Aspetta pero SKorpiuccio, calma e gesso.
La complicità è qualcosa che unisce due persone, è l'instaurarsi di una comunicazione sottesa e di un mutuo aiuto per
raggiungere un fine comune di cui entrambi fruiscono.
Quella che hai descritto tu è la sindrome di Stoccolma o qualcosa del genere.
Nel senso: è una persona che passivamente accetta e favorisce le azioni di un'altra anche se non le piacciono perchè una serie di condizionamenti psicologici o ambientali l'hanno portata a farlo.
Eh, no, complicità no.
Ma perchè lei non fruisce, lei non sceglie: parlo proprio del tuo esempio, oltre che della situazione di Diletta. Prova dire ad uno: fammi il palo mentre faccio una rapina, poi però quando ho fatto non ti dò un ghello e vedi come ti diventa complice.
Non è una coppia aperta quella, e non è nemmeno complice.
Quello che io penso è che la complicità che descrivi è certamente un modo di essere complici, ma non è l'unico, probabilmente nemmeno il più importante.. molto spesso la complicità non si forma su esplicita richiesta e successivo assenso, ma si forma automaticamente, senza accordi di tavolino, in modo naturale e istintivo.
Molto spesso è il complice che, senza che gli sia stata fatta alcuna richiesta, DECIDE di rendersi complice.
Per tutto questo, il complice non è mai “passivo” ma sceglie liberamente.
La libertà, e non la spartizione del godimento, è quella che forma la complicità vera.
L’altro giorno mio figlio aveva lasciato i quaderni a trasando sul tavolo, e si era messo a giocare, quando è rientrata mia moglie, gli si è imbufalita contro, accusandolo giustamente di sprecisione e sciatteria.
Io sono intervenuto, e ho detto che era colpa mia che lo avevo distratto, chiamandolo a vedere su youtube un video di calcio. Non era vero.
Mi sono beccato io i rimbrotti di mia moglie, poi mio figlio è venuto a parte e mi ha sussurrato: “grazie papà!” – io gli ho risposto: “si, però cazzo metti a posto la prossima volta, mamma ha ragione!”
Non ho goduto affatto.. anzi mi sono beccato io i rimbrotti di mia moglie.
Non mi è stato chiesto di esser complice, l’ho scelto io al momento… liberamente, l’ho scelto per proteggere mio figlio da una brontolata della sua mamma, che in questo periodo della sua vita mostra di subire in modo eccessivamente affliggente.
Quando venni a suo tempo tradito, mia moglie era a pezzi, disperata, stette chiusa in casa per giorni.
Mia madre, miei suoceri mi chiedevano cosa avesse: dissi che aveva un brutto raffreddore.. e che ci voleva pazienza..
Potevo dirgli: chiedetelo a quella troiona di vostra figlia cosa ha!!! E sfogarmi, e ROMPERE il segreto.
Le fui complice, ma l’ho scelto io, liberamente, e ti dirò che non mi sono assolutamente divertito...
Il complice molto spesso ha un ruolo scomodo e difficile.. paga in prima persona, ma lo sceglie lui, liberamente, e ovviamente lo fa con una finalità precisa..
E se l’altro comprende la complicità ricevuta, la complicità si perfeziona, e ne può nascere qualcosa di nuovo e positivo, per entrambi