggio , quindi tutti ci si buttano a pesce sopra... dato che l'epilogo potrebbe essere drammatico.
Fine.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ritornando in tema, i carabinieri scoprono le tracce di sangue nel parcheggio la domenica pomeriggio, quindi immaginano presto cosa possa essere successo.. è chiaro che a questo punto i giornalisti vengono a sapere in maniera informale,(o vengono avvisati per ritrovare presto il ragazzo?), la notizia e il tutto lascia fin da subito pensare il peggio , quindi tutti ci si buttano a pesce sopra... dato che l'epilogo potrebbe essere drammatico.
Fine.
Anche senza tracce di sangue era prevedibile l‘epilogo.
Visto gli effetti sociali, menomale che è stato dato spazio.
Il fatto è che Giulia era una ragazza “di famiglia“, alla vigilia della laurea e Filippo uguale. Nessuno ha potuto liquidare con “se l’era cercata”.
 

Angie17

Utente di lunga data
Anche senza tracce di sangue era prevedibile l‘epilogo.
Visto gli effetti sociali, menomale che è stato dato spazio.
Il fatto è che Giulia era una ragazza “di famiglia“, alla vigilia della laurea e Filippo uguale. Nessuno ha potuto liquidare con “se l’era cercata”.
La penso come te.
 

Brunetta

Utente di lunga data
La penso come te.
Vediamo anche qui come tutti, uomini e donne, cercano di tirarsi fuori dalla possibilità di una cosa simile.
Io mi sento una sopravvissuta, ma per tante situazioni.
E troppe volte ho visto incredulità quando ho raccontato di abusi e violenze e risolini di chi pensava che volessi fare la figa, per non sapere che riconoscere la propria violenza è insopportabile come riconoscere la propria vulnerabilità.
Un po’ alla volta si migliora.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Idem, ho ancora una bella cicatrice sul polso che mi ricorda questa cosa.
Un bel pugno sulla porta di vetro che divideva soggiorno dalla cucina, 12 punti di sutura, avevo 8 anni
eh no, mica tiro cazzotti a qualcosa che si potrebbe rompere 😅 ho rimediato qualche bel livido
una volta ho ammaccato l'auto di mio marito, non pensavo che il montante dello sportello fosse così delicato
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Credo che la differenza sia molto sottile, spacchi le cose su altre cose proprio perché ti trattieni nel spaccarle addosso ad una persona. Scritto di merda ma ci siamo capiti.
Non lo so, come ho cercato di spiegare a me in 51 anni è successo una sola volta di evitare per un pelo che succedesse il peggio e quello che ricordo è che non ho avuto il tempo di pensare dove indirizzare quel tipo di pulsione rabbiosa. E' partita direttamente per fare del male, non so se riesco a rendere idea, nonostante mai successo nei 50 anni prima, nonostante io sia anche una persona che si "altera" facilmente (per dire che so cosa vuol dire incazzarsi di brutto con qualcuno), ma senza mai aver avuto quel tipo di istinto "fisico", al massimo verbale. La spiegazione migliore che mi sono dato è che in natura di solito in queste situazioni di rabbia/conflitto l'istinto porta ad una reazione di tipo fuga/combattimento dove il combattimento avviene solo se non si vedono (anche se magari vi sono) vie di fuga e probabilmente dove il combattimento fisico avviene solo non si vedono (anche se magari vi sono) alternative immediate al "combattimento" verbale. Poi non so, ci vorrebbe un pippone di @ipazia sull'argomento, ma mai una volta che ci fosse quando c'è bisogno
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non lo so, come ho cercato di spiegare a me in 51 anni è successo una sola volta di evitare per un pelo che succedesse il peggio e quello che ricordo è che non ho avuto il tempo di pensare dove indirizzare quel tipo di pulsione rabbiosa. E' partita direttamente per fare del male, non so se riesco a rendere idea, nonostante mai successo nei 50 anni prima, nonostante io sia anche una persona che si "altera" facilmente (per dire che so cosa vuol dire incazzarsi di brutto con qualcuno), ma senza mai aver avuto quel tipo di istinto "fisico", al massimo verbale. La spiegazione migliore che mi sono dato è che in natura di solito in queste situazioni di rabbia/conflitto l'istinto porta ad una reazione di tipo fuga/combattimento dove il combattimento avviene solo se non si vedono (anche se magari vi sono) vie di fuga e probabilmente dove il combattimento fisico avviene solo non si vedono (anche se magari vi sono) alternative immediate al "combattimento" verbale. Poi non so, ci vorrebbe un pippone di @ipazia sull'argomento, ma mai una volta che ci fosse quando c'è bisogno
C’è una enorme differenza tra avere l‘impulso di colpire qualcuno e farlo e figuriamoci farlo fino ad uccidere.
Personalmente credo che sarei atterrita vedendo di stare facendo male sul serio e mi fermerei.
Invece la maggior parte dei femminicidi avvengono colpendo con le mani o armi bianche molte volte fino alla morte e talvolta anche oltre.
Credo che l’impulso che porta ad agire in questo modo sia aver proiettato sulla vittima la causa di tutte le proprie sofferenze.
Non è fare psicologismo d’accatto cercare di capire come queste esplosioni di violenza siano preceduti da un periodo di silenzioso rimuginio nel quale avviene questa concentrazione delle colpe su una persona.
Ma è lo stesso meccanismo mentale con cui si concentrano responsabilità a gruppi umani identificati per idee o razza presunta.
Ragionare come i nostri guai non possano dipendere da una persona sola, neppure per scherzo, come un solo gruppo, potrebbe essere una strada.
 

Brunetta

Utente di lunga data
"La Stampa" 27 novembre 2023
Uccidere, uccidersi
Di Ferdinando Camon
C’è chi, tra forze dell’Ordine e agenti carcerari, pensa che Turetta, dopo aver ucciso la fidanzata ed essere scappato all’estero, una volta trovato e arrestato possa uccidersi. Ma più di uno psicologo dice di no, non è automatico che chi uccide poi si uccida. Tra uccidere e uccidersi c’è un abisso, psicologicamente parlando, uccidere lo fanno anche i deboli, ma uccidersi richiede molto più coraggio e decisione. Eppure qui l’atto di uccidere è stato lungo, tenace, crudele. L’uccisore ci ha impiegato 25 minuti. Ed è stato un delitto vis-à-vis, con le mani: io credo che la capacità di assassinare vada misurata su quel tempo. Se uno torna a casa, trova la moglie con un altro, tira fuori la pistola e le spara un colpo, quello è un assassino, ma la sua volontà di uccidere è durata un secondo, il tempo di premere il grilletto. Il tribunale lo condanna per omicidio, ed è giusto, che vada in carcere è bene per tutti, soprattutto per lui. Come diceva un maestro che non cito, perché nessuno lo ricorda più, “andare in carcere per l’assassino è un diritto”. Ma il tribunale e il codice non hanno psicologia, e non sentono che c’è differenza tra l’assassino che ci mette un secondo, e l’assassino che ci mette mezz’ora (perché usa le mani, i pugni, strangola, picchia). Se l’assassino di un secondo è un assassino, l’assassino di 25 minuti è un super-assassino. Quei 25 minuti sono la durata dell’omicidio a partire dal suo inizio. Ma un delitto che ha una lunga durata dopo il suo inizio, di solito ha bisogno di una lunga durata nella sua preparazione. Nel caso di cui parliamo, questa lunga durata nella preparazione parte dalla ricerca in internet del nastro adesivo per bloccare la bocca della vittima e impedirle di gridare. Se han le prove di questa ricerca in internet e dell’acquisto del nastro adesivo, allora han le prove della premeditazione. È il mio parere, ma io non sono un’autorità investigativa o giudiziaria. Non è raro che chi fa un omicidio come quello di cui parliamo, si ponga poi il problema di uccidersi. Ma uccidersi non lo fa quasi mai. La mia opinione è che, mentre uccide, non sappia cos’è la morte. Poi però, quando pensa di uccidersi, lo comprende e gli viene il terrore. Solo allora capisce tutto e scappa via da sé. Anche Raskòlnikov ha fatto questo tragitto. Nel momento in cui calava la scure sulla testa della vecchietta Raskòlnikov ha sentito uscirgli dalla bocca una bestemmia: uccideva una donna, ma se la prendeva con Dio. Dentro di me penso che uccidere non è mai un attimo, è sempre un’operazione complessa e lunga. La bestemmia serve a darle complessità. Nei due fidanzati veneti, in cui lui ammazza lei, l’omicidio è allungato dalla ricerca in internet. I carabinieri stanno incollati a questo fidanzato che ha ucciso la fidanzata, temono che possa suicidarsi. Ho sentito uno psicologo dire che non lo farà. Siamo nel mondo del delirio, tutto è possibile, ma è probabile che non lo farà. Uccidere è una cosa, uccidersi un’altra. Soltanto uccidersi dà una percezione completa della morte, e crea un vero spavento. Soltanto ragionando sull’uccidersi, chi ha ucciso si rende conto di quel che ha fatto.
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
no, nessuna soddisfazione, devo sfogare la rabbia, mica devo usarla come scusa per rompere qualcosa che non mi piace
Dovresti fare un corso sulla gestione della rabbia.
 
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