Exempi estremi

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Daniele

Utente orsacchiottiforme
Lungi da me qualsiasi tipo di valutazione sul padre di Erika, ma se tu leggessi il suo comportamento nella chiave della cristianità lo troveresti lodevole.
Un figlio si può amare e perdonare, ma bisogna metterlo davanti alla realtà di quello che ha fatto, quella ragazza ha sterminato una famiglia, ma soprattutto ha ucciso il suo fratellino picolo e non colpevole di nulla...per uccidere un piccolo così si dovrebbe solo essere curata da qui fino alla fine dei suoi giorni, perchè tale ragazza è evidentemente una minorata mentale.
 

oscuro

Utente di lunga data

Annuccia

Utente di lunga data
io non capisco come un padre possa arrivare a perdonare una cosa simile... con tutto l'amore che si può provare per un figlio
sinceramente simy non saprei..
innanzitutto una figlia per commettere una cosa del genere normale non è...qualche serio problema di forndo che cova esiste...
certamente avrei dei risentimenti...da madre...mi chiederei il perchè..
ma alla fine forse non l'abbandonerei a se stessa...
perchè è sempre mia figlia...
stò un pò in bilico a riguardo...
è una situazione troppo complicata...



mi sono venuti i brividi.
 

Simy

WWF
sinceramente simy non saprei..
innanzitutto una figlia per commettere una cosa del genere normale non è...qualche serio problema di forndo che cova esiste...
certamente avrei dei risentimenti...da madre...mi chiederei il perchè..
ma alla fine forse non l'abbandonerei a se stessa...
perchè è sempre mia figlia...
stò un pò in bilico a riguardo...
è una situazione troppo complicata...



mi sono venuti i brividi.
non dico che vada abbandonata..per carità..
ma nemmeno far finta di nulla
 

oscuro

Utente di lunga data
Simy

non dico che vada abbandonata..per carità..
ma nemmeno far finta di nulla
Stiamo parlando di una pischella,che per soldi ha preso a coltellate un povero bimbo massacrandolo,forse non è chiaro,io dico che il conte andrebbe censururato al più presto e accompagnato ad un centri di igiene mentale e non scherzo quando è troppo è troppo!
 

Daniele

Utente orsacchiottiforme
Stiamo parlando di una pischella,che per soldi ha preso a coltellate un povero bimbo massacrandolo,forse non è chiaro,io dico che il conte andrebbe censururato al più presto e accompagnato ad un centri di igiene mentale e non scherzo quando è troppo è troppo!
No carissimo, vado io censurato ed accompagnato in centri di igiene mentale, mi accompagni? Io però solitamente non uccido un bambino per due soldi...ma sono malato mentale.
 
Un figlio si può amare e perdonare, ma bisogna metterlo davanti alla realtà di quello che ha fatto, quella ragazza ha sterminato una famiglia, ma soprattutto ha ucciso il suo fratellino picolo e non colpevole di nulla...per uccidere un piccolo così si dovrebbe solo essere curata da qui fino alla fine dei suoi giorni, perchè tale ragazza è evidentemente una minorata mentale.
Infatti è andata in carcere.
E nessuno le ha detto brava.

Però se io fossi suo padre mi direi.

Lei è l'ultimo briciolo di famiglia che mi è rimasta.

Se mi comporto come lei, questa ragazza non imparerà mai niente....
 
No carissimo, vado io censurato ed accompagnato in centri di igiene mentale, mi accompagni? Io però solitamente non uccido un bambino per due soldi...ma sono malato mentale.
In te parla sempre la rabbia:
In me no.

Ecco perchè io nel compiere certe cose so essere glaciale.
Tu invece ci rimetteresti i nervi e quel briciolo di equilibrio che ti è rimasto.
 

sienne

lucida-confusa
Ciao,

la vendetta … la vendetta …

un sentimento vecchio quanto l’uomo …

secondo me, ci sono due zone: quella lecita … e quella non lecita
(non per niente, abbiamo messo in mano ad un’istanzia superiore questo compito)

Cioè affinché ci troviamo in cose quotidiane … uno scherzetto ci sta.
Serve a mettere in equilibrio … e nei rapporti umani ciò può essere importante …
Può servire a se stessi per rimettere a posto il senso di giustizia e
può servire agli altri per capire dover stanno i limiti
(anche se io credo, basta dirlo … e ridere …)

Credo, che nella vendetta quotidiana ci debbano essere due criteri, per non aprire una spirale senza fine ecc.
essere in rapporto al torto subito e avvenire dopo poco tempo …
e dovrebbe avere un’estetica. Cioè creativa, originale, elegante con dell’umore
(non per deridere, ma portare l’altra parte a ridere … anche un po’ su se stesso … ma questa è arte).


Sai Daniele, credo di aver capito, dove il Conte vede “Das dritte Reich”,
nei tuoi ragionamenti …

La tua sete di vendetta cova un tornaconto personale e solo personale …
(oltre a te, a chi giova questa vendetta? … )
ti porta a dividere chi deve pagare e chi no …
ti porta a volerti innalzare come giudice del bene e del male …

tutto ciò potrebbe avere due ragioni
o sei molto sensibile o sei molto … come dire … padre padrone …

rifletti a cosa serve il tornaconto nell’ambito della mafia …

rifletti, a come portare avanti un discorso, per diminuire ad altri questo danno …

rapporto tra egoismo … e sensibilità verso gli altri …

così ... tanto per ...

sienne
 

lunaiena

Scemo chi legge
Che volto ha un assassino? Che volto ha un assassino redento, pentito, tornato a respirare l’aria della libertà?

Devono essere queste le domande che l’altra sera hanno tenuto i telespettatori davanti al televisore a far impennare l’auditel per Matrix. Ma un assassino è un uomo che spesso ha la stessa faccia mite del vicino di casa, del figlio gentile del tuo panettiere.

Omar Favaro, che assieme ad Erika Nardo il 21 febbraio 2001 uccise a coltellate la mamma e il fratellino di lei, Susy e Gianluca, di 11 anni, a un anno dal suo rilascio e a poche settimane dal rilascio di Erika, non ha resistito al richiamo della TV e ha deciso di confessarsi davanti alle telecamere di MATRIX, intervistato dal giornalista Alessio Vinci.

Ci è sembrato un uomo che ha scontato la pena degli uomini ma che non finirà mai di scontare la pena che gli ha inflitto la sua coscienza. I particolari del delitto poteva risparmiarceli, come quel racconto dettagliato che pareva ancora una volta dividere le colpe tra i due in modo da far pesare la bilancia più dall’altra parte che dalla sua. Ci sono cose che hanno bisogno di pudore e silenzio. A che pro, raccontarci che Erika voleva uccidere anche il padre, perché infliggere a quell’uomo che con inumana fede e amore, ha perdonato, accolto, seguito quella figlia ogni giorno della sua vita, questo ricordo pubblico?

Mi veniva da implorare pietà, pietà per i vivi, per l’ing. Nardo, marito cui hanno ucciso la moglie, padre a cui hanno ucciso il figlio e padre anche di chi ha compiuto quel gesto. Pietà per Erika, figlia assassina che le cronache rivelano ora essere donna rinata, figlia amata oltre la misura umana, da un padre che non l’ha mai abbandonata un istante.

Il giornalista ha chiesto a Omar perché non sia andato all’estero, perché presentarsi in TV dando un volto a quel nome e lui ha risposto che non vuole scappare, ha una donna che lo ama, che ama l’uomo che è ora e vuole vivere, lavorare, formarsi una famiglia, non è facile e forse han creduto che la Tv potesse aiutarli a trovare una nuova dimensione, o almeno un lavoro.

Mentre la pubblicità, impietosa, sempre uguale a se stessa qualunque cosa accada, scorreva sullo schermo ho pensato alle parole di San Paolo: “Vagliate tutto e trattenete ciò che vale” e mi son detta che la cosa da salvare di tutta quella storia raccontata in tv è la possibilità che ci è stata data di fare nostro il ricordo del gesto di una madre, l’ultimo gesto disperato che pareva voler salvare sua figlia prima che se stessa.

La testimonianza resa con la vita, di una donna che mentre moriva per mano di sua figlia diceva: “Ti perdono”.
Quel - ti perdono - prima di morire, rappresenta la condanna e allo stesso tempo la possibilità di resurrezione per quella adolescente inquieta divenuta ora donna.

Quel “ti perdono” è per noi che lo abbiamo ascoltato, pronunciato da Omar, la testimonianza di un amore grande, quasi disumano, che offre a tutti noi la possibilità di guardare a quella madre come la testimone di un amore che salva anche la più grande atrocità.



Ho copiato incollato questo post perchè linkarlo avrebbe portato a delle polemioche senza senso ,per me almeno...
Io perdono e questo mi basta per stare bene ...
Si nota invece il rancore di chi è senza tolleranza ...
 
Ciao,

la vendetta … la vendetta …

un sentimento vecchio quanto l’uomo …

secondo me, ci sono due zone: quella lecita … e quella non lecita
(non per niente, abbiamo messo in mano ad un’istanzia superiore questo compito)

Cioè affinché ci troviamo in cose quotidiane … uno scherzetto ci sta.
Serve a mettere in equilibrio … e nei rapporti umani ciò può essere importante …
Può servire a se stessi per rimettere a posto il senso di giustizia e
può servire agli altri per capire dover stanno i limiti
(anche se io credo, basta dirlo … e ridere …)

Credo, che nella vendetta quotidiana ci debbano essere due criteri, per non aprire una spirale senza fine ecc.
essere in rapporto al torto subito e avvenire dopo poco tempo …
e dovrebbe avere un’estetica. Cioè creativa, originale, elegante con dell’umore
(non per deridere, ma portare l’altra parte a ridere … anche un po’ su se stesso … ma questa è arte).


Sai Daniele, credo di aver capito, dove il Conte vede “Das dritte Reich”,
nei tuoi ragionamenti …

La tua sete di vendetta cova un tornaconto personale e solo personale …
(oltre a te, a chi giova questa vendetta? … )
ti porta a dividere chi deve pagare e chi no …
ti porta a volerti innalzare come giudice del bene e del male …

tutto ciò potrebbe avere due ragioni
o sei molto sensibile o sei molto … come dire … padre padrone …

rifletti a cosa serve il tornaconto nell’ambito della mafia …

rifletti, a come portare avanti un discorso, per diminuire ad altri questo danno …

rapporto tra egoismo … e sensibilità verso gli altri …

così ... tanto per ...

sienne
sienne a proposito di tedesco
sai che mio nonno materno
il mio adorato nonno materno
nacque nel 1907 a san gallo?

tornarono in Italia nel 1914
per paura di persecuzioni...
 

oscuro

Utente di lunga data
Luna piena

Che volto ha un assassino? Che volto ha un assassino redento, pentito, tornato a respirare l’aria della libertà?

Devono essere queste le domande che l’altra sera hanno tenuto i telespettatori davanti al televisore a far impennare l’auditel per Matrix. Ma un assassino è un uomo che spesso ha la stessa faccia mite del vicino di casa, del figlio gentile del tuo panettiere.

Omar Favaro, che assieme ad Erika Nardo il 21 febbraio 2001 uccise a coltellate la mamma e il fratellino di lei, Susy e Gianluca, di 11 anni, a un anno dal suo rilascio e a poche settimane dal rilascio di Erika, non ha resistito al richiamo della TV e ha deciso di confessarsi davanti alle telecamere di MATRIX, intervistato dal giornalista Alessio Vinci.

Ci è sembrato un uomo che ha scontato la pena degli uomini ma che non finirà mai di scontare la pena che gli ha inflitto la sua coscienza. I particolari del delitto poteva risparmiarceli, come quel racconto dettagliato che pareva ancora una volta dividere le colpe tra i due in modo da far pesare la bilancia più dall’altra parte che dalla sua. Ci sono cose che hanno bisogno di pudore e silenzio. A che pro, raccontarci che Erika voleva uccidere anche il padre, perché infliggere a quell’uomo che con inumana fede e amore, ha perdonato, accolto, seguito quella figlia ogni giorno della sua vita, questo ricordo pubblico?

Mi veniva da implorare pietà, pietà per i vivi, per l’ing. Nardo, marito cui hanno ucciso la moglie, padre a cui hanno ucciso il figlio e padre anche di chi ha compiuto quel gesto. Pietà per Erika, figlia assassina che le cronache rivelano ora essere donna rinata, figlia amata oltre la misura umana, da un padre che non l’ha mai abbandonata un istante.

Il giornalista ha chiesto a Omar perché non sia andato all’estero, perché presentarsi in TV dando un volto a quel nome e lui ha risposto che non vuole scappare, ha una donna che lo ama, che ama l’uomo che è ora e vuole vivere, lavorare, formarsi una famiglia, non è facile e forse han creduto che la Tv potesse aiutarli a trovare una nuova dimensione, o almeno un lavoro.

Mentre la pubblicità, impietosa, sempre uguale a se stessa qualunque cosa accada, scorreva sullo schermo ho pensato alle parole di San Paolo: “Vagliate tutto e trattenete ciò che vale” e mi son detta che la cosa da salvare di tutta quella storia raccontata in tv è la possibilità che ci è stata data di fare nostro il ricordo del gesto di una madre, l’ultimo gesto disperato che pareva voler salvare sua figlia prima che se stessa.

La testimonianza resa con la vita, di una donna che mentre moriva per mano di sua figlia diceva: “Ti perdono”.
Quel - ti perdono - prima di morire, rappresenta la condanna e allo stesso tempo la possibilità di resurrezione per quella adolescente inquieta divenuta ora donna.

Quel “ti perdono” è per noi che lo abbiamo ascoltato, pronunciato da Omar, la testimonianza di un amore grande, quasi disumano, che offre a tutti noi la possibilità di guardare a quella madre come la testimone di un amore che salva anche la più grande atrocità.



Ho copiato incollato questo post perchè linkarlo avrebbe portato a delle polemioche senza senso ,per me almeno...
Io perdono e questo mi basta per stare bene ...
Si nota invece il rancore di chi è senza tolleranza ...
Io penso a quel povero bimbo massacrato con decine di coltellate al quale è stato tolto ogni futuro,perdono una beata fava!
 

Daniele

Utente orsacchiottiforme
Io penso a quel povero bimbo massacrato con decine di coltellate al quale è stato tolto ogni futuro,perdono una beata fava!
Anche io, augurando a loro la condanna peggiore del mondo, quella di non riuscire a dormire bene fino alla fine dei loro giorni. Non possono espiare in vita la immonda cazzata che hanno fatto.
 

oscuro

Utente di lunga data
Daniele

Anche io, augurando a loro la condanna peggiore del mondo, quella di non riuscire a dormire bene fino alla fine dei loro giorni. Non possono espiare in vita la immonda cazzata che hanno fatto.
Io non riesco a perdonare una cosa simile,sono una merdaccia,ho una pena per quel povero bambino che si è preso una serie di coltellate,per soldi da due poveri dementi,anzi facciamo da due delinquenti che rende l'idea.Io dovrei provare pietà per quei due debosciati?io provo pietà per le due vittime punto!Senza parole!
 

sienne

lucida-confusa
sienne a proposito di tedesco
sai che mio nonno materno
il mio adorato nonno materno
nacque nel 1907 a san gallo?

tornarono in Italia nel 1914
per paura di persecuzioni...
Ciao Conte,

me l'avevi detto ... si.

queste storie, uno se li porta nel sangue ...

io porto quella di Franco ...

sienne :) ...
 
Che volto ha un assassino? Che volto ha un assassino redento, pentito, tornato a respirare l’aria della libertà?

Devono essere queste le domande che l’altra sera hanno tenuto i telespettatori davanti al televisore a far impennare l’auditel per Matrix. Ma un assassino è un uomo che spesso ha la stessa faccia mite del vicino di casa, del figlio gentile del tuo panettiere.

Omar Favaro, che assieme ad Erika Nardo il 21 febbraio 2001 uccise a coltellate la mamma e il fratellino di lei, Susy e Gianluca, di 11 anni, a un anno dal suo rilascio e a poche settimane dal rilascio di Erika, non ha resistito al richiamo della TV e ha deciso di confessarsi davanti alle telecamere di MATRIX, intervistato dal giornalista Alessio Vinci.

Ci è sembrato un uomo che ha scontato la pena degli uomini ma che non finirà mai di scontare la pena che gli ha inflitto la sua coscienza. I particolari del delitto poteva risparmiarceli, come quel racconto dettagliato che pareva ancora una volta dividere le colpe tra i due in modo da far pesare la bilancia più dall’altra parte che dalla sua. Ci sono cose che hanno bisogno di pudore e silenzio. A che pro, raccontarci che Erika voleva uccidere anche il padre, perché infliggere a quell’uomo che con inumana fede e amore, ha perdonato, accolto, seguito quella figlia ogni giorno della sua vita, questo ricordo pubblico?

Mi veniva da implorare pietà, pietà per i vivi, per l’ing. Nardo, marito cui hanno ucciso la moglie, padre a cui hanno ucciso il figlio e padre anche di chi ha compiuto quel gesto. Pietà per Erika, figlia assassina che le cronache rivelano ora essere donna rinata, figlia amata oltre la misura umana, da un padre che non l’ha mai abbandonata un istante.

Il giornalista ha chiesto a Omar perché non sia andato all’estero, perché presentarsi in TV dando un volto a quel nome e lui ha risposto che non vuole scappare, ha una donna che lo ama, che ama l’uomo che è ora e vuole vivere, lavorare, formarsi una famiglia, non è facile e forse han creduto che la Tv potesse aiutarli a trovare una nuova dimensione, o almeno un lavoro.

Mentre la pubblicità, impietosa, sempre uguale a se stessa qualunque cosa accada, scorreva sullo schermo ho pensato alle parole di San Paolo: “Vagliate tutto e trattenete ciò che vale” e mi son detta che la cosa da salvare di tutta quella storia raccontata in tv è la possibilità che ci è stata data di fare nostro il ricordo del gesto di una madre, l’ultimo gesto disperato che pareva voler salvare sua figlia prima che se stessa.

La testimonianza resa con la vita, di una donna che mentre moriva per mano di sua figlia diceva: “Ti perdono”.
Quel - ti perdono - prima di morire, rappresenta la condanna e allo stesso tempo la possibilità di resurrezione per quella adolescente inquieta divenuta ora donna.

Quel “ti perdono” è per noi che lo abbiamo ascoltato, pronunciato da Omar, la testimonianza di un amore grande, quasi disumano, che offre a tutti noi la possibilità di guardare a quella madre come la testimone di un amore che salva anche la più grande atrocità.



Ho copiato incollato questo post perchè linkarlo avrebbe portato a delle polemioche senza senso ,per me almeno...
Io perdono e questo mi basta per stare bene ...
Si nota invece il rancore di chi è senza tolleranza ...
Si trattenere quel che vale
Me ne sto proprio rendendo conto
A causa della situazione in cui versa mia sorella.

Come dici sempre tu
all'improvviso tutto può cambiare.

Siamo lontani da che si è sposata, i nostri rapporti non sono MAI stati buoni, e quando lei è venuta in cerca di me per certi problemi con suo marito, piuttosto gravi, io le ho chiuso la porta in faccia dicendole, colpa tua e del tuo carattere di merda, colpa della tua cattiveria.

Manco io so bene dove sia la sua casa, e in ventitrè anni ci sarò andato 3 volte solo in occasione della nascita di qualche nipote.

Mio padre ha sempre sofferto per la nostra famiglia non unita dove appunto tre fratelli sono ognuno per i cassi propri.

Poi a dicembre mi chiama e mi dice guarda che abbiamo un grosso problema con tua sorella.
Ha un cancro al pancreas, già 4 metastati al fegato, e dicono che le resta qualche mese di vita.

E così ci siamo riuniti in questa occasione.
E nessuno ha proprio in mente di parlare di screzi e torti, tutte cagate che si sono sciolte al sole.

Mia sorella ha esattamente un anno meno di me: compie oggi 45 anni.
Sposata giovanissima ha tre figli di 24, 18, e 16.

Ma in pratica è dal 1990 che non so più nulla di lei.
Ma adesso si è molto attaccata a me.
 

oscuro

Utente di lunga data
Sermy

Ciao Conte,

me l'avevi detto ... si.

queste storie, uno se li porta nel sangue ...

io porto quella di Franco ...

sienne :) ...
Se rimanevano li in italia ci sarebbe no stronzo di meno...!;)
 

oscuro

Utente di lunga data
Simy

Si trattenere quel che vale
Me ne sto proprio rendendo conto
A causa della situazione in cui versa mia sorella.

Come dici sempre tu
all'improvviso tutto può cambiare.

Siamo lontani da che si è sposata, i nostri rapporti non sono MAI stati buoni, e quando lei è venuta in cerca di me per certi problemi con suo marito, piuttosto gravi, io le ho chiuso la porta in faccia dicendole, colpa tua e del tuo carattere di merda, colpa della tua cattiveria.

Manco io so bene dove sia la sua casa, e in ventitrè anni ci sarò andato 3 volte solo in occasione della nascita di qualche nipote.

Mio padre ha sempre sofferto per la nostra famiglia non unita dove appunto tre fratelli sono ognuno per i cassi propri.

Poi a dicembre mi chiama e mi dice guarda che abbiamo un grosso problema con tua sorella.
Ha un cancro al pancreas, già 4 metastati al fegato, e dicono che le resta qualche mese di vita.

E così ci siamo riuniti in questa occasione.
E nessuno ha proprio in mente di parlare di screzi e torti, tutte cagate che si sono sciolte al sole.

Mia sorella ha esattamente un anno meno di me: compie oggi 45 anni.
Sposata giovanissima ha tre figli di 24, 18, e 16.

Ma in pratica è dal 1990 che non so più nulla di lei.
Ma adesso si è molto attaccata a me.
In effetti non mi meraviglia che avete famiglie così disgregate.
 
Ciao Conte,

me l'avevi detto ... si.

queste storie, uno se li porta nel sangue ...

io porto quella di Franco ...

sienne :) ...
Cavoli ho mio zio che vive a Barcellona.
Dice che la babbana

è finita!

Ma dopo Franco era na sagra là....
 
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
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