E' perchè è un minestrone, che si sa, scalda.
Le sottoculture non si si differenziano soltanto dalla cultura. Sono sottoprodotti, segmenti, della cultura in cui nascono.
Si differenziano per alcuni termini, è vero, ma
appartengono alla cultura in cui nascono per stile di vita, credo, visione del mondo.
Se non appartenessero non potrebbero differenziarsi. Non ne avrebbero bisogno. Sarebbero prodotti a sè stanti.
La mafia ha punti di raccordo con la cultura in cui si è formata. Non a caso ha caratteristiche particolari a seconda proprio della cultura a cui appartiene. E non potrebbe esistere l'identificazione interna ed esterna fra l'altro. SE così non fosse. Non avrebbe successo insomma. Il successo che le ha permesso fra l'altro di infiltrarsi così egregiamente nel tessuto sociale, a tutti i livelli. Parla la stessa lingua. Pur esplicandosi diversamente. SE non parlasse la stessa lingua, non sarebbe mai riuscita a comunicare con la cultura di riferimento in cui si inserita.
E le sottoculture stesse sono differenziate fra loro.
Non vorrai paragonare un ultras ad un mafioso?
No. Non si può per certi aspetti, vero?
Eppure entrambi afferiscono alla violenza.
Pur discostandosi negli agiti. E quindi nel discorso che fanno attorno alla violenza stessa.
Sono subculture diverse ma eppure hanno dei tratti comuni. Violenza. Fede. Onore. Per dire.
Da dove arrivano quei tratti comuni?
Se si guarda bene quei tratti comuni hanno comunanza con la cultura in cui queste subculture si sono formate. E a cui sono appartenenti.
In nessuna subcultura conosciuta viene fatta ode alla violenza in sè e per sè. (se così fosse non potrebbero neanche nascere, poichè nella cultura di apparteneza è compresa violenza ma anche la tendenza al controllarla).
Ma anzi, una parte del codice, è proprio dedicata a spiegare e giustificare la presenza di violenza (questo è un altro tratto che definisce i riferimenti culturali dei partecipanti la subcultura.)
Viene utilizzato un pensiero violento, che scorre sotterraneo e presente e tutto intorno, che viene tradotto in agiti. Agiti che si differenziano a seconda del codice di cui la subcultura si è dotata. E viene utilizzato anche il pensiero teso al contollo della violenza.
Riproducendo lo schema culturale di appartenenza fra l'altro.
Quel pensiero sotterraneo non è un prodotto della sottocultura.
Ma è la sottocultura che attinge ad esso, per variarsi e costruirsi codici.
Codici che permettono identificazione interna da parte del gruppo. E che permettono un scambio fra interno/esterno - subcultura/cultura
Esistono addirittura teorie che sostengono che le subculture siano funzionali al mantenimento della società stessa. Per dinamiche che riguardano identificazione/differenziazione.
Luhmann ha scritto roba molto interessante a riguardo. Ma anche Cohen. Per dire qualcuno.
Le leggi sono strumenti di cui le società i sono dotate appunto per regolamentare un comportamento caratteristico. Biologicamente. Antropologicamente. Socialmente. La violenza in questo caso.
Ed è anche in questo campo che si esplica il ragionamento che socialmente viene fatto intorno alla violenza. Ragionamento che si differenzia di nuovo per appartenenze culturali.
Se la violenza fosse una caratteristica intrinseca soltanto di una subcultura, non sarebbe necessario legiferarla per regolamentarla. La religione stessa si è occupata, prima dello stato storicamente parlando, di controllare la violenza che da sempre caratterizza le culture umane.
Questo tipo di legiferazione, secolare o meno, non è un caso caratterizzi il le società di tutto il mondo.
Buttare tutto nella subcultura è rischioso. Fra l'altro. Che si rischia soltanto di spostare la questione. Da un posto sociale all'altro. Ma senza entrare mai entrare nella questione stessa.
Il discorso sulla "banalità del male" e "sulla bestia umana" è interessantissimo da questo punto di vista.
Il tutto semplificando di molto. Eh.