Ciao
@ipazia.
Prendendo spunto da te penso di aver scelto la mia cornice e a prescindere dal mio pensiero e dalla mia complicata situazione sanitaria, rispetto e rispetterò le regole imposte dalla comunità (anche quelle imposte con il "ricatto democratico") assumendomi la responsabilità delle mie scelte, ma sinceramente ne ho proprio i coglioni pieni di sentirmi vomitare addosso (non parlo di te non mi fraintendere) le verità assolute di "dotti medici e sapienti" ogni volta che affronto l'argomento nei forum, con i colleghi, con gli amici.
Grazie per avermi risposto e per gli spunti di riflessione che mi hai dato.
ciao a te
ti uso per vagabondare un po' nei pensieri!
Tutto si può.
Rimanendo nell'ambito dell'esempio del fumo, certo che posso fumare nelle pause, in un luogo idealmente adibito al farlo (dico idealmente perchè la legge è stata disattesa a questo riguardo).
Ma fumare nelle pause non corrisponde comunque alla mia esigenza.
Che è fumare esattamente MENTRE lavoro. Mentre penso.
Citavo il fumo solo per evidenziare che le mie istanze individuali, non saranno mai soddisfatte da una norma generalista - per necessità di norma - .
L'individuo non è la cifra della collettività. L'individuo partecipa alla collettività, e porta il suo contributo.
Ma
la collettività non risponderà mai in modo totale alle sue istanze di individuo.
E' utopico anche solo pensarlo.
La collettività prende semplicemente una media, necessariamente incompleta e prova in un qualche modo, attraverso gli organi preposti, a farne una linea che possa accontentare non solo i più, ma anche le esigenze di contesto e ad ampio raggio in cui quei più sono inseriti. (e di cui spesso non hanno neppure la minima percezione).
Io non so cosa sia passato in televisione
@void, da almeno gli ultimi 20 anni. Men che meno l'ho guardata in questo ultimo periodo.
Non ho la televisione, per scelta.
Guardo le pubblicità, perchè mi sembrano ben rappresentative della letture dei bisogni e della situazione sociale, quindi le uso per allargare la mia visione.
Non la ritenevo - la tv - affidabile allora e ora men che meno.
Men che meno sono mai riuscita a considerarla come un mezzo adatto a portare diverse posizioni che non fossero gossip e pettegolezzo superficiale.
L'ho sempre vista portare messaggi a senso unico. Anche quando sembrava che non fosse così, l'allineamento ad un pensiero maggioritario mi è sempre stato evidente.
Ricordo lo spot di una trentina di anni fa sull'aids, un accumulo di stronzate antiscientifiche e terroristiche da far vomitare.
Una summa di moralismo, giudizio sociale, emarginazione e ignoranza.
E ricordo molto bene come il messaggio fosse a senso assolutamente unico e finalizzato a tranquillizzare una società che non solo non voleva vedere, ma voleva esser rassicurata sul fatto che non sarebbe stata coinvolta.
Non sono stati contati i contagi di allora passati sulle cazzate del fatto che l'hiv se la prendessero solo gli omosessuali e i tossici (i cattivono per antonomasia in quel periodo storico). Sarebbe carino provare a farlo!
La storia della televisione è costellata da messaggi a senso unico finalizzati a tacitare le voci discordanti.
Non sarebbe televisione altrimenti.
Non penso che la televisione sia il mezzo comunicativo adeguato per fare informazione, men che meno per formare dei pensieri coerenti.
E' un salotto, preconfezionato e patinato, con tutta una serie di limiti, che necessariamente non possono permettersi di essere superati.
La televisione risponde ad interessi economici, come agli interessi economici risponde la informazione.
E' un salotto preconfezionato e patinato di cui la maggioranza manco conosce i meccanismi che la rendono tale.
E farsa. E' teatro.
Le competenze ce le si forma studiando.
E studiare non è un muoversi passivo ed inerziale.
E' fatica. E' discussione delle proprie convinzioni e delle proprie certezze.
Ossia l'esatto opposto di quel che è la televisione.
Non sono una esperta, ma una cosa ho capito: quel che vien passato come informazione non è informazione.
E' un prodotto che è in quel momento economicamente conveniente esporre.
(fra l'altro, quando leggo i giornali online, resto schifata dalla grammatica, dalla sintassi e dalla struttura dei periodi...sempre più adatti a bamibni di terza elementare che ad adulti con tanto di tempo necessario per la lettura...che sia mai, come diceva mia nonna, non leggere troppo che poi diventi cieca).
Quindi, e qui sono dura e antipatica, se la gente per informarsi ha la necessità della traduzione della televisione (che è sottoposta a limitazioni anche ben più ampie di quelle che ho citato) quella stessa gente è bene che venga semplicemente guidata nelle sue decisioni perchè non ha le competenze necessarie ad operare una scelta che ricarda anche su chi li circonda.
Tanto che non è neppure in grado di riconoscere la differenza che corre fra una opinione personale e una opinione strutturata su conoscenze condivise (sorvoliamo sulla conoscenza del concetto di revisione).
Ed attribuisce ad entrambe lo stesso valore formativo e in-formativo. (facebook sta in piedi esattamente su questo, fra l'altro).
Per quel che riguarda i medici...sono ancora più dura e antipatica.
Come a mio avviso i medici obiettori dovrebbero essere licenziati immediatamente dal pubblico, senza neanche perder tempo a pensarci e trovo ipocrita e bigotto il non averlo ancora fatto, allo stesso modo se sei medico pubblico - e quindi pubblico ufficiale - o rispondi a quel che rappresenti e le scelte fatte da quel che rappresenti oppure ti fai carico delle tue posizioni e te ne vai, dove il vincolo della rappresentanza di un organo istituzionale non c'è.
Questo paese è costruito sulla tolleranza delle zone grigie, delle deroghe, dei condoni.
In questa situazione semplicemente sono state ridotte le zone grigie.
E la posizione non è andata in deroga come si è abituati a fare.
Quindi, per rispondere, non penso che sia una democrazia in costruzione questa.
E' una democrazia che è così da che esiste.
E, retoricamente, mi stupisce che ce ne si renda conto soltanto ora.
Capisco che gli ultimi 30 ani in cui si è raccontato, nell'illusione politically correct, che tutti possono tutto, sia disorientante.
E non metto in dubbio che chi vede la caduta della democrazia ora, sia assolutamente sincero nella sua visione.
Sui sindacati sorvolo molto volentieri...davvero.
Credo abbiano perso la loro funzione da un sacco di tempo. E credo che abbiano diseducato intere generazioni di lavoratori.
Che siano supini al potere, a partire da quello economico, e credo che si muovano solo secondo logiche partitiche e di consenso superficiale.
Penso che 20 anni fa siano stati zitti quando avrebbero dovuto parlare. Altro che scendere in piazza.
Le cose che sono successe 20 anni fa...sono stata l'ultima occasione - persa - per non trovarsi nella situazione politica, economica, formativa, sociale in cui siamo ora. Forse. Ma probabilmente era inevitabile visto il contesto.
Continuando in modo disordinato.
La minoranza può esprimere il suo dissenso. Non mi pare ci siano limitazioni se non quelle di qualunque manifestazione di dissenso.
Personalmente sono stata a certe manifestazioni, minori, in cui davvero il dissenso è stato represso a bastonate e in cui sono stati messi dentro ragazzini idealisti seguendo il principio colpiscine uno per educarne 100. Ovviamente nel silenzio più totale.
In queste manifestazioni, di adesso intendo, non ho visto nulla di ciò che ho visto in passato direttamente e in presenza.
Anzi, vedo esprimere dissenso fino ad arrivare a concepire una schifezza, vergognosa, come quella di novara. (che è solo l'ultima rappresentazione di quel tipo, non la prima).
Può addirittura ribadirne con fierezza l'adeguatezza, manipolando concetti e evidenze. Usando fra l'altro esattamente i mezzi ufficiali di informazione.
Certo che se l'espressione del dissenso viene legata all'accettazione delle istanze...allora c'è un problema di comprensione.
Tu esprimi il tuo dissenso. Ma la decisione presa è presa.
Se no finisce come la mamma che dice "no, il gelato non lo compro" e siccome il bambino si mette a fare casino alla fine molla.
Che è poi quel che in effetti si è stati abituati a vedere in questi ultimi decenni.
E che è poi quel che si vede in termini di stili educativi diffusi.
Poveretto...ma lui vuole solo il gelato...che sarà mai il gelato!
Ci sta l'egoismo, certo che sei egoista. Come lo siamo tutti. Io sono serenamente egoista. Non ci vedo null'altro se non il riconoscimento della propria natura.
compresi quelli che si definiscono altruisti ed in realtà stanno solo rispondendo a bisogni individuali incanalandoli in un qualcosa di funzionale anzichè in qualcosa di disfunzionale.
che mi ha sempre fatto ridere...definire altruismo la semplice funzionalità sociale. E costruirci sopra pure tutta la ode che ci si è costruita sopra negli decenni.
Quel che però sostengo è che forse, provare a ragionare intorno al fatto che quando le cose ci toccano direttamente hanno un impatto ben più potente di quando toccano qualcun altro - da cui magari ci si vuole anche distanziare nel giudizio - è una variabile da considerare quando si sta dando una lettura più ampia delle proprie percezioni.
E trasformare l'impatto personale in impatto politico e sociale ci sta anche, ma sapendolo magari.
SE anche solo provo a paragonare l'impatto di un green pass in termini discriminatori all'impatto che ha avuto l'hiv, quando ancora non c'era tutela delle informazioni riguardo lo stato di salute del lavoratore...mi vien veramente da ridere. Seriamente.
Grazie a te per il confronto.
Mi piace poter metter sul tavolo prospettive diverse e metterci dentro le dita, senza che questo venga interpretato come una forma di aggressione.