Il "siamo soli" di Vasco e di Circe non è riconoscere la propria individualità e saper stare da soli è un'altra cosa e piuttosto disperata: è non sentire nell'altro qualcuno su cui poter far davvero affidamento in tutti i sensi.
Una persona che ti ha ferita così profondamente per tanto tempo come puoi ancora credere che ti voglia così bene da poterci contare se avessi problemi gravi? E tu stessa non sai se te la sentiresti più di avere quella dedizione che davi per scontata quando c'era il noi.
Brunetta, capisco quello che vuoi dire.
Questi cataclismi provocano distruzione come un'orda di barbari.
Secondo me, la vita che si fa quando si è deciso di continuare a stare insieme è per certi versi ancora più tormentata rispetto ad essere soli in senso reale.
Perché, se siamo soli è ovvio e naturale che ci si senta anche tali nell'animo, viceversa siamo ancora in due, ma è come se fossimo da soli e quindi è anche più triste.
A parte questo, cosa si può fare allora?
Prima di tutto uno psicologo, e Circe ci sta andando (penso ancora ora).
Poi, un aiuto farmacologico, per curare la depressione che molto facilmente segue l'evento.
E:
amare tanto la vita.
Non l'ho messo in cima a tutto, anche se dovrebbe starci, perché quando stiamo così male non si mette in pratica, quindi è inutile, ma l'obiettivo è quello: ricominciare ad amare la vita.
Come?
Col tempo, e ce ne vuole un mucchio ma è nostro alleato, e con gli aiuti sopra detti.
In attesa di quel giorno in cui si realizza come una verità assoluta che è decisamente ora di smettere di soffrire per un altro, anche se è "lui", semplicemente perché non lo merita...
Perché noi contiamo di più, perché abbiamo molto altro di cui occuparci nella vita che star dietro a queste miserie.
Perché non vogliamo proprio più averci a che fare, sono cose che non appartengono al nostro mondo, quindi via da noi, dalle nostre menti così stanche, dal nostro cuore così provato.
E le cose del mondo riprendono colore...