Segnali di pericolo

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
eppure esiste semplicemente il perdono che ha il valore della ritrovata serenità, alleggerimento dal rancore , senza letture recondite così giudicanti (che arrivano quasi sempre da chi tuona contro i giudizi).
ci mancherebbe tu fossi obbligata a perdonare i tuoi violentatori, ma se esiste chi lo fa deve essere ben libera di farlo senza che si possa darle dell'ipocrita arrogante .mi auguro.
poi tutto il resto del discorso , secondo me ha solo senso dal punto di vista dello sterile esercizio di riflessione vuoto a rendere .
ai fini della sostanza il concetto qual è?
Vedi, io adesso potrei accettare la provocazione e farmi portare dalla provocazione ad una reazione.

Usi spesso la provocazione, per poi ritirarti come niente fosse accaduto. Ho il dubbio che tu non ti renda conto di usare uno stile provocatorio. Ma non ne sono certa. Tu cosa ne pensi? :)

Negli sterili esercizi di analisi questo viene definito uno stile passivo aggressivo.
Se questo stile si incontra con uno stile aggressivo attivo, ne esce una cosa interessantissima.

Che è uno dei precursori della dinamica vittima carnefice.

I manuali indica come miglior tattica nei confronti di atteggiamenti passivo aggressivi lo svelamento del tentativo (più o meno consapevole, e spesso non solo è inconsapevole ma quando lo si fa notare di persona la prima risposta è "chiiii? Iooooo???") di attivare la dinamica. Svelare la modalità della provocazione porta al suo depotenziamento.
Se c'è consensualità, ovverossia disponibilità da entrambe le parti, si può allora iniziare a comunicare in maniera funzionale. E quindi darsi qualche possibilità di comprensione reciproca.

Se l'aggressivo passivo è consapevole di se stesso, si sa discutere e sa andare a cercare i nodi che lo portano ad utilizzare una modalità comunicativa di questo tipo.
Questa è una modalità subdola, poichè mascherata e spesso nascosta dietro le buone maniere.
Ed è subdola innanzitutto per chi la agisce, poichè apparentemente non c'è attacco. E più complessa da riconoscere. In se stessi.

Un aggressivo diretto per un po' ti manda a fare in culo, se poi gli stai troppo sotto o lo vai a toccare in punti nevralgici spacca qualche piatto e qualche bicchiere, se tocchi di nuovo 'è la tensione del passaggio all'agito, una aggressione fisica.

Se è un aggressivo consapevole di sè, si ferma. Non ti manda a fare in culo. Lavora su stesso per contenere, tenta di svelare la dinamica. Esce di casa. Prende aria e fiato. Per dire. E fondamentalmente lavora sui nodi della rabbia.
Se non lo è, la probabilità che passi all'aggressione verbale e poi a quella fisica quando si finisce in escalation si innalza. Ed è esattamente l'escaltion che ad un certo punto "porta" le dinamiche in agito.
(pensa che nei numeri che citi, nella loro descrizione completa come indicatori di un fenomeno ben più complesso del dato numerico, gli studiosi stanno analizzando esattamente questo tipo di dinamiche comunicative).

L'aggressività diretta è per certi versi più riconoscibile anche da chi la agisce. E' visibile. L'esplosione verbale la si vede. Come è evidente il piatto rotto, oppure lo sberlone. Che sia più visibile, non indica una maggior facilità di gestione rispetto alla gestione della modalità passiva. Sono complesse entrambe. Da sciogliere.

Questo semplificando e non facendola troppo lunga. :)






Quanto al perdono, nel senso cristiano, semplificando e non andando a vedere la storia del perdono in ambito cattolico (che è piuttosto lunga ed è iniziata come un rapporto con dio e non fra uomo e uomo) si perdonano le colpe.

Un violentatore non ha colpe.

E' un individuo che per le sue dinamiche di cui è responsabile - sia nella loro cura sia nella loro non cura - ha agito una azione.
Quindi non ho nulla da perdonare. Nessuna colpa da assolvere. E nemmeno nessun peccato.

Ho fatto riferimento al perdono di me stessa, perchè io mi sono sentita in colpa, invece. Portatrice della colpa delle azioni dell'altro.
E il mio percorso interiore è stato andare a prendermi dentro e "liberarmi, sciogliermi" (questa l'accezione del perdono, liberare, sciogliere dalla colpa) accettando me nell'evento.

Pensa che per gli ebrei un uomo per essere perdonato ha da recarsi a chiedere perdono per tre volte, prima di poter essere perdonato. Ed certe azioni non vengono perdonate neppure da dio. Per esempio l'omicidio.

La mercificazione dei significati originari porta al perdono a cui ho fatto riferimento. Che ribadisco essere un pietismo che fa male innanzitutto a chi lo attua in quei termini.

E che viene usato, purtroppo, a volte anche dalle vittime, come via alternativa all'affrontare la via dell'accettazione profonda dello stupro.
E questo crea loro rigidità, fissazione della lesione e del trauma e sulla lunga distanza crea non pochi problemi, relazionali.

E' un purtroppo triste il mio.
 
Ultima modifica:

Foglia

utente viva e vegeta
Infatti, solo che abbiamo diversa percezione di quando è conclamata.
Mentre per te più o meno è conclamata quando ci sono i campanelli d'allarme di cui al post di apertura, per me PUÒ essere conclamata già da molto prima

E per me è una cosa normale, perché come ho già scritto, più o meno la violenza circola in forma NON fisica, praticamente in ogni coppia

Quindi il riferimento era pienamente condiviso (chissenefrega) con la differenza che

1 quando vedi la "materializzazione della violenza in gestualità fisica = chissenefrega della dinamica

2 quando questa materializzazione non la vedi = chissenefrega di parlare di violenza, parliamo di ristoranti

Morale: stiamo perdendo tempo :)

E io sono in pace con tutti
Sono in pace pure io.

Ma mi spiace, davvero, che sia "passato" il messaggio che "chissenefrega della dinamica" equivalga ad una mancata (anche solo volontà di) "comprensione" della violenza. Non credo che per me sia così. Comunque liberi tutti, anche in coppia, di mettere all'ordine del giorno le discussioni che si ritengono più interessanti. Io qualche problema a parlare di violenza, in passato, ce l'ho pure avuto. Ma insomma.... Diciamo che subirne (fisica, psicologica e pure sessuale) tutta insieme, mentre sei in un (pur lucido) stato di psicosi, non è il massimo della vita. Non ho problemi a dirlo, di sicuro non è il "biglietto da visita" con cui mi farei presenterei ad una persona. E se quella persona volesse quotidianamente disquisire con me di violenza, si troverebbe a mal partito. Tutto qui. Povero lui in primis. E povera me, in secundis :). E se la "scusa" fosse quella di "comprendere" (e quindi evitare) la violenza nella dinamica della nuova coppia... quindi in un contesto decisamente meno "patologico".... non mi andrebbe bene lo stesso. Permetti che alla fine mi possa essere bastato, e che quello a cui mi riferisco io non sarebbe il rifiuto ad una comprensione, bensì l'averne le palle piene, e il desiderio di passare con un altro momenti decisamente più belli? Poi non è un problema.... Come vedi ne parlo qui (credo sia utile portare un po' di testimonianza in punto). Ne parlo anche con amiche e amici. Una volta infranto il "tabù" della parola, il resto vien da sé. Ma non mi metterei mai con uno chiedendogli che la nostra relazione sia per così dire "specchio" di dinamiche violente. Anche solo per esserne avvisaglia, e quindi "farmaco". Userei i miei, di campanelli. Non mi interessa il resto, e lo ripeto serenamente.

Mi spiace (ripeto) solo che sia passato il messaggio della "mancata comprensione", comunque alla fine è più che giusto che ognuno si tenga le proprie idee. In un forum, poi, finché sono nei confini di civiltà, ci mancherebbe altro :). E ci mancherebbe altro che uno non possa parlare con chi ama delle cose che vuole condividere, e che evidentemente all'altro interessa portare in coppia.

In questo senso, forse molto banalmente, dicevo che a me interessa un'altra parte della relazione di coppia. Quella non già spensierata di "finché la barca va" (peraltro, la mia realtà attuale comunque non la vedo come una realtà da cui fuggire), ma quella che nel contesto dei pensieri (tutti bei presenti e, per così dire, primari) inserisce dei momenti senz'altro (per me) più appaganti del chiedersi se "ci stiamo a fare una qualche violenza, anche embrionale?".

Fermo restando che purtroppo niente e nessuno mi dà la garanzia al 100% di non imbattermi nel pazzo furibondo e scatenato (per il che spero di no) diciamo che se qualcosa mi stona, sono abbastanza "vecchia", impegnata e disillusa (se vogliamo) da salutare bellamente il tipo. Non per questo, vedo gli altri come "mostri".

Visto che si parla di violenza, e che ho visto che tanti son curiosi delle "dinamiche", e persino del "patologico".
Mio marito è risultato uno che vede gli altri come "mostri". Tanto per dire :)
Si curerà, se ed in quanto necessario. Farò il possibile per tutelare mio figlio.
Ma di sicuro quella non è roba mia. Né roba che mi interessa. E non me ne voglio occupare di certo. Se ne andasse lui dallo psichiatra, che io peraltro ho già dato. Cosa me ne frega, a me, di capire tutta la dinamica?

Approfitto per rispondere (in parte solo) ad @ipazia : ciò che mi ha fatto non credo sia "perdonabile". Da persona a persona, intendo. Se non avessimo un figlio in comune. Ma l'ho perdonato, nella misura in cui ho capito che è utile a mio figlio. Tutto qui :)
 
Ultima modifica:

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Sono in pace pure io.

Ma mi spiace, davvero, che sia "passato" il messaggio che "chissenefrega della dinamica" equivalga ad una mancata (anche solo volontà di) "comprensione" della violenza. Non credo che per me sia così. Comunque liberi tutti, anche in coppia, di mettere all'ordine del giorno le discussioni che si ritengono più interessanti. Io qualche problema a parlare di violenza, in passato, ce l'ho pure avuto. Ma insomma.... Diciamo che subirne (fisica, psicologica e pure sessuale) tutta insieme, mentre sei in un (pur lucido) stato di psicosi, non è il massimo della vita. Non ho problemi a dirlo, di sicuro non è il "biglietto da visita" con cui mi farei presenterei ad una persona. E se quella persona volesse quotidianamente disquisire con me di violenza, si troverebbe a mal partito. Tutto qui. Povero lui in primis. E povera me, in secundis :). E se la "scusa" fosse quella di "comprendere" (e quindi evitare) la violenza nella dinamica della nuova coppia... quindi in un contesto decisamente meno "patologico".... non mi andrebbe bene lo stesso. Permetti che alla fine mi possa essere bastato, e che quello a cui mi riferisco io non sarebbe il rifiuto ad una comprensione, bensì l'averne le palle piene, e il desiderio di passare con un altro momenti decisamente più belli? Poi non è un problema.... Come vedi ne parlo qui (credo sia utile portare un po' di testimonianza in punto). Ne parlo anche con amiche e amici. Una volta infranto il "tabù" della parola, il resto vien da sé. Ma non mi metterei mai con uno chiedendogli che la nostra relazione sia per così dire "specchio" di dinamiche violente. Anche solo per esserne avvisaglia, e quindi "farmaco". Userei i miei, di campanelli. Non mi interessa il resto, e lo ripeto serenamente.

Mi spiace (ripeto) solo che sia passato il messaggio della "mancata comprensione", comunque alla fine è più che giusto che ognuno si tenga le proprie idee. In un forum, poi, finché sono nei confini di civiltà, ci mancherebbe altro :). E ci mancherebbe altro che uno non possa parlare con chi ama delle cose che vuole condividere, e che evidentemente all'altro interessa portare in coppia.

In questo senso, forse molto banalmente, dicevo che a me interessa un'altra parte della relazione di coppia. Quella non già spensierata di "finché la barca va" (peraltro, la mia realtà attuale comunque non la vedo come una realtà da cui fuggire), ma quella che nel contesto dei pensieri (tutti bei presenti e, per così dire, primari) inserisce dei momenti senz'altro (per me) più appaganti del chiedersi se "ci stiamo a fare una qualche violenza, anche embrionale?".

Fermo restando che purtroppo niente e nessuno mi dà la garanzia al 100% di non imbattermi nel pazzo furibondo e scatenato (per il che spero di no) diciamo che se qualcosa mi stona, sono abbastanza "vecchia", impegnata e disillusa (se vogliamo) da salutare bellamente il tipo. Non per questo, vedo gli altri come "mostri".

Visto che si parla di violenza, e che ho visto che tanti son curiosi delle "dinamiche", e persino del "patologico".
Mio marito è risultato uno che vede gli altri come "mostri". Tanto per dire :)
Si curerà, se ed in quanto necessario. Farò il possibile per tutelare mio figlio.
Ma di sicuro quella non è roba mia. Né roba che mi interessa. E non me ne voglio occupare di certo. Se ne andasse lui dallo psichiatra, che io peraltro ho già dato. Cosa me ne frega, a me, di capire tutta la dinamica?

Approfitto per rispondere (in parte solo) ad @ipazia : ciò che mi ha fatto non credo sia "perdonabile". Da persona a persona, intendo. Se non avessimo un figlio in comune. Ma l'ho perdonato, nella misura in cui ho capito che è utile a mio figlio. Tutto qui :)
Il perdono è libero da utilità.

Come dice l'etimologia è un donare per. (ed è qui il per se stessi)
Quel che si dona è lo scioglimento dalla colpa.

Non hai perdonato.
Hai semplicemente messo via, per giusto interesse, quel che è stato e sei andata oltre.

Se devo essere sincera, di rabbia fra le righe se ne legge. Nei confronti di lui.
Come si legge il tuo governarla.
Ma traspare.

Anche per come tieni distanza da tutto ciò che in un qualche modo te lo può richiamare.
E ci sta tutto.

Elaborare la violenza, una qualsiasi forma di violenza, non è roba breve.
E men che meno è una azione di volontà o necessarietà.

E' un percorso.
Che non si conclude con una liberazione.
Ma con il ri-conoscimento e la ri-conciliazione con qulle parti di sè che hanno vissuto e soffrono (nel loro tempo e nel loro spazio) ciò che si è subito.

Pensare di lasciar fuori dalla valigia quella sè del passato è decidere di lasciar indietro parti di sè.
Ossia decidere di amputarsi pezzi costituenti.

Che se si è in una tagliola ci si può amputare un braccio per liberarsi.
Ma non ci si può amputare il cuore.

Lo si cura, il cuore.
E lo si tiene, anche se malridotto.

E quando il cuore non è quello fisico, neanche il miglior chirurgo può fare un trapianto.
Ce lo si tiene così.

Ma sono percorsi.
Ognuno il suo.

Io ti auguro calma e pace. In te. :)
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
@ipazia: Non quoto per motivi di spazio. Puntualizzo che il perdono nella religione cristiana assomiglia molto di più ad un "ravvedimento operoso" piutosto che ad una incombenza da trasferire dentro un confessionale. E' il sentire comune, ignorante fino all' osso dei principi filosofici che lo hanno governato per due millenni a infarcirlo di un buonismo e di un semplicismo che appunto è merce per sempliciotti che leggono i giornali di rotocalco o guardano i telegionali dove il giornalista minus habens chiede alla vittima di una qualche violenza, con ancora sul viso i lividi, se sia disposta a perdonare. Oggi come oggi si parla sempre di perdono concesso, guarda caso, mai di quello -cercato- che per l'appunto è la cosa più importante e si chiama volontà di riconciliazione... con la propria interiorità prima di tutto e dunque mai da svalutare a semplice merce concessa o richiesta.___Questo solo per puntualizzare la faccenda del perdono, che secondo me è importante nella nostra società almeno quanto gli unicorni rosa che sembrano nell'accezione corrente persino spiegare certi delitti che assomigliano più che altro ad un sacrificio umano fatto in nome e sull'altare di un nuovo idolo moderno chiamato genericamente -amore- ma che è il travestimento di altre umane passioni e idoli, primo tra tutti l'egoismo.
Ti ringrazio :)

Concordo con ogni parola e ancor di più sui significati, anche quelli fra le parole.

In particolare i grassetti.
Grazie.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Il perdono è libero da utilità.

Come dice l'etimologia è un donare per. (ed è qui il per se stessi)
Quel che si dona è lo scioglimento dalla colpa.

Non hai perdonato.
Hai semplicemente messo via, per giusto interesse, quel che è stato e sei andata oltre.

Se devo essere sincera, di rabbia fra le righe se ne legge. Nei confronti di lui.
Come si legge il tuo governarla.
Ma traspare.

Anche per come tieni distanza da tutto ciò che in un qualche modo te lo può richiamare.
E ci sta tutto.

Elaborare la violenza, una qualsiasi forma di violenza, non è roba breve.
E men che meno è una azione di volontà o necessarietà.

E' un percorso.
Che non si conclude con una liberazione.
Ma con il ri-conoscimento e la ri-conciliazione con qulle parti di sè che hanno vissuto e soffrono (nel loro tempo e nel loro spazio) ciò che si è subito.

Pensare di lasciar fuori dalla valigia quella sè del passato è decidere di lasciar indietro parti di sè.
Ossia decidere di amputarsi pezzi costituenti.

Che se si è in una tagliola ci si può amputare un braccio per liberarsi.
Ma non ci si può amputare il cuore.

Lo si cura, il cuore.
E lo si tiene, anche se malridotto.

E quando il cuore non è quello fisico, neanche il miglior chirurgo può fare un trapianto.
Ce lo si tiene così.

Ma sono percorsi.
Ognuno il suo.

Io ti auguro calma e pace. In te. :)
So che "convincerti" che certe cose, in me, sono esattamente al contrario di quello che hai scritto, sarebbe impossibile. Posso solo testimoniarti che mi trovo un cuore nuovo, e che "per dono" a mio figlio ci ho messo una pietra sopra. Non so se sia "perdono", tecnicamente, o altro. Io ti posso dire che sto bene. Abbastanza bene (pure se in apnea :p.... per il che, comprensibile.... ;) ) ne esco anche a livello di CTU. E davanti non è che mi appaia una vita grama, eh :)
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
So che "convincerti" che certe cose, in me, sono esattamente al contrario di quello che hai scritto, sarebbe impossibile. Posso solo testimoniarti che mi trovo un cuore nuovo, e che "per dono" a mio figlio ci ho messo una pietra sopra. Non so se sia "perdono", tecnicamente, o altro. Io ti posso dire che sto bene. Abbastanza bene (pure se in apnea :p.... per il che, comprensibile.... ;) ) ne esco anche a livello di CTU. E davanti non è che mi appaia una vita grama, eh :)
Non mi devi convincere di nulla. :)

E' roba che riguarda te. Parlarne non serve per dimostrare o che altro.
Parlarne è utile solo alla comprensione.

Ma poi ognuno si ritrova solo con se stesso.

Il perdono è un percorso interiore. E' una riconciliazione prima di tutto con se stessi. Ri-appropriarsi, ri-conoscersi.

EDIT: e ri-conoscersi è ri-cucire gli strappi, la violenza rompe, strappa. Ri-cucire gli strappi e ri-conoscere la nuova sè che ne discende. E anche questo è un percorso, non una azione singola e che si conclude in se stessa.

Condizione essenziale (ri-conoscersi) per il donare poi all'esterno. (a rovescio, è un passare per l'altro perdendo parti di sè. Usare l'altro per cercare una pace che fuori non c'è, se non a momenti e dipendente dall'esterno).

Poi si sceglie se donarla o meno.
Io per esempio ho scelto che non la dono al mio violentatore. (e quindi non lo perdono. Lui, in fondo, non ha chiesto il mio perdono e non ha fatto nulla per dimostrarmi di esserne degno, nel senso di essere capace di averne cura).

La sto donando però a chi mi circonda e che ritengo degno e capace di averne cura. E' un mio dono. Perchè io ho subito. E parte del mio potere riguarda la decisione del "a chi" donare.


Quindi no, non è perdono, quello di cui parli.
Hai semplicemente scelto la via affinchè tuo figlio possa avere il meglio in questa vostra realtà.
E il dono è semmai per tuo figlio. :)
Una madre riconciliata con se stessa. E in pace col mondo. Anche quello che l'ha abusata.

Io non sono da convincere.
Ma le parole hanno significati.

E se i significati non sono condivisi, in effetti, non resta che parlare del tempo.

Alla fine è solo una selezione degli interlocutori e dei livelli di comunanza.
 
Ultima modifica:

Foglia

utente viva e vegeta
Non mi devi convincere di nulla. :)

E' roba che riguarda te. Parlarne non serve per dimostrare o che altro.
Parlarne è utile solo alla comprensione.

Ma poi ognuno si ritrova solo con se stesso.

Il perdono è un percorso interiore. E' una riconciliazione prima di tutto con se stessi. Ri-appropriarsi, ri-conoscersi.

EDIT: e ri-conoscersi è ri-cucire gli strappi, la violenza rompe, strappa. Ri-cucire gli strappi e ri-conoscere la nuova sè che ne discende. E anche questo è un percorso, non una azione singola e che si conclude in se stessa.

Condizione essenziale (ri-conoscersi) per il donare poi all'esterno. (a rovescio, è un passare per l'altro perdendo parti di sè. Usare l'altro per cercare una pace che fuori non c'è, se non a momenti e dipendente dall'esterno).

Poi si sceglie se donarla o meno.
Io per esempio ho scelto che non la dono al mio violentatore. (e quindi non lo perdono. Lui, in fondo, non ha chiesto il mio perdono e non ha fatto nulla per dimostrarmi di esserne degno, nel senso di essere capace di averne cura).

La sto donando però a chi mi circonda e che ritengo degno e capace di averne cura. E' un mio dono. Perchè io ho subito. E parte del mio potere riguarda la decisione del "a chi" donare.


Quindi no, non è perdono, quello di cui parli.
Hai semplicemente scelto la via affinchè tuo figlio possa avere il meglio in questa vostra realtà.
E il dono è semmai per tuo figlio. :)
Una madre riconciliata con se stessa. E in pace col mondo. Anche quello che l'ha abusata.

Io non sono da convincere.
Ma le parole hanno significati.

E se i significati non sono condivisi, in effetti, non resta che parlare del tempo.

Alla fine è solo una selezione degli interlocutori e dei livelli di comunanza.
Può essere il grassetto.

E sicuramente il dono è per mio figlio.

Non è che "devo" convincerti: chiaro che è una cosa mia.
Quello che ti posso dire, è che in tutto questo ho ricominciato anche a pregare.

Il resto, per davvero, è roba mia.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Può essere il grassetto.

E sicuramente il dono è per mio figlio.

Non è che "devo" convincerti: chiaro che è una cosa mia.
Quello che ti posso dire, è che in tutto questo ho ricominciato anche a pregare.

Il resto, per davvero, è roba mia.
Certo che è roba tua.

E, anche se tu volessi, nessuno potrebbe prenderla. :)

Il per-dono per tuo figlio a me sembra la cosa importante.

Il resto, prenderà forma.

Sulla preghiera non ti so dir niente.

Rispetto i riti e i culti.

Ma il dialogo di solito io ce l'ho con me.
Non mi è mai venuto spontaneo rivolgermi ad altre forze che non fosse la mia.

Quindi comprendo la preghiera, ma come dinamica ;):)
 

Skorpio

Utente di lunga data
Sono in pace pure io.

Ma mi spiace, davvero, che sia "passato" il messaggio che "chissenefrega della dinamica" equivalga ad una mancata (anche solo volontà di) "comprensione" della violenza. Non credo che per me sia così. Comunque liberi tutti, anche in coppia, di mettere all'ordine del giorno le discussioni che si ritengono più interessanti. Io qualche problema a parlare di violenza, in passato, ce l'ho pure avuto. Ma insomma.... Diciamo che subirne (fisica, psicologica e pure sessuale) tutta insieme, mentre sei in un (pur lucido) stato di psicosi, non è il massimo della vita. Non ho problemi a dirlo, di sicuro non è il "biglietto da visita" con cui mi farei presenterei ad una persona. E se quella persona volesse quotidianamente disquisire con me di violenza, si troverebbe a mal partito. Tutto qui. Povero lui in primis. E povera me, in secundis :). E se la "scusa" fosse quella di "comprendere" (e quindi evitare) la violenza nella dinamica della nuova coppia... quindi in un contesto decisamente meno "patologico".... non mi andrebbe bene lo stesso. Permetti che alla fine mi possa essere bastato, e che quello a cui mi riferisco io non sarebbe il rifiuto ad una comprensione, bensì l'averne le palle piene, e il desiderio di passare con un altro momenti decisamente più belli? Poi non è un problema.... Come vedi ne parlo qui (credo sia utile portare un po' di testimonianza in punto). Ne parlo anche con amiche e amici. Una volta infranto il "tabù" della parola, il resto vien da sé. Ma non mi metterei mai con uno chiedendogli che la nostra relazione sia per così dire "specchio" di dinamiche violente. Anche solo per esserne avvisaglia, e quindi "farmaco". Userei i miei, di campanelli. Non mi interessa il resto, e lo ripeto serenamente.

Mi spiace (ripeto) solo che sia passato il messaggio della "mancata comprensione", comunque alla fine è più che giusto che ognuno si tenga le proprie idee. In un forum, poi, finché sono nei confini di civiltà, ci mancherebbe altro :). E ci mancherebbe altro che uno non possa parlare con chi ama delle cose che vuole condividere, e che evidentemente all'altro interessa portare in coppia.

In questo senso, forse molto banalmente, dicevo che a me interessa un'altra parte della relazione di coppia. Quella non già spensierata di "finché la barca va" (peraltro, la mia realtà attuale comunque non la vedo come una realtà da cui fuggire), ma quella che nel contesto dei pensieri (tutti bei presenti e, per così dire, primari) inserisce dei momenti senz'altro (per me) più appaganti del chiedersi se "ci stiamo a fare una qualche violenza, anche embrionale?".

Fermo restando che purtroppo niente e nessuno mi dà la garanzia al 100% di non imbattermi nel pazzo furibondo e scatenato (per il che spero di no) diciamo che se qualcosa mi stona, sono abbastanza "vecchia", impegnata e disillusa (se vogliamo) da salutare bellamente il tipo. Non per questo, vedo gli altri come "mostri".

Visto che si parla di violenza, e che ho visto che tanti son curiosi delle "dinamiche", e persino del "patologico".
Mio marito è risultato uno che vede gli altri come "mostri". Tanto per dire :)
Si curerà, se ed in quanto necessario. Farò il possibile per tutelare mio figlio.
Ma di sicuro quella non è roba mia. Né roba che mi interessa. E non me ne voglio occupare di certo. Se ne andasse lui dallo psichiatra, che io peraltro ho già dato. Cosa me ne frega, a me, di capire tutta la dinamica?

Approfitto per rispondere (in parte solo) ad @ipazia : ciò che mi ha fatto non credo sia "perdonabile". Da persona a persona, intendo. Se non avessimo un figlio in comune. Ma l'ho perdonato, nella misura in cui ho capito che è utile a mio figlio. Tutto qui :)
Spiace molto anche a me

Per la impossibilità a comunicare proficuamente (ampiamente prevedibile e che già stamattina avevo anticipato)

E anche per il messaggio sull'amore da parte mia, secondo cui io ipoteticamente innamorato oggi di una donna, passassi giornate a parlar di referti di PS, traumi cranici, occhi neri e costole fratturate

Non sarebbe esattamente così.. ma tant'è

È giusto che ognuno si formi liberamente i propri immaginari

Spiegare meglio non riesco, e anche questa, volendo, è una forma della solitudine

Questo è un 3d di violenza, io cerco di parlar di violenza

Non ho molto da aggiungere, se non ribadire quanto scritto in giornata.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Heil !---------------- Capito donne? zitte e mosca.:))))
Meno male che mi hai fatto sorridere in questo elogio della oppressione e della violenza. :mexican:
 

Foglia

utente viva e vegeta
Spiace molto anche a me

Per la impossibilità a comunicare proficuamente (ampiamente prevedibile e che già stamattina avevo anticipato)

E anche per il messaggio sull'amore da parte mia, secondo cui io ipoteticamente innamorato oggi di una donna, passassi giornate a parlar di referti di PS, traumi cranici, occhi neri e costole fratturate

Non sarebbe esattamente così.. ma tant'è

È giusto che ognuno si formi liberamente i propri immaginari

Spiegare meglio non riesco, e anche questa, volendo, è una forma della solitudine

Questo è un 3d di violenza, io cerco di parlar di violenza

Non ho molto da aggiungere, se non ribadire quanto scritto in giornata.

E continui a non capire... Anzi, siamo probabilmente in due a non capirci :rolleyes:

Per te, la mia comprensione della violenza inizia con le botte. E prima delle botte, che si parli di ristoranti. E scusa..... ma non è così.
Tanto per dire, certe "dinamiche" le ho vissute, e compartecipate. Ripercorrerle mi è assolutamente inutile.

Ma come vedi, sto in minoranza, perché in tanti ne sono assolutamente interessati. Oltre a te e ad ipazia, c'è sicuramente irrisoluto, e persino quel "materialone" di orbis tertius :)

Io ho visto cosa è uscito da certe "menti", e personalmente (chiedo scusa se lo dico) sono rimasta allibita. Ho trovato abbastanza inquietante anche il fatto che tu abbia detto che "la luce che irradia il tuo amore illumina anche tutte le dinamiche violente". Una roba così. Per me, inquietante proprio, ma sul serio.
Ma non ho mai detto che con chi ami parli ogni giorno di referti di PS. Ho detto che - IO PERSONALMENTE (quindi parlo per me) vorrei essere illuminata su altri aspetti. E parlare "praticamente ogni giorno" (lo hai scritto tu) di ben altra roba.

Punto. Nessun "immaginario", che non sono pazza :D

Dopo di che è chiaro che sono assai sensibile al tema. Specialmente quando ho l'impressione (come in fin dei conti è normalissimo che avvenga in questo contesto) che se ne facciano un po' discorsi "da bar". Comunque, se qualcuno si mette a parlare di "dinamiche", io leggo, eh. Caso mai, se ho osservazioni, intervengo su quelli.
 

danny

Utente di lunga data
Io mi riferivo alla famiglia, con figli o non figli poco importa.
Ovvio che il fidanzamento è l'anticamera della relazione coniugale.
Ed è ovvio che se c'è disaccordo, si va al conflitto, visto che nessuno dei due può, in teoria, prendere la decisione finale.
Conseguenza fisiologica: i matrimoni esplodono.
Conseguenza patologica: subentra la violenza, fisica e psicologica.
Se subentra lo scontro fisico, in 90 casi su 100, soccombe la donna.
Perché ci sono anche casi diversi di maschicidio, tipo questo: http://www.ansa.it/friuliveneziagiu...lie_41b89e80-a86c-47e0-a67b-50bb551a25b7.html
Si vuol far passare l'idea che il "maschio" sia malato di violenza. In realtà è questa società che suscita violenza e non dà i mezzi per contenerla: a tutti i livelli.
Guarda che un tempo gli episodi di violenza all'interno delle famiglie erano molti di più.
Ciò che è cambiato, e profondamente, è soprattutto l'approccio educativo, e lo reputo positivo.
Un tempo maschi e femmine venivano educati in maniera diversa e spesso separati in ambiti come per esempio la scuola (io sono uno degli ultimi ad avere avuto al liceo classi rigorosamente divise per genere, oggi anche l'ora di educazione fisica viene svolta con tutti gli allievi e allieve della stessa classe ). I loro ruoli venivano distinti fin da quando erano bambini. Oggi tutto sommato non si fanno grandi differenze e maschi e femmine hanno modo di interagire tra loro conoscendosi meglio fin dall'infanzia e sapendosi rapportare con più apertura l'uno verso l'altro.
Per questo sono caduti gli stereotipi di genere e la violenza, malgrado lo stato di ansia determinato dai media in cerca di visibilità, è arrivata almeno da noi a numeri "fisiologici" (non in tutto il mondo va così, non per esempio in Honduras o in alcuni paesi africani). I link ai dati storici non li pubblico ma sono facilmente rintracciabili.
Malgrado questo hanno assunto particolare visibilità alcune posizioni ideologiche/politiche che, divenute più estremiste (la rete ha il potere di raggruppare persone in maniera da escludere gradualmente le visioni più morbide, perché essendo aperta a tutti i contributi esterni alimenta conflitti per cui necessita di accaniti attaccanti/difensori e i media ormai invece inseguono linee editoriali da clickbait) portano a contrapposizioni che riportano le discussioni indietro di decenni, ancora alla parità di genere che dovrebbe essere ormai un concetto consolidato.
Ma che ci sia più di un gap - non più solo generazionale, temo - è abbastanza evidente in tantissimi ambiti.
Mi è capitato di leggere un articolo di Famiglia Cristiana di Pellai su come fornendo armi giocattolo ai bambini li si educhi alla violenza.
Ora... saranno 30 anni che non vedo bambini con in mano le armi giocattolo, a parte le pistole ad acqua.
A volte mi chiedo di cosa si stia parlando...
 
Ultima modifica:

Skorpio

Utente di lunga data
Tanto per dire, certe "dinamiche" le ho vissute, e compartecipate. Ripercorrerle mi è assolutamente inutile.

Ma come vedi, sto in minoranza, perché in tanti ne sono assolutamente interessati. Oltre a te e ad ipazia, c'è sicuramente irrisoluto, e persino quel "materialone" di orbis tertius :)

Io ho visto cosa è uscito da certe "menti", e personalmente (chiedo scusa se lo dico) sono rimasta allibita. Ho trovato abbastanza inquietante anche il fatto che tu abbia detto che "la luce che irradia il tuo amore illumina anche tutte le dinamiche violente". Una roba così. Per me, inquietante proprio, ma sul serio.
Ma non ho mai detto che con chi ami parli ogni giorno di referti di PS. Ho detto che - IO PERSONALMENTE (quindi parlo per me) vorrei essere illuminata su altri aspetti. E parlare "praticamente ogni giorno" (lo hai scritto tu) di ben altra roba.
Ma non è questione di minoranze, è il tema del 3d..

Se si apre un 3d di ristoranti parlerò di ristoranti (se ne ho piacere)

Quanto all'amore, io sono un fan sfegatato dell'amore, un ULTRA' dell'amore (è notorio)

E finché avrò desiderio di innamorarmi starò bene con me e con gli altri

Per me l'amore è luce piena, perché quando sono innamorato amo (provare a) far luce su me e sull'altra.
A partire dalla violenza, per finire alla sessualità passando per tutto ciò che vuoi

L'amore dell'ombra, quello che non parla, quello che dice:
"Ti amo, non c'è nulla da dire, andiamo al ristorante"

Quel tipo di amore, quello che tace e toglie luce (per me) non mi interessa

Poi.. si sa, tutto ha termine, e arriva il momento che le luci inizino a spegnersi

E a quel punto io levo le tende prima che arrivi il buio pesto

Il buio mi interessa in altri contesti :)
 
Ultima modifica:

Foglia

utente viva e vegeta
Ma non è questione di minoranze, è il tema del 3d..

Se si apre un 3d di ristoranti parlerò di ristoranti (se ne ho piacere)

Quanto all'amore, io sono un fan sfegatato dell'amore, un ULTRA' dell'amore (è notorio)

E finché avrò desiderio di innamorarmi starò bene con me e con gli altri

Per me l'amore è luce piena, perché quando sono innamorato amo (provare a) far luce su me e sull'altra.
A partire dalla violenza, per finire alla sessualità passando per tutto ciò che vuoi

L'amore dell'ombra, quello che non parla, quello che dice:
"Ti amo, non c'è nulla da dire, andiamo al ristorante"

Quel tipo di amore, quello che tace e toglie luce (per me) non mi interessa

Poi.. si sa, tutto ha termine, e arriva il momento che le luci inizino a spegnersi

E a quel punto io levo le tende prima che arrivi il buio pesto

Il buio mi interessa in altri contesti :)
Il tema del 3d erano i campanelli di allarme. Quelli che "suonano" dalle nostre viscere :)

L'interesse invece è andato verso tutt'altro, secondo me. Ed è un altro che non mi interessa, perché porta (come ha osservato Brunetta, che ha aperto il 3d) verso un "elogio della violenza". Proprio attraverso le "dinamiche". Sperimentato in prima persona. Dannoso parlarne facendone chiacchiere da bar. Se ne può parlare, sotto la guida di un professionista. Questo per dirla tutta :).

Poi possiamo pure andare dietro al fatto che "se ti ho mollato un pugno", è perché "me lo hai tirato fuori".

A chi è già al vortice della violenza, suggerisco anzitutto (se gli è possibile) di farsi aiutare. In secondo luogo, di "depotenziare" (roba che facevo anche tramite palle belle e buone... con alterni risultati).
Ma soprattutto di fuggire.
E di ascoltare i propri campanelli.

Punto, ribadisco, e accapo per chi la pensa (in maniera del tutto legittima) diversamente da me.


PS. Invidio per davvero la tua capacità di "illuminarti" per amore :). Ma forse non è che parliamo di cose poi così diverse, ma solo di contingenze e situazioni.
Io lo posso vivere alla luce del sole, anche al ristorante. Tu magari un po' meno. Non è una "colpa" e neppure una "frecciata". E' pura realtà. Come io non riuscirei proprio a parlare di amore (non quello amicale, o filiale.... o quel che vuoi) stando sposata a una persona. Non lo ho fatto neppure per "fuggire" dalla violenza, fampò te, cosa penso dell'amore.

Trovo molto saggio ciò che dici comunque a proposito di quando si spegne: filar via alla velocità della luce, è la scelta decisamente migliore. Violenza o non violenza, Che (per me) il bello del buio è effettivamente quello che dici tu, e il bello della luce è potersi relazionare... alla luce. Questo per me. Capisco che la luce possa essere altro (e non è una critica, giuro :)).
 

Skorpio

Utente di lunga data
Il tema del 3d erano i campanelli di allarme. Quelli che "suonano" dalle nostre viscere :)

L'interesse invece è andato verso tutt'altro, secondo me. Ed è un altro che non mi interessa, perché porta (come ha osservato Brunetta, che ha aperto il 3d) verso un "elogio della violenza". Proprio attraverso le "dinamiche". Sperimentato in prima persona. Dannoso parlarne facendone chiacchiere da bar. Se ne può parlare, sotto la guida di un professionista. Questo per dirla tutta :).

Poi possiamo pure andare dietro al fatto che "se ti ho mollato un pugno", è perché "me lo hai tirato fuori".

A chi è già al vortice della violenza, suggerisco anzitutto (se gli è possibile) di farsi aiutare. In secondo luogo, di "depotenziare" (roba che facevo anche tramite palle belle e buone... con alterni risultati).
Ma soprattutto di fuggire.
E di ascoltare i propri campanelli.

Punto, ribadisco, e accapo per chi la pensa (in maniera del tutto legittima) diversamente da me.


PS. Invidio per davvero la tua capacità di "illuminarti" per amore :). Ma forse non è che parliamo di cose poi così diverse, ma solo di contingenze e situazioni.
Io lo posso vivere alla luce del sole, anche al ristorante. Tu magari un po' meno. Non è una "colpa" e neppure una "frecciata". E' pura realtà. Come io non riuscirei proprio a parlare di amore (non quello amicale, o filiale.... o quel che vuoi) stando sposata a una persona. Non lo ho fatto neppure per "fuggire" dalla violenza, fampò te, cosa penso dell'amore.

Trovo molto saggio ciò che dici comunque a proposito di quando si spegne: filar via alla velocità della luce, è la scelta decisamente migliore. Violenza o non violenza, Che (per me) il bello del buio è effettivamente quello che dici tu, e il bello della luce è potersi relazionare... alla luce. Questo per me. Capisco che la luce possa essere altro (e non è una critica, giuro :)).
Capisco la luce a cui ti riferisci, e parlo dell’amore..

ma di quella luce a me non mi frega nulla, in nessuna relazione, ivi compresa quella con mia moglie.

Gli applausi ritmati degli altri, il “baaaacio baaacio..” alla festa dell’anniversario , o la foto coi sorrisi a 32 denti (moltiplicato 2) postata su FB dagli amici alla cena del compleanno, non sono esattamente la luce di cui parlo.

Ma soprattutto la luce che mi interessa ed alla quale facevo riferimento.

Se parli della “libertà” di fare senza temere di essere visti, quella può anche mancare, ma non è esattamente “luce” il fatto di goderne, per me

E vale pure per l’amore presente e passato verso mia moglie eh?

Uguale preciso

Ma capisco chi la ricerca e la desidera, e tutto sommato capisco anche perché ne ha bisogno, ed è giusto che ciascuno ricerchi ciò che abbisogna

Io.. non ho elogiato la violenza, ne parlo “liberamente” (credo) e non ho certo bisogno di un professionista per parlare ad esempio della sistematica e battente violenza di mia madre su di me, ne parlavo benissimo già a 15 anni, solo che la chiamavo in altra maniera.

E non vuol dire che ero al pronto soccorso ogni 3 giorni col muso rotto dalle ciaffate

E ne ho parlato anche con mia stessa madre, e a lungo, di quella violenza nella NOSTRA dinamica di relazione violenta, tanto per dire, e lungamente..

senza problemi, in completa pace e serenità.

Grazie alla luce del nostro grandissimo amore.

Quindi.. no.

Io personalmente non ho bisogno di professionisti per parlarne.. e confrontarmi serenamente, e non ho fatto elogi alla violenza, ma ne parlo in modo neutro. Per quel che sento io ovviamente

Riguardo i campanelli di allarme, di cui al tema proposto, un campanello di allarme è sempre collegato a una segnalazione di “allarme” che è la sostanza.

Se ti suona l’allarme in casa, non parli di come è carino il tuo campanello, o che suono strano che fa

Parli di cosa segnala, e cioè i ladri in casa

Quindi per me il tema “violenza” è centrale al 3d
 
Top