Orbis Tertius
Utente di lunga data
Saggia tua mammaQuelli che si POSSONO lasciare
Quelli che non si POTREBBERO lasciare.
In termini dell' uscirci vive.
Vogliamo le sottocategorie
Saggia tua mammaQuelli che si POSSONO lasciare
Quelli che non si POTREBBERO lasciare.
In termini dell' uscirci vive.
Vedi, io adesso potrei accettare la provocazione e farmi portare dalla provocazione ad una reazione.eppure esiste semplicemente il perdono che ha il valore della ritrovata serenità, alleggerimento dal rancore , senza letture recondite così giudicanti (che arrivano quasi sempre da chi tuona contro i giudizi).
ci mancherebbe tu fossi obbligata a perdonare i tuoi violentatori, ma se esiste chi lo fa deve essere ben libera di farlo senza che si possa darle dell'ipocrita arrogante .mi auguro.
poi tutto il resto del discorso , secondo me ha solo senso dal punto di vista dello sterile esercizio di riflessione vuoto a rendere .
ai fini della sostanza il concetto qual è?
Sono in pace pure io.Infatti, solo che abbiamo diversa percezione di quando è conclamata.
Mentre per te più o meno è conclamata quando ci sono i campanelli d'allarme di cui al post di apertura, per me PUÒ essere conclamata già da molto prima
E per me è una cosa normale, perché come ho già scritto, più o meno la violenza circola in forma NON fisica, praticamente in ogni coppia
Quindi il riferimento era pienamente condiviso (chissenefrega) con la differenza che
1 quando vedi la "materializzazione della violenza in gestualità fisica = chissenefrega della dinamica
2 quando questa materializzazione non la vedi = chissenefrega di parlare di violenza, parliamo di ristoranti
Morale: stiamo perdendo tempo
E io sono in pace con tutti
Il perdono è libero da utilità.Sono in pace pure io.
Ma mi spiace, davvero, che sia "passato" il messaggio che "chissenefrega della dinamica" equivalga ad una mancata (anche solo volontà di) "comprensione" della violenza. Non credo che per me sia così. Comunque liberi tutti, anche in coppia, di mettere all'ordine del giorno le discussioni che si ritengono più interessanti. Io qualche problema a parlare di violenza, in passato, ce l'ho pure avuto. Ma insomma.... Diciamo che subirne (fisica, psicologica e pure sessuale) tutta insieme, mentre sei in un (pur lucido) stato di psicosi, non è il massimo della vita. Non ho problemi a dirlo, di sicuro non è il "biglietto da visita" con cui mi farei presenterei ad una persona. E se quella persona volesse quotidianamente disquisire con me di violenza, si troverebbe a mal partito. Tutto qui. Povero lui in primis. E povera me, in secundis. E se la "scusa" fosse quella di "comprendere" (e quindi evitare) la violenza nella dinamica della nuova coppia... quindi in un contesto decisamente meno "patologico".... non mi andrebbe bene lo stesso. Permetti che alla fine mi possa essere bastato, e che quello a cui mi riferisco io non sarebbe il rifiuto ad una comprensione, bensì l'averne le palle piene, e il desiderio di passare con un altro momenti decisamente più belli? Poi non è un problema.... Come vedi ne parlo qui (credo sia utile portare un po' di testimonianza in punto). Ne parlo anche con amiche e amici. Una volta infranto il "tabù" della parola, il resto vien da sé. Ma non mi metterei mai con uno chiedendogli che la nostra relazione sia per così dire "specchio" di dinamiche violente. Anche solo per esserne avvisaglia, e quindi "farmaco". Userei i miei, di campanelli. Non mi interessa il resto, e lo ripeto serenamente.
Mi spiace (ripeto) solo che sia passato il messaggio della "mancata comprensione", comunque alla fine è più che giusto che ognuno si tenga le proprie idee. In un forum, poi, finché sono nei confini di civiltà, ci mancherebbe altro. E ci mancherebbe altro che uno non possa parlare con chi ama delle cose che vuole condividere, e che evidentemente all'altro interessa portare in coppia.
In questo senso, forse molto banalmente, dicevo che a me interessa un'altra parte della relazione di coppia. Quella non già spensierata di "finché la barca va" (peraltro, la mia realtà attuale comunque non la vedo come una realtà da cui fuggire), ma quella che nel contesto dei pensieri (tutti bei presenti e, per così dire, primari) inserisce dei momenti senz'altro (per me) più appaganti del chiedersi se "ci stiamo a fare una qualche violenza, anche embrionale?".
Fermo restando che purtroppo niente e nessuno mi dà la garanzia al 100% di non imbattermi nel pazzo furibondo e scatenato (per il che spero di no) diciamo che se qualcosa mi stona, sono abbastanza "vecchia", impegnata e disillusa (se vogliamo) da salutare bellamente il tipo. Non per questo, vedo gli altri come "mostri".
Visto che si parla di violenza, e che ho visto che tanti son curiosi delle "dinamiche", e persino del "patologico".
Mio marito è risultato uno che vede gli altri come "mostri". Tanto per dire
Si curerà, se ed in quanto necessario. Farò il possibile per tutelare mio figlio.
Ma di sicuro quella non è roba mia. Né roba che mi interessa. E non me ne voglio occupare di certo. Se ne andasse lui dallo psichiatra, che io peraltro ho già dato. Cosa me ne frega, a me, di capire tutta la dinamica?
Approfitto per rispondere (in parte solo) ad @ipazia : ciò che mi ha fatto non credo sia "perdonabile". Da persona a persona, intendo. Se non avessimo un figlio in comune. Ma l'ho perdonato, nella misura in cui ho capito che è utile a mio figlio. Tutto qui![]()
Ti ringrazio@ipazia: Non quoto per motivi di spazio. Puntualizzo che il perdono nella religione cristiana assomiglia molto di più ad un "ravvedimento operoso" piutosto che ad una incombenza da trasferire dentro un confessionale. E' il sentire comune, ignorante fino all' osso dei principi filosofici che lo hanno governato per due millenni a infarcirlo di un buonismo e di un semplicismo che appunto è merce per sempliciotti che leggono i giornali di rotocalco o guardano i telegionali dove il giornalista minus habens chiede alla vittima di una qualche violenza, con ancora sul viso i lividi, se sia disposta a perdonare. Oggi come oggi si parla sempre di perdono concesso, guarda caso, mai di quello -cercato- che per l'appunto è la cosa più importante e si chiama volontà di riconciliazione... con la propria interiorità prima di tutto e dunque mai da svalutare a semplice merce concessa o richiesta.___Questo solo per puntualizzare la faccenda del perdono, che secondo me è importante nella nostra società almeno quanto gli unicorni rosa che sembrano nell'accezione corrente persino spiegare certi delitti che assomigliano più che altro ad un sacrificio umano fatto in nome e sull'altare di un nuovo idolo moderno chiamato genericamente -amore- ma che è il travestimento di altre umane passioni e idoli, primo tra tutti l'egoismo.
So che "convincerti" che certe cose, in me, sono esattamente al contrario di quello che hai scritto, sarebbe impossibile. Posso solo testimoniarti che mi trovo un cuore nuovo, e che "per dono" a mio figlio ci ho messo una pietra sopra. Non so se sia "perdono", tecnicamente, o altro. Io ti posso dire che sto bene. Abbastanza bene (pure se in apneaIl perdono è libero da utilità.
Come dice l'etimologia è un donare per. (ed è qui il per se stessi)
Quel che si dona è lo scioglimento dalla colpa.
Non hai perdonato.
Hai semplicemente messo via, per giusto interesse, quel che è stato e sei andata oltre.
Se devo essere sincera, di rabbia fra le righe se ne legge. Nei confronti di lui.
Come si legge il tuo governarla.
Ma traspare.
Anche per come tieni distanza da tutto ciò che in un qualche modo te lo può richiamare.
E ci sta tutto.
Elaborare la violenza, una qualsiasi forma di violenza, non è roba breve.
E men che meno è una azione di volontà o necessarietà.
E' un percorso.
Che non si conclude con una liberazione.
Ma con il ri-conoscimento e la ri-conciliazione con qulle parti di sè che hanno vissuto e soffrono (nel loro tempo e nel loro spazio) ciò che si è subito.
Pensare di lasciar fuori dalla valigia quella sè del passato è decidere di lasciar indietro parti di sè.
Ossia decidere di amputarsi pezzi costituenti.
Che se si è in una tagliola ci si può amputare un braccio per liberarsi.
Ma non ci si può amputare il cuore.
Lo si cura, il cuore.
E lo si tiene, anche se malridotto.
E quando il cuore non è quello fisico, neanche il miglior chirurgo può fare un trapianto.
Ce lo si tiene così.
Ma sono percorsi.
Ognuno il suo.
Io ti auguro calma e pace. In te.![]()
Non mi devi convincere di nulla.So che "convincerti" che certe cose, in me, sono esattamente al contrario di quello che hai scritto, sarebbe impossibile. Posso solo testimoniarti che mi trovo un cuore nuovo, e che "per dono" a mio figlio ci ho messo una pietra sopra. Non so se sia "perdono", tecnicamente, o altro. Io ti posso dire che sto bene. Abbastanza bene (pure se in apnea.... per il che, comprensibile....
) ne esco anche a livello di CTU. E davanti non è che mi appaia una vita grama, eh
![]()
Può essere il grassetto.Non mi devi convincere di nulla.
E' roba che riguarda te. Parlarne non serve per dimostrare o che altro.
Parlarne è utile solo alla comprensione.
Ma poi ognuno si ritrova solo con se stesso.
Il perdono è un percorso interiore. E' una riconciliazione prima di tutto con se stessi. Ri-appropriarsi, ri-conoscersi.
EDIT: e ri-conoscersi è ri-cucire gli strappi, la violenza rompe, strappa. Ri-cucire gli strappi e ri-conoscere la nuova sè che ne discende. E anche questo è un percorso, non una azione singola e che si conclude in se stessa.
Condizione essenziale (ri-conoscersi) per il donare poi all'esterno. (a rovescio, è un passare per l'altro perdendo parti di sè. Usare l'altro per cercare una pace che fuori non c'è, se non a momenti e dipendente dall'esterno).
Poi si sceglie se donarla o meno.
Io per esempio ho scelto che non la dono al mio violentatore. (e quindi non lo perdono. Lui, in fondo, non ha chiesto il mio perdono e non ha fatto nulla per dimostrarmi di esserne degno, nel senso di essere capace di averne cura).
La sto donando però a chi mi circonda e che ritengo degno e capace di averne cura. E' un mio dono. Perchè io ho subito. E parte del mio potere riguarda la decisione del "a chi" donare.
Quindi no, non è perdono, quello di cui parli.
Hai semplicemente scelto la via affinchè tuo figlio possa avere il meglio in questa vostra realtà.
E il dono è semmai per tuo figlio.
Una madre riconciliata con se stessa. E in pace col mondo. Anche quello che l'ha abusata.
Io non sono da convincere.
Ma le parole hanno significati.
E se i significati non sono condivisi, in effetti, non resta che parlare del tempo.
Alla fine è solo una selezione degli interlocutori e dei livelli di comunanza.
Certo che è roba tua.Può essere il grassetto.
E sicuramente il dono è per mio figlio.
Non è che "devo" convincerti: chiaro che è una cosa mia.
Quello che ti posso dire, è che in tutto questo ho ricominciato anche a pregare.
Il resto, per davvero, è roba mia.
Spiace molto anche a meSono in pace pure io.
Ma mi spiace, davvero, che sia "passato" il messaggio che "chissenefrega della dinamica" equivalga ad una mancata (anche solo volontà di) "comprensione" della violenza. Non credo che per me sia così. Comunque liberi tutti, anche in coppia, di mettere all'ordine del giorno le discussioni che si ritengono più interessanti. Io qualche problema a parlare di violenza, in passato, ce l'ho pure avuto. Ma insomma.... Diciamo che subirne (fisica, psicologica e pure sessuale) tutta insieme, mentre sei in un (pur lucido) stato di psicosi, non è il massimo della vita. Non ho problemi a dirlo, di sicuro non è il "biglietto da visita" con cui mi farei presenterei ad una persona. E se quella persona volesse quotidianamente disquisire con me di violenza, si troverebbe a mal partito. Tutto qui. Povero lui in primis. E povera me, in secundis. E se la "scusa" fosse quella di "comprendere" (e quindi evitare) la violenza nella dinamica della nuova coppia... quindi in un contesto decisamente meno "patologico".... non mi andrebbe bene lo stesso. Permetti che alla fine mi possa essere bastato, e che quello a cui mi riferisco io non sarebbe il rifiuto ad una comprensione, bensì l'averne le palle piene, e il desiderio di passare con un altro momenti decisamente più belli? Poi non è un problema.... Come vedi ne parlo qui (credo sia utile portare un po' di testimonianza in punto). Ne parlo anche con amiche e amici. Una volta infranto il "tabù" della parola, il resto vien da sé. Ma non mi metterei mai con uno chiedendogli che la nostra relazione sia per così dire "specchio" di dinamiche violente. Anche solo per esserne avvisaglia, e quindi "farmaco". Userei i miei, di campanelli. Non mi interessa il resto, e lo ripeto serenamente.
Mi spiace (ripeto) solo che sia passato il messaggio della "mancata comprensione", comunque alla fine è più che giusto che ognuno si tenga le proprie idee. In un forum, poi, finché sono nei confini di civiltà, ci mancherebbe altro. E ci mancherebbe altro che uno non possa parlare con chi ama delle cose che vuole condividere, e che evidentemente all'altro interessa portare in coppia.
In questo senso, forse molto banalmente, dicevo che a me interessa un'altra parte della relazione di coppia. Quella non già spensierata di "finché la barca va" (peraltro, la mia realtà attuale comunque non la vedo come una realtà da cui fuggire), ma quella che nel contesto dei pensieri (tutti bei presenti e, per così dire, primari) inserisce dei momenti senz'altro (per me) più appaganti del chiedersi se "ci stiamo a fare una qualche violenza, anche embrionale?".
Fermo restando che purtroppo niente e nessuno mi dà la garanzia al 100% di non imbattermi nel pazzo furibondo e scatenato (per il che spero di no) diciamo che se qualcosa mi stona, sono abbastanza "vecchia", impegnata e disillusa (se vogliamo) da salutare bellamente il tipo. Non per questo, vedo gli altri come "mostri".
Visto che si parla di violenza, e che ho visto che tanti son curiosi delle "dinamiche", e persino del "patologico".
Mio marito è risultato uno che vede gli altri come "mostri". Tanto per dire
Si curerà, se ed in quanto necessario. Farò il possibile per tutelare mio figlio.
Ma di sicuro quella non è roba mia. Né roba che mi interessa. E non me ne voglio occupare di certo. Se ne andasse lui dallo psichiatra, che io peraltro ho già dato. Cosa me ne frega, a me, di capire tutta la dinamica?
Approfitto per rispondere (in parte solo) ad @ipazia : ciò che mi ha fatto non credo sia "perdonabile". Da persona a persona, intendo. Se non avessimo un figlio in comune. Ma l'ho perdonato, nella misura in cui ho capito che è utile a mio figlio. Tutto qui![]()
Meno male che mi hai fatto sorridere in questo elogio della oppressione e della violenza. :mexican:Heil !---------------- Capito donne? zitte e mosca.)))
Purtroppo la propaganda lava i cervelli: mica solo quella fascista o comunista, anche quella democratica.
Nelle famiglie qualcuno ha deciso che si comanda...in due! Uomo e donna alla pari!
Trovatemi un'istituzione umana dove comandano due persone.
Spiace molto anche a me
Per la impossibilità a comunicare proficuamente (ampiamente prevedibile e che già stamattina avevo anticipato)
E anche per il messaggio sull'amore da parte mia, secondo cui io ipoteticamente innamorato oggi di una donna, passassi giornate a parlar di referti di PS, traumi cranici, occhi neri e costole fratturate
Non sarebbe esattamente così.. ma tant'è
È giusto che ognuno si formi liberamente i propri immaginari
Spiegare meglio non riesco, e anche questa, volendo, è una forma della solitudine
Questo è un 3d di violenza, io cerco di parlar di violenza
Non ho molto da aggiungere, se non ribadire quanto scritto in giornata.
Io faccio Terence Hill :rotfl:
Guarda che un tempo gli episodi di violenza all'interno delle famiglie erano molti di più.Io mi riferivo alla famiglia, con figli o non figli poco importa.
Ovvio che il fidanzamento è l'anticamera della relazione coniugale.
Ed è ovvio che se c'è disaccordo, si va al conflitto, visto che nessuno dei due può, in teoria, prendere la decisione finale.
Conseguenza fisiologica: i matrimoni esplodono.
Conseguenza patologica: subentra la violenza, fisica e psicologica.
Se subentra lo scontro fisico, in 90 casi su 100, soccombe la donna.
Perché ci sono anche casi diversi di maschicidio, tipo questo: http://www.ansa.it/friuliveneziagiu...lie_41b89e80-a86c-47e0-a67b-50bb551a25b7.html
Si vuol far passare l'idea che il "maschio" sia malato di violenza. In realtà è questa società che suscita violenza e non dà i mezzi per contenerla: a tutti i livelli.
Ma non è questione di minoranze, è il tema del 3d..Tanto per dire, certe "dinamiche" le ho vissute, e compartecipate. Ripercorrerle mi è assolutamente inutile.
Ma come vedi, sto in minoranza, perché in tanti ne sono assolutamente interessati. Oltre a te e ad ipazia, c'è sicuramente irrisoluto, e persino quel "materialone" di orbis tertius
Io ho visto cosa è uscito da certe "menti", e personalmente (chiedo scusa se lo dico) sono rimasta allibita. Ho trovato abbastanza inquietante anche il fatto che tu abbia detto che "la luce che irradia il tuo amore illumina anche tutte le dinamiche violente". Una roba così. Per me, inquietante proprio, ma sul serio.
Ma non ho mai detto che con chi ami parli ogni giorno di referti di PS. Ho detto che - IO PERSONALMENTE (quindi parlo per me) vorrei essere illuminata su altri aspetti. E parlare "praticamente ogni giorno" (lo hai scritto tu) di ben altra roba.
Il tema del 3d erano i campanelli di allarme. Quelli che "suonano" dalle nostre viscereMa non è questione di minoranze, è il tema del 3d..
Se si apre un 3d di ristoranti parlerò di ristoranti (se ne ho piacere)
Quanto all'amore, io sono un fan sfegatato dell'amore, un ULTRA' dell'amore (è notorio)
E finché avrò desiderio di innamorarmi starò bene con me e con gli altri
Per me l'amore è luce piena, perché quando sono innamorato amo (provare a) far luce su me e sull'altra.
A partire dalla violenza, per finire alla sessualità passando per tutto ciò che vuoi
L'amore dell'ombra, quello che non parla, quello che dice:
"Ti amo, non c'è nulla da dire, andiamo al ristorante"
Quel tipo di amore, quello che tace e toglie luce (per me) non mi interessa
Poi.. si sa, tutto ha termine, e arriva il momento che le luci inizino a spegnersi
E a quel punto io levo le tende prima che arrivi il buio pesto
Il buio mi interessa in altri contesti![]()
Capisco la luce a cui ti riferisci, e parlo dell’amore..Il tema del 3d erano i campanelli di allarme. Quelli che "suonano" dalle nostre viscere
L'interesse invece è andato verso tutt'altro, secondo me. Ed è un altro che non mi interessa, perché porta (come ha osservato Brunetta, che ha aperto il 3d) verso un "elogio della violenza". Proprio attraverso le "dinamiche". Sperimentato in prima persona. Dannoso parlarne facendone chiacchiere da bar. Se ne può parlare, sotto la guida di un professionista. Questo per dirla tutta.
Poi possiamo pure andare dietro al fatto che "se ti ho mollato un pugno", è perché "me lo hai tirato fuori".
A chi è già al vortice della violenza, suggerisco anzitutto (se gli è possibile) di farsi aiutare. In secondo luogo, di "depotenziare" (roba che facevo anche tramite palle belle e buone... con alterni risultati).
Ma soprattutto di fuggire.
E di ascoltare i propri campanelli.
Punto, ribadisco, e accapo per chi la pensa (in maniera del tutto legittima) diversamente da me.
PS. Invidio per davvero la tua capacità di "illuminarti" per amore. Ma forse non è che parliamo di cose poi così diverse, ma solo di contingenze e situazioni.
Io lo posso vivere alla luce del sole, anche al ristorante. Tu magari un po' meno. Non è una "colpa" e neppure una "frecciata". E' pura realtà. Come io non riuscirei proprio a parlare di amore (non quello amicale, o filiale.... o quel che vuoi) stando sposata a una persona. Non lo ho fatto neppure per "fuggire" dalla violenza, fampò te, cosa penso dell'amore.
Trovo molto saggio ciò che dici comunque a proposito di quando si spegne: filar via alla velocità della luce, è la scelta decisamente migliore. Violenza o non violenza, Che (per me) il bello del buio è effettivamente quello che dici tu, e il bello della luce è potersi relazionare... alla luce. Questo per me. Capisco che la luce possa essere altro (e non è una critica, giuro).
Elogio dell'oppressione e della violenza?Meno male che mi hai fatto sorridere in questo elogio della oppressione e della violenza. :mexican: