E' comprensibile che tua moglie tratti il vostro amico come se fosse suo figlio, ma è una reazione inconsapevole e non opportuna, che non deve cristallizzarsi in uno schema fisso, come se ora lo adottaste.Mi sono espresso male io o forse non l'ho scritto.
LUI non ci ha chiamati quella notte. Lui ha mandato un ultimo messaggio con scritto "Perdonami..." e io lì ho tentato di chiamarlo ma aveva il cel staccato. A quel punto ero disperato e sono crollato. LEI era lì, cercava di capire cosa stesse succedendo e le ho raccontato tutto. Non ce la facevo più. A quel punto LEI mi ha detto di andare e di fare qualcosa.
Lui non ci ha chiamati.
Poi lo abbiamo lasciato in ospedale, siamo tornati a casa e il giorno dopo siamo andati a riprenderlo.
Lui vuol tornare a casa sua, non chiede nulla.
Io devo pensare a me e non posso farmi carico dei suoi problemi. Non lo abbandonerò di certo ma adesso devo pensare a me stesso per cui non so fino a quanto reggo tutta sta situazione.
LEI (che non riconosco più) è "partita di testa", completamente andata. Mi ha capito , mi ha compreso e aiutato ma non si è incazzata. Parla di perdono! Parla con il ragazzo come se fosse sua madre! Non capisco.
Avete ragione tutti.
Io non posso fare il lavoro di una persona competente, rischiamo di confondere il ragazzo. Non pensavo che questo tizio potesse avere un crollo simile. Sembra un bambino abbandonato. Ho preso un appuntamento con un altro medico per lui e in settimana andrà.
Se prima non ci risolleviamo, qui non si va da nessuna parte.
IO CONTINUO A NON CAPIRCI NIENTE.
La situazione è tragi-comica! Io sto malissimo, LEI la prende con filosofia, LUI si sente un pesce fuor d'acqua e i bambini sono a casa dai nonni (almeno questo).
Fai molta attenzione: questo atteggiamento di tua moglie che lo tratta come un figlio è simmetrico al tuo che lo hai preso come amante, e altrettanto nocivo per tutti, anzitutto lui: attenzione che è il vostro amico che lo induce (inconsapevolmente) sia in te sia in tua moglie. Il fatto che la manipolazione sia inconsapevole non la rende meno pericolosa. Attenzione anche che molto presto la manipolazione coinvolgerà i vostri figli, e questo non deve accadere. Parlane con la psicoterapeuta.
Amicizia e solidarietà, sì, famiglia adottiva, no. Non deve abitare a casa vostra, soprattutto non, ripeto NON deve vivere con i vostri figli come se fosse un fratello maggiore. I danni che ha subito nella sua infanzia NON, ripeto NOn possono essere riparati così, esattamente come una persona che è diventata rachitica per avitaminosi nell'infanzia non guarisce a trent'anni se la bombardi di complessi vitaminici. Il tuo amico può guarire, cioè vivere meglio, con una psicoterapia e con uno sforzo personale, non vivendo con voi come un figlio adottivo (che è stato a letto col "padre", riflettici un attimo e dimmi se la situazione ti pare sana).