Magari non sono anaffettive, ma di sicuro sono tiepide, e lo sono il più delle volte per paura, non per saggezza. La saggezza dice che non esiste amore che non si sgonfi nel tempo, la paura traveste di saggezza quello che non sa maneggiare. La paura non viene affatto dalle condizioni materiali dell'esistere, cioè non viene da scrupoli morali verso i propri cari a cui si è legati, sono troppo rare le persone che non siano totalmente egoiste (lo diceva Leopardi, che l'amore più grande l'abbiamo sempre e solo per noi stessi e io condivido il pensiero, in questo non mi faccio illusioni proprio). La paura non viene da lì, anzi è un'ipocrisia se si sventolano i principi in questi casi (e mi pare che la donna di feather abbia avuto l'onestà di non farlo), ma la paura viene dalla percezione della propria incapacità, della propria limitatezza, della propria fragilità, della propria minorità, vorrei dire... Il mio amante non ha mai avuto nessun senso di colpa verso i suoi, ma è rimasto e rimane lì perché riconosce di non essere capace di cambiare, riconosce di avere bisogno della famiglia com puntello per se stesso. Puntello per una personalità scarsamente sicura di sé, "infantile", come più di una volta mi ha anche detto.
Non ci si può fare nulla, se non riconoscere che siamo forse folli noi, ed egoisti in in altro senso, magari, ma di sicuro non rinunciatari e di sicuro molto più vivi... "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti" dice Gesù sibillino in un pezzo di vangelo. Credo sia la chiave per rassegnarci, con una punta di dispiacere per questi morti (che sono i nostri amanti e le loro legittime unioni-puntello) ma soprattutto una benedizione per noi, che siamo vivi.