Zucche e meloni hanno la loro stagione

Brunetta

Utente di lunga data
Lo penso anche io c'è una certa propensione alla delega e poi spesso si ritrovano a far dei conti sulle gesta di figli a loro " sconosciuti "
Ma soprattutto sono i bambini è i ragazzi che sono sconosciuti a loro stessi e insicuri.
I bambini hanno bisogno di impiegare più tempo a definire le regole del gioco che a giocare. Se le regole sono sempre già date non sperimentano come si creano, non conoscono il valore della mediazione e del compromesso e non ne imparano il valore.
 

danny

Utente di lunga data
.
noi no siamo in pausa anzi pensione perhè abbiamo fatto figli in età giovanile cioè verso i venti anni , ora che le relazioni delle ragazze che intendono fare figli iniziano tardi che nonni trovano ?
Abili o con quale acciacchetto :p
Nonni da assistere, altro che nonni che ti possono aiutare.
Purtroppo.
 

iosolo

Utente di lunga data
Lo penso anche io c'è una certa propensione alla delega e poi spesso si ritrovano a far dei conti sulle gesta di figli a loro " sconosciuti "
Ma no!
Sei tu che lo vuoi credere.
Non è assolutamente la stessa cosa il gioco libero da quello organizzato.
È la stessa cosa un viaggio in cui si gira e si va alla ventura o un viaggio organizzato?
È uguale visitare un museo da soli o con la guida?
Leggere quello che ti pare o leggere il libro indicato dal prof e fare il riassunto è lo stesso?
Sono i genitori che vogliono togliersi pensieri e responsabilità e mettere i figli in un posto protetto e organizzato in cui le regole sono predefinite e ci sono ALTRI adulti che ne rispondono.
Ormai i genitori vogliono solo svolgere il ruolo di supervisori di altri interventi educativi, come diceva qualcuno recentemente, da sindacalisti. Ma senza avere una visione educativa complessiva. L'unica cosa che davvero interessa a tutti è che i figli scelgano tra le diverse proposte e si assumano loro le responsabilità da quello che mangiano allo sport che devono fare, ma senza che nessun adulto metta in dubbio se davvero devono mangiare o fare sport.
.
Non so a volte quando leggo certi saggi e certe osservazioni mi sembra di essere nata e cresciuta in un mondo assolutamente diverso.

Certo qui discutiamo, qui parliamo di teorie e non di pratica... ma a volte mi sembrano cose tutte troppe aleatorie.
Noi siamo figli del nostro tempo e per quanto voi ne dica, la maggiorparte dei nostri genitori era molto più assente di quanto lo siamo noi.
Per la maggior parte di noi, i nostri genitori avevano il dovere dell'accudimento non certo quello della partecipazione a tutti gli aspetti dei figli, ma forse sono nata in un contesto sociale probabilmente diverso dal vostro.

Ai miei genitori non era delegato il compito di aiutarmi nei compiti a casa anzi, era una mia responsabilità. Se la maestra sosteneva che io non mi impegnavo, loro non chiedevano a me se era o non era così, ma accettavano il ruolo educativo e autorevole della maestra: io non mi impegnavo.
La società di oggi, non solo chiede ai genitori di seguire i propri figli nel loro percorso a casa, ma "chiede" di valutare e chiedersi quale scelta educativa sia migliore per loro, "chiedendo" anche di valutare l'operato di chi ha il ruolo primario in questo caso di "educatore" scolastico. Esagerando per la maggior parte delle volte.

I miei genitori non hanno mai giocato con me a giochi da bambini. Non era il loro compito.
Io gioco in continuazione con i miei figli, e così credo la maggiorparte della nostra generazione. Gioca, interagisce, chiede e valuta i giochi da fare. Ma non sempre è negativo anzi!

Mai un tempo per una favola a letto. Un libro consigliato o una spiegazione su quello che accadeva.
Ai nostri figli leggiamo a letto, cerchiamo di avvicinarli ai libri e nonostante non veda nessun telegiornale a casa (a differenza dei miei genitori) cerco di spiegargli con parole comprensibili quello che accade.

C'è tempo per visitare un museo da solo per le sensazioni che da, ma se tu lo segui con qualcuno che ti racconta la storia di quel luogo, te lo fa immaginare, ti fa percorrere con lo sguardo oltre quello che vedi... non è così male. Ti aiuterà per quando ci sarà il momento per farlo da solo.

Io credo che essere così disfattisti per le generazioni future non è mai una grande cosa, i nostri figli sono figli del nostro tempo, hanno dei diversi strumenti... devono solo imparare ad utilizzare questi nuovi strumenti. Senza pregiudizi, senza così sminuire il loro operato e quello dei genitori.

I nostri genitori forse erano più fortunati... non avevano alle spalle questo giudizio costante su cosa significa essere "buoni genitori".
 

danny

Utente di lunga data
Ma no!
Sei tu che lo vuoi credere.
Non è assolutamente la stessa cosa il gioco libero da quello organizzato.
È la stessa cosa un viaggio in cui si gira e si va alla ventura o un viaggio organizzato?
È uguale visitare un museo da soli o con la guida?
Leggere quello che ti pare o leggere il libro indicato dal prof e fare il riassunto è lo stesso?
Sono i genitori che vogliono togliersi pensieri e responsabilità e mettere i figli in un posto protetto e organizzato in cui le regole sono predefinite e ci sono ALTRI adulti che ne rispondono.
Ormai i genitori vogliono solo svolgere il ruolo di supervisori di altri interventi educativi, come diceva qualcuno recentemente, da sindacalisti. Ma senza avere una visione educativa complessiva. L'unica cosa che davvero interessa a tutti è che i figli scelgano tra le diverse proposte e si assumano loro le responsabilità da quello che mangiano allo sport che devono fare, ma senza che nessun adulto metta in dubbio se davvero devono mangiare o fare sport.
Sono d'accordo.
Ma è anche difficile uscire da questo stato di cose quando è prassi.
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
.
Non so a volte quando leggo certi saggi e certe osservazioni mi sembra di essere nata e cresciuta in un mondo assolutamente diverso.

Certo qui discutiamo, qui parliamo di teorie e non di pratica... ma a volte mi sembrano cose tutte troppe aleatorie.
Noi siamo figli del nostro tempo e per quanto voi ne dica, la maggiorparte dei nostri genitori era molto più assente di quanto lo siamo noi.
Per la maggior parte di noi, i nostri genitori avevano il dovere dell'accudimento non certo quello della partecipazione a tutti gli aspetti dei figli, ma forse sono nata in un contesto sociale probabilmente diverso dal vostro.

Ai miei genitori non era delegato il compito di aiutarmi nei compiti a casa anzi, era una mia responsabilità. Se la maestra sosteneva che io non mi impegnavo, loro non chiedevano a me se era o non era così, ma accettavano il ruolo educativo e autorevole della maestra: io non mi impegnavo.
La società di oggi, non solo chiede ai genitori di seguire i propri figli nel loro percorso a casa, ma "chiede" di valutare e chiedersi quale scelta educativa sia migliore per loro, "chiedendo" anche di valutare l'operato di chi ha il ruolo primario in questo caso di "educatore" scolastico. Esagerando per la maggior parte delle volte.

I miei genitori non hanno mai giocato con me a giochi da bambini. Non era il loro compito.
Io gioco in continuazione con i miei figli, e così credo la maggiorparte della nostra generazione. Gioca, interagisce, chiede e valuta i giochi da fare. Ma non sempre è negativo anzi!

Mai un tempo per una favola a letto. Un libro consigliato o una spiegazione su quello che accadeva.
Ai nostri figli leggiamo a letto, cerchiamo di avvicinarli ai libri e nonostante non veda nessun telegiornale a casa (a differenza dei miei genitori) cerco di spiegargli con parole comprensibili quello che accade.

C'è tempo per visitare un museo da solo per le sensazioni che da, ma se tu lo segui con qualcuno che ti racconta la storia di quel luogo, te lo fa immaginare, ti fa percorrere con lo sguardo oltre quello che vedi... non è così male. Ti aiuterà per quando ci sarà il momento per farlo da solo.

Io credo che essere così disfattisti per le generazioni future non è mai una grande cosa, i nostri figli sono figli del nostro tempo, hanno dei diversi strumenti... devono solo imparare ad utilizzare questi nuovi strumenti. Senza pregiudizi, senza così sminuire il loro operato e quello dei genitori.

I nostri genitori forse erano più fortunati... non avevano alle spalle questo giudizio costante su cosa significa essere "buoni genitori".
Mi hai fraintesa...il senso è proprio che i genitori delegano e controllano i deleganti e non va bene
Esempio
Se a scuola un insegnante al colloquio dice che il figlio non si impegna pur avendone le capacità...8 volte su 10 i genitori concluderanno che è colpa dell'insegnante che non è all'altezza
Almeno ora..una trentina di anni fa era diverso
 

Brunetta

Utente di lunga data
.
Non so a volte quando leggo certi saggi e certe osservazioni mi sembra di essere nata e cresciuta in un mondo assolutamente diverso.

Certo qui discutiamo, qui parliamo di teorie e non di pratica... ma a volte mi sembrano cose tutte troppe aleatorie.
Noi siamo figli del nostro tempo e per quanto voi ne dica, la maggiorparte dei nostri genitori era molto più assente di quanto lo siamo noi.
Per la maggior parte di noi, i nostri genitori avevano il dovere dell'accudimento non certo quello della partecipazione a tutti gli aspetti dei figli, ma forse sono nata in un contesto sociale probabilmente diverso dal vostro.

Ai miei genitori non era delegato il compito di aiutarmi nei compiti a casa anzi, era una mia responsabilità. Se la maestra sosteneva che io non mi impegnavo, loro non chiedevano a me se era o non era così, ma accettavano il ruolo educativo e autorevole della maestra: io non mi impegnavo.
La società di oggi, non solo chiede ai genitori di seguire i propri figli nel loro percorso a casa, ma "chiede" di valutare e chiedersi quale scelta educativa sia migliore per loro, "chiedendo" anche di valutare l'operato di chi ha il ruolo primario in questo caso di "educatore" scolastico. Esagerando per la maggior parte delle volte.

I miei genitori non hanno mai giocato con me a giochi da bambini. Non era il loro compito.
Io gioco in continuazione con i miei figli, e così credo la maggiorparte della nostra generazione. Gioca, interagisce, chiede e valuta i giochi da fare. Ma non sempre è negativo anzi!

Mai un tempo per una favola a letto. Un libro consigliato o una spiegazione su quello che accadeva.
Ai nostri figli leggiamo a letto, cerchiamo di avvicinarli ai libri e nonostante non veda nessun telegiornale a casa (a differenza dei miei genitori) cerco di spiegargli con parole comprensibili quello che accade.

C'è tempo per visitare un museo da solo per le sensazioni che da, ma se tu lo segui con qualcuno che ti racconta la storia di quel luogo, te lo fa immaginare, ti fa percorrere con lo sguardo oltre quello che vedi... non è così male. Ti aiuterà per quando ci sarà il momento per farlo da solo.

Io credo che essere così disfattisti per le generazioni future non è mai una grande cosa, i nostri figli sono figli del nostro tempo, hanno dei diversi strumenti... devono solo imparare ad utilizzare questi nuovi strumenti. Senza pregiudizi, senza così sminuire il loro operato e quello dei genitori.

I nostri genitori forse erano più fortunati... non avevano alle spalle questo giudizio costante su cosa significa essere "buoni genitori".
Hai detto bene, è un periodo storico così.
Io ho forse parlato del buon tempo andato? Me ne guardo bene!
Ho solo evidenziato un aspetto che toglie possibilità di esperienze autonome e non giudicate alle persone in crescita.
Certamente se questo un tempo era possibile era proprio perché i genitori erano meno presenti nella vita dei figli. Del resto i più non avevano proprio gli strumenti per farlo.
Ma manca questo aspetto. Io ho aperto il thread per evidenziare il desiderio di precoce normalizzazione dei figli.
Tu hai detto che giocare in cortile o per è la stessa cosa che giocare in una società sportiva e io ho detto e argomentato perché non è lo stesso.
Bellissimo leggere i libri ai figli e giocare con loro.
Però io sostengo un'altra cosa.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Mi hai fraintesa...il senso è proprio che i genitori delegano e controllano i deleganti e non va bene
Esempio
Se a scuola un insegnante al colloquio dice che il figlio non si impegna pur avendone le capacità...8 volte su 10 i genitori concluderanno che è colpa dell'insegnante che non è all'altezza
Almeno ora..una trentina di anni fa era diverso
Ecco!
Poi può pure essere che l'insegnante sia una ciofeca. Ma il problema è che se non fa richieste ai genitori non è mai una ciofeca :cool:
 

danny

Utente di lunga data
Hai detto bene, è un periodo storico così.
Io ho forse parlato del buon tempo andato? Me ne guardo bene!
Ho solo evidenziato un aspetto che toglie possibilità di esperienze autonome e non giudicate alle persone in crescita.
Certamente se questo un tempo era possibile era proprio perché i genitori erano meno presenti nella vita dei figli. Del resto i più non avevano proprio gli strumenti per farlo.
Ma manca questo aspetto. Io ho aperto il thread per evidenziare il desiderio di precoce normalizzazione dei figli.
Tu hai detto che giocare in cortile o per è la stessa cosa che giocare in una società sportiva e io ho detto e argomentato perché non è lo stesso.
Bellissimo leggere i libri ai figli e giocare con loro.
Però io sostengo un'altra cosa.
Quoto.
Un figlio che gioca con un genitore non è comunque sostitutivo di un figlio che gioca con i bambini.
 

iosolo

Utente di lunga data
Hai detto bene, è un periodo storico così.
Io ho forse parlato del buon tempo andato? Me ne guardo bene!
Ho solo evidenziato un aspetto che toglie possibilità di esperienze autonome e non giudicate alle persone in crescita.
Certamente se questo un tempo era possibile era proprio perché i genitori erano meno presenti nella vita dei figli. Del resto i più non avevano proprio gli strumenti per farlo.
Ma manca questo aspetto. Io ho aperto il thread per evidenziare il desiderio di precoce normalizzazione dei figli.
Tu hai detto che giocare in cortile o per è la stessa cosa che giocare in una società sportiva e io ho detto e argomentato perché non è lo stesso.
Bellissimo leggere i libri ai figli e giocare con loro.
Però io sostengo un'altra cosa.
Hai ragione non è lo stesso, ma non è detto sia peggio.
Il gioco è gioco. I bambini sono bambini. Trovano i loro spazi, con strumenti diversi, ma li trovano sempre.
Ecco non sono d'accordo con te sul disfattismo.

Ecco non sono d'accordo in generale in chi condanna la generazione futura non rendendosi conto che per la maggior parte delle volte è solo un "cambiamento" ne migliore ne peggiore, ed è tra l'altro un ciclo che si ripete, sempre per ogni generazione.
 
Ultima modifica:

ilnikko

utente chitarrista
Mi hai fraintesa...il senso è proprio che i genitori delegano e controllano i deleganti e non va bene
Esempio
Se a scuola un insegnante al colloquio dice che il figlio non si impegna pur avendone le capacità...8 volte su 10 i genitori concluderanno che è colpa dell'insegnante che non è all'altezza
Almeno ora..una trentina di anni fa era diverso
Sulla seconda parte di quello che hai scritto si potrebbe discutere parecchio, lo dico io che tendo a dare sempre ragione ai professori, soprattutto in presenza delle figlie. La realtà è pero' ben diversa, ed in effetti spesso si tratta di demerito dell'insegnante che non riesce a farti amare la sua materia. Di default nessuno vorrebbe ammazzarsi sui libri o ama la matematica, ma se trovi l'insegnante giusto, che mette passione in quello che fa' e non sta' li perchè aspetta la pensione o il trasferimento, riesce a coinvolgere la classe e ci sono molti meno problemi, sia di compotamento che di andamento scolastico. Le cose che amo ancora oggi sono guarda caso quelle che mi hanno appassionato a scuola, dove c'erano dei professori che ti sapevano coinvolgere.
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
Sulla seconda parte di quello che hai scritto si potrebbe discutere parecchio, lo dico io che tendo a dare sempre ragione ai professori, soprattutto in presenza delle figlie. La realtà è pero' ben diversa, ed in effetti spesso si tratta di demerito dell'insegnante che non riesce a farti amare la sua materia. Di default nessuno vorrebbe ammazzarsi sui libri o ama la matematica, ma se trovi l'insegnante giusto, che mette passione in quello che fa' e non sta' li perchè aspetta la pensione o il trasferimento, riesce a coinvolgere la classe e ci sono molti meno problemi, sia di compotamento che di andamento scolastico. Le cose che amo ancora oggi sono guarda caso quelle che mi hanno appassionato a scuola, dove c'erano dei professori che ti sapevano coinvolgere.
Ma certo l'insegnante coinvolgente piace a tutti e ci sono :)
Però ci sono anche alunni che tendono a non farsi coinvolgere
 

Carola

Utente di lunga data
Sulla seconda parte di quello che hai scritto si potrebbe discutere parecchio, lo dico io che tendo a dare sempre ragione ai professori, soprattutto in presenza delle figlie. La realtà è pero' ben diversa, ed in effetti spesso si tratta di demerito dell'insegnante che non riesce a farti amare la sua materia. Di default nessuno vorrebbe ammazzarsi sui libri o ama la matematica, ma se trovi l'insegnante giusto, che mette passione in quello che fa' e non sta' li perchè aspetta la pensione o il trasferimento, riesce a coinvolgere la classe e ci sono molti meno problemi, sia di compotamento che di andamento scolastico. Le cose che amo ancora oggi sono guarda caso quelle che mi hanno appassionato a scuola, dove c'erano dei professori che ti sapevano coinvolgere.
Potrei averlo scritto io
( con più errori ovviamente 😖)
 

Brunetta

Utente di lunga data
Hai ragione non è lo stesso, ma non è detto sia peggio.
Il gioco è gioco. I bambini sono bambini. Trovano i loro spazi, con strumenti diversi, ma li trovano sempre.
Ecco non sono d'accordo con te sul disfattismo.

Ecco non sono d'accordo in generale in chi condanna la generazione futura non rendendosi conto che per la maggior parte delle volte è solo un "cambiamento" ne migliore ne peggiore, ed è tra l'altro un ciclo che si ripete, sempre per ogni generazione.
Ma non mi appartiene proprio il disfattismo a nessun livello.
Non ho niente a che fare con i professori universitari che lamentano sciatteria ortografica e grammaticale senza avere la più pallida idea di come si acquisiscono quelle abilità.
Io penso che basti confrontare la semplicità di un film di Peppone e don Camillo, corredato di voce esplicativa fuori campo come se non fossero bastate le parole dei personaggi e la recitazione enfatizzata, con una odierna fiction americana per rendersi conto che rispetto ai racconti in immagini la competenza è enormemente aumentata.
Io ho parlato di aspetti precisi e definiti che privano i bambini dell'opportunità di imparare forme relazionali e sociali e rielaborare il vissuto.
Non ho dato una valutazione genericamente e superficialmente negativa.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sulla seconda parte di quello che hai scritto si potrebbe discutere parecchio, lo dico io che tendo a dare sempre ragione ai professori, soprattutto in presenza delle figlie. La realtà è pero' ben diversa, ed in effetti spesso si tratta di demerito dell'insegnante che non riesce a farti amare la sua materia. Di default nessuno vorrebbe ammazzarsi sui libri o ama la matematica, ma se trovi l'insegnante giusto, che mette passione in quello che fa' e non sta' li perchè aspetta la pensione o il trasferimento, riesce a coinvolgere la classe e ci sono molti meno problemi, sia di compotamento che di andamento scolastico. Le cose che amo ancora oggi sono guarda caso quelle che mi hanno appassionato a scuola, dove c'erano dei professori che ti sapevano coinvolgere.
L'insegnante coinvolgente è quello che sa e ama la sua disciplina, ma soprattutto sa come si fa a insegnare perché conosce tutti gli aspetti che sono messi in gioco nell'apprendimento di quella disciplina. Deve avere una consapevolezza metacognitiva. Non è da tutti senza una preparazione specifica. Con la preparazione potrebbe invece essere di tutti.
 

danny

Utente di lunga data
Ma non mi appartiene proprio il disfattismo a nessun livello.
Non ho niente a che fare con i professori universitari che lamentano sciatteria ortografica e grammaticale senza avere la più pallida idea di come si acquisiscono quelle abilità.
Io penso che basti confrontare la semplicità di un film di Peppone e don Camillo, corredato di voce esplicativa fuori campo come se non fossero bastate le parole dei personaggi e la recitazione enfatizzata, con una odierna fiction americana per rendersi conto che rispetto ai racconti in immagini la competenza è enormemente aumentata.
Io ho parlato di aspetti precisi e definiti che privano i bambini dell'opportunità di imparare forme relazionali e sociali e rielaborare il vissuto.
Non ho dato una valutazione genericamente e superficialmente negativa.

Perché il bambino che occupa il tempo a giocare con i genitori apprende informazioni diverse rispetto a quello che interagisce con altri bambini?
Perché il bambino che gioca a calcio con altri bambini su un campo improvvisato, con una palla di pezza e con un numero di giocatori pari a "quel che c'è", è diverso rispetto a quello che gioca su un campo di calcetto con allenatore, regole, pubblico e finalità di vittoria?
Perché disegnare qualcosa di fantasia è diverso rispetto a colorare dentro gli spazi di un disegno fatto da altri?



Il sabato fascista era una modalità per introdurre attività di irregimentazione fin da piccoli, assegnare ruoli da adulto ai bambini, inquadrare i futuri adulti.
Era il modo ritenuto più idoneo per renderli passivi.
Si è visto in quell'occasione come lavorare sugli spazi di autonomia renda più gestibili i futuri adulti: le modalità relazionali apprese nell'infanzia vengono rielaborate e rimangono anche in età adulta.
E' la ragione per cui Mac Donald da anni si apre ai bambini con feste e gadget, in maniera da far mantenere loro il bel ricordo legato ai loro spazi vissuti durante l'infanzia e trasmettere il valore dell'impresa anche alle future generazioni.
E' difficile contestare quello che si è amato durante l'infanzia: su FB avrete visto tutti che i ricordi condivisi appartengono spesso al mondo televisivo.
Il processo di creazione di adulti perfettamente inseriti nel mondo consumista a tal punto da non avere idea di alternative è in atto progressivamente da anni, e oggi il bambino è il principale bersaglio del consumo.
Certo che il mondo di oggi può essere meglio di quello di ieri, ma riusciamo a pensare a un mondo diverso domani?
 

danny

Utente di lunga data
Anni fa mi trovavo in Africa per turismo.
Osservavo i bambini locali, scalzi, mal vestiti, osservavo la spontaneità dei loro gesti, dei giochi, dei sorrisi.
Non c'era l'elettricità nelle loro case ma non potevano dirsi poveri: rappresentavano lo standard locale.
Un giorno arrivò un bimbo europeo, loro coetaneo.
Cominciò a mimare gesti copiati dai cartoni animati e a fare rumori anch'essi desunti dalla sonorizzazione televisiva.
I movimenti erano l'imitazione di quelli dei personaggi dei disegni animati giapponesi.
Gli altri lo guardavano straniti e sorpresi, non comprendendo quelle che per loro erano stranezze senza senso.
Dopo un po' il bimbo rimase isolato.
Il linguaggio del corpo li aveva allontanati.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Perché il bambino che occupa il tempo a giocare con i genitori apprende informazioni diverse rispetto a quello che interagisce con altri bambini?
Perché il bambino che gioca a calcio con altri bambini su un campo improvvisato, con una palla di pezza e con un numero di giocatori pari a "quel che c'è", è diverso rispetto a quello che gioca su un campo di calcetto con allenatore, regole, pubblico e finalità di vittoria?
Perché disegnare qualcosa di fantasia è diverso rispetto a colorare dentro gli spazi di un disegno fatto da altri?



Il sabato fascista era una modalità per introdurre attività di irregimentazione fin da piccoli, assegnare ruoli da adulto ai bambini, inquadrare i futuri adulti.
Era il modo ritenuto più idoneo per renderli passivi.
Si è visto in quell'occasione come lavorare sugli spazi di autonomia renda più gestibili i futuri adulti: le modalità relazionali apprese nell'infanzia vengono rielaborate e rimangono anche in età adulta.
E' la ragione per cui Mac Donald da anni si apre ai bambini con feste e gadget, in maniera da far mantenere loro il bel ricordo legato ai loro spazi vissuti durante l'infanzia e trasmettere il valore dell'impresa anche alle future generazioni.
E' difficile contestare quello che si è amato durante l'infanzia: su FB avrete visto tutti che i ricordi condivisi appartengono spesso al mondo televisivo.
Il processo di creazione di adulti perfettamente inseriti nel mondo consumista a tal punto da non avere idea di alternative è in atto progressivamente da anni, e oggi il bambino è il principale bersaglio del consumo.
Certo che il mondo di oggi può essere meglio di quello di ieri, ma riusciamo a pensare a un mondo diverso domani?
Ormai i cambiamenti tecnologici sono così rapidi e hanno implicazioni sul nostro modo di essere e relazionarci talmente ampi che un venticinquenne guarda come un alieno un quindicenne. Ha più elasticità un ottantenne magari che ha vissuto più cambiamenti.
Non sono prevedibili i cambiamenti futuri.
Quello che resta immutato è il nostro bisogno di riconoscimento, di appartenenza, di ricordi condivisi.
Io ho cercato di selezionare un po' le esperienze dei miei figli proprio per evitare quello che fa Mc Donald's.
Ma chi è già cresciuto a Happy Meal tenderà a trasmettere un atteggiamento affettivo nei confronti di quel marchio e quelle esperienze.
Ormai anche Kindle sorpresa, Nutella, Mulino Bianco sono di famiglia più dei nonni.
 

danny

Utente di lunga data
Ma non mi appartiene proprio il disfattismo a nessun livello.
Non ho niente a che fare con i professori universitari che lamentano sciatteria ortografica e grammaticale senza avere la più pallida idea di come si acquisiscono quelle abilità.
Io penso che basti confrontare la semplicità di un film di Peppone e don Camillo, corredato di voce esplicativa fuori campo come se non fossero bastate le parole dei personaggi e la recitazione enfatizzata, con una odierna fiction americana per rendersi conto che rispetto ai racconti in immagini la competenza è enormemente aumentata.
Io ho parlato di aspetti precisi e definiti che privano i bambini dell'opportunità di imparare forme relazionali e sociali e rielaborare il vissuto.
Non ho dato una valutazione genericamente e superficialmente negativa.

Io adoro questi film proprio per la loro semplicità, che rende immediatamente fruibile il messaggio veicolato.
Spogli di colonne sonore roboanti, fotografia e colori invasivi, effetto speciali, rimangono solo la trama, gli attori, la regia.
E non credo fosse semplice con questi strumenti fare qualcosa che fosse godibile.
 

danny

Utente di lunga data
Ormai i cambiamenti tecnologici sono così rapidi e hanno implicazioni sul nostro modo di essere e relazionarci talmente ampi che un venticinquenne guarda come un alieno un quindicenne. Ha più elasticità un ottantenne magari che ha vissuto più cambiamenti.
Non sono prevedibili i cambiamenti futuri.
Quello che resta immutato è il nostro bisogno di riconoscimento, di appartenenza, di ricordi condivisi.
Io ho cercato di selezionare un po' le esperienze dei miei figli proprio per evitare quello che fa Mc Donald's.
Ma chi è già cresciuto a Happy Meal tenderà a trasmettere un atteggiamento affettivo nei confronti di quel marchio e quelle esperienze.
Ormai anche Kindle sorpresa, Nutella, Mulino Bianco sono di famiglia più dei nonni.

Sì.
Un'altra cosa, che forse sarà sfuggita.
Ma tutte queste attività...
si pagano.
Come si paga lo smartphone di what's app.
La socialità quindi è divenuta parte del consumo, è un settore che crea reddito.
Ma anche esclude chi non può pagare.
 
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iosolo

Utente di lunga data
Anni fa mi trovavo in Africa per turismo.
Osservavo i bambini locali, scalzi, mal vestiti, osservavo la spontaneità dei loro gesti, dei giochi, dei sorrisi.
Non c'era l'elettricità nelle loro case ma non potevano dirsi poveri: rappresentavano lo standard locale.
Un giorno arrivò un bimbo europeo, loro coetaneo.
Cominciò a mimare gesti copiati dai cartoni animati e a fare rumori anch'essi desunti dalla sonorizzazione televisiva.
I movimenti erano l'imitazione di quelli dei personaggi dei disegni animati giapponesi.
Gli altri lo guardavano straniti e sorpresi, non comprendendo quelle che per loro erano stranezze senza senso.
Dopo un po' il bimbo rimase isolato.
Il linguaggio del corpo li aveva allontanati.
Ho viaggiato con i miei figli, anche se sono ancora molto piccoli, anche in altre continenti.
Ma anche senza andare troppo lontano la nuova "classe" scolastica è composta da etnie diverse, lingue, modi di fare e anche religioni.

Li ho visto interagire con altri bambini, li ho visti giocare ai stessi giochi e utilizzare i stessi modi di fare.
Alzare il pugno in alto per festeggiare una vittoria, un "batti cinque" per sottolineare l'appartenenza ad una squadra, un applauso per accompagnare il consenso.
Parlano di Ronaldo, di Jeeg Robot e di figurine panini. Uguali identici.

Il consumismo è solo lo strumento per la comunicazione ne più e ne meno.
Parlare della "girella" per la mia generazione è parlare di un momento che comunque in molti condividiamo, è solo un simbolo, che perde il suo significato consumista per diventare altro.
Se tu fossi il mio migliore d'infanzia, ti parlerei di "Rosa" la ragazza del terzo piano e di quando ci tirava le gomme nel cortile... o del signore al secondo piano che puntualmente urlava "ve l'ho buco sto pallone...!?".
 
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