Innominata
Utente che predica bene
L'argomento ci esce a tutti dagli occhi, ma sarà perché me ne occupo da 4 giorni filati...vorrei tanto scrivere qualcosa di sincero, senza pensare se è corretto, rassicurante ecc.
C'è ovviamente un fine ulteriore oltre a quello di sfogarmi. E' possibile, opportuno, lecito, ragionevole ecc. pensarla così?
Il postè lungo e "personale".
l'"autismo" è stato coinvolto senza colpa alcuna nel terribile eccidio della scuola elemenatre USA da un'informazione a dire poco male informata.
Non voglio ribadire il concetto dell'assoluta mancanza di prove scientifiche di causa/effetto tra autismo e stragi.
Vorrei attirare la vostra attenzione su una riflessione che in questi giorni difficili abbiamo sperimentato in prima persona, come si usa in termini giornalistici, sulla nostra pelle. Ed è il meccanismo perverso che lega informazione (o disinformazione) e "stigma", "razzismo", la chiami come vuole.
Il meccanismo è questo: associo senza apparente connessione due parole: killer e autistico. Cosa succede nella pubblica opinione (una volta espressione nobile) è facile immaginarlo. Avrebbero potuto farlo con altro, per esempio, nel caso in questione, con killer e italoamericano, ma non va più di moda, nemmeno negli USA. La pubblica opinione italiana, ovviamente si sarebbe sdegnata in blocco. Allora sì sarebbero arrivati gli articoloni di smentita, le prese di posizione ridondanti ecc. Invece, siamo rimasti, essenzialmente, soli. Forse hanno smesso di parlarne (dopo le nostre proteste), almeno in maniera troppo becera e questo è già un successo, se così si può chiamare.
Sono convinta che si è trattata di una poco volontaria connessione. Una prima rapida traduzione da qualche giornale USA (forse foraggiata dall'industria delle armi) tanto per scrivere qualcosa. Diciamo una superficialità. Difetto dilagante in Italia. A volte più dannoso di una palese "cattiveria".
La nostra comunità si è ribellata con varie motivazioni, più o meno felici. "Non era autistico" , "Aveva un altro tipo di disturbo mentale", (fossimo razzisti pure noi?), "Le persone con autismo sono meravigliose", "Le persone con autismo non sono neanche in grado di sparare tanto sono disabili" o più "ragionate" del tipo: "il fatto che (forse) il killer era autistico non vuol dire nulla, non stabilisce un rapporto di causa/effetto".
Personalmente, vorrei andare oltre.
Vorrei poter vivere in un mondo "normale" (mai parola più inadatta) e dire (senza conseguenze) che una persona con autismo potrebbe essere in grado di sparare (meno degli altri, ma per motivi legati a certe loro caratteristiche e difficoltà, non al fatto che sono "buoni"). Ciò vale per qualsiasi altro essere umano. Perché? non si sa, perché siamo esseri umani (tautologia). E facciamo strage dei ns simili continuamente, dall'alba della nostra storia.
Vorrei che chi opera nei mass media si rendesse conto delle proprie responsabilità (cosa pure questa inusuale nel ns Paese). Basterebbe dedicare altrettanto spazio alle "smentite", alle "scuse" chiare, franche, accettabili. Non ce ne sono praticamente state (salvo lodevoli rarissime eccezioni). Hanno cancellato, omesso il termine o sostituito (da un professore universitario!) con parole bizzarre del tipo "solitario" (gettando forse nel panico chi non ama molto stare con gli altri, che ne so, per fare uno stupro di gruppo o dare fuoco ad un extracomunitario).
In una pausa nel mio (volontario) lavoro di rappresentante di una "categoria", in questi giorni frenetico, mi sono ritrovata a pensare ad un documentario che ho visto anni e anni fa sui prodromi delle persecuzioni di massa delle persone ebraiche. I "segni" sui negozi, i manifesti della razza, le caricature dell'ebreo/usuraio...e per un solo istante (sono un essere ragionevole, so/spero che non sarà così) mi sono immedesimata in quelle persone spaventate del documentario. E' stato un istante, ma è stato orribile.
Forse, questa desolante esperienza, mi renderà una persona migliore. Forse.
Mio figlio, infine, che è una persona con autismo che è in grado di "capire" (un cd "alto funzionante"), accortamente e con "paura" da me invitato a discutere della cosa, mi ha risposto nel modo migliore "E io che c'entro?".
Forse lui è già migliore.
C'è ovviamente un fine ulteriore oltre a quello di sfogarmi. E' possibile, opportuno, lecito, ragionevole ecc. pensarla così?
Il postè lungo e "personale".
l'"autismo" è stato coinvolto senza colpa alcuna nel terribile eccidio della scuola elemenatre USA da un'informazione a dire poco male informata.
Non voglio ribadire il concetto dell'assoluta mancanza di prove scientifiche di causa/effetto tra autismo e stragi.
Vorrei attirare la vostra attenzione su una riflessione che in questi giorni difficili abbiamo sperimentato in prima persona, come si usa in termini giornalistici, sulla nostra pelle. Ed è il meccanismo perverso che lega informazione (o disinformazione) e "stigma", "razzismo", la chiami come vuole.
Il meccanismo è questo: associo senza apparente connessione due parole: killer e autistico. Cosa succede nella pubblica opinione (una volta espressione nobile) è facile immaginarlo. Avrebbero potuto farlo con altro, per esempio, nel caso in questione, con killer e italoamericano, ma non va più di moda, nemmeno negli USA. La pubblica opinione italiana, ovviamente si sarebbe sdegnata in blocco. Allora sì sarebbero arrivati gli articoloni di smentita, le prese di posizione ridondanti ecc. Invece, siamo rimasti, essenzialmente, soli. Forse hanno smesso di parlarne (dopo le nostre proteste), almeno in maniera troppo becera e questo è già un successo, se così si può chiamare.
Sono convinta che si è trattata di una poco volontaria connessione. Una prima rapida traduzione da qualche giornale USA (forse foraggiata dall'industria delle armi) tanto per scrivere qualcosa. Diciamo una superficialità. Difetto dilagante in Italia. A volte più dannoso di una palese "cattiveria".
La nostra comunità si è ribellata con varie motivazioni, più o meno felici. "Non era autistico" , "Aveva un altro tipo di disturbo mentale", (fossimo razzisti pure noi?), "Le persone con autismo sono meravigliose", "Le persone con autismo non sono neanche in grado di sparare tanto sono disabili" o più "ragionate" del tipo: "il fatto che (forse) il killer era autistico non vuol dire nulla, non stabilisce un rapporto di causa/effetto".
Personalmente, vorrei andare oltre.
Vorrei poter vivere in un mondo "normale" (mai parola più inadatta) e dire (senza conseguenze) che una persona con autismo potrebbe essere in grado di sparare (meno degli altri, ma per motivi legati a certe loro caratteristiche e difficoltà, non al fatto che sono "buoni"). Ciò vale per qualsiasi altro essere umano. Perché? non si sa, perché siamo esseri umani (tautologia). E facciamo strage dei ns simili continuamente, dall'alba della nostra storia.
Vorrei che chi opera nei mass media si rendesse conto delle proprie responsabilità (cosa pure questa inusuale nel ns Paese). Basterebbe dedicare altrettanto spazio alle "smentite", alle "scuse" chiare, franche, accettabili. Non ce ne sono praticamente state (salvo lodevoli rarissime eccezioni). Hanno cancellato, omesso il termine o sostituito (da un professore universitario!) con parole bizzarre del tipo "solitario" (gettando forse nel panico chi non ama molto stare con gli altri, che ne so, per fare uno stupro di gruppo o dare fuoco ad un extracomunitario).
In una pausa nel mio (volontario) lavoro di rappresentante di una "categoria", in questi giorni frenetico, mi sono ritrovata a pensare ad un documentario che ho visto anni e anni fa sui prodromi delle persecuzioni di massa delle persone ebraiche. I "segni" sui negozi, i manifesti della razza, le caricature dell'ebreo/usuraio...e per un solo istante (sono un essere ragionevole, so/spero che non sarà così) mi sono immedesimata in quelle persone spaventate del documentario. E' stato un istante, ma è stato orribile.
Forse, questa desolante esperienza, mi renderà una persona migliore. Forse.
Mio figlio, infine, che è una persona con autismo che è in grado di "capire" (un cd "alto funzionante"), accortamente e con "paura" da me invitato a discutere della cosa, mi ha risposto nel modo migliore "E io che c'entro?".
Forse lui è già migliore.